Terremoto Terremoto

Terremoto

Letteratura italiana

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Ci fu un silenzio e poi un alito caldo e costante contro la schiena, un vento forte e secco che soffiava dal deserto spingendomi verso la città e il suo oceano. Mi toccava, muovendosi in tante direzioni contemporaneamente, sfiorandomi le tempie. Avevo già sentito quella brezza, avevo visto quella luce e sapevo cos'era: il luminoso invisibile. Questa volta feci come aveva detto Max. Non cercai di afferrarlo, non mi concentrai né provai a capirlo. Lo lasciai splendere. Ecco poche righe che contengono tutte le parole del romanzo di Eugenia: cielo, luce, vento, città, oceano, splendore. Mancano però le parole amore, rabbia, terremoto che costelleranno le avventure della nostra imprevedibile protagonista. Eugenia si catapulta, adolescente romana con la sua famiglia "che non fa mai le cose come si deve", in una zona decisamente ruvida di Los Angeles, agli inizi degli anni '90. Attraverso i suoi occhi stupefatti vediamo accumularsi l'amore, la droga e gli eccessi, le amicizie travolgenti e delicate, l'affiorare di una coscienza politica. E poi Los Angeles con una natura selvaggia che affiora dai marciapiedi, dalla terra che trema, dispersa e fluttuante in un disordine alieno di strade e persone. E come un rombo di un aereo intercontinentale lontano nel cielo, la coscienza di Eugenia, con il suo linguaggio emotivo e psichico unici, agisce e sgretola impietosamente il falso mito di un'America idealizzata, dove tutto è in vendita.



Recensione della Redazione QLibri

 
Terremoto 2017-10-03 15:56:24 Chiara77
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Chiara77 Opinione inserita da Chiara77    03 Ottobre, 2017
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La disperazione di un'adolescente

Eugenia ha quindici anni quando i suoi genitori decidono di trascinarla via da Roma e dal suo mondo per portarla a Los Angeles. Il padre, Ettore, assecondato dalla moglie Serena, persegue uno strampalato sogno di raggiungere il successo come regista e per realizzarlo, ovviamente deve andare negli Stati Uniti, nella città dove si trova Hollywood. Così trascina la famiglia in questa avventura, che appare subito assurda alla protagonista e voce narrante del romanzo, Eugenia, a suo fratello Timoteo e all'improbabile nonna, che infatti dopo qualche mese negli USA se ne tornerà a Roma.

Eugenia arriva a Los Angeles nella primavera del 1992: in città c'è stata da pochissimo la rivolta dei Riots. Il testo ci parla un trasferimento forzato, della difficoltà di una ragazzina ad ambientarsi in un Paese straniero, con una lingua, usi e costumi diversi da quelli a cui era abituata. La realtà in cui deve vivere Eugenia è molto lontana rispetto a quella italiana: la giovane passa dal liceo di Roma, dove c'erano 200 studenti, allo sterminato campus statunitense dove ce ne sono 4.000; non può vestirsi con abiti di determinati colori perché potrebbe essere associata ad alcune gang; non conosce nessuno, non c'è un gruppo di immigrati italiani a cui affiliarsi.
Questo romanzo però secondo me non racconta soltanto la cronaca di uno sradicamento, anzi, a mio parere è solo la cornice della vera storia. A questo riguardo ho trovato l'incipit significativo.

“ Stavo guardando mia nonna, seduta a gambe incrociate e tette nude sulla spiaggia di El Matador, a Malibu, quando mi ricordai che da piccola io e lei pomiciavamo. Lei tirava fuori la lingua e io gliela dovevo leccare. Lo chiamava il gioco del lingua a lingua. Un raviolo molliccio le usciva di colpo dalla bocca in cerca di compagnia. Non potevo dirle di no. L'odore della sua saliva mi repelleva e il gioco non mi piaceva, ma mi era stato detto di farlo lo stesso perché lei era vecchia e io bambina. Andammo avanti così fino ai miei otto anni. La visione dei suoi seni nudi e penduli sulla spiaggia, quel giorno, mi sembrò fuori luogo come la sua lingua nella mia bocca anni prima. Era sempre tutto così nella mia famiglia. Non facevano mai le cose come si deve.”

Non è tanto il trasferimento da Roma a Los Angeles a provocare nella protagonista (e di conseguenza nel lettore) disgusto e riprovazione: è la famiglia di Eugenia. In particolare il padre e la madre, totalmente incapaci di essere genitori ma presi soltanto dal loro egoismo sconfinato.
Eugenia è un'adolescente in cerca di attenzione e presenza, di amore e cure che i genitori le negano. Certo, abitano nella stessa casa, non la picchiano, non abusano di lei: ma sono completamente assorbiti da se stessi, non si accorgono nemmeno del profondo disagio in cui si trova a vivere la figlia. La ragazza attraversa un periodo di disperazione in cui attua comportamenti autodistruttivi e pericolosi, fa delle esperienze degradanti e tristissime alle quali riesce a sopravvivere. Cresce e riesce comunque a provare amicizia, amore, a realizzare obiettivi a cui tiene.

Il libro di Chiara Barzini è un romanzo di formazione particolarmente amaro, inquietante, cupo, angosciante, ma anche potente e coinvolgente. Una lettura che lascia il segno e non lascia indifferenti.
L'autrice ha scritto il testo in inglese e in seguito lo ha tradotto in italiano, infatti “Terremoto” è stato pubblicato anche negli Stati Uniti, con il titolo “Things that happened before the earthquake”.

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Terremoto 2018-01-27 09:33:38 ornella donna
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ornella donna Opinione inserita da ornella donna    27 Gennaio, 2018
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Il sogno americano degli anni '90

Eugenia, adolescente romana catapultata in Florida, è la protagonista del libro di Chiara Barzini, Terremoto. Il testo è stato pubblicato prima in America, poi in italiano. Fatto editoriale alquanto curioso.
Nell'agosto del 1992, Eugenia con la sua famiglia, è costretta dal padre, che vuole girare un film, a trasferirsi a Los Angeles, un posto dove:
"è sempre estate".
Si trasferiscono alla San Ferdinando Valles, e il passaggio è, per l'adolescente, abbastanza traumatico. Il primo giorno di scuola è devastante, si accorge di essere totalmente diversa dagli altri, e dopo aver perso la verginità in un cimitero indiano con un suo compagno pellerossa, che fuma marijuana e un di peytate, il salto nel sesso occasionale e nella droga è una tappa obbligata. Si veste con "un costume di gomma" immaginario che nelle sue intenzioni dovrebbe renderla impermeabile al mondo che la circonda. Unico modo per sopravvivere alla realtà.
"il mio nuovo costume di gomma era l'accessorio perfetto per affrontare paure, cambiamenti e smarrimento, aveva anche un cappuccio che funzionava da casco. Potevi sbattere la testa contro un muro e non sentire nulla. Comincia ad affrontare le giornate come se fossero quei sogni in cui hai gli occhi aperti ma vedi male.".
Il terremoto, che dà il titolo al romanzo, è quello del 1994, di magnitudo 6,7, simbolo di ciò che avviene, intimamente, in Eugenia, i suoi continui crolli nella sua identità fino a trovare nel caos di Los Angeles la sua vera essenza e la voglia di ricominciare. La cornice che fa da sfondo è il sogno americano, quell'ossessione che vede l'America come terra di ricchezza e di fortuna, che ha attirato milioni di persone, e che l'autrice tratteggia con innata sapienza. L'impatto è forte e poco positivo, ma importante. Un libro giocato a più livelli, la fotografia della realtà viva e pulsante dietro la chimera di un sogno.

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