Narrativa italiana Romanzi Il mondo deve sapere
 

Il mondo deve sapere Il mondo deve sapere

Il mondo deve sapere

Letteratura italiana

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Questo libro è il diario in presa diretta di un mese vissuto nell'inferno del telemarketing. Per trenta interminabili giorni, l'autrice ha venduto al telefono aspirapolveri a migliaia di casalinghe per conto della Kirby, una grande multinazionale americana. Intanto annotava, apprendeva e soffriva in prima persona le tecniche di condizionamento e le riunioni motivazionali, le premiazioni e le umiliazioni pubbliche, orari, salari e punizioni aziendali... "Il mondo deve sapere" racconta la precarietà, riuscendo miracolosamente a fare ridere. Fino alle lacrime.



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Il mondo deve sapere 2022-03-22 09:47:42 Belmi
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Belmi Opinione inserita da Belmi    22 Marzo, 2022
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Tragicomico

Michela Murgia, come molti di noi, ha dovuto fare la gavetta e passare per molti lavori prima di riuscire a trovare il suo posto. Questo libro/diario racconta la sua esperienza di un mese come telefonista, ma non una telefonista qualunque, la venditrice di Kirby!

La Murgia al tempo tenne un blog diario in cui raccontò giorno giorno questa sua “particolare” esperienza che però rispecchia molte altre persone e soprattutto denuncia il lavoro precario e tutte le pressioni motivazionali e non solo che gli addetti sono costretti a subire.

Con una grande ironia, che però nasconde tanta tragedia, l'autrice ci racconta diversi siparietti e molti episodi che le sono accaduti. Sono piccoli stralci che però fanno davvero sorridere e mostrano le tecniche con cui quasi ogni giorno veniamo “attaccati” al telefono. Il mondo che sta dietro una vendita telefonica è davvero crudele!

Spensierato, divertente ma anche attuale, pur scherzando l'autrice denuncia una situazione a distanza di tempo dalla pubblicazione del libro, che purtroppo non è ancora cambiata.

Non è letteratura pura ma per chi volesse staccare un po' e farsi diverse risate può essere un ottimo libro.

Critica, ironica, sagace e diretta.

Buona lettura!

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Il mondo deve sapere 2012-06-24 16:42:56 EvaBlu
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EvaBlu Opinione inserita da EvaBlu    24 Giugno, 2012
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Come Michela gliele cantò al Kirby

Ricordo che fino a qualche anno fa, se eri alla ricerca di lavoro prima o poi finivi per imbattertici.

Nell’arido deserto di richieste, era quasi impossibile non cascare nell’annuncio-esca che recitava più o meno: “cercasi ambosessi, volenterosi ed ambiziosi, pronti a valorizzarsi all’interno di un gruppo motivato, giovane e dinamico, in continua evoluzione che punta sulla crescita delle risorse umane.”

Accadde anche a me, fresca fresca di laurea e con tutte le buone intenzioni di mettere a frutto il pezzo di carta e soprattutto gli anni di sacrifici. Chimere ovviamente, ma ai tempi dei primi due colloqui di gruppo alla Kirby ( senza sapere che di Kirby si trattasse), ero ancora una speranzosa assertrice della giustizia dei maccanismi sociali.

Che l’azienda in pompa magna fosse alla ricerca di telefoniste pronte a far scoccare appuntamenti indirizzate alla vendita di un elettrodomestico, lo sapevi pressappoco al terzo colloquio di gruppo. Un simile ritardo credo fosse dovuto al tentativo di intortare noi poveri ingenui con meccanismi di annichilimento collettivo e vane promesse di un futuro lavorativo prospero ed ambizioso; futuro che partiva, tuttavia, con un contratto di collaborazione ed un fisso mensile di neppure 150 Euro lordi.

La mia buona sorte fu quella di andare alla ricerca di una toilette proprio mentre, in una sala non troppo distante da quella dei colloqui, si teneva una riunione motivazionale indirizzata a coloro che già dell’organico erano entrati a far parte: una roba da far accapponare la pelle; con tanto di urla da ritornello Ka Mate dei guerrieri Maori.

La mia reazione fu solo una: la fuga!

Michela Murgia, invece, non ebbe probabilmente la mia fortuna di farsi scappare la pipì al momento giusto, e fu così che, sin dal primo giorno di vera a propria attività lavorativa, iniziò a raccontare in un blog la sua avventura di telefonista alla Kirby.

Diario portato avanti con stile ironico e con un eccellente spirito di osservazione e di analisi delle dinamiche di mercificazioni che un’azienda è in grado di adottare sia nei confronti dei propri dipendenti, precari emotivamente deboli ed insicuri che vengono irretiti in subdoli meccanismi psicologici in grado di farli crollare emotivamente fino ad una completa disintegrazione, sia rispetto al resto del mondo, rappresentato principalmente da casalinghe “turlupinate” fin dentro le sicure mura domestiche per l’acquisto di uno strumento per la pulizia della casa scadente e vergognosamente sovra-prezzato, il blog di Michela è successivamente diventato un romanzo-documento ed un film.

Perché “il mondo deve sapere”: e se poi si riesce ad essere informati tramite la penna di una scrittrice all’epoca in erba ma già talentuosa ed arguta, allora la lettura, per quanto comicamente amara ed inesorabilmente del nostro tempo, riesce anche a diventare piacevole e di sicuro successo.

È incredibile come Michela sia riuscita a cantargliele al Kirby! Che poi io mi chiedo: ma il Kirby, esiste ancora?

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Consigliato a chi ha letto...
A chi cerca una sorta di documento sociale di alcune delle facce più temibili dei nostri tempi - il precariato, la necessità di lavorare, le aziende anti-etica - camuffato da diario-romanzo
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Il mondo deve sapere 2011-08-09 21:11:56 Suali
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Suali Opinione inserita da Suali    09 Agosto, 2011
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Il mondo deve sapere

Nato come blog, che l'autrice aggiornava durante il periodo in cui lavorava come telefonista presso la Kirby, ditta di vendita porta a porta di aspirapolveri, è diventato poi un vero libro di denuncia contro le truffe e gli sfruttamenti. Offre un valido scorcio di quella che è la realtà di chi si trova al di là del telefono e delle tecniche utilizzate, ma anche di chi sta oltre le telefoniste, i "vertici" che con ogni sorta di manipolazione psicologica riescono nelle loro strategie di marketing. Non c'è una soluzione se non quella di mantenere sempre la mente lucida e i piedi per terra, senza perdere di vista i propri, veri obbiettivi e alla fine decidere di conseguenza se rimanere o scappare.
Scorrevole e piacevole, unisce l'utile al dilettevole strappando ampi sorrisi.

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