Narrativa italiana Romanzi Un bene al mondo
 

Un bene al mondo Un bene al mondo

Un bene al mondo

Letteratura italiana

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Un bene al mondo racconta di un paese sotto una montagna, a pochi chilometri da un confine misterioso. Un paese come gli altri: ha poche strade, un passaggio a livello che lo divide, e una ferrovia per pensare di partire. Nel paese c'è una casa. Dentro c'è un bambino che ha un dolore per amico. Lo accompagna a scuola, corre nei boschi insieme a lui, lo scorta fin dove l'infanzia resta indietro. E ci sono una madre e un padre che, come tutti i genitori, sperano che la vita dei figli sia migliore della loro, divisi tra l'istinto a proteggerli e quello opposto, di pretendere da loro una specie di risarcimento. Ma nel paese, soprattutto, c'è una bambina sottile. Vive dall'altra parte della ferrovia, ed è lei che si prende cura del bambino, lei che ne custodisce le parole. È lei che gli fa battere il cuore, che per prima accarezza il suo dolore. Un bene al mondo è una storia d'amore e di crescita di un'intensità e di una poesia travolgenti. È una storia universale, perché racconta quanto può essere preziosa la fragilità se non la rifiutiamo. Basta cercarsi su una mappa, disseminare parole per trovarsi, provare altre strade e magari perdersi di nuovo.



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Un bene al mondo 2018-03-09 05:02:40 evelyn73
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evelyn73 Opinione inserita da evelyn73    09 Marzo, 2018
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una prosa come quella di Bajani è rara

Sicuramente una storia molto triste, per l' enorme sofferenza del personaggio, sempre accompagnato dal dolore, ignorato da tutti, fino a che una bambina non coglie/accoglie quel dolore; la prima parte mi è più chiara, mi è parso di cogliere la presenza di una madre molto depressa, che non ha mai considerato il figlio, e un padre violento ... si trova la tensione del protagonista tra volontà di agire per riscattarsi, cambiare la propria condizione, e il rimanere passivi a crogiolarsi nella propria condizione; risalta l'individuazione di un posto dove sentirsi più sereno lasciando sfogare il dolore (bosco) ; il rifugio nella fantasia ... la seconda parte mi è meno chiara, è il cammino verso il divenire adulti, meno coinvolgente rispetto alla parte precedente; non so, mi ha un po' delusa questo Bajani; resta però una prosa incantevole e dolcissima, quasi da trattenere il fiato per le emozioni suscitate dalle parole sapientemente unite a creare un'atmosfera per cui è valsa la pena immergersi in questa breve lettura !

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Un bene al mondo 2018-01-20 10:28:28 Antonella76
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Antonella76 Opinione inserita da Antonella76    20 Gennaio, 2018
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C'era una volta un dolore...



C'era una volta Andrea Bajani...
che, con grande delicatezza e poesia, scrisse una storia.
Una storia di crescita.
Una fiaba bellissima e tristissima che racconta di un bambino e del suo dolore, un dolore che lo accompagna ovunque come un fedele amico a quattro zampe, e di una bambina sottile che gli fa battere il cuore.
Ci sono anche gli adulti con le loro ferite e le loro inadeguatezze, gli sguardi vuoti, i cibi senza sapore, e i loro dolori aggressivi, invadenti...oppure morti.
Sì perché i dolori vanno accuditi, altrimenti possono diventare pericolosi.
C'è un paesino con le sue case, la piazza, l'asilo, la chiesa, il cimitero, il bosco e una ferrovia...una ferrovia che porta lontano, dove l'infanzia finisce.

Una storia talmente semplice da risultare complicatissima.
"Semplice" perché la narrazione lo è, nelle favole deve essere così...
Il linguaggio è basico, le parole sono usate per rappresentare le cose nella loro essenza.
Tutto trasuda purezza...
Eppure è tutto metafora, un mezzo per portarci altrove, in quell'altrove che esiste in ognuno di noi e che troppo spesso abbiamo paura di affrontare.
"Difficile" perché affronta un tema tale nella sua essenza: la vita...la vita e la nostra capacità di accettare il dolore, coccolarlo, allevarlo, nutrirlo, non avere timore di mostrarlo al mondo, né di lasciarlo andare quando sarà il momento.
O di lasciare la porta aperta, per quando vorrà tornare. 

Bajani è bravissimo a farci cadere completamente in questa dimensione fiabesca, facendoci dimenticare il confine tra il reale e l'astratto, tra il concreto e l'allucinatorio, non riuscendo più a scindere il concetto di dolore da quello di cane (anche se la parola "cane" non è mai menzionata).

Ma, esattamente, di cosa parla questo libro?
Io non lo so.
Non so dirlo a parole, perché le parole giuste per spiegarlo le ha usate tutte lui.
Ma so che leggendolo scoprireste anche voi quello che ho scoperto io:
...ho scoperto che a volte le parole, quando cadono a terra, si rompono.
...ho scoperto che un dolore senza padrone è come un pensiero che non pensa nessuno, come una bicicletta legata a un palo per sempre.
...ho scoperto che chiunque va via lascia sempre a chi resta un altro identico a sé.
...ho scoperto che, per un bambino, il pianto del padre è il punto in cui il mondo si spezza.
...ho scoperto che le virgole sono come il battito delle ciglia, fanno riposare un istante le cose dall'essere sempre guardate.
Ma soprattutto... ho scoperto che l'amore prende la forma che noi gli diamo da bambini, e poi, per tutta la vita, cercheremo la persona capace di rientrare esattamente in quella formina, tipo quelle che si usano d'estate, sulla sabbia.  

Un libro sorprendentemente bello.

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