Narrativa straniera Classici Il piccolo principe
 

Il piccolo principe Il piccolo principe

Il piccolo principe

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A cinquant'anni dalla pubblicazione negli Stati Uniti del libro, "Il Piccolo principe" è divenuto un longseller internazionale, un testo-chiave di formazione. Antoine de Saint-Exupéry, il suo autore, era un aviatore e un umanista: adorava volare e s'interessava agli uomini. Qualche mese dopo l'apparizione del suo capolavoro, scomparve in aereo sul Mar Mediterraneo. Ma la favola del ragazzino dai capelli d'oro continua.



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Il piccolo principe 2022-01-18 17:13:54 Antonella76
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Antonella76 Opinione inserita da Antonella76    18 Gennaio, 2022
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Non mi ha addomesticato...



Ci sono libri di cui si sa già tutto anche senza averli letti, perché sono dei classici, perché le loro frasi più importanti le puoi leggere un po' ovunque (anche e soprattutto dove non dovrebbero essere), perché dividono i lettori a metà, tra chi li ama follemente e chi li trova insignificanti, e questo ti fa un po' passare la voglia di affrontarli.
Ecco, "Il Piccolo Principe" è sicuramente uno di questi.
Libro della vita per alcuni, aria fritta per altri.

Poi però arriva tua figlia, di 8 anni, e ti chiede di leggerlo insieme... la sera, a letto, abbracciate.
E come dirle no? ????
Risultato... ho adorato leggerlo "con lei", ma il libro in sé a me non è piaciuto mica poi tanto, lei (nonostante io cercassi di spiegarle tutte le metafore e gli insegnamenti celati) non l'ha capito del tutto o quantomeno non mi è sembrata entusiasta.
Noiosetto lo è eh, a qualsiasi età.

Credo che il problema risieda proprio nel fatto che si presenti in maniera troppo semplicistica per un adulto e troppo difficile (nei contenuti) per un bambino.
Attenzione, non ho detto che sia un libro semplice eh (già vedo orde di persone pronte a linciarmi per avermi fraintesa), ma che la sua impostazione sia quella tipica di un libro per bambini, quindi lineare, con frasi semplici, brevi ed elementari, con molti dialoghi, per poi rivelarsi un libro di filosofia.
Filosofia un po' spicciola però (ecco arrivare le orde... ????)

Sinceramente, non dico che sia brutto, forse, semplicemente, non è il genere di letteratura che fa per me, preferisco altro.

Vabbè, com'è è come non è, adesso l'ho letto e comunque sono contenta di averlo fatto.

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Il piccolo principe 2020-10-05 08:46:04 Anna_
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Anna_ Opinione inserita da Anna_    05 Ottobre, 2020
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La rosa, la volpe e i baobab

Favola moderna dai tratti autobiografici, "Il Piccolo Principe" è uno dei libri più letti e venduti al mondo, vanta centinaia di traduzioni tra cui anche quelle in vari dialetti italiani (in napoletano, salentino, milanese per citarne alcuni). Pubblicato per la prima volta in lingua inglese nel 1943, in Francia uscì dopo la scomparsa del suo autore.
Saint-Exupéry lo dedicò ad un suo grandissimo amico, Leon Werth, scrittore ebreo francese, che non riuscì a fuggire dalla Francia prima dell'arrivo dei nazisti. Come lo stesso Saint-Exupéry ha sottolineato, il suo racconto è più propriamente dedicato "al bambino che questa grande persona è stato", con ciò indicando i bambini come i lettori principali ma non unici del suo libro.

Sin dall'inizio si coglie un tratto autobiografico: il Narratore- protagonista è un pilota che, a seguito di un'avaria, si ritrova nel deserto del Sahara e la sua prima preoccupazione è riparare al più presto il motore prima che la sua riserva di acqua si esaurisca; analogo incidente era capitato nel 1935 a Saint-Exupéry, infatti volare e scrivere sono sempre state le due più grandi e inscindibili passioni dell'autore.
Nel deserto il Narratore-aviatore (l'adulto) incontra il Piccolo Principe (il sé bambino): la contrapposizione dei due mondi, quello degli adulti e dei bambini, attraversa tutto il racconto e già dalle prime pagine emergono alcuni messaggi del libro: diventando adulti si perdono la curiosità, la fantasia e la creatività tipiche dei bambini e gli adulti, con il loro modo razionale e pratico, finiscono con lo scoraggiare i bambini. Tale infatti era stata l'esperienza del Narratore che a sei anni aveva mostrato ad alcuni adulti due disegni di un boa che aveva ingoiato un serpente ma in entrambi i casi gli adulti vi avevano visto sostanzialmente un cappello scoraggiando così ogni interesse del bambino per il disegno.
Il Piccolo Principe invece no, lui riesce a comprendere quel disegno e a vedere poi una piccola pecora che dorme in quella che al primo impatto è una cassetta con tre fori. Questo perché "L'essenziale è invisibile agli occhi", proprio come poi confiderà la volpe al Piccolo Principe.

