Narrativa straniera Fantascienza 1984 di George Orwell
 

1984 di George Orwell 1984 di George Orwell

1984 di George Orwell

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Scritto nel 1949, il libro è considerato una delle più lucide rappresentazioni del totalitarismo. L'azione si svolge in un futuro prossimo del mondo (l'anno 1984) in cui il potere si concentra in tre immensi superstati: Oceania, Eurasia ed Estasia. Al vertice del potere politico in Oceania c'è il Grande Fratello, onnisciente e infallibile, che nessuno ha visto di persona ma di cui ovunque sono visibili grandi manifesti. Il Ministero della Verità, nel quale lavora il personaggio principale, Smith, ha il compito di censurare libri e giornali non in linea con la politica ufficiale, di alterare la storia e di ridurre le possibilità espressive della lingua. Per quanto sia tenuto sotto controllo da telecamere, Smith comincia a condurre un'esistenza "sovversiva".



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1984 di George Orwell 2021-07-05 18:54:04 Clangi89
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Clangi89 Opinione inserita da Clangi89    05 Luglio, 2021
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Falsi miti tra Orwell e attualità

Leggendo le posizioni del Garante della privacy sull'utilizzo di sistemi di videosorveglianza intelligenti nelle città, sull’etica della raccolta di dati biometrici in luoghi pubblici o sul grado di invasività decisionale degli algoritmi, non posso non fare un confronto con 1984 di George Orwell. Uno sguardo sull'orrore della sorveglianza portata alle estreme conseguenze distopiche.

La trama del romanzo è nota: una società priva di qualunque forma di libertà. Il protagonista nutre dubbi sul controllo assoluto esercitato dal Grande Fratello. L'oscurantismo dei sentimenti permea la civiltà basata sull'Odio. Lo slogan di 1984, infatti, la libertà è schiavitù, la guerra è pace l'ignoranza è forza.

"Nella veglia o nel sonno, al lavoro, a tavola, in casa o fuori, a letto o in bagno, non c'era scampo. Nulla vi apparteneva, se non quei pochi centimetri cubi che avevate dentro il cranio. Ognuno poteva essere scrutato senza preavviso, nulla di quello che si faceva era privo di importanza". La sorveglianza dai teleschermi orwelliani ha una portata applicativa attuale: nel concetto di allerta sul confine tra sicurezza degli individui, vantaggi economici degli attori coinvolti, autodeterminazione e trattamento di dati personali.

La tecnologia, siamo tutti concordi, riveste un ruolo di primaria importanza nelle ns vite. Tuttavia, esiste una linea sottile che separa l'autodeterminazione del singolo in caso di attività di monitoraggio.
In una società come la ns che corre senza sosta gli individui devono tenerne il passo. In una società liquida coacervo di informazioni, verità o menzogne la chiave di volta immutabile e non negoziabile per riprodurre se stessa resta il tempo. Un'economia assetata di dati è inevitabile.

Come comunicare attirando l'attenzione nella babele di attività ed informazioni che ci circondano? Bisogna conoscere la persona.
Le persone in genere sono schematiche, si allineano ad idee già maturate a conferma della propria integrità. Il sentirsi sicuri, a qualunque livello di sicurezza si parli fa sempre leva.
Fino a che punto il controllo ci rende sicuri, qual è il limite tra sicurezza, monitoraggio e sospetto? Difficlissimo il discrimine ma non parlarne non elimina le zone grigie che si creano, al cui interno, come insegnano gli eventi, si annidano tranelli. Il fine subdolo di ottenere informazioni per insinuarsi nelle ns abitudini si maschera con scopi i più coloriti.

Spesso c'è l'idea che chi mette in discussione la vita online, la rete, il digitale, la tecnologia è "contro" a prescindere.
Ogni società ha infatti miti e tabù, per riprendere la provocazione di Orwell "in qualunque momento esiste una ortodossia, un complesso di idee che si presume debbano essere accettate senza obiezione da chiunque la pensi correttamente"

Risposte nette ai dubbi etici non esistono. Tuttavia, subire acriticamente l'evolversi della realtà digitale può generare concause i cui effetti diventano di difficile controllo. Il pensiero critico con le sue domande non devono venir meno in quanto sono una delle armi più potenti per la consapevolezza.

