Narrativa italiana Romanzi Diecipercento e la gran signora dei tonti
 

Diecipercento e la gran signora dei tonti Diecipercento e la gran signora dei tonti

Diecipercento e la gran signora dei tonti

Letteratura italiana

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Il fantasma di un uomo politico osserva il proprio funerale dall’alto, in attesa di incassare l’ultima percentuale. La morte lo ha appena colto di sorpresa con un colpo di fucile, mentre era a caccia con il suo cane. Nella sua regione, era noto come Diecipercento. Tra i volti in chiesa, il fantasma riconosce Margherita, una nipote fuggita anni prima lontano dalla famiglia. La donna, che non crede alla versione ufficiale della morte di suo zio, è tornata in incognito per cercare la verità. Nei giorni seguenti il fantasma di Diecipercento segue Margherita nella sua indagine, nella speranza di scoprire l’identità del suo assassino. La ricerca, però, si complica e diventa esplorazione delle memorie, viaggio nelle emozioni irrisolte e confronto tra i valori che dividono i due protagonisti.



Recensione della Redazione QLibri

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Diecipercento e la gran signora dei tonti 2012-02-28 16:18:22 Sordelli
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Sordelli Opinione inserita da Sordelli    28 Febbraio, 2012
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Piacevole ed interessante

Zio Dieci è morto; al suo funerale la Signora, Elisabetta, Maman e Patrigno sembrano afflitti.
Ma ma pare che la Gran signora dei Tonti sia l'unica a dubitare che quello di zio Dieci sia stato davvero un suicidio.
La Gran Signora dei Tonti, altri non è che Margherita, nipote di zio Dieci allontanatasi dalla città e dalla famiglia per molto tempo. Quali le cause? Il rifiuto, da parte della sua famiglia, di accettare l'uomo che lei amava.
Ora lo spirito di zio Diecipercento si aggira tra i suoi cari e sente ogni singolo pensiero. Non è ancora giunto, per lui, il momento di allontanarsi dalla terra: prima deve ricostruire la sua vita, mettere insieme i pezzi mancanti e capire com'è morto.
Anche Margherita è lì per rimettere insieme qualche frammento della sua vita; e così zio e nipote, ricongiunti nella morte di lui dopo anni di separazione, sembrano darsi la mano e accompagnarsi a vicenda in un viaggio sulla strada del passato, nel paese dei ricordi.
La storia è molto bella e avvincente, raccontata ora dal punto di vista di Margerita, ora da quello dello spirito di zio Dieci; non credo di aver mai letto un romanzo di questo genere e devo dire di averlo molto molto apprezzato.
La storia è tutta un viaggio nella vita e nei sentimenti dei personaggi, che riesaminano le scelte fatte nella loro vita e ciò che esse hanno comportato.
Mi è piaciuto entrare in questa famiglia per niente per bene e piuttosto arida nell'animo; ho apprezzato moltissimo il personaggio di Margherita e, anche se un po' meno, quello di zio Dieci.
Questo romanzo mi ha fatto riflettere molto: non quello che è giusto per noi, spesso lo è anche per gli altri; e a volte, prima di intrometterci nelle vite altrui e giudicare a sproposito, dovremmo semplicemente fermarci, contare fino a dieci prima di parlare e capire quali sono i reali bisogni della persona che si sta confidando con noi. É un valore importante questo, che stiamo lentamente perdendo...abituati come siamo a pensare di essere sempre e solo noi nel giusto.

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Diecipercento e la gran signora dei tonti 2011-12-28 11:48:25 C.U.B.
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C.U.B. Opinione inserita da C.U.B.    28 Dicembre, 2011
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VECCHIA VOLPE DI ZIO DIECI

