Proleterka Proleterka

Proleterka

Letteratura italiana

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"Proleterka" è il nome di una nave. Attraccata a Venezia, aspetta di portare in Grecia un gruppo di rispettabili turisti di lingua tedesca. Gli ultimi a salire sono un signore che zoppica lievemente e sua figlia non ancora sedicenne, appena arrivata dal collegio. Tra padre e figlia c'è un'estraneità totale, e insieme un legame che risale a un tempo remoto oscuro, che sembra precedere le loro esistenze. In quel viaggio, la figlia vorrebbe conoscere qualcosa di più di quella persona inverosimilmente ignota dagli "occhi chiari e gelidi, innaturali". Ma soprattutto desidera scoprire quell'altra cosa ignota che è la vita stesa, sino allora favoleggiata dal recinto di un collegio.



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Proleterka 2015-11-10 06:28:12 Natalizia Dagostino
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Natalizia Dagostino Opinione inserita da Natalizia Dagostino    10 Novembre, 2015
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Viaggi d'anime in nave

Proleterka è una nave sulla quale viaggiano – viaggio nelle viscere - per due settimane un signore claudicante e sua figlia sedicenne. Per capire di più l’animo umano, mi appassiono alle intelaiature psicologiche della letteratura.

I personaggi senza nome, quindi con tutti i nomi possibili, sono intelligenti, capaci di cogliere risonanze, nessi e interazioni profonde. Le ombre, i silenzi e i labirinti rimandano alla luce, al cambiamento e alla coscienza.

Mi attrae Fleur Jaeggy perché scrive bene: il ritmo, la musicalità della prosa, la costruzione paratattica che conferisce chiarezza, evidenza e incisività al racconto.

“E’ per il mio bene. Una frase velenosa. Ma suona bene. So che quella frase non è mai stata di buon auspicio. Da allora ha peggiorato la mia situazione di minorenne. Bisognerebbe guardarsi alle spalle quando si ascoltano simili diktat. Quando si è ostaggi del bene. Prigionieri del bene. Il bene del popolo. Frasi da regime. Esco dalla casa con una valigia e la cartella di scuola. Sono consegnata ad altri. Per il mio bene.” p.40

“La moglie si priva di tutto, anche di se stessa. Ha sgranocchiato il suo corpo, lasciando i denti lunghi, quando li mostra. E’ secca, puritana e flagellatrice. E’ stata la prima persona a osservare la figlia di Johannes con la lente del disprezzo. E’ abissalmente cortese. I capelli raccolti in un grumo, uno chignon sulla nuca. Gli occhi madidi di carità rapace. Sempre gentile. Chi ci condanna è comprensivo. Come lei. Comprende i peccatori. Una furia selvaggia contro i peccatori, trattenuta, senza esplosioni e senza remissione. Comprensione altamente dolorosa. Lei è oltraggiata dai mali dell’umanità. E incarna l’oltraggio in un vanaglorioso ritegno. Nel tono di voce del malaugurio, del lamento e dell’accettazione.” p.22

Scopro la scrittrice amica di Ingeborg Bachmann, moglie di Roberto Calasso e consulente per i testi di Franco Battiato. Confermo, così, la convinzione che siamo anche quello che diventiamo attraverso le relazioni.

Esse proteggono, rinforzano, danno permessi. La prosa della scrittrice di talento e di ispirazione diviene come lama che osa penetrare nelle zone segrete dei ricordi, dei sogni e delle attese.

La comprensione è sprofondare. La ricerca è scavare nelle piccole azioni nevrotiche. La pace è raccontare e descrivere.

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