Ma esiste davvero il Piccolo Principe? Da dove arriva? Ai grandi, affinché credano alla sua esistenza, non basterà sapere che era bellissimo e voleva una pecora, loro vorranno dati certi e perciò il Narratore precisa e descrive da dove viene il Piccolo Principe, dall'asteroide B 612.

Insieme a questo piccolo ometto, noi lettori compiamo un viaggio in cui tutto è metafora di qualcosa e porta un messaggio (a volte ovvio ma non poi così tanto visto che nella realtà sovente noi grandi ce ne dimentichiamo).
Così è per il deserto quale luogo di smarrimento, sia per il Narratore-pilota sia per il Piccolo Principe, ma anche luogo di ritrovamento di se stessi.
Alla rosa, bella, delicata, vanitosa, si ricollega l'unicità di un rapporto che è tale non per la bellezza del fiore quanto per la cura e la dedizione che il Piccolo Principe le dimostra e per il fatto che lei profumi il suo pianeta; un legame di cui lui però non è ancora consapevole, ha difficoltà nel gestire il suo rapporto con lei, come confiderà poi al serpente, e per questo parte per un viaggio che, tuttavia, si rivela necessario alla sua crescita personale.
I baobab, semi cattivi che ogni giorno il Piccolo Principe estirpa dal suo pianeta prima che diventino alberi grandi perché "un baobab se si arriva troppo tardi, non si riesce più a sbarazzarsene", ben possono rappresentare le emozioni negative dell'animo umano, tristezza e rabbia finanche le paure; altri affermano che Saint-Exupéry con i baobab intendesse riferirsi alla minaccia del Nazismo.
Gli stessi umani che il Piccolo Principe incontra nel suo viaggio mettono in risalto difetti del mondo degli adulti: l'illusione del potere e dell'autorità (il re); la maggiore importanza data all'apparire e non all'essere (uomo vanitoso); l'avidità (uomo d'affari); la corsa contro il tempo (mercante di pillole).

L'incontro con la volpe, che qui non è il tradizionale animale furbo ma si rivela saggio, è determinante per il Piccolo Principe: è da lei che questo ometto imparerà il vero significato dell'amicizia e dell'unicità del suo legame con la rosa; addomesticare, gli spiegherà la volpe, significa creare legami, diventare "unico al mondo per qualcuno" ma perché ciò avvenga sono necessari la pazienza e i riti. E anche quando un'amicizia finisce, non occorre piangere per questo, occorre pensare al legame affettivo che si è creato e che di certo ci arricchisce proprio come avviene per la volpe con il suo piccolo amico. "Vedi, laggiù in fondo, dei campi di grano? Io non mangio il pane e il grano, per me è inutile. I campi di grano non mi ricordano nulla. E questo è triste! Ma tu hai dei capelli color dell'oro. Allora sarà meraviglioso quando mi avrai addomesticato. Il grano, che è dorato, mi farà pensare a te. E amerò il rumore del vento nel grano..."

Durante il suo viaggio il Piccolo Principe maturerà il sentimento di rimorso per aver abbandonato la sua rosa, per averla giudicata dalle sue parole e avrà desiderio di tornare a casa: desiderio per il quale lo aiuterà il serpente.

Ad una tenace curiosità, tipica dei bambini, che lo porta a porre continue domande e ad insistere per avere delle risposte, il piccolo ometto contrappone una certa ritrosia nel rispondere a quelle che invece gli vengono poste, e talvolta (altro aspetto autobiografico) arrossisce; la sua figura può non trovare unanimi consensi: a qualche lettore può suscitare tenerezza ad altri può venire a noia. Io mi sento parte dei primi e consiglio questa lettura.

