Justine Justine

Justine

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Justine ovvero Le disavventure della virtù (1791) è la prima opera pubblicata da Donatien-Alphonse-François marchese de Sade. Apologia della voluttà del male, esaltazione del connubio tra razionalità autoritaria e sessualità ossessiva, Justine rivela la vocazione "rivoluzionaria" di Sade allo smascheramento, la sua volontà di "dire tutto", che scatena lo straripamento inarrestabile della parola. A lungo trascurato a favore della successiva stesura (quella più lunga e radicale della Nouvelle Justine, alla quale è rimasta legata la fama del "divino marchese", sia che lo si esecrasse come sordido pornografo si ache lo si esaltasse come rivoluzionario del costume), Justine merita di essere valutato per quello che è, indipendentemente da ogni paragone: un romanzo nero, secondo la voga degli anni in cui fu scritto, pervaso da uno humour crudele e da un'ironia ambigua e sfuggente.



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Justine 2019-10-01 21:50:34 cristiano75
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cristiano75 Opinione inserita da cristiano75    01 Ottobre, 2019
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E dove sarebbe l'erotico?

Libro estremamente deludente.
Non solo non ha proprio nulla di erotico, ma oltretutto l'azione è sempre perennemente uguale.
La protagonista, mi sembra una versione femminile di Fantozzi.
Praticamente non fa altro che incontrare sulla sua strada, libertini, perversi, stupratori, approfittatori, prostitute, ruffiani, preti erotomani....gli ci manca solo che un serpente boa la morda nel pieno di una foresta pluviale.
Mi aspettavo chissà quali scene libertine, quali accoppiamenti mai visti dall'Australia alla Papua Nuova Guinea, ed invece nel libro c'è solo un patetico, insulso, noiosissimo elenco delle varie torture a cui la povera Fantozzi deve sottostare.
Per il resto, non vi è trama, non vi è azione, non vi sono analisi psicologiche dei personaggi, non vi è un accurata descrizione del dove si svolge l'azione.
Tanto rumore solo per vendere qualche milione di copie in più. Secondo me la descrizione della vita di una suora di clausura sull'Himalaya sarebbe stata sicuramente più piccante......

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Justine 2013-03-21 12:11:25 dada997
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dada997 Opinione inserita da dada997    21 Marzo, 2013
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Marchese perverso

Non credo si possa dare un giudizio positivo a un libro così tristemente volgare e comunemente ritenuto tale. Non è un erotico, un romanzo , un classico. Per me è un libro molto triste. L'ho letto solo per la curiosità di sapere chi fosse realmente questo scrittore che nei libri di scuola veniva spesso citato e anche criticato aspramente . La povera Justine vine ripetutamente trattata in modo violento e anche violentata e al lettore viene un certo disgusto per l'edonismo con cui lo scrittore ci descrive certi passaggi. Per di più è una letture molto lunga , sia per il numero di pagine che per l'argomento. Se venisse raccontata la trama apparirebbe un libro "normale", anzi quasi quasi da leggere, ma è il contenuto che lascia molto a desiderare.

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Justine 2013-02-25 06:47:35 SARY
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SARY Opinione inserita da SARY    25 Febbraio, 2013
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Justine e Juliette: il bene e il male

Romanzo francese della fine del ‘700.
Justine e Juliette, due graziose sorelle adolescenti, rimaste orfane, vengono cacciate dal convento nel quale sono cresciute.
Davanti al portone del monastero le loro strade si dividono, per poi ricongiungersi diversi anni dopo. Juliette percorrerà la via della perdizione in conformità al suo essere e Justine, con candida innocenza e granitica fede, percorrerà una via crucis.
Secondo la filosofia di vita del marchese libertino, ogni azione commessa, anche la più terribile, è accettabile perché frutto della natura stessa che ci ha creati. Nessun giudice divino e terreno dovrebbe condannare colui che vive secondo le leggi della natura e l’ingenuo che si sforza, nel corso della propria vita, di adempiere a doveri morali e religiosi incontrerà solo sventure. Insomma, meglio una vita di dissolutezza e libertinaggio.
Tra queste pagine troviamo incesti, violenze sessuali, infanticidi, torture, omicidi ed il tutto è condito con una buone dose di misoginia; è un perfetto Vangelo del Male.
Secondo me, non si tratta di ateismo o fede, ma di sanità mentale. E’, infatti, bene ricordare che l’autore morì in un manicomio dopo una prestigiosa carriera criminale.
I concetti chiave del pensiero di De Sade, ripetuti ad ogni disavventura di Justine, anche se espressi chiaramente, rendono la lettura noiosa e sconfortante.
Per maggior comprensione, riporto due frasi che racchiudono l’essenza del libro:
“ No amico mio, mai capirò come un padre, che ha potuto dare la vita, non sia libero di dare anche la morte”
“L’uso di una donna era tollerato soltanto con la clausola espressa di ucciderla dopo averne goduto”.

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