Narrativa italiana Romanzi storici Il diavolo al Pontelungo
 

Il diavolo al Pontelungo Il diavolo al Pontelungo

Il diavolo al Pontelungo

Letteratura italiana

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Ritratto storico-satirico del rivoluzionario anarchico Mikhail Bakunin, il grande sconfitto della prima internazionale.



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Il diavolo al Pontelungo 2016-05-28 18:28:50 sonia fascendini
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sonia fascendini Opinione inserita da sonia fascendini    28 Mag, 2016
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rivoluzionari in camicia di seta

Siamo a Locarno alla fine del 1800. L'Italia sta facendo i primi passi come stato unitario e anche il resto del vecchio continente si sta godendo la meritata pace, dopo i moti rivoluzionari di metà secolo. In realtà sotto la cenere cova il malcontento soprattutto degli anarchici e degli idealisti. Detto così, sembrerebbe che questo libro parli diffusamente di politca e di alti ideali. In realtà tratta questo argomento con ironia parlandoci con severità di uomini che vorrebbero essere degli eroi, ma non sono capaci di resitere alle tentazioni terrene.
Il libro ci racconta la storia di Michail Bakumin, un rivoluzionario che si rifugia sulle rive del lago di Lugano con la famiglia in una sorta di esilio/pensione. La sua fama attira giovani entusiasti da tutta Europa. Tra questi c'è chi approfitta dell'ospitalità e chi si fa dilapidare dai compagni un intero patrimonio. La prima parte del libro ci parla delle vicende pù casalinghe di questo strano gruppo. L'acquisto di una tenuta che si rivela un pozzo senza fondo capace di far scomparire enormi quantità di denaro e un Bakumin completamnte immedesimato nel suo ruolo di ricco uomo di campagna che avrebbe essere solo un pretesto per celare la su identità. Tra una spesa e l'altra fa capolino il progetto di una rivolta anarchico-sondacalista in quel di Bologna.
La seconda parte del volume ci porta dentro la rivolta. Qui i rivoltosi diventano ancora meno credibili. La loro impresa più rilevante sembra essere l'incursione in una sartoria alla moda, dalla quale escono rivestiti a festa e alleggeriti del gruzzolo che avrebbe dovuto finanziare la loro impresa.
Mi è sembrato interessante l'idea di dare un'immagine più umana di questi cospiratori con aspirazioni di immortalità. Questo scritto, però risale al 1927 e non porta molto bene la sua età. Verboso, a tratti pesante da seguire. Non arrivo a dire che scoraggi il lettore dal terminarlo, ma di certo in alcuni punti non lo incoraggia. Le parti con le discussioni filosofiche tra i vari cospiratri, possono interessare o meno, ma comunque sono troppo numerose. Non sempre facili da seguire anche tutti i personaggi che spesso fanno una breve apparizione contribuendo a confondere la trama ma senza darle un contributo di rilievo.

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Il diavolo al Pontelungo 2011-01-01 11:14:42 Jan
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Jan Opinione inserita da Jan    01 Gennaio, 2011
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L'invenzione della chimera.

Dell'anarchico Mikhail Bakunin non si ricorda altro che il nome.
Triste destino per un uomo che, sulle tracce di Max Stirner, aveva idealizzato un cambio radicale della società ocidentale.
Bacchelli, che in questo romanzo risulta dotato di stile affatto banale ma datato, ne mette in luce le contraddizioni.
Nette, vive, talvolta esilaranti.
Spiace che questo libro sia spesso esibito come oggetto di scambio nei mercatini dei navigli...
In verità, pur non assurgendo alle vette dell'opera più celebre di Bacchelli, "Il diavolo a Pontelungo" ebbe molta fortuna in terra d'Inghilterra, d'Olanda e, ovviamente, di Germania.
Doveva essere un racconto breve, ma l'autore si lasciò trascinare dall'aneddotica fino a risultare, per qualcuno, addirittura "biografico".
Ma un accento satirico profondo pervade tutto il narrato con esiti talvolta esilaranti.
Decisamente un testo da rivalutare.

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