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Il piccolo principe 2020-02-25 22:50:45 cristiano75
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cristiano75 Opinione inserita da cristiano75    26 Febbraio, 2020
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Eppure non mi dice nulla

Le cose son due: o della mia infanzia non mi è rimasto nulla oppure questo breve racconto è uno dei libri più sopravalutati della storia.
L'ho letto almeno tre volte nell'arco di diversi anni e momenti della vita e tutte le volte non mi ha mai suscitato sentimento alcuno. Nessuna emozione nulla di nulla.
Eppure non credo di aver avuto una infanzia o una adolescenza particolarmente traumatica o vuota.
Non mi sono mancati fantasia e immaginazione, eppure quando apro questa opera, così famosa e conosciuta, proprio non riesco ad immedesimarmi nei personaggi e nei disegni dell'autore.
Trovo piatta tutta la narrazione, ripetitiva, senza particolari slanci di immaginazione.
E poi ma perchè sto piccolo principe deve sempre essere biondo e bianco come la neve?
Non potevano disegnare un bel bimbetto nero con i capelli scuri?
Tutte immagini stereotipate, convenzionali.....il serpente cattivo, la volpetta simpatica, l'uomo d'affari triste e sconsolato.....e vabbè sotto con altri clichè.....

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Il piccolo principe 2019-04-28 16:26:54 leogaro
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leogaro Opinione inserita da leogaro    28 Aprile, 2019
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Pura poesia in prosa

Un pilota di aerei, precipitato nel deserto del Sahara, sta cercando di riparare il guasto quando incontra un bambino che gli chiede di disegnargli una pecora. Stupito dalla richiesta, il pilota inizia a parlare col bambino.

Poco alla volta, emerge che il ragazzino è un Piccolo Principe proveniente dal minuscolo asteroide B612, in cui abita insieme ad una piccola e vanitosa rosa. In questo asteroide il terreno è infestato di semi di baobab: frequentemente spuntano piccole piantine che il Principe deve continuamente estirpare, per evitare che crescano troppo e invadano l’asteroide con le loro radici. Un giorno, dal terreno era spuntata una delicata piantina di rosa che, fin dall’inizio, aveva manifestato molta vanità ed un carattere scorbutico: il Piccolo Principe si era da subito preso cura di lei, proteggendola dal vento e dal freddo, ma soffrendo per via del suo brusco carattere, fino a decidere di partire e lasciarla sola. Così, ora il Piccolo Principe ha un disperato bisogno di una pecora, che divori gli arbusti di baobab prima che possano soffocare il suo pianeta: temendo, però, che la pecora possa mangiare la sua rosa, chiede al pilota di disegnare anche una museruola per l’animale!

Il Piccolo Principe racconta il viaggio nello spazio che lo ha portato fino alla Terra, compresi gli strani personaggi incontrati in ogni tappa. Sull’asteroide B625 viveva un vecchio re solitario che dava soltanto ordini ragionevoli, così da essere sempre ubbidito. Sul pianeta vicino, viveva un vanitoso che voleva sempre essere ammirato. Proseguendo nel viaggio, il Piccolo Principe aveva incontrato un ubriacone, che addirittura beveva per dimenticare la vergogna di bere! Poi un uomo d'affari, che passava i giorni a contare le stelle credendo fossero tutte sue. Sull’asteroide B628 c’era un lampionaio, che accendeva e spegneva il lampione del suo pianeta ogni minuto. Infine, sul pianeta B630, un geografo lavorava ad una cartina geografica senza avere alcuna idea di come fosse fatto il suo pianeta, poiché non disponeva di esploratori da mandare in giro a studiare il territorio. Proprio il geografo aveva consigliato al Piccolo Principe di visitare la Terra, sulla quale il bambino era finalmente giunto.
Da ogni bizzarro personaggio, il Principe aveva imparato qualcosa sui vizi delle persone adulte: provava un briciolo d’ammirazione solo per il lampionaio, l'unico a non svolgere un lavoro solo per se stesso.
Il suo primo incontro, nel deserto del Sahara, era stato con un serpente giallo. Proseguendo il viaggio, il Piccolo Principe aveva trovato una gran quantità di roseti: aveva così scoperto che il suo scontroso fiore non era affatto, com’egli credeva, l’unica rosa dell’universo e ne era rimasto deluso.
Di lì a poco era comparsa una volpe, che gli aveva chiesto di essere addomesticata per poter diventare sua amica: “Se vuoi un amico, addomesticami“, gli dice, seppur “…si arrischia di piangere un poco, se ci si è lasciati addomesticare. “. La volpe aveva parlato a lungo col Piccolo Principe, spiegandogli la sua concezione dell’amicizia e dell’amore. Seguendo i discorsi della volpe, il Principe aveva compreso che la sua rosa non era speciale poiché unica nell’universo, ma lo era diventata perché era l’unica che lui amasse e alla quale aveva dedicato tanto tempo con sincero affetto: “È il tempo che tu hai perduto per la tua rosa che ha fatto la tua rosa così importante”. Capito il profondo sentimento per il suo fiore, il Piccolo Principe s’era deciso a tornare da lei. Prima di salutarsi, la volpe gli aveva rivelato anche il suo segreto per trovare amore e amicizia: “Non si vede bene che col cuore. L'essenziale è invisibile agli occhi”.

