Middlemarch Middlemarch

Middlemarch

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Pubblicato a puntate tra il 1871 e il 1872, "Middlemarch" è, nel variegato paesaggio del romanzo inglese di fine Ottocento, il punto più alto mai raggiunto in termini di capacità di rappresentazione della complessità delle psicologie e di attenzione quasi d'ordine sociologico all'ambiente sociale (il sottotitolo, "Studi di vita in provincia", definisce da subito il contesto). Al centro della storia è proprio l'immaginaria cittadina inglese di Middlemarch, all'interno della quale si articolano i destini di quattro personaggi e di due matrimoni infelici, indagati da George Eliot nei loro più impercettibili interstizi attraverso lo strumento chirurgico di uno stile espressivo sempre acuminato. Il romanzo che ci permette di comprendere la solidissima fragilità dell'Inghilterra vittoriana.



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Middlemarch 2023-07-15 10:02:47 Chiara77
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Chiara77 Opinione inserita da Chiara77    15 Luglio, 2023
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Uno studio di vita provinciale

Il 2023 per me è un anno di intensa lettura di classici; in questo caldo mese di luglio è arrivato anche il momento di “Middlemarch”.
Capolavoro dell’età vittoriana di George Eliot, alias Marian Evans, si tratta di un romanzo dalla struttura policentrica, in cui l’elemento unificante non è la figura di un protagonista ma una intera città, Middlemarch appunto, immaginaria cittadina inglese degli anni Trenta dell’Ottocento.

Siamo di fronte ad un’opera corale costruita su trame diverse nella quale confluiscono le vicende di alcuni personaggi principali ma anche i pettegolezzi, le chiacchiere delle persone del luogo, le regole sociali condivise da quella comunità. Non è un caso infatti che il titolo completo dell’opera sia “Middlemarch. Studio di vita provinciale.”
L’azione si svolge nel centro urbano di Middlemarch, nelle tenute di Sone Court e Freshitt Hall e nei villaggi di Lowick e Tipton in un periodo che va all’incirca dal 1829 al 1832.
Come già affermato poco sopra, il romanzo non ha un vero e proprio protagonista, ma senza dubbio i due personaggi più importanti sono Dorothea Brooke e Tertius Lydgate.
Dorothea all’inizio della narrazione è una ragazza bella e ricca; è una giovane appassionata, dalla forte spiritualità e intensa vita interiore. Le sue scelte sono motivate da ragioni diverse rispetto alla scontatezza della maggior parte delle persone. Questo non significa che tali scelte non possano rivelarsi comunque sbagliate. Dorothea dovrà soffrire per le sue illusioni, per aver voluto vivere in modo diverso rispetto alla superficialità degli altri; nonostante tutto però rimarrà sempre fedele a se stessa e al suo appassionato coraggio di vivere. Devo ammettere che Dorothea è il personaggio che ho più amato.
L’altro personaggio fondamentale è Lydgate, un medico che si è trasferito a Middlemarch da poco; ama profondamente la sua professione, che vorrebbe contribuire a migliorare, anche attraverso ricerche scientifiche da lui condotte. Lydgate dovrà scontrarsi con la dura realtà della vita e perdere le illusioni che lo avevano animato.
Le due vicende principali sono affiancate da altre trame: ad esempio la storia d’amore tra Fred Vincy e Mary Garth, oppure la storia del banchiere Bulstrode. Tutto ciò, magistralmente tenuto insieme dal disegno dell’Autrice, contribuisce a creare un grande affresco della provincia inglese degli anni Trenta dell’Ottocento.

Si tratta di una lettura da assaporare senza fretta, che procede lentamente ma piacevolmente portandoci nell’immaginaria Middlemarch, nella vita di persone di una Inghilterra dell’Ottocento che lavorano, amano, cercano uno scopo alla loro esistenza, tra illusioni e dura realtà, tra aneliti ideali e religiosi e bisogno di vile denaro.

«Il suo spirito fine ebbe ancora espressioni di grande finezza, anche se queste non suscitarono l’interesse generale. La forza della sua natura, come il fiume di cui Ciro soggiogò la violenza, si disperse in rivoli privi di importanza su questa terra. Ma gli effetti che ebbe su coloro che le stavano intorno si diffusero in maniera incalcolabile, perché il bene sempre più grande che c’è al mondo dipende in parte da atti che non hanno storia; e il fatto che a noi le cose non vadano così male è in gran parte merito dei molti che hanno vissuto una vita onesta e oscura, che riposano in tombe che nessuno visita.»