Che gradevole scoperta questo romanzo !
Un racconto spassoso, fantasioso, irriverente, impenitente, sarcastico ma attenzione non per questo non intelligente. Anzi.
Leggendo tra le righe si ha un triste ritratto di quella che e' l'Italia dei corrotti e dei corrompibili, dell'apparenza e dell'inganno, di quello che e' conveniente dire o occultare, di una gran bella fetta del nostro Bel Paese. Oggi come ieri, a rigor di cronaca, aneddoti sempre e comunque attualissimi, ahime'.
E qui arriva la storia del povero zio Diecipercento, politico di professione, le origini del nome, a questo punto, non sto a spiegarvele.
Zio Dieci morto ammazzato e stecchito con una fucilata in testa , poveraccio. Ma se il corpo e' destinato all'autopsia, il suo fantasma e' desto e operativo in prima linea alla scoperta dei motivi della sua morte, il Maledetto lo ha ucciso, lui deve scoprire perche'.
Deve trovare "il ladro che gli aveva rubato la felicita', l'assassino che gli aveva rubato la vita ".
Giunge Margherita, la nipote fuggita tanto tempo prima dalla citta', la bestia bianca in quest'orgia di gentaglia che usa e abusa, scappata col suo amore vero, con la sua professione onesta.
Torna per il funerale di zio Dieci, l'unico che aveva un pochetto apprezzato durante la giovinezza .
Qui entrambi, spinti da incontri o espedienti ripercorrono il passato , amori e dissapori, faide e ipocrisie di questa balorda famiglia. Ed anche il fantasma , creando parallelismi coi pensieri e le sensazioni della nipote,fa un bilancio di quello che ha perso in vita ed e' in grado di notare solo ora, in morte.
Mentre ci si incammina tra i ricordi, il fantasma di zio Dieci ci tiene allegra compagnia, aggrappato come un aquilone alla spalla di Margherita, o appollaiato sul lampadario come un gatto, sbraitante nuvola che solo il suo adorato cane riesce a sentire.
Un libro veloce da leggere e molto piacevole, davvero.
Un piccolo appunto per l'autrice, il finale : l'ultima riga per esser precisa...Beh, eccellente, mi si e' stampato un sorriso sbilenco sul volto. Se ci si potesse stringere la mano virtualmente ecco ti porgo la mia. Oltre al libro, quell'ultima riga merita una stretta vigorosa.

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Diecipercento e la gran signora dei tonti 2014-11-10 17:00:05 annamariabalzano43
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annamariabalzano43 Opinione inserita da annamariabalzano43    10 Novembre, 2014
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Originale e divertente

E cinico al punto giusto, senza superflue esagerazioni. Già dal titolo si capisce che siamo di fronte a personaggi creati con l’intento di evidenziare i limiti e le ipocrisie della società di cui facciamo parte.
Con una efficace tecnica di straniamento, Antonella Di Martino fa sì che il protagonista del suo romanzo assista al suo funerale per seguire sotto le spoglie di invisibile fantasma le azioni e le reazioni di alcuni dei parenti a lui più vicini. Egli appare da subito consapevole della sua mediocrità e sente di essere oggetto della curiosità di amici e conoscenti desiderosi di sapere se la sua morte sia da attribuire a un omicidio o a un suicidio.
Da qui dunque si delinea poco alla volta il carattere del personaggio, politico d’ un certo successo, che del mondo di cui faceva parte aveva ben assimilato i giochi e le tendenze al compromesso, le piccole e grandi astuzie, e si era ben adattato alla deprecabile consuetudine delle tangenti, al punto da essere ormai conosciuto come Diecipercento. Con la freddezza di chi non fa più parte del mondo dei vivi, egli rivisita alcuni degli episodi più significativi della sua vita, prendendo coscienza dei torti inflitti agli altri. Spinto dal gran desiderio di smascherare quello che egli chiama Il Maledetto, responsabile vero della sua dipartita, non risparmia a se stesso un’analisi finalmente obiettiva della sua condotta sulla terra. In questa sua peregrinazione da fantasma segue soprattutto la nipote Margherita, l’unico personaggio che nel racconto ha un ruolo veramente positivo, e per questo diviene la gran signora dei tonti. È lei infatti l’unica che segue il suo cuore e i suoi sentimenti, conservando quella dote ormai rara dell’onestà e abbandonando il mondo falso e ipocrita in cui era cresciuta. Ed è verso Margherita che Diecipercento è soprattutto in debito, per gli inganni perpetrati a suo danno. Bello e avvincente l’episodio dell’anello.
Muoversi leggero, sciolto dai vincoli d’un corpo terreno, vuol dire per Diecipercento raggiungere non visto ognuno dei suoi cari, riesaminarne i difetti, senza tuttavia nascondere l’affetto che lo lega a loro, e accettare l’immagine negativa che ha lasciato di sé tra i vivi.
Con una felice operazione di demistificazione della morte, Antonella Di Martino ci ha offerto una piacevole e intelligente rappresentazione della commedia della vita contemporanea, con una prosa sapientemente ironica.

