Le stanze buie Le stanze buie

Le stanze buie

Letteratura italiana

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Torino 1864. Un impeccabile maggiordomo di città viene catapultato nelle Langhe: per volere testamentario di un lontano zio, suo protettore, dovrà occuparsi della servitù nella villa dei conti Flores. Il protagonista si scontra così con il mondo provinciale, completamente diverso da quello dorato e sfavillante dell'alta società torinese, e con le abitudini dei nuovi padroni e dei loro dipendenti. Nella casa ci sono un conte burbero, una donna eccentrica e anti-conformista, ma anche sola e infelice, un cameriere dalla doppia faccia e una vecchia che sa molte cose, ma soprattutto c'è una stanza chiusa da anni nella quale non si può assolutamente entrare. A partire da questo e da altri misteri il maggiordomo si troverà, suo malgrado, a scavare nel passato della famiglia per scoprire segreti inconfessati celati da molto tempo e destinati a cambiare per sempre la sua vita.



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Le stanze buie 2022-09-05 19:20:06 lapis
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lapis Opinione inserita da lapis    05 Settembre, 2022
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“Gli spettri, talvolta, siamo noi”

Marzo 1864. È una fredda e piovosa giornata quando Vittorio Fubini prende servizio come maggiordomo a Villa Flores, un’antica magione della campagna piemontese in cui polvere e trascuratezza raccontano una storia di declino e decadenza. Efficiente, serio, rigoroso, Vittorio è un uomo tutto d’un pezzo, che da sempre si è affidato alle regole della propria professione e alla perfezione dei propri gesti come unica via di realizzazione; perché essere maggiordomo non è solo un lavoro, è l’adesione a un ruolo da cui non ci si può mai sgravare. Eppure queste certezze sono destinate a sgretolarsi di fronte alle ambiguità e ai segreti celati nel silenzio e nel buio della tenuta. Vittorio osserva e si interroga, lasciandosi turbare e suggestionare dalle tende che ondeggiano come spettri, dai rumori sinistri che riecheggiano nella notte, dai non detti e dalle tensioni che vibrano tra gli abitanti della casa, nemici o prigionieri delle loro proprietà e delle loro vesti. Le domande apriranno la strada alle emozioni e ai sentimenti, conducendolo lungo un percorso di verità e profondo cambiamento.

“Le stanze buie” è un romanzo di stampo classico, nelle cui pagine risuona l’eco di altre letture e altri tempi, rielaborati però con il sentire e la modernità di una giovane penna. Fin dalle prime righe il lettore è catapultato in un clima di inquietudine, con presenze oscure e vicende inspiegabili, che attingono fortemente all’immaginario gotico e romantico e affiancano la dimensione storica dell’ambientazione e il mistero che fa da filo conduttore allo sviluppo della trama. Villa Flores ricorda sicuramente altre magioni, altri paesaggi innevati, altre tensioni familiari, ma a rendere particolarmente interessante questa storia è la voce narrante di un Vittorio ormai anziano, che regala alle pagine lo struggimento della memoria e la forza della comprensione. Con una scrittura raffinata e fortemente evocativa, Francesca Diotallevi ci narra una vicenda in chiaroscuro, di luci e spettri, che si rivela essere un viaggio nelle stanze buie della nostra esistenza, popolate dai nostri stessi fantasmi.

“Gli spettri, compresi in quel momento, non esisterebbero se non fossimo noi, con i nostri desideri, col nostro amore, col nostro dolore, a trattenerli qua. Gli spettri vivono dentro di noi. Gli spettri, talvolta, siamo noi.”

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Le stanze buie 2022-01-15 21:28:15 ALI77
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ALI77 Opinione inserita da ALI77    15 Gennaio, 2022
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UN BUON ROMANZO STORICO