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Middlemarch 2022-02-09 20:52:48 ALI77
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ALI77 Opinione inserita da ALI77    09 Febbraio, 2022
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il capolavoro di George Eliot

"Guidati da una mano femminile questi uomini, che avevano poche idee proprie, potevano essere molto utili alla società: dovevano solo essere fortunati nella scelta delle cognate!"(citazione)
Questo libro è stato pubblicato in otto volumi tra il 1871 e il 1872 e fu il capolavoro di George Eliot, ancora oggi è considerato il più grande romanzo inglese.
Ci sono vari temi in questo libro: il matrimonio, la politica e le nuovi sperimentazioni nel campo della medicina.
Il titolo completo di questa opera è Middlemarch. A Study of Provincial Life, infatti la storia è ambientata nella città immaginaria di Middlemach nel periodo che va dal 1829 al 1832. L'autrice si sofferma su alcuni personaggi principali che animano la vita di questo paesino di provincia.
Possiamo individuare tre coppie di personaggi che possiamo definire protagoniste di questo libro: Dorothea e Mr Casaubon, Lydgate e Rosamond e i miei preferiti Fred e Mary.
George Eliot si sofferma sull'importanza di fare un buon matrimonio e su quanto una scelta sbagliata o affrettata possa rovinare la vita.
Dorothea Brooke è una donna tutt'altro che stupida e vorrebbe sposare un uomo che la possa far crescere culturalmente e crede che la persona giusta sia l'anziano reverendo Casaubon; ma dopo il matrimonio si rende conto che suo marito non è affatto come se l'era immaginato.
Durante il viaggio di nozze e soprattutto dopo, capisce che non è affatto colto, forte e intelligente come pensava e l'opera che sta scrivendo non è così valida. La situazione si complica quando l'uomo capisce di aver perso la stima della moglie.
"E' naturale che ci sia sempre una grande quantità di opere scadenti: le cose eccezionali hanno bisogno proprio di quel suolo per crescere." (citazione)
Il personaggio di Dorothea non mi ha convinta affatto, anche se ho apprezzato il suo tentativo di "elevarsi" culturalmente con il suo matrimonio anche se non è stato così.
Lydgate è il nuovo medico della città, il suo obbiettivo non è quello di arricchirsi ma piuttosto di introdurre nuove sperimentazioni e metodi per aiutare a stare meglio i suoi pazienti. Ma il suo approccio moderno alla medicina si scontra con il metodo più tradizionale.
L'uomo sposa Rosamond, la figlia del sindaco, una donna molto bella ma anche frivola, spensierata e spendacciona. Per mantenere lo stile di vita della moglie e continuare ad essere all'altezza della sua condizione sociale inizia a spendere molto fino ad indebitarsi. Questo provocherà una frattura nel loro matrimonio.
Fred e Mary sono la mia coppia preferita, lui è il fratello di Rosamond e il figlio del sindaco, per lui era pronta una carriera ecclesiastica a cui si sottrae anche grazie a Mary. Loro si conoscono da piccoli, Mary crede che lui sia l'uomo della sua vita, però non ha fretta di sposarsi vuole che lui maturi e saldi il debito che ha contratto. Fred decide di abbassare il suo livello sociale, pur di lavorare e ripagare il suo debito e dimostrare a Mary l'uomo che è, onesto e forte. Credo che entrambi i personaggi hanno avuto una maggiore evoluzione durante la storia.
Dovrei citare anche una quarta coppia che però non menziono per evitare spoiler.
"Tutti dobbiamo sforzarci un poco per mantenerci sani di mente e chiamare le cose con lo stesso nome con cui le chiamano gli altri."(citazione)
Ho trovato molto interessante quando la storia si soffermava sulle nuove sperimentazioni della medicina e sulla storia tra Fred e Mary, mentre ho apprezzato di meno le parti dove si parlava di politica o di eredità.
La lettura di questo romanzo è stata molto complessa, non era la prima volta che cercavo di leggere questo libro che da una parte mi attraeva e dall'altra mi allontanava.
Lo stile dell'autrice è molto ricco e complesso, pieno di subordinate e tutt'altro che semplice e diretto, bisogna fare molta attenzione e capire dove l'autrice vuole andare a parare.
Probabilmente ho trovato altri autori vittoriani, più semplici e diretti e non immaginavo che in alcuni punti fosse così difficile la lettura.
Nella prima parte del libro la storia è risultata molto scorrevole e alquanto godibile poi sono iniziati i problemi e i continui alti e bassi, perché c'erano delle parti che mi piacevano molto e altre che invece non mi interessano affatto.
Ho pensato di abbandonare? Sì e più di una volta, ma ero consapevole che non avrei più ripreso in mano il libro se non lo avessi finito.
Credo sia un romanzo che lasci un segno nel lettore, nel bene o nel male, lo consiglio perché penso sia un testo da leggere perché descrive in maniera vera e concreta la realtà di un piccolo paese di provincia e dei cambiamenti che era in corso in quell'epoca.