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Diecipercento e la gran signora dei tonti 2013-06-11 19:39:35 Pia Sgarbossa
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Pia Sgarbossa Opinione inserita da Pia Sgarbossa    11 Giugno, 2013
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LA MORTE CI VUOLE AL CENTOPERCENTO !

La vedete quella bara? E' proprio la vostra e contiene il vostro corpo...e stanno celebrando il vostro funerale.
Voi invisibili, come un fantasma, potete vedere le persone presenti e soprattutto potete sentire quello che pensano in quel momento...Cosa diranno?
"Finalmente non ci sarà più tra i piedi"
Non potrò vivere senza di lui/lei"
"Era ora che morisse"
Quanto l'ho amato/a
...e chissà cos'altro...
In sintesi è questo che accade al nostro protagonista, Diecipercento.
Lui che era nel mondo della politica, una moglie e due figli, aveva vissuto seguendo dei comandamenti che si era prefissato, grazie ai quali era riuscito ad ottenere un buon patrimonio e ad aiutare i figli in qualsiasi situazione.
Lui era stato un buon ladro, ben adattandosi al clima di corruzione che lo circondava.
Ma nel suo cuore c'era un anelito verso un qualcosa di più ampio respiro, grazie forse a quella felicità che aveva vissuto nella sua infanzia, merito soprattutto del padre.
Al momento della sua morte la sua anima è insoddisfatta...e non è pronta a lasciare questo mondo.
Quancuno l'ha ucciso e ora si ritrova ad assistere al proprio funerale...
Può vedere i presenti, ascoltare i loro pensieri, e la sua attenzione si sofferma su una persona che aveva dimostrato di saper amare in modo autentico: la nipote Margherita.
A ritroso seguendo il video della sua vita, Diecipercento ripercorre i momenti più importanti e lo fa seguendo la nipote, che tra tuttti non ha creduto che si sia stato ucciso.
Lei era scappata tanti anni prima dalla famiglia e da quei luoghi, per inseguire la felicità , per vivere altrove col suo amore, che nessuno della sua famiglia aveva accettato.
Lei più di tutti credeva nel lato buono dello zio morto e vuole scoprire la verità, tutta la verità sulla sua morte.
Ecco che il protagonista, subito dopo il funerale , segue Margherita passo passo ma con assoluta discrezione, e l'ascolta nei suoi pensieri , nei suoi incontri con persone che fanno parte del passato e del presente per tentare di trovare questa benedetta verità. Affiancandola ricostruisce i vari pezzi della sua vita; arriva alla consapevolezza che in lui era cresciuto un mostro, un odio nei confronti di quella parte di se stesso che non gli aveva permesso di essere felice.
Si, è vero che è stato ucciso...ma la sorpresa è sapere da quale mano...che non svelerò, ovviamente.
La nostra amica Antonella, con maestria e creatività invidiabili, in questo libro dai messaggi fortissimi, ci induce a riflettere su quanto sia difficile convivere con l'incapacità di affrontare serenamente l'omosessualità, la pazzia, da averne così tanta vergogna da non riuscire ad intervenire nemmeno in extremis.
Mette in rilievo l'importanza dell'educazione, che ha un effetto potente e dalle conseguenze inevitabili.
"Sua madre non aveva agito in malafede...e lui aveva sempre obbedito..."...finchè la sua vera natura, l'aquilotto che c'era in lui si era trasformato in un avvoltoio...
Cara Antonella, con questo libro mi hai "smossa dentro"... mi hai portato a provare vari sentimenti altalenanti...e lungo la lettura ho avuto modo di vedere i personaggi sotto una luce diversa...fino ad arrivare a capirli...e provare per loro una forma d'affetto.
Il tuo libro rafforza ancor più in me l'idea che non bisogna mai giungere a delle conclusioni affrettate...mai!...E' importante conoscere bene, per riuscire a capire.
Ne consiglio la lettura a tutti...con la speranza di arrivare al "traguardo finale" della nostra vita, tutti interi al centopercento!...e poter proseguire verso...dove? A questa domanda risponderà l'angelo, alla fine del libro...A voi la scoperta!