Giunto ormai l’anniversario del suo arrivo sulla Terra, il Piccolo Principe si sente solo: “Si è un po' soli nel deserto...si è soli anche con gli uomini“. Ma, nella sua saggezza ingenua e profonda, capisce di voler tornare dalla sua rosa: “Solo i bambini sanno quello che cercano. Perdono tempo per una bambola di pezza e lei diventa così importante che, se gli viene tolta, piangono.” Separandosi dal pilota, con un gesto che non mancherà di suscitare commozione nel lettore (non è spoiler!), il Principe gli lascia il suo sorriso, la sua concezione dell’amicizia e dell’amore ed un mare di stelle da guardare: lassù, da qualche parte, ancora oggi il Piccolo Principe si starà prendendo cura della sua rosa.

Libro profondo, in più parti commovente, che racconta i sentimenti universali con naturalezza e semplicità. Piacevolissima lettura per i bambini, intensa scoperta da adulti. L’autore ci guida, con le parole del Piccolo Principe, a riscoprire cosa sia davvero essenziale nella vita, con delicate immagini e parole libere dai preconcetti e dalle sovrastrutture degli adulti che, per riscoprire se stessi, dovrebbero leggerlo almeno una volta nella vita: “Tutti i grandi sono stati bambini una volta (ma pochi di essi se ne ricordano)”.

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Il piccolo principe 2016-06-09 07:23:38 Mian88
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Mian88 Opinione inserita da Mian88    09 Giugno, 2016
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Non soltanto occhi, ma anche tanto cuore

