Narrativa italiana Romanzi Il figlio maschio
 

Il figlio maschio Il figlio maschio

Il figlio maschio

Letteratura italiana

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Sicilia, 1923. Don Turiddu è un uomo ruvido, forte, che tocca allo stesso modo il corpo di sua moglie e la terra del feudo di Testasecca. Concetta è irruenta, passionale, sa quando obbedire e sa, all’occorrenza, come farsi ascoltare: tra le lenzuola. Dei loro tredici figli, solo quattro sono maschi e tre, ormai grandi, hanno cercato fortuna lontano da casa. Tocca a Filippo, allora, subire le aspettative dei genitori: quelle di Concetta che lo vorrebbe uomo di cultura, e quelle del padre che lo reclama con sé in campagna, “perché la poesia minchiata è”. Eppure non sarà lui il tanto atteso “figlio maschio”, quello prescelto dal destino a determinare le sorti della famiglia…



Recensione della Redazione QLibri

 
Il figlio maschio 2015-10-13 07:50:24 Belmi
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Belmi Opinione inserita da Belmi    13 Ottobre, 2015
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Non la migliore Torregrossa

Dopo aver letto quattro libri di quest’autrice, posso dire che un pochino la conosco e ne riconosco il suo stile. Il suo ultimo libro è appunto “Il figlio maschio”, un romanzo che ci racconta la vita della famiglia Cavallotto per quasi un secolo. Tutto ha inizio con Concetta Russo, la moglie di Turiddi Ciuni che nei primi anni del Novecento decise di mandare tutti i suoi dodici figli (sia maschi che femmine) a scuola. Il marito li voleva per la terra lei li voleva per i libri.

Questo amore per i libri, in una maniera o nell’altra, ha “infettato” tutta la generazione che piano piano ha fatto dei libri la loro vita.

Come ogni romanzo di questa autrice, la donna ha come sempre un ruolo cardine. Il dialetto è usato liberamente e rispetto agli altri, sul fondo non ho trovato “la traduzione” quindi qualche dettaglio (ma proprio pochi) me lo sono perso.

La Torregrossa ci racconta la sua Sicilia e come il suo “volto”è cambiato nell’arco di un secolo. La fase pre-guerra, la guerra e il dopoguerra e le sue conseguenze; la vita siciliana, con i pettegolezzi, le invidie, gli sciacalli e il pizzo. Come una donna senza un uomo non è ben vista e di come i tempi cambiano e la donna sa riscattarsi.
“Solo la felicità riuscivano ad affrontarla singolarmente, la difficoltà la vivevano in comunione”.
“Non è più il tempo che una fimmina trova un marito e si sistema. È necessario tenere conto delle loro aspirazioni”.

Ho iniziato la mia recensione parlando dello stile dell’autrice, c’è un motivo perché l’ho fatto, perché questa volta mi sono trovata davanti qualcosa di diverso da quello che solitamente mi aspetto dalla Torregrossa. Continui cambi di scena e di anni (trovati anche in altri libri ma qui proprio netti), si salta ad esempio dal 1945 al 1954 in dieci pagine. Ogni capitolo inizia poi con un personaggio diverso, alcuni già conosciuti altri no. Ti stai appassionando alla vita di qualcuno (Concettina Ciuni è la mia preferita) e voltata pagina l’hai perso.

Insomma questa cosa mi ha spiazzato e non riconoscevo la mia tanto amata autrice della “La miscela segreta di casa Olivares”, poi tutto si è fatto chiaro. Giuseppina Torregrossa ha scritto sì un romanzo, ma non farina del suo sacco. L’autrice si è presa un bel compito, quello di raccontare le vicende della casa Editrice Cavallotto e per farlo si è fatto raccontare i fatti dalle dirette interessate ovvero dalla moglie e dalle figlie dell’editore siciliano.

Non è facile rendere giustizia ad una storia che parte così da lontano e che va raccontata in così poche pagine. Ora comprendo il suo saltare da un personaggio all’altro, per dare a tutti la giusta importanza e mostrare il contributo che hanno dato, ma per me che non conoscevo la storia è stato davvero difficile, non stargli dietro, ma gustarmi tutte le emozioni e il vero significato delle azioni, solo alla fine sono riuscita ad assaporarle.