Buona lettura e buone riflessioni...
Pia

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A chi desidera esplorare l'animo umano, le scelte educative di una famiglia e le loro conseguenze.
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Diecipercento e la gran signora dei tonti 2013-04-05 10:10:39 gracy
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gracy Opinione inserita da gracy    05 Aprile, 2013
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Centopercento…autentico

Questa è la storia di una famiglia che non abbraccia un microcosmo bensì una società intera.
La bellezza di questo piccolo romanzo è sicuramente legato ai suoi contenuti, parte da una storiella semplice e quasi insignificante per spiccare il volo man mano che si sviluppa la trama di questa famiglia così legata a quei principi atavici che quasi prepotentemente fanno capolino nelle famiglie: il rispetto, la tenacia, l’orgoglio e i soldi.
Margherita (che per qualche aspetto mi ha ricordato quella famosa “bulgakoviana”) è una donna matura, che da molti anni non intrattiene i rapporti con la sua famiglia di origine, solo dopo aver appreso che lo zio è morto in seguito a una fucilata in pieno viso, si rimette in gioco e va al suo funerale con tutte le intenzioni di dare un seguito a quel passato che sembrava chiuso e sepolto. Ma chi può dare voce agli interrogativi se non chi ha creato le pentole e non ha creato i coperchi? Il diavolo certamente! Ecco che compare lo zio Gianni detto "Diecipercento", sottoforma di alito di vento, di spirito buono, ormai innocuo e desideroso di conoscenze finora a lui sconosciute e lo fa con pensieri e gesti che finora non aveva conosciuto in vita, assaporando lievemente squarci di felicità finora mai provate.
Dare voce a tanti interrogativi nella vita è molto difficile e lo è altrettanto quando siamo noi in prima persona che ci rifiutiamo di colmare le mancanze e sottoforma di dispetti o di veri e propri inciuci creiamo dissapori che solo col buon senso non sarebbero mai esistiti.
Il male c’è e lo tastiamo tutti i giorni, in tutte le sue forme e in tutte le sue sembianze, non sempre esiste un omicida, non sempre la colpa è degli altri e non sempre tutto è come lo disegniamo noi, facile eh….già, basta poco e il male imperniato anche tra un ossicino e un interstizio all’occorrenza salta fuori per creare danni e infelicità.
Antonella è stata brava a creare queste condizioni di dispiegamento di forze, sotto forma di un requiem non accorato, nel senso che in poche pagine ha racchiuso la vita autentica e più vicina al pensare comune, mettendoci molto della sua persona di donna e scrittrice: dall’amore per la natura e gli animali, dai viaggi in terre lontane fino ad arrivare alla destinazione più vicina, quella della bellezza dei rapporti umani ….anche quelli infarciti di presenze vuote e di assenze invadenti.

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Aimee Bender, Claudiléia Lemes Dias
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Diecipercento e la gran signora dei tonti 2012-09-14 08:00:22 LittleDorrit
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LittleDorrit Opinione inserita da LittleDorrit    14 Settembre, 2012
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La visuale dello zio