Antoine Jean-Baptiste Marie Roger de Saint-Exupéry nasce a Lione il 29 giugno 1900 da una famiglia aristocratica composta dal conte Jean de Saint-Exupéry, ispettore delle assicurazioni, e da Marie Boyer di Fonscolombe, pittrice. Orfano di padre sin dall’età dei quattro anni, l’autore si innamorò dei cieli nel 1912, all’aeroporto di Ambérieu sull’apparecchio del pilota Védrines. E se da un lato Exupéry portava avanti il sogno di diventare pilota conseguendo nel 1921 prima il brevetto per gli aerei civili e di poi per quelli militari, nel contempo scriveva. Vola il nostro eroe, vola. Vola sino a quando il 1939, tornato in patria per partecipare con i suoi compatrioti al Secondo Conflitto Mondiale, viene dichiarato non idoneo dal competente distretto militare. Riuscito comunque a farsi arruolare dal Gruppo di Grande Ricognizione Aerea 2/33, continuò a dedicarsi all’arte dello scribacchiare, descrivendo in “Pilota di Guerra”, 1941, le imprese pericolose che lo avevano visto partecipe. Non si stancò mai di avere le ali Antoine, l’entrata in guerra degli Stati Uniti gli permise di tornare all’azione tanto che, nonostante i divieti e i continui incidenti, il 31 luglio 1944, partì in missione con l’obiettivo di sorvolare la regione di Grenoble-Annency, per non fare più ritorno. Da quel momento fu infatti dato per disperso e di lui non si seppe più alcunché.
Questa piccola premessa sulla vita dell’autore si è resa necessaria per evidenziare alcune delle forti assonanze tra realtà e finzione. “Il piccolo principe” è di fatto un racconto autobiografico che per alcuni, rappresenta, anche un’anticipazione di quello che è l’epilogo per il piccolo ometto e il grande pilota.
Molteplici le concomitanze. Come il giovane rampollo dai capelli color grano soleva arrossire invece di rispondere a situazioni di leggero imbarazzo, così Antoine tendeva a fare altrettanto. Esattamente come il narratore Saint-Exupéry fu pilota occupandosi in primo luogo del trasporto di lettere ai civili e di poi del settore militare, ed ebbe davvero una grave avaria nel deserto del Sahara nel 1935, incidente dal quale fu miracolosamente salvato in punto di morte per la sete dagli indigeni del luogo. Il bambino che gli si presenta nel deserto, dunque, non è altro che un’altra faccia di se stesso, di quel se stesso che in tenera età fu scoraggiato dagli adulti a coltivare la sua passione per il disegno perché “chiaramente” in quell’elefante ingoiato da un boa non vi era nient’altro che un cappello. Dalla morte del padre lo scrittore assapora il gusto della malinconia, della solitudine, impara a vivere in quel piccolo mondo costituito da una sola stella e quarantatre tramonti, perché un bimbo un po’ solo, come qualunque uomo, ha bisogno di crearsi degli incontri da poter attendere, ha necessità di dilatare la durata del giorno così da accumularne il più possibile. Inoltre, poiché i sei anni, sono l’età in cui il mondo si rivela senza limiti dovendo abbandonare la bellezza di una rappresentazione grafica per abbracciare quella della scrittura, Antoine-piccolo principe deve lasciare la sua rosa esigente ma essenziale perché solo così può prendere coscienza della diversità e vastità del mondo-universo, degli altri pianeti e dunque delle altre realtà che esistono oltre la sua. Ciascuna dimensione che incontra è difficile da capire, proprio come la scrittura che si sostituisce al disegno, perché gli adulti con cui di volta in volta si approccia, sono dimentichi della loro infanzia, hanno abbracciato una ragione che li ha allontanati da quello che erano.
Chi meglio di un infante sa cos’è la solitudine che poi di fatto ci trasciniamo dietro anche da grandi? Nessuno. Ecco perché, per cercare consolazione, l’ometto, quando era sulla stella contemplava i suoi quarantatre tramonti ed ecco perché quando ha salutato la sua amata e cara rosa ha comunque continuato a pensare a lei. Per questo il piccolo principe non ha paura, per questo egli trasmetterà a quel pilota così preso dall’avaria del motore, quello che il deserto gli ha insegnato. Gli narrerà di quel serpente che gli ha spiegato che certe volte ciò che sembra un male, può servire a far del bene, gli racconterà di quella volpe che gli ha rivelato come le amicizie possano essere tante ma sempre uniche, gli ricorderà di quando anche lui, ormai persona matura, guardava non con gli occhi ma col cuore riuscendo ad immaginare quella pozza miraggio dove l’acqua è nettare, per poi infine offrirsi alla morte quando ormai il desiderio del fiore è diventato troppo forte per potervi resistere ancora. Un racconto, che da visione diventa confessione. Una storia il cui finale combacia esattamente con quel desiderio del francese di vivere volando, aspirazione che ai suoi quarantaquattro anni volevano impedire. Che sia stato un incidente, che sia stata una resa volontaria non lo sapremo mai, ma qualsiasi sia stata la sua sorte o la sua volontà, Exupéry ci ha lasciato una parte di sé, un dono inestimabile che ciascuno, una volta letto, potrà custodire nel cuore e farne tesoro.
A prescindere dalle coincidenze/armonie con la biografia dell’uomo, “Il piccolo principe” è un concentrato di valori, di principi che nella società moderna sono troppo spesso dimenticati. L’amicizia, l’affetto per gli altri esseri viventi, l’essenzialità delle cose, l’imparare a conquistarsi la fiducia del prossimo, la solitudine quale chiave per vivere con se stessi ed aprirsi al mondo, e molto altro ancora, sono solo alcune delle peculiarità che troverete in questa lettura. Sono solo alcuni dei lasciati che questa vi regalerà. Perché ognuno di noi, osservando un determinato oggetto, respirando un determinato profumo, ripensando ad un luogo quasi dimenticato, riporta alla mente ricordi e persone che magari credeva obliate perché entrate anche solo per un breve periodo nella sua/nostra vita, ma che eppure, hanno lasciato una traccia indelebile. Sentimenti, ricordi, ed emozioni, le nostre, che danno forma al mondo colorandolo delle tinte più variegate, a seconda di quel che ci sussurra il cuore.

«Tu, fino ad ora, per me, non sei che un ragazzino uguale a centomila ragazzini. E non ho bisogno di te. E neppure tu hai bisogno di me. Io non sono per te che una volpe uguale a centomila volpi. Ma se tu mi addomestichi, noi avremo bisogno l’uno dell’altro. Tu sarai per me unico al mondo, e io sarò per te unica al mondo»

«Bisogna esigere da ciascuno quello che ciascuno può dare»

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Il piccolo principe 2016-06-08 13:03:56 C.U.B.
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C.U.B. Opinione inserita da C.U.B.    08 Giugno, 2016
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Non tutti i boa senza appetito son cappelli

