Narrativa italiana Romanzi autobiografici Il manifesto del libero lettore
 

Il manifesto del libero lettore Il manifesto del libero lettore

Il manifesto del libero lettore

Letteratura italiana

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Da anni, Alessandro Piperno ci accompagna tra le pagine della grande letteratura mondiale, con il riserbo, la generosità e l'attenzione di chi si appresta a far incontrare due suoi cari amici ancora non intimi tra loro. In queste pagine ci capiterà di approfondire la conoscenza di grandi scrittori da lui amati, tra cui Tolstoj, Austen, Flaubert, Stendhal, Dickens, Proust, Nabokov, Roth, Svevo. A ispirare la riflessione di Piperno sono due presupposti tanto semplici quanto sorprendenti. Il primo è: «I libri sono strumenti di piacere, come la droga, l'alcol, il sesso». Il secondo: «Lo scrittore è minacciato da remore e divieti, il lettore ha solo diritti». Parole chiare, sacrosante, su cui chiunque ami i libri non può che essere d'accordo. Ma in controtendenza rispetto alla retorica spesso controproducente che anno dopo anno viene profusa nei discorsi sulla necessità di dedicarsi alla lettura e diffondere la cultura. Perché leggere deve essere un vizio, non una virtù: se non fosse un piacere, prendere in mano un libro non avrebbe alcun senso. Piperno conduce dunque il libero lettore che vorrà seguirlo fino all'origine di un grande amore, quello per i romanzi, cercando, come un esploratore, le sorgenti del piacere.



Recensione della Redazione QLibri

 
Il manifesto del libero lettore 2017-09-02 21:06:29 annamariabalzano43
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annamariabalzano43 Opinione inserita da annamariabalzano43    02 Settembre, 2017
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Un testo fondamentale per chi ama la letteratura.

Traspare tutta la passione dello studioso di letteratura in questa analisi critica di Alessandro Piperno sul fine della narrativa, sul rapporto scrittore-lettore e scrittore-personaggio.
Il lettore e lo scrittore si trovano ovviamente su campi diversi: molto più libero e autonomo il primo, assai più condizionato il secondo ora da specifiche scelte editoriali ora dall’esigenza di rispondere al gradimento del pubblico.
A chi si chieda quale sia il fine della narrativa, Piperno dissolve ogni dubbio: i libri non possono cambiare il mondo, un romanzo non può dare risposte agli interrogativi più grandi. Le opere letterarie hanno il fine di raccontare delle storie e non possono andare oltre. Né d’altra parte si può in senso assoluto identificare autore e personaggio, o lettore e personaggio. Ciascuno occupa il suo spazio e ogni immedesimazione è illusoria e fuggevole. Si pensi, afferma Piperno all’ironia con cui la Austen ha tratteggiato alcuni dei suoi personaggi più riusciti. Sarebbe difficile identificare la scrittrice con uno di loro. “Un personaggio, se davvero è grande, merita di esistere a prescindere dal suo inventore.”
Non è facile stabilire la qualità di un romanzo. Non ci sono canoni estetici universalmente validi. Solo il tempo può decretare il successo di un libro. Non c’è da meravigliarsi se di un romanzo, col tempo, si stenti a ricordare la trama, o i personaggi. Ciò che rimane è spesso l’atmosfera, sono le sensazioni che ha suscitato. Lo stesso romanzo, riletto dopo molto tempo può apparire del tutto diverso. È dunque il tempo il fattore più importante nella valutazione di un’opera. Altrettanto difficile è dare la definizione di classico. Classico, dice Piperno, si può definire quell’opera che porta un rinnovamento, come il discorso indiretto libero usato da Flaubert.
Per ciò che riguarda l’originalità, non c’è da meravigliarsi se ogni autore attinge a piene mani da altri autori, presi a modello o semplicemente ammirati. D’altra parte il romanziere di successo è colui che scrive solo di esperienze vissute, colui, cioè che fa riferimento a quella che Proust definiva “la patria interiore”.
Interessanti sono le pagine dedicate alla tecnica dell’incipit, diversa secondo i tempi e gli autori. C’è chi introduce l’eroe o l’eroina del romanzo dopo aver scritto pagine che potessero in qualche modo prepararne l’ingresso, come nel caso di Tolstoj e della sua Anna Karenina, o chi preferisce introdurlo subito, in medias res.
Dopo questa interessante parte introduttiva che funge da prologo, Piperno si sofferma sugli otto autori di cui, dice, non potrebbe fare a meno, analizzandone alcune caratteristiche che li hanno resi unici. Abbiamo così otto brevi brillanti saggi su Tolstoj, Flaubert, Stendhal, Austen, Dickens, Proust, Svevo e Nabokov.
“Il manifesto del libero lettore” è dunque un testo piacevolissimo e utilissimo che avvicina lo studioso di letteratura allo scrittore e al lettore, amplia i confini della pagina scritta, offre l’opportunità di approfondire, comprendere, valutare.