Mi dispiace Giuseppina Torregrossa ma ti preferisco quando la farina è tutta del tuo sacco e proprio lì che sai dare il meglio di te. Comunque è sempre bello leggere qualcosa scritto da lei, sempre ironica, divertente, tragica e sicula al 100%.

Non mi sento di consigliarlo vivamente, come invece farei con altri di lei.

Buona lettura!

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La miscela segreta di casa Olivares
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Il figlio maschio 2023-05-18 22:25:00 cesare giardini
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cesare giardini Opinione inserita da cesare giardini    19 Mag, 2023
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Storia di una famosa libreria catanese.

E’ raccontata con dovizia di particolari la storia della casa editrice e libreria storica catanese Cavallotto, in un arco di tempo che va dal 1924 agli inizi del 2000: una storia che ripercorre la vita di una famiglia, e che inizia nel secolo scorso da un numeroso nucleo familiare, quello di Don Turiddu Ciuni, di sua moglie Concetta e di ben dodici figli e figlie, nessuno dei quali portato alla vita dei campi. Gran cruccio del capofamiglia: tutti prendono strade diverse, anche Filippo, l’ultimo, appassionato di libri, ben lungi dall’esaudire il desiderio paterno di occuparsi del feudo di Torresecca. Filippo inizia con una bancarella, cresce, aiutato dalla sorella Concettina, bruttarella ma ben determinata a farsi valere, in famiglia e nella vita. Filippo ha una fidanzata, Maria, ma i parenti di lei, avversi al regime, non vedono di buon occhio il possibile futuro genero, ritenuto fascista convinto. L’anima gemella Filippo l’incontrerà a Firenze, sede della Valsecchi, la nota casa editrice: si sposerà , andrà a Palermo dove aprirà una libreria diventando pure editore. C’è la guerra, Filippo morirà unendosi ai partigiani, Concettina, vedova Cavallotto e madre di due figli, Vito e Mimma, continuerà il progetto di Filippo, aiutata dal figlio, da sua moglie Adalgisa e dalle tre nipoti. Ma l’impresa, con il passare degli anni, non sarà semplice: dopo aver aperto un’altra libreria a Catania, Vito non potrà godere di sussidi regionali, destinati a colleghi maggiormente in difficoltà. Momenti difficili, culminati in un incidente stradale nel quale morirà. Gli eredi dovranno anche fare i conti con la mafia locale, ma, siamo ormai alla fine del secolo, le nipoti riusciranno finalmente nel loro intento: la libreria di Catania diventerà un centro di aggregazione culturale ed un simbolo per tutta la città.
Naturalmente nel romanzo tutte le vicissitudini del nucleo familiare sono narrate anno dopo anno, ogni capitolo ha per titolo il nome di un protagonista al quale è dedicato: si perde un po’ l’unità del racconto, saltando dall’uno all’altro, ma la minuziosa indagine psicologica sui singoli personaggi e sui loro rapporti interpersonali ce li fa conoscere meglio, mostrandoci uno spaccato di Sicilia con relativi pregi e difetti, dagli anni che precedettero la seconda guerra mondiale al nuovo millennio.
Giuseppina Torregrossa, con le vicende che hanno portato alla nascita di una delle più famose librerie di Catania, ci fa conoscere la storia della sua Sicilia ed i cambiamenti che l’hanno caratterizzata nell’arco di un secolo, una storia non solo politica e sociale, ma soprattutto intellettuale: nella famiglia patriarcale di Don Turiddu Ciuni l’amore per i libri e la cultura è riuscito a prevalere sulla mentalità più retriva dei primi anni del secolo scorso.
La libreria Cavallotto è attualmente un vanto di Catania, tanto da suscitare l’ammirazione di Andrea Camilleri :”… è un’enorme libreria, disposta su tre piani, diretta dalla signora Cavallotto, una forza della natura …”, e dello scrittore siciliano Lucio Sciacca :”.. è una boccata d’ossigeno l’iniziativa di Vito Cavallotto, non solo libraio, ma editore, animatore e propulsore di cultura e arte”.

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