C’era una volta un uomo che amava scrivere, ma soprattutto volare. Fu cosi’ che si arruolo’ come pilota e nel luglio del 1944 parti’ per l’ennesimo volo, da cui mai piu’ fece ritorno.
Ancora oggi le sorti del relitto sono avvolte nel mistero. Forse, semplicemente, Antoine si lascio’ mordere da un serpentello velenoso e abbandono’ negli abissi il corpo pesante, per raggiungere in leggerezza il suo piccolo pianeta.
Anni prima del malcapitato evento, era notte quando lo sfortunato precipito’ in un deserto a duecento chilometri dal Cairo, un paesaggio tristissimo e bellissimo. Un luogo dove l’orizzonte e’ sempre il medesimo, dove la vita e’ piu’ rara. Dove tra il fruscìo della sabbia e il tintinnio di milioni di stelle la solitudine sussurra che una sola rosa nel proprio mondo non fa poverta’ di rose, ma fa il fiore raro e speciale, delicato, a rischio di estinzione con quelle poche spine che indossa come unica difesa.
Quando l’acqua scarseggia e si sente la vita sfuggire sarebbe bello avere un amico, un piccolo principe biondo che che non dà pace finche’ a domanda non segue risposta.
Poi ne converrete , se la temperatura scende e si fa rigida, ammorbidire i termini aiuta ad intiepidire le membra tremanti. Giunge il momento in cui una volpe ti insegna che addomesticare non significa per forza domare. Puo’ essere un passo gentile e cauto che giorno dopo giorno avvicina due specie diverse ed ostili, finche’ quando ci si lascera’ per sempre l’oro del grano sara’ per la volpe un amorevole e malinconico ricordo del piccolo compagno alieno.
Antoine non e’ un personaggio del racconto, ma ne e’ piu’ precisamente l’autore. Queste righe , e’ ovvio, non sono la biografia del medesimo né tanto meno il riassunto del suo libro. E’ solo un miscuglio, un pasticcio, un patchwork a chilometro zero. Quelle frasi che metti insieme senza troppo senso non appena terminata una lettura.
Che la favola di Antoine de Saint – Exupèry sia appetibile a grandi e piccini e’ un pregio, il difetto e’ nella sua brevita’. Il trucco sta nel potere di ogni lettore di dilatare il tempo leggendola lentamente e, magia delle magie, ripensandoci in continuazione.
Buona lettura.

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Il piccolo principe 2016-05-23 08:07:23 Pelizzari
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Pelizzari Opinione inserita da Pelizzari    23 Mag, 2016
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La magia di ridiventare bambini

Ho conosciuto da poco, per lavoro, un grafico che nei mesi scorsi ha ricevuto dal Comune di Salsomaggiore l’incarico di creare un’illustrazione per un parco giochi, ispirata al Piccolo Principe e, sull’onda della splendida immagine che ha creato, ho riletto questo classico che è una vera e propria favola, per bambini e per adulti. Consiglio la lettura dell'edizione originale, che comprende anche piccoli disegni colorati che sono magici, perché col tempo sono diventati un’icona: li vedi ed immediatamente associ loro questo testo. Scritto con una delicatezza commovente. Trasuda bontà ed è un ottimo strumento educativo per parlare ai bambini del mondo, di quanto bene c’è al mondo e di quanto bene le persone si possono fare l’un l’altra. E’ un libro può far scoprire il mondo ai bambini piano piano ed attraverso i suoi vari piani di lettura si può considerare un testo immancabile anche nella libreria di un qualsiasi adulto, perché offre spunti di riflessione, contro la fretta del mondo moderno, contro il cinismo, contro il disfattismo, contro il potere, contro i mali che ci avvelenano un po’ dentro. E’ un libro che aiuta anche l’adulto più insensibile a riscoprirsi meravigliosamente bambino. E questa è una magia.

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Il piccolo principe 2015-09-01 15:38:59 Francj88
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Francj88 Opinione inserita da Francj88    01 Settembre, 2015
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La volpe ed il grano

“E poi, guarda! Vedi, laggiù in fondo, dei campi di grano? Io non mangio il pane e il grano, per me è inutile. I campi di grano non mi ricordano nulla. E questo è triste! Ma tu hai dei capelli color dell'oro. Allora sarà meraviglioso quando mi avrai addomesticato. Il grano, che è dorato, mi farà pensare a te. E amerò il rumore del vento nel grano”.