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Il manifesto del libero lettore 2017-09-13 17:32:44 ornella donna
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ornella donna Opinione inserita da ornella donna    13 Settembre, 2017
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i diritti e i doveri dei lettori

"Quanto scrive bene Alessandro Piperno, insegnante di Letteratura francese a Tor Vergata, autore nel 2005 de Con le peggiori intenzioni, suo primo romanzo, e poi de Il fuoco amico dei ricordi, composto da “Persecuzione” e “Inseparabili”, fino all’ultimo libro Dove la storia finisce, del 2016.
In questo saggio, Il manifesto del libero lettore, Alessandro Piperno racconta degli otto scrittori che legge e rilegge, trovando in loro il genio e la compiutezza di quelle opere che convenzionalmente prende il nome di “romanzo”. Il primo è Tolstoj, il suo libro Anna Karenina, è forse la perfezione di tutti i tempi. Tolstoj organizza il racconto in modo algebrico, intorno a due coppie, Anna-Vronskij e Kitty-Levin. Scrive Piperno:
“Il primo colpo di genio è iniziare la storia di una eroina tragica di prima grandezza- degna di Medea, Didone o Fedra- con il piglio leggero di una commedia di Beaumarchais o di un film di Nora Ephron.”.
Uno dei personaggi, Stiva, per farsi perdonare da sua moglie per un adulterio si affida a sua sorella Anna in arrivo da Pietroburgo.
“è a lei, infatti, che ha scritto affinchè gli venga in aiuto. Che una delle più famose adultere della storia letteraria si presenti a noi nei panni di assennata paladina delle virtù parentali la dice lunga sull’ironia tolstojana, assai più sottile, magnanima e lungimirante dei suoi sarcasmi puritani.”
L’altro scrittore che firma un capolavoro è Gustave Flaubert, con la sua Madame Bovary. Romanzo dallo stile quasi perfetto è la storia di una ragazza di provincia che sposa un medico, sperando che la sua vita diventi meno noiosa e povera. Emma, che ha letto romanzetti romantici ed avventurosi, si stufa subito della vita maritale, iniziando a tradire il marito con diversi uomini e a fare ingenti debiti per comprare oggetti e vestiti che non si può permettere. Il terzo scrittore di Alessandro Piperno è Stendhal, ma solo per la Certosa di Parma. Per lui scriveva malissimo, ma La Certosa di Parma è un capolavoro. Il quarto scrittore è Jane Austen, e dopo un breve capitolo su Dickens, il sesto scrittore amato è Marcel Proust. Tale e tanto è quello che scrive su Proust, che non posso che rimandare alle pagine del testo, dicendo però che un passo riportato da Il tempo ritrovato, viene considerato come uno dei massimi vertici della letteratura universale.
L’autore termina con Italo Svevo e La coscienza di Zeno, fino all’ottavo magnifico: Nabokov con il suo Lolita. Bellissimo libro, vibrante, pieno zeppo di curiosità. Dopo questa lettura non si può che iniziare a leggere uno di questi autori citati…..".

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