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Middlemarch 2021-03-27 10:36:15 archeomari
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archeomari Opinione inserita da archeomari    27 Marzo, 2021
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Interessante e piacevole

Un libro che mi ha fatto compagnia per molte settimane, più di ottocento pagine, letto con vero piacere e sincero interesse. Conoscevo il nome, George Eliot, sapevo che si trattasse di uno pseudonimo e che la penna fosse di una donna, Mary Ann Evans, poiché da ragazza ero rimasta affascinata dal libro “Il mulino sulla Floss”, che aveva toccato profondamente le mie corde mi ero riproposta più e più volte di affrontare un altro libro della scrittrice.
Sono felice quindi di aver trovato il momento giusto per assaporare pagina dopo pagina le storie, lo stile, la tempra di George Eliot e l’ho fatto con il suo romanzo più famoso in Inghilterra, con il NOVEL inglese per eccellenza, vittoriano DOC.
L’opera è voluminosa, come ho subito precisato, quindi la consiglio vivamente a chi ama i romanzi incentrati su più storie che coinvolgono più personaggi e rispettive famiglie, in un medesimo, piccolo borgo di provincia, una comunità-cuscinetto in mezzo a due contee, un Middlemarch, appunto, come precisa Antonia Byatt di cui l’edizione BUR riporta un bellissimo e illuminante saggio.
Se amate il novel, cioè il romanzo, vittoriano, non romantico, questo titolo è il capolavoro del genere! Alcuni passaggi sono lenti, richiedono pazienza,ma se siete motivati troverete il libro meraviglioso ed avrete difficoltà a staccarvi dai personaggi.

Come recita il sottotitolo è “uno studio della vita di provincia”, quindi immaginatevi tante tematiche: vita di provincia implica il pettegolezzo, nascite, morti,matrimoni ben contratti, matrimoni infelici e frettolosi, famiglie rispettabili, qualche personaggio dal passato oscuro che cerca di redimersi, un piccolo campionario di figure femminili dalla psicologia ben delineata. Storie che si intrecciano ad altre, tutte legate all’ambiente di Middlemarch. Storia di un microcosmo locale e universale insieme, i cui personaggi principali sono due: Dorothea Brooke, fanciulla che desidera fare qualcosa di grande nella vita, sposando un uomo colto, dalla mente speculativa come quella di Locke, anche se più anziano di lei di oltre ventisei anni e il dottor Tertius Lydgate, accalappiato dalla vacua e vanesia Rosamund Vincy, che sposerà e che lo porterà in un mare di debiti, abituata com’è a vivere nel lusso, non concepisce come possano i soldi finire da un momento all’altro. Due personaggi accomunati da un medesimo destino: vittime di scelte sbagliate, matrimoni frettolosi.
No, non si sposeranno, nè si innamoreranno, troppo scontato...scopritelo voi.

La voce narrante onnisciente, l’impianto è quello di un perfetto entrelacement: storie che cominciano, vengono sospese, ne partono altre, sospese anch’esse e il lettore si trova nelle mani più fili che poi riprende ad intrecciare agli altri e poi sospende, per poi intrecciare: alla fine, quando avrà riannodato tutti i capi,si troverà tra le mani un bellissimo arazzo.
A me ha colpito tantissimo l’ironia quando si parla della presunta “inferiorità femminile” che impedisce alle donne di valore e ispirazione, come tante Terese d’Avila, di “appuntarsi su qualche azione memorabile”.