In poche righe Antoine De Saint-Exupery ha sintetizzato nel modo più semplice e poetico la profondità di un legame d’amicizia, dell’affetto per un altro essere vivente che dà significato e senso al mondo che ci circonda. Perché alla volpe addomesticata, per la quale un campo di grano non ha mai significato niente, esso richiama, ora, il ricordo del suo amico i cui capelli dai riflessi color oro somigliano a quello delle spighe. Così come ad Antoine osservare le stelle ricorda il piccolo Principe e così come credo ad ognuno di noi un determinato oggetto, luogo, profumo, richiama alla mente ricordi di persone entrate nella nostra vita, anche solo brevemente, che sono state in grado tuttavia di lasciare una traccia indelebile. Siamo noi, con i nostri sentimenti a dare forma al mondo e a colorarlo delle tinte che il nostro cuore ci suggerisce. Ma il Piccolo Principe è molto di più, ci parla non solo di amicizia, ma ci fa riflettere sul senso dell’esistenza in generale e sul nostro stare al mondo, sull’importanza di non giudicare dalle apparenze e di riscoprire l’essenza delle cose. Tutti dovremmo provare ogni tanto ad osservare il mondo con gli occhi di un bambino, il che non significa essere ingenui, ma privarsi, per quanto possibile, di quelle sovrastrutture che ci impediscono di esprimere a pieno i nostri sentimenti. Provare a sospendere per un attimo il giudizio ed essere più empatici con ciò che ci circonda, sia esso un essere umano, un animale o un fiore. Questa fiaba moderna parla a chiunque è in grado di coglierne l’essenza.

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Il piccolo principe 2015-02-18 07:52:04 MAZZARELLA
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MAZZARELLA Opinione inserita da MAZZARELLA    18 Febbraio, 2015
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Dagli occhi al cuore...Il piccolo principe

Dicono che “Il Piccolo Principe” sia un libro per bambini, ed infatti io l’ho letto per la prima volta all’età di 10 anni. Mi chiedo quindi, se io a 28 anni mi emoziono ancora leggendo questo libro, perché è considerato tale?
Forse perché l’autore, Antoine De Saint-Exupéry, sapeva che i primi lettori che potevano comprendere davvero il suo libro erano le persone pure di cuore: i bambini. In realtà questo libro non conosce limiti di tempo o di spazio, chiunque ne entra in contatto in qualsiasi arco spazio/temporale ne ricava un significato diverso, poiché non solo è un libro per tutti, ma è per tutta la vita. Probabilmente non tutti sono adatti per leggere questo libro, ma questo libro si adatta a tutto e a tutti.
Io penso che i bambini possono avere lettori di tutte le fasce di età mentre gli adulti, possono esprimersi solo tra i loro simili, tra coloro che hanno dimenticato l’importanza della “semplicità”.
Quando si è piccoli la felicità la si riconosce tutti i giorni, e soprattutto nei gesti più semplici… Tuttavia una volta che la linea sottile tra “piccoli” e “grandi” viene varcata, la capacità di leggere la gioia in ogni respiro viene dimenticata. Il tempo, il denaro, il successo, l’apparire etc sono tutti pesi che gravano sui nostri cuori, offuscando ciò che di più bello ci è stato donato: la vita.
Ecco cosa ci insegna “Il Piccolo Principe”: “ Non si vede bene che col cuore…L’essenziale è invisibile agli occhi”. Noi abbiamo dimenticato che la strada più breve per vedere e per sentire passa per il cuore…
Un libro di amore, di amicizia, di rispetto, di speranza… direi un inno alla vita e ai valori che osanniamo tanto ma che stentiamo a riconoscere... (La rosa del piccolo principe gli profumava il pianeta, ma lui non sapeva rallegrarsene…)
Un viaggio del piccolo protagonista per capire che, per quanto si possa girare il mondo, molto spesso la felicità è il profumo di casa, anche se non ce ne rendiamo conto: il profumo di una rosa, la bellezza di un tramonto, anzi di 1440 tramonti in 24 ore…
Purtroppo a volte, si sa, occorre andare via per comprendere, per crescere, per poter giudicare se stessi (se si giudica bene se stessi è segno che si è veramente saggi). Occorre sentire la mancanza, la nostalgia di ciò che già si aveva per poterne capire bene l’importanza.
Un libro che oltre ad innalzare i sentimenti più nobili, insegna a prendere consapevolezza delle proprie responsabilità. Responsabilizzarsi non verso qualcosa di materiale, bensì verso i legami che nel corso della nostra vita stabiliamo con le persone che incontriamo…(“Tu diventi responsabile per sempre di ciò che hai addomesticato”).
Ormai i rapporti che instauriamo sono superficiali e non ci rendiamo conto che quando abbandoniamo qualcuno gli lasciamo una cicatrice inesorabile… Occorre essere responsabili perciò che addomestichiamo… Occorre essere leali e responsabili per ogni amore, amicizia e conoscenza che la vita ci regala!
Ognuno di noi dona all’altro qualcosa di speciale. Ergo, siate responsabili perciò che vi è stato reso, e dimostrate quanta gratitudine c’è nel vostro cuore per quella piccola “impronta” di amore lasciata sulla spiaggia della vostra vita.
Questo e molto altro è ciò che si può apprendere leggendo questo libro: qualcosa di unico e di straordinario, probabilmente perché è semplice, o forse perché ormai diventato invisibile ai nostri cuori adulti.
Per fortuna Antoine De Saint-Exupéry ce lo rammenta, ed ogni volta che il “Piccolo Principe” viaggia sugli altri pianeti, io intraprendo un viaggio nella mia anima che mi conduce al punto di arrivo e di partenza: il mio cuore.