Siamo alla metà dell'Ottocento e il protagonista del romanzo è Vittorio Fubini, un maggiordomo che da Torino si trasferisce a Nèive per esaudire le ultime volontà dello zio defunto, i due uomini non si conoscevano ma tenevano da anni una fitta corrispondenza e Vittorio aveva una grande stima nei suoi confronti.
Il protagonista non voleva inizialmente trasferirsi in un piccolo paese di provincia e lasciare il suo lavoro in città, ma aveva un profondo rispetto per suo zio e non poteva mancare di realizzare il suo ultimo desiderio, continuare a lavorare come maggiordomo nella stessa casa dove lo aveva fatto lui per tanti anni.
"Se avesse saputo quanto io stesso ero poco incline ad assumermi quell'incarico, mi avrebbe guardato con meno avversione? Supponevo di no."
Il protagonista è molto rigido e attento nel suo lavoro, vuole che tutto vada secondo i suoi piani, è fedele al suo padrone ed è anche orgoglioso di svolgere il suo impiego e lo fa al meglio delle sue possibilità.
Il signore della casa è Amedeo Flores, un aristocratico che è diventato ricco grazie alla produzione di vino, ha una moglie di nome Lucilla e una figlia Nora, a cui non tiene particolarmente.
Quando il protagonista arriva a casa Flores, trova una situazione molto spiacevole, c'è un forte odore di muffa, le pareti sono piene di umidità, i mobili sono antiquati e pretenziosi.
Se pensiamo a quanto a fosse importante la casa nell'Ottocento, capisco il forte "disgusto" che Vittorio abbia provato vedendo lo stato di trascuratezza nel quale versava l'abitazione dei Flores.
"Stanze ormai vuote, private di ogni memoria."
Per Fubini adattarsi a questa nuova realtà non è affatto facile, il resto della servitù lo guarda con sospetto e non lo accoglie nel migliore dei modi e poi subisce dei piccoli episodi inquietanti e misteriosi che lo hanno indotto a pensare che la casa fosse abitata da alcuni fantasmi.
Lucilla, la moglie di Fubini, è una donna apparentemente strana, non si adatta molto alle regole che le impone il suo status di moglie per l'epoca, ma ha un forte senso di protezione nei confronti della figlia che crede malata.
C'è però un mistero in questa casa, delle stanze che sono chiuse da anni e che nessuno può aprire, un amore impossibile e un segreto che è rimasto nascosto tra quelle mura.
"E' così che i nostri ricordi sopravvivono al tempo: grazie al profumo."
Non credo che questo sia un romanzo gotico, ci sono sicuramente molti elementi che richiamano questo genere ma credo sia troppo pochi per definirlo tale e penso sia più un libro di narrativa generica.
Se da un lato mi ha fatto piacere che il protagonista sia un maggiordomo e non la signora o il signore della casa, però è forse lui stesso il punto debole del romanzo. Nella prima parte sicuramente ho apprezzato il suo essere rigido, severo e inflessibile ma poi nel giro di pochi capitoli cambia completamente, questo sua flessione di carattere dopo poche pagine mi ha fatto storcere il naso. Purtroppo ho trovato che un po' tutti i personaggi principali mancassero di una caratterizzazione solida e verosimile.
La casa infestata dai fantasmi, l'ambientazione così suggestiva, una casa isolata piena di colpe e segreti del passato, sono sempre degli elementi mistery che attraggono i lettori e potevano essere sviluppati e sfruttati meglio.
Lo stile di scrittura è semplice e la narrazione è molto coinvolgente e la lettura è stata molto piacevole, è un romanzo che mi sento ugualmente di consigliare.

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Le stanze buie 2017-03-19 19:05:13 Chiara77
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Chiara77 Opinione inserita da Chiara77    19 Marzo, 2017
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Una storia romantica

“Le stanze buie” è un romanzo della bravissima scrittrice Francesca Diotallevi, pubblicato nel 2013. Vi si narra la storia del maggiordomo Vittorio Fubini, che, in una piovosa giornata di fine marzo del 1864, si sposta da Torino a Neive, nella campagna piemontese, per occuparsi della villa dei conti Flores. Il precedente maggiordomo dei Flores, da poco morto, era lo zio di Vittorio, Alfredo, una figura importante nella vita del giovane uomo ma anche lontana ed evanescente: un parente che Vittorio non ha mai conosciuto per davvero.
Il maggiordomo lascia Torino con amarezza: lui infatti è veramente bravissimo nel lavoro ed era avviato ad una carriera brillante, eppure lo zio ha fortemente voluto che il nipote lasciasse tutto per prendere il suo posto a villa Flores ed ha espresso queste ultime volontà nel proprio testamento. Perché? Cosa si nasconde in quella grande villa di campagna? O meglio, quale storia è custodita nel mistero di quelle stanze buie?
La famiglia Flores è composta dal conte, un uomo tormentato e severo, preso soltanto dall'interesse per le sue vigne e per il vino, la moglie Lucilla, una donna giovane ed anticonformista, mamma premurosa della piccola Nora, una bambina vivace ma forse malata. Nella dimora vivono anche tutti gli altri componenti della servitù, dai quali Vittorio dovrà farsi rispettare e che dovrà dirigere.
Nel corso della vicenda il nostro maggiordomo entrerà in questa casa ed in questa famiglia, fino a comprenderne i segreti più misteriosi. Egli stesso è un personaggio che cambierà, diventerà una persona diversa grazie all'amore.
Il romanzo ci catapulta nel 1864; si tratta di un romanzo storico molto accurato, le ambientazioni sono ricostruite alla perfezione, sembra proprio di entrare nella villa e vedere le stanze, gli oggetti e vivere uno scorcio di quotidianità insieme ai personaggi. Allo stesso tempo non si tratta di un freddo romanzo storico ben documentato: la vicenda è scorrevole, si snoda e si intreccia con i sentimenti dei protagonisti, il ritmo è incalzante. La trama ci farà scoprire segreti e avremo delle rivelazioni inaspettate.
Il romanzo risente del Romanticismo e dei modelli letterari di quel periodo, la casa con la stanza chiusa e i fantasmi che vi abitano, la storia d'amore appassionata, ci ricorda un po' “Jane Eyre” . Lo stile della scrittrice lo definirei classico, nel senso che è ricco ma rimane sempre elegante.
In conclusione, libro consigliato a tutte le anime romantiche in cerca di una storia che rimarrà nel cuore di chi la legge.

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