Narrativa italiana Romanzi Onora il babbuino
 

Onora il babbuino Onora il babbuino

Onora il babbuino

Letteratura italiana

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Che sappiamo, di Cardo? Che è figlio degli anni sessanta e di un carabiniere emigrato nella periferia di Torino con il bozzo per la legge. E che, fin da subito, decide che la vita se la vuole guadagnare a modo suo. Molto altro non ci è dato sapere. È sfuggente. È furbo, misterioso, quasi saggio. E infatti ci mette poco a conquistarsi sul campo la fama di Re del suo folle carrozzone di emigrati e sbandati, di bar scalcagnati e carrozzerie arrugginite, di puttane, di cinesi e di negri. A proteggerlo ci sono i suoi ragazzi e c’è Kira, l’enorme leonessa che regna in giardino. Cardo riesce nel miracolo di rimanere sempre in piedi, come un malandrino d’altri tempi, accompagnato da Sergio, Sancho Panza fidato e maldestro. Una cosa però, su di loro, la sappiamo: stanno architettando l’ultimo grande colpo della vita, quello che sistema tutti. Per il resto, da Cardo aspettiamoci solo sorprese e colpi di scena.



Recensione della Redazione QLibri

 
Onora il babbuino 2015-06-23 11:03:39 Donnie*Darko
Voto medio 
 
4.0
Stile 
 
3.0
Contenuto 
 
3.0
Piacevolezza 
 
5.0
Donnie*Darko Opinione inserita da Donnie*Darko    23 Giugno, 2015
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Quel gran oratore del Cardo

Pensieri, riflessioni, insegnamenti, ricordi di una vita giunta (forse) alla grande svolta. Cardo, criminale noto tanto al sottobosco malavitoso quanto alle autorità, figlio di emigranti nella Torino del boom economico, attende in auto il momento buono per colpire, per dare concretezza a quel riscatto sociale inseguito per una vita e mai pienamente concretizzato.
Anche se le soddisfazioni non gli sono mai mancate: soldi, tante donne, una leonessa a fargli da bodyguard e una carrozzeria assurta a crocevia dei più loschi affari della malavita torinese.
Il suo è un monologo senza freni, inframezzato dalle telefonate strampalate del suo complice; tale Sergio, ovvero il palo, una sorta di gemello criminale del Catarella di "Camilleriana" memoria.
Tra uno squillo e l'altro nell'angusto abitacolo Cardo si racconta ad un non meglio specificato interlocutore sapientemente celato fino all'epilogo.
Il disvelamento del misterioso individuo provoca l'ultimo di una lunga serie di sorrisi alimentati da trovate divertenti. "Onora il babbuino" infatti appartiene a quella felice schiera di romanzi cui è difficile non voler bene, perchè si prestano a leggersi in un fiato e sanno raddrizzare anche l'umore più nero o allontanare la preoccupazione più gravosa.
Le risate sono garantite mentre una sorta di bizzarra ma indubbia integrità morale - stile gangster vecchio stile- e perle di "saggezza" imparate sulla maestra strada fanno a pugni con un qualunquismo galoppante dettato da ragionamenti repellenti, null'altro che figli degeneri della nostra epoca.
Luoghi comuni su rom, neri e omosessuali si sprecano, odiose pubblicità diventano un vero mantra ossessivo, il tutto sciorinato attraverso uno stile linguistico amabile anche se rozzo, infarcito di parolacce e al tempo stesso pregno di un'irriverenza che ricorda il miglior Welsh sfumato in territori surreali in cui Benni sguazzerebbe con piacere.
Cardo tratteggia un mondo profondamente cambiato da quando arrivò con (imbarazzante) famiglia al seguito alla stazione di Torino. Il nostro parte dalla sua infanzia per delineare i motivi di una ribellione allora embrionale, sfociante in una netta ma rispettosa contrapposizione col padre riverito esponente delle forze dell'ordine.
Brevi capitoli dal secco incedere riferiscono di questa vita avventurosa, ove soprattutto si sghignazza navigando nel nonsense tra aneddoti d'ogni genere: fulgidi esempi sono quelli del babbuino Papio e del suo anziano proprietario o di un allenamento della Juventus in cui tra nani e leoni il nostro protagonista lasciò il segno.
Romanzo leggero e divertente, in cui il filone noir viene affrontato con piglio dissacratorio e caricaturale per raccontare di un personaggio controverso, deviato, ma a suo modo cristallino seppur ottuso e delinquenziale, in perenne bilico tra ridicole assurdità e ferocia.

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