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Il piccolo principe 2014-09-13 15:17:32 Valerio91
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Valerio91 Opinione inserita da Valerio91    13 Settembre, 2014
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Le corde del cuore

Avete presente quei momenti, quei gesti e quelle parole che una volta vissuti, visti e sentiti, vi causano una stretta al cuore? Entità che infiammano la voglia di vivere, scoprire, gioire, amare?
Questo è "Il piccolo principe".
L'essere umano viene al mondo come una creatura semplice, ingenua ma intenta al bene. La sua predisposizione primordiale è volta alla voglia di vivere una vita che fa dell'amore incondizionato il proprio dogma involontario e imprescindibile.
Potessimo mantenere anche solo in parte quella condizione di cuore e mente! Invece, man mano che cresciamo nelle dimensioni, cresce con noi la nostra freddezza. Quella vita alla quale avevamo regalato tutta la nostra fiducia comincia a darci delle delusioni, esperienze che ci temprano nel dolore e dalle quali usciamo paurosamente indifferenti a tutto quello che aveva avuto importanza, fino a che non sono insorti i problemi. La nostra dedizione a cose complicate e senza importanza cresce di giorno in giorno, mentre le piccole cose vengono messe ai margini.
La risata di un bambino, il piccolo gesto di una persona che amiamo, il profumo di una rosa. Una rosa. Ce ne sono miliardi a questo mondo, così come ci sono miliardi di persone. Il principe ha una rosa, una rosa diversa da tutte le altre; la rosa che lui ha accudito col proprio amore incondizionato e alla quale ha dedicato il suo tempo; la rosa che ha annaffiato e protetto nonostante tutto. Il principe ha una rosa, noi abbiamo persone da amare. Persone che ai nostri occhi appaiono diverse da tutte le altre, persone che dovremmo accudire, persone che dovremmo proteggere nonostante gli errori, gli imprevisti e le paure che ogni santo giorno ci troviamo ad affrontare.
Spesso però non lo facciamo. Abbiamo perso la nostra attitudine fanciullesca e quelle cose che dovrebbero avere maggiore importanza ne hanno meno di altre che, se analizzate a fondo, lasciano il tempo che trovano. I nostri pensieri si arrovellano per futilità e dimenticano che la gioia e la felicità spesso la si può trovare nelle piccole cose e in quelle persone che ci stanno a cuore, che ci fanno stare bene e ci mostrano il bello della vita e si offrono di prenderne il meglio insieme a noi. Il profumo di un fiore, la luce e la bellezza delle stelle, il canto di un uccellino che riecheggia nell'aria limpida. Sono cose che diamo per scontate, ma delle quali spesso non godiamo per lungo tempo. Ci sentiamo vuoti, ci chiediamo cosa manchi nella nostra vita, e spesso la risposta è sotto i nostri occhi soltanto che rifiutiamo di vederla. L'amicizia, l'amore vero. Perchè dovremmo vivere per possedere tutte le stelle, quando potremmo soltanto ammirarle? Perchè vivere nelle nostre paure quando abbiamo un'intera vita da vivere? Perchè privarci delle persone che ci hanno "addomesticato" il cuore, come noi abbiam fatto loro?
Capite cosa sveglia nell'animo quest'opera straordinaria? E non è tutto quello che ha da offrire. Nella mia età adulta, "Il piccolo principe" mi ha addomesticato il cuore, ci è entrato ed è lì che resterà. Per sempre.
Commovente e profondo nella sua immensa ma efficace semplicità.

“Ecco il mio segreto. E’ molto semplice: non si vede bene che col cuore. L’essenziale è invisibile agli occhi.”

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