Zio Dieci non é mai stato quel che si dice uno "stinco di santo"; la sua vita si é barcamenata tra politica, tradimenti coniugali e affari loschi da cui ricavare il famigerato "dieci percento per sé", colpevole del soprannome attribuitogli. Durante una battuta di caccia, viene trovato morto; é stato ucciso dal "maledetto" e la famiglia, sgomenta, non può far altro che riunirsi al suo funerale.
Tra i presenti c'é sua moglie detta "la Signora", i suoi figli Elisabetta e Carlo, sua sorella " Maman" accompagnata da "Patrigno" e in incognito, defilata da questi, tra gli ultimi banchi, sua nipote Margherita.
L'anima di zio Dieci, ancora presente, fluttua tra loro, plana sopra le loro teste, percependo il dolore e ascoltando i pensieri di tutti. Soprattutto sente Margherita, l'amata nipote. Perché Margherita non ci sta. Non accetta la morte di suo zio che ha sempre visto come perno centrale della famiglia, vuole scoprire di più, andare a fondo, portare alla luce la verità.
Attraverso Margherita, seguendola, ascoltando i suoi pensieri,percependo le sue emozioni, assistendo ai suoi incontri, Zio Dieci ricompone il puzzle della sua tragica morte, della sua vita e dei suoi affetti autentici nascosti dietro la falsità di un'esistenza di apparenze e disonestà. Con il punto di vista altalenante tra Margherita e Zio Dieci, il lettore riesce a formare un quadro preciso degli eventi e delle relazioni intercorse fra i personaggi. Ci si sente quasi partecipi dell'intera storia e conoscenti reali dei personaggi, prototipi, per niente falsati, di tipologie esistenti.
Il romanzo, breve ma intenso, dall'apparente comicità dovuta ai nomignoli che ricordano tanto il Pennac della famiglia Malaussène, nasconde, in realtà, una profonda analisi esistenziale camuffata, magistralmente, dietro la storia tragicomica di una famiglia benestante con un capostipite creato ad hoc. Si indagano sentimenti, rancori, cose lasciate in sospeso, caratteri, vacuità della vita e riscoperta delle cose che contano. Ho trovato questo romanzo interessante, da leggere tutto d'un fiato, semplice ed accattivante con il flusso di pensiero mai noioso. Trama davvero originale e personaggi ben raccontati. Consiglio vivamente la lettura.

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Diecipercento e la gran signora dei tonti 2012-08-15 15:51:18 mt
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mt Opinione inserita da mt    15 Agosto, 2012
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Un Dieci...meritato!

Ho letto questo libro in un solo giorno di sole sulla spiaggia , voltavo pagina dopo pagina senza accorgermene e poi arrivata alla fine ho detto: brava Antonella, brava brava e brava!
Proprio un bel libro, una bella storia che ti coinvolge di prima persona, ti fa pensare e riflettere sui valori della vita, sulle tue scelte e sulle difficoltà che incontri nel tuo percorso, sulla felicità che è fondamentale per vivere una vita degna di essere vissuta.
Non come zio Dieci, politico corrotto, uomo senza valori che viveva solo delle sue 10 regole ma che dopo la sua morte non riesce a passare oltre, il suo fantasma attraverso i ricordi della nipote Margherita ha dei ripensamenti, vorrebbe tornare indietro....ha capito gli errori ma è troppo tardi per rimediare.
Per me basta poco essere felici, basta amare veramente e profondamente con sentimenti puliti.
I rimpianti e i ripensamenti servono solo a far tacere la tua coscienza....se una ce l'hai!
Il perdono è possibile....io perdono ma non dimentico.

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Un libro per tutti !
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Diecipercento e la gran signora dei tonti 2012-08-10 09:12:21 Yoshi
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Yoshi Opinione inserita da Yoshi    10 Agosto, 2012
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un bel libro!

Questo è il viaggio attraverso le vicende familiari viste con gli occhi di Margherita, una donna che ha subìto le presenze particolari e spesso pesanti dei suoi familiari.
La madre, il patrigno, la Signora, Elisabetta e Carlo..... lo Zio Diecipercento.
Lo zio è morto e Margherita, ricevendone la notizia, si presenta al funerale in incognito perchè se c'è una cosa che proprio non desidera è ritrovare quella famiglia che l'ha sempre screditata.
C'è anche un altro spettatore: lo Zio Dieci che guarda dall'alto della sua evanescenza, i vivi che piangono per la sua dipartita.
C'è un tassello che manca, qualcosa che non quadra, qualcosa che non fa attraversare lo Zio Dieci nell'aldilà.
Sarà solo ascoltando i veri sentimenti dei familiari che cercherà di completare quella linea per poter andare oltre e lo farà seguendo anche Margherita. Si, perchè ha sempre voluto bene a Margherita nonostante i vari ostacoli e le difficoltà che li hanno divisi nel corso del tempo.

