La banda degli amanti La banda degli amanti

La banda degli amanti

Letteratura italiana

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Padova. Guido Di Lello, un tranquillo professore, scompare all’improvviso. Dopo qualche mese il suo caso finisce tra quelli insoluti. Solo una donna conosce la verità: Oriana Pozzi Vitali, la sua amante segreta. Ha preferito il silenzio per evitare di essere coinvolta ma alla fine, travolta dal senso di colpa, si confida con un’avvocatessa che le consiglia di rivolgersi all’investigatore Marco Buratti, detto l’Alligatore. Buratti accetta e inizia a indagare. Un labile indizio lo conduce sulla pista giusta e si trova coinvolto in una torbida storia che lo costringerà a scontrarsi con la mente criminale di Giorgio Pellegrini. Una partita mortale in cui entrerà anche Giulio Campagna, un poliziotto molto particolare che in tutta la sua carriera non ha mai agito secondo le regole.



Recensione della Redazione QLibri

 
La banda degli amanti 2015-03-21 13:29:37 antonelladimartino
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antonelladimartino Opinione inserita da antonelladimartino    21 Marzo, 2015
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MORIRÀ?

“La banda degli Amanti”, l’ultimo di Carlotto, è arrivato all’ultima pagina. Prima o poi, doveva accadere. Ho centellinato questo romanzo per assaporare fino all’ultima goccia la compagnia dei suoi personaggi, che meritano la nostra attenzione: ci parlano senza pudore di noi, dei nostri orrori quotidiani.

L’Alligatore è tornato, dopo anni di assenza. Ha deciso di rimettere insieme i pezzi del suo cuore da bandito, consumato da una lunga guerra e da una tragedia. Finisce in un’altra guerra, perturbante perché combattuta da mondi diversi: un’occasione ghiotta per i lettori che già li hanno conosciuti, ma separatamente.

Il mondo dell’Alligatore è pericoloso, romantico. Il sangue scorre insieme alla passione. Il cuore fuorilegge che lo anima non appartiene più al nostro tempo, ma è grande, enorme. Se ne frega delle mode. Rispetta il dolore, rispetta il suicidio. Rispetta gli amori segreti. Soprattutto, rispetta le sue regole, che sono forza e debolezza, croce e fondamenta.

“Le vostre patetiche regole del cazzo.”
Il mondo di Giorgio Pellegrini è diverso. Qui il rispetto non esiste. Qui conta solamente il potere, il controllo. Giorgio Pellegrini è sadico, perché l’unico modo di essere sicuri di controllare un essere umano è farlo soffrire. È “una fogna brulicante di progetti perversamente geniali”, che si nutre della sofferenza altrui. “Narcisista perverso” da manuale, si distingue per creatività, intelligenza e consapevolezza: sa riconoscere il vero amore, quindi gode nell’umiliarlo, sfotterlo, distruggerlo. Figurerebbe bene nella distopia orwelliana, ma si ambienta anche meglio nel nostro presente.

Diverso anche il mondo del commissario Campagna, dello sbirro onesto nonostante tutto, dell’uomo semplice amorosamente attento al suo piccolo cosmo famigliare. Un mondo circondato da nemici. Un mondo amaro. Senza illusioni. Il commissario fa finta che la gente abbia una qualche considerazione del suo lavoro, ma non ci crede. Non osserva scrupolosamente le regole, ma non perde mai di vista i suoi principi.

Sullo sfondo, miserie e immondizie del Nord Est italiano, orfano dei suoi splendori fasulli. In un angolo lontano scintilla il mondo dei veri ricchi, quelli che si spartiscono davvero la terra e la torta: un mondo minuscolo, viziato dai privilegi, privo di sentimenti. Questo è il mondo dell’avidità, quella autentica. Forse è il peggiore.

Il confronto tra i personaggi, sostenuto dai dialoghi densi e da uno stile che aderisce al contesto, innesca suspense e tensione, accende il ritmo. Ancora più interessanti le domande, i dubbi che accompagnano il gioco e le danze. Chi morirà? Chi vincerà? Ammesso e non concesso che ci sia vita, che la vittoria abbia un senso.
Dovrai scoprirlo da solo, carissimo lettore.
“La rogna è tua.”

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La banda degli amanti 2015-09-26 09:52:05 Alberto30
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Alberto30 Opinione inserita da Alberto30    26 Settembre, 2015
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IL RITORNO DELL' ALLIGATORE

Torna in libreria Massimo Carlotto e con lui l'Alligatore, detective senza licenza reso celebre dalla penna dello scrittore padovano.
Carlotto ci introduce come suo solito nelle atmosfere criminali dell' Italia contemporanea. Ci svela il marcio celato dietro la facciata di industriosa operosità del nord- est italiano e soprattutto, ci porta con forza nella bassezza umana, quella ben radicata anche se confinata nei meandri più remoti delle nostre menti. Quella brutta e sporca che non vorremmo vedere, tantomeno leggere nei libri. Ci mostra gli uomini, tutti, meschini e piccoli. Ognuno dedito al proprio interesse, ognuno con le proprie leggi e giustificazioni. In questo libro non c' é redenzione e non v' é giudizio che vadano oltre la rassegnazione.
Rimestare nel torbido sembra la specialità di Marco Buratti ( l' Alligatore ) che al fianco dei compagni di sempre, e dopo avere assistito al suicidio della moglie dell' amico Beniamino, si troverà coinvolto in un giro di sequestri ed omicidi in un mondo che non conosce pietà ne umanità.
Il nocciolo del romanzo a mio giudizio non sta tanto nella trama quanto nei personaggi, nella tremenda disumanità ed apatia in cui sono ridotti alcuni di essi e nella naturalezza e disinvoltura con cui viene perpetrato il male, senza coscienza e senza freni. Godimento e sadismo sia fine che mezzo del potere.
Terrificante il personaggio di Pellegrini, reincarnazione di tutto il nero che si annida nell' essere umano, che riuscirà comunque a farla franca. Perché la giustizia sembra volere dire Carlotto, grande assente nel libro e ovviamente sotto accusa, non è di questo tempo.
Libro che si legge velocemente grazie ad una trama snella che mette in evidenza i personaggi principali quali portatori del messaggio del testo.
Bentornato Carlotto.

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