L'angelo L'angelo

L'angelo

Letteratura italiana

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Quando il treno ad alta velocità Milano-Roma entra alla stazione Termini la polizia ferroviaria ha una terribile sorpresa: i passeggeri della carrozza Top, il vagone più esclusivo e costoso, sono tutti morti. E la prima a entrare nella carrozza del massacro è Colomba Caselli, vicequestore dai muscoli d'acciaio e l'anima fragile. I primi indizi portano decisamente verso il terrorismo islamico, arriva anche un video in cui due uomini rivendicano l'attentato in nome dell'Isis. Ma Colomba capisce che qualcosa non va. E si rende conto che l'unica cosa che può fare è chiedere l'aiuto della sola persona che riesce a vedere attraverso la nebbia di bugie e depistaggi: Dante Torre. Colomba e Dante non si parlano da mesi, da quando lui, dopo la morte del suo aguzzino, l'uomo che si faceva chiamare "Il Padre", si è perso dietro ai suoi fantasmi. Convinto che ci sia un complotto ai suoi danni, è ossessionato dalla ricerca dei mandanti del Padre e del fantomatico individuo che gli ha telefonato dicendo di essere suo fratello. Un individuo alla cui esistenza crede soltanto lui. Basta incontrarsi, a Dante e Colomba, per superare le incomprensioni. E la sensazione di lei era giusta: l'Isis non c'entra e l'attentato è solo l'ultimo episodio di una lunga serie di carneficine. Dietro la scia di morti c'è una misteriosa figura femminile, che non lascia tracce se non un nome: Giltiné, l'angelo lituano dei defunti, bellissima e letale. Ma chi la sente sussurrare il suo nome, poi non sentirà molto altro. Dante e Colomba intraprendono così un'indagine che dalla stazione Termini di Roma li porterà prima a Berlino e poi a Venezia, per la resa dei conti.



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L'angelo 2017-03-12 21:58:33 Carlo2810
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Carlo2810 Opinione inserita da Carlo2810    12 Marzo, 2017
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La saga continua

Seguito di "Uccidi il Padre", al centro del thriller c'è sempre Colomba, poliziotta con complessi di colpa e crisi di panico, e Dante, rapito quando era bambino e diventato una sorta di investigatore privato sotto il costante influsso di psico-farmaci e caffè in quantità industriali.
I due si trovano alle prese con un attentato ad un treno, apparentemente commesso dall'ISIS, che presto si capisce essere una messa in scena per coprire un delitto ben diverso, organizzato da una killer russa che gira il mondo per vendicarsi degli aguzzini della propria infanzia.
Lo stile è quello tipico di Dazieri: capitoli compatti e avvincenti, ricchi di azione e sorprese, flash-back sul passato della killer (il cosiddetto "prima"), intrighi internazionali con spie e servizi più o meno deviati, complotti dalle trame oscure.
Libro avvincente, si legge velocemente. Personalmente mi è piaciuto meno di "Uccidi il Padre", forse perché i sequel scontano sempre un po' di déjà-vu.
Ma niente paura il finale lascia capire che ci sarà un terzo capitolo della saga, con protagonista ancora Dante e nientemeno che il suo ritrovato fratello.

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Uccidi il Padre
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L'angelo 2017-01-20 07:17:04 lapis
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lapis Opinione inserita da lapis    20 Gennaio, 2017
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I due volti della prigionia

Lo scorso Novembre Sandrone Dazieri è tornato nelle librerie con il seguito di “Uccidi il padre”, thriller del 2014 che ci ha fatto conoscere i protagonisti Dante Torre e Colomba Caselli. Il primo romanzo aveva lasciato non pochi interrogativi irrisolti, soprattutto per quanto riguarda la storia personale di Dante, e si può certo dire, senza fare alcuna anticipazione, che il mistero non si chiude con questo episodio e sarà necessario attendere il finale della trilogia per avere tutte le risposte.

Intanto ci possiamo godere una nuova rocambolesca e cinematografica avventura di questa coppia investigativa di grande impatto narrativo: Colomba, la poliziotta d’acciaio che un doloroso evento professionale ha quasi spezzato, e Dante, l’”uomo del silo” che, dopo aver passato l’infanzia in cattività, sembra immensamente fragile, tenuto insieme da manie, ossessioni e psicofarmaci, ma che trova sempre la forza per scoprire e combattere il male.

E di cose da scoprire ce ne sono davvero molte. Tutto prende il via da un vagone di prima classe del treno ad alta velocità Milano-Roma in cui tutti i passeggeri vengono trovati morti avvelenati. Un massacro. Un attentato terroristico. Ma qualcosa non va nel filmato di rivendicazione dell’Isis. Le domande e i dubbi sono tanti e, per cercare la verità, Dante e Colomba dovranno intraprendere un lungo viaggio inseguendo una scia di indizi in cui si mescolano oscure trame ordite ai tempi della Guerra Fredda, pericolose spie sovietiche, un’infernale prigione sperimentale ucraina denominata “La Scatola” e una spietata killer che si fa chiamare Giltinè, “L’Angelo” della morte. Dante e Giltinè, i due volti della prigionia. E’ lei il nemico da combattere, ma se non fosse il solo, vero nemico?

Rispetto al primo romanzo, in cui la vicenda ruotava intorno alla storia personale dei due protagonisti, questa volta Sandrone Dazieri mette in campo un antagonista esterno per un’avventura che mi è sembrata un po’ interlocutoria e meno coinvolgente della precedente, nonostante l’ottima caratterizzazione dei personaggi e il gusto per i dettagli cui l’autore ci ha abituato. Eppure devo ammettere di essermi a tratti un po’ persa tra i complotti e i riferimenti politico-economici di questa trama davvero complessa. Ma proprio quando stavo per perdere interesse, ecco che Dazieri ha giocato l’asso nella manica con un colpo di scena di quelli davvero strepitosi lasciandomi a bocca aperta, in attesa dell’epilogo di questa saga che profuma di film.

“Ma ci sono dei vantaggi ad essere un paria. Se sei un uccello che vola insieme agli altri non saprai mai quale forme meravigliose tracci nel cielo, vedrai solo il culo di chi sta davanti a te. La frustrazione è che quando racconti quello che vedi, nessuno ti crede”.

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