“ si esigeva che le donne avessero delle opinioni poco salde, ma il grande baluardo della società e della vita domestica era che non si agiva in base a quelle opinioni. La gente sana di mente si comportava allo stesso modo dei propri simili, cosicché se qualche pazzo era in libertà si poteva riconoscerlo e starne alla larga”.


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Il Mulino sulla Floss di George Eliot
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Middlemarch 2014-03-13 08:44:05 dani79
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dani79 Opinione inserita da dani79    13 Marzo, 2014
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Middlemarch

"Middlemarch. Uno studio di vita provinciale" è un monumentale atlante di anatomia dell'anima.
Tante sono le "categorie umane" raccolte e tracciate in questo capolavoro senza tempo. La Eliot tiene così bene la penna in mano da consentire al lettore di osservare queste numerose "specie d'uomo" alla stregua di pesci in un acquario: c'è chi ha una natura dolce e il cuore ardente; chi crede di conoscere la vita guardandola attraverso preziosi merletti, e chi la vita la conosce davvero attraverso il duro processo dell'esperienza. C'è chi si vuole redimere da vecchi peccati, ma non vi riesce perché il passato corre più in fretta del futuro. C'è chi fallisce in progetti troppo ambiziosi e chi soccombe sotto il giogo dei capricci e delle ansie egoistiche degli altri o, peggio ancora, sotto il dogma inderogabile del dovere sociale.
Infine, c'è chi, guidato da nobili impulsi, – donchisciotteschi, forse - non si arresta di fronte al miasma dell'ipocrisia e dell'abiezione, ma prosegue con fiduciosa semplicità lungo il cammino sterrato della comprensione diretta e totale del prossimo.

In Middlemarch, mi aspettavo - più o meno lecitamente, conoscendone a grandi linee la trama e i temi trattati, vale a dire status delle donne, riforme politiche, religione, vecchie illusioni perse per strada nell'Inghilterra vittoriana - di trovare eroi ed eroine a profusione. Così non è stato, o almeno i miei occhi non hanno rintracciato nulla del genere.
Middlemarch è fatto di donne e uomini "ordinari", che vibrano per uno scopo giusto o cadono sotto il peso di uno scopo sbagliato. È la composta non troppo omogenea delle loro affezioni, dei loro sentimenti, delle loro miserie e nobiltà, del loro procedere vagolando o a passo deciso, delle loro scelte e dei loro destini.
Ciò che li rende differenti gli uni dagli altri è la consistenza delle loro anime, che possono essere vacuamente sbiadite o intense in modo abbacinante.
George Eliot appartiene alla categoria delle anime intense.
Ferisce il lettore, costringendolo a camminare su detriti acuminati di vite andate in frantumi.
Lo galvanizza, facendogli ingollare un concetto in apparenza banale: poiché meschine sono le occasioni della vita, un carattere epico non esige necessariamente una vita che sia un'epopea, difatti "il bene crescente del mondo in parte dipende da azioni prive di storia".
Gli impartisce infine una lezione, spronandolo a non fluttuare nei giorni, a non lasciare che la propria vita languisca stupidamente e irrimediabilmente.

La lettura di Middlemarch, a mio modestissimo parere, richiede una piccola dose di stoica pazienza. Non ha il piglio pronto, il "sound" leggero e l'immediatezza di molte opere a noi contemporanee, e la mole di certo non aiuta. Ciò non toglie che Middlemarch non sia nient'altro che un'opera d'arte. Lo stile superbo, l'evidente impronta balzachiana, lo sguardo mutevole della Eliot - sardonico, benevolo, didascalico, progressista e persino scientifico - fanno di Middlemarch uno dei libri più belli di sempre (figura nella decina di "The Top Ten: Writers Pick Their Favorite Books", testo curato nel 2007 da J. Peder Zane), un "libro magnifico", come ebbe a definirlo la grande Virginia Woolf.

"Noi mortali, uomini e donne, fra l'ora di colazione e quella di cena, ingoiamo molte delusioni; tratteniamo le lacrime e ci facciamo un po' pallidi attorno alle labbra, e per tutta risposta a chi ci chiede qualcosa diciamo: Oh nulla!. L'orgoglio ci aiuta; e l'orgoglio non è male quando ci spinge soltanto a nascondere le nostre ferite – e a non ferire gli altri".

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