Narrativa italiana Romanzi Canale Mussolini. Parte seconda
 

Canale Mussolini. Parte seconda Canale Mussolini. Parte seconda

Canale Mussolini. Parte seconda

Letteratura italiana

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Il 25 maggio del 1944 – ultimo giorno di guerra a Littoria – nel breve intervallo tra la partenza dei tedeschi e l'arrivo in città degli anglo­americani, Diomede Peruzzi entra nella Banca d'Italia devastata e ne svaligia il tesoro. È qui che hanno inizio la sua folgorante carriera imprenditoriale e lo sviluppo stesso di Latina tutta. Ma sarà vero? Il Canale Mussolini intanto – dopo essere stato per mesi la dura linea del fronte di Anzio e Nettuno – può tornare a essere il perno della bonifica pontina. Gli sfollati lasciano i rifugi sui monti e tornano a popolare la città e le campagne circostanti. Ogni edificio porta i segni dei bombardamenti. Ma il clima adesso è diverso, inizia la ricostruzione. Nel resto d'Italia però la guerra continua e si sposta verso il nord. È una guerra di liberazione, ma anche una guerra civile. E la famiglia Peruzzi, protagonista della saga narrata in queste pagine, è schierata su tutti i fronti.



Recensione della Redazione QLibri

 
Canale Mussolini. Parte seconda 2015-12-22 18:18:27 silvia71
Voto medio 
 
3.3
Stile 
 
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silvia71 Opinione inserita da silvia71    22 Dicembre, 2015
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La Storia continua

Nel 2010 Pennacchi vinse il Premio Strega con il suo “Canale Mussolini” ed ora pubblica un sequel di quel romanzo.
Una vena mista tra scetticismo e curiosità spinge necessariamente alla lettura il pubblico precedente, vuoi per comprendere il taglio dato al nuovo lavoro vuoi per poter affermare che non tutti i sequel sono deludenti per antonomasia.
L’epopea della famiglia Peruzzi tra Veneto e Agro Pontino è stata il fulcro della narrazione pregressa con la sua genealogia pazzesca tanto da far invidia alla miglior mitologia greca; ebbene il prosieguo del racconto parte sempre da quei volti pittoreschi, che l’autore colloca in una zona intermedia tra leggenda e storia, immergendoli in una serie di colori che sfumano nell’indefinito.
La narrazione parte con un ritmo e con uno stile linguistico del tutto similare al precedente romanzo, costringendo a recuperare nella memoria nomi e personaggi, ma all’improvviso e senza nessun tipo di cesura il racconto diventa saggio, mutando completamente pelle.
Ora, per chi ama la Storia raccontata in qualsiasi tipo di versione, da quella più romanzata a quella documentale, la piacevolezza dello scritto è discreta; per coloro che preferiscono i contorni morbidi di un romanzo storico alla spigolosità del resoconto saggistico, la lettura potrebbe assumere connotati aspri.
Questa analisi è doverosa per comprendere la fattura del romanzo, cui l’autore ha volontariamente conferito una veste ibrida, quasi camaleontica, riuscendo a passare da un genere all’altro nello spazio di una pagina.
Sulle parti prettamente documentali che analizzano il periodo dalla caduta del fascismo al primissimo Dopoguerra, Pennacchi alterna notizie ufficiali tramandate dalla Storia a notizie più blande, quasi colte dalla “vox populi” del tempo o desunte da corrispondenze non ufficiali, ricamando su determinati episodi una coltre di indeterminatezza oppure gettando ipotesi per nuove interpretazioni storiche.
Per chi è avvezzo a leggere pagine di storia, può essere l’occasione per ripercorrere gli anni della caduta di Mussolini fino alla fine della guerra, tra immagini note e meno note e tra notizie a metà strada tra ufficialità e cronaca. Interessanti le ricostruzioni di alcuni passaggi politici e nitidi i volti degli uomini che hanno contribuito a scrivere le pagine di storia dell’epoca, da De Gasperi a Togliatti, a tanti altri.

Nel complesso appare un lavoro che non riesce a portare quel quid aggiunto al resoconto di una delle epoche di cui si è detto e scritto di più in assoluto, di cui la saggistica di destra di sinistra e di centro ha oramai esaurito gli argomenti. Si avverte una vaga sensazione di voler continuare a calpestare un sentiero vecchio e conosciuto su cui oramai non sopravvive più uno stelo d’erba.

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