L'ho letto tutto d'un fiato, lo ammetto e mi è piaciuto molto.
E' scorrevole e narrato con fluidità che ti fa voltare le pagine senza neanche accorgertene.
Mi ha fatto pensare e uscire fuori alcune riflessioni che voglio condividere con voi.
Mi ha fatto pensare alle mie vicende familiari, a come certi rapporti si possono incrinare per i vari capricci/caratteri e affinità dei vari componenti.
Fa pensare al fatto che spesso da certe persone, nonostante facciano parte della tua vita, è meglio staccarsi per il proprio bene e per la propria integrità psicofisica.
Fa pensare per il fatto che spesso la felicità non sta nel controllo ossessivo nei riguardi dei soldi, del lavoro e di chi ti sta intorno perchè quando inneschi il meccanismo della menzogna e della "gara al più furbo" tutto ti si ritorce contro e ti perdi nei tuoi stessi tranelli.
Spesso la felicità sta dietro ad una vita semplice (ma difficile con i problemi di ogni giorno) in cui la sincerità e l'affidarsi ad altre persone fa bene al cuore.
Spesso abbiamo bisogno di scoprire altarini e smascherare le persone per poter andare avanti nella nostra vita perchè tutto sommato certe persone non cambieranno mai e nonostante tu cerchi di andare avanti sai che se ti guarderai indietro loro non avranno fatto passi avanti, non avranno cercato di dimenticare o di farsi perdonare. No! Rimarranno fermi nella loro ignoranza e limitatezza.
Oppure scopri che certe persone sono cambiate ma che nonostante tutto non ti interessa più perchè qualcosa in te è cambiato ed è pronto per farti vivere un'altra vita, con consapevolezza e con la certezza che nonostante tutta la merda che hai dovuto mandare giù e il pessimo passato che sta alle tue spalle c'è sempre la possibilità di guardare avanti, in cui c'è solo un foglio bianco dove scrivere cose nuove... o cose vecchie, ma viste con occhi nuovi.
Forse la differenza tra Zio Dieci e Margherita è proprio la scelta.
Lei può ancora cambiare e andare oltre, nonostante tutte le cose subìte.
Vivere quello che ha, che è più prezioso di quello che pensava fin'ora.
Lui no! Può solo osservare ciò che ha lasciato.
Zio Dieci è stata la sua stessa vittima.
La prima di una serie a catena, ma Margherita è stata colei che ha avuto il coraggio di spezzarla.

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Diecipercento e la gran signora dei tonti 2012-06-10 08:13:49 Giacomo
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Opinione inserita da Giacomo    10 Giugno, 2012

Davvero un bel libro

Il primo romanzo di Antonella di Martino “Diecipercento e la gran signora dei tonti”, edito da Autodafe’ Edizioni, e’ davvero un gran libro.

Cucito gentilmente su un’Italianita’ moderna, la storia - quasi una favola moderna con tinte noir - attinge a temi e valori trasversali a tutte le culture: vendetta, rimorso, amore, amicizia, rivalita’, famiglia.

Con una scrittura pulita e scorrevole, che ricorda il migliore Gianni Rodari, questi elementi costruiscono e si sviluppano attorno al personaggio principale della storia, Diecipercento - o “Dieci”, come lo chiamano i famigliari – e si espandono su Margherita sua nipote.

La storia, brevemente, comincia col funerale di Diecipercento, morto per un colpo di fucile esploso da uno sconosciuto, e sua nipote che decide di indagare sui motivi dell’omicidio. L’anima di Diecipercento decide di seguire Margherita e, mentre gli eventi si susseguono e diventano sempre piu’ chiari, la storia si apre sul passato di entrambi e lo espone al lettore, a volte amaramente, a volte in maniera retorica.

Il viaggio dei protagonisti e’ avvincente, e non sorprende che a volte si interrompa la lettura e si pensi a quale sarebbe stato il nostro ruolo (o contribuito) nelle varie situazioni che si incontrano. Questo non e’ accidentale, lo stile di scrittura e’ particolarmente studiato per questo e, con un occhio alla tradizione favolistica, sara’ facile trovarsi a parteggiare per un personaggio o un altro, impazienti di arrivare alla fine della storia.

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