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1984 di George Orwell 2020-02-29 14:33:30 lalibreriadiciffa
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lalibreriadiciffa Opinione inserita da lalibreriadiciffa    29 Febbraio, 2020
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Ogni volta che le mie orecchie captano la parola” distopico”, il mio cervello si mette in moto, i peli delle braccia mi si rizzano e inizio a sbavare come il “cane di Pavlov” quando sentiva la campanella, che per lui significava cibo, ma per la sottoscritta significa che sto per leggere un libro che, so a priori, mi piacerà.
Cos’è il genere distopico?
La distopìa, o anche antiutopia, pseudo-utopia, utopia negativa è una descrizione o rappresentazione di uno stato di cose futuro che, in contrapposizione all’utopia, presenta situazioni e sviluppi sociali, politici e tecnologici altamente negativi; in genere indica un’ipotetica società (spesso collocata nel futuro) nella quale alcune tendenze sociali, politiche e tecnologiche percepite come negative o pericolose sono portate al loro limite estremo. [fonte: Wikipedia]

È la storia di Winston Smith, apparatcik del Minver (Ministero della Verità, ossimoro, uno dei tanti di cui è infarcito il romanzo, per chiamare il ministero della propaganda) e del Partito Esterno di Oceania, una delle tre macro regioni in cui è suddiviso il mondo, dopo la terza guerra mondiale. Siamo, appunto, nell’anno 1984 a Londra, chiamata Pista Uno, capitale amministrativa decadente, brutta e abitata da una parte dai dirigenti del Partito e dall’altra dai reietti: i prolet. Tutta la vita delle persone viene controllata febbrilmente dagli apparati del Partito e della “persona” che comanda, ma che nessuno ha mai visto, Grande Fratello.
Big Brother is watchin’ you è una frase ormai entrata nell’immaginario di tutti, perché tramite dei grandi schermi posti ovunque, anche in casa propria, le persone vengono controllate e manipolate in tutto e per tutto. Se una persona osa contravvenire alle rigide leggi del Partito finisce vaporizzata e cancellata anche dal passato. Ma Winston non riesce a conformarsi e ha parecchi dubbi sul fatto che il Partito tenga la popolazione ignorante e di conseguenza, sottomessa.

Il libro è diviso in tre parti: nella prima Winston prende coscienza del suo rifiuto per il Grande Fratello, nella seconda siamo spettatori della storia d’amore che nasce tra Winston e Julia. Mentre nell’ultima, la più cruda e spaventosa, vengono raccontate le torture fisiche e psicologiche subite dai due amanti e la loro successiva conversione attraverso la sottile depravazione del Socing (dottrina politica del Partito). I fatti vengono raccontati in terza persona vista dal punto di vista del protagonista, infatti Orwell ricorre spesso al discorso indiretto.
Tutto romanzo è particolarmente preciso nella narrazione e nella cura dei dettagli, Orwell usa spesso flashback per far rivivere a Winston momenti importanti della sua infanzia. Tutto questo fa risultare la scrittura molto scorrevole, anche quando Orwell si sofferma a descrivere minuziosamente il Socing attribuendogli tutti i tratti peculiari di varie forme di dispotismo e populismo delle dittature, quali la propaganda politica (con l’uso incontrastato delle fake news, come diremmo oggi), il culto della personalità (il Grande Fratello), il controllo delle nascite e del pensiero.

Un’importante ruolo viene data all’ambientazione dell’opera: la capitale dell’Oceania è Londra. Una città squallida, sporca, costantemente bombardata, sempre più in rovina. Il riferimento al mondo reale è presente in tutto il romanzo e i riferimenti non molto velati, né nascosti alla Russia di Stalin sono costanti e fanno sì che l’opera debba essere vista non non solo come frutto della fantasia dello scrittore, ma come l’analisi e una lucida critica che sfocia nella denuncia ad un sistema politico privo di valori.
Uno degli aspetti più inquietanti raccontato nel romanzo è quello del potere occulto dei mass media, che oggi stiamo vivendo sulla nostra pelle e pensando che quando fu scritto, nel 1948, Orwell abbia immaginato una cosa che poi si verificherà davvero, fa venire i brividi. Un’altra cosa che fa venire i brividi è l’utilizzo distorto del linguaggio del Partito: il bispensiero, cioè la capacità di sostenere simultaneamente due opinioni in palese contraddizione tra loro e di accettarle entrambe come esatte, cosa non ancora accaduta nella realtà, almeno non su larga scala.

Questo libro, rimasto nella mia biblioteca per anni ad aspettare di essere letto, mi ha fatto tremare e impaurire, per la verità che racconta e per cui la regola del processo totalitario consiste nell’usare l’inganno consciamente e scientemente e nello stesso tempo mantenere una fermezza di propositi che dimostri una totale onestà: spacciare deliberate menzogne e credervi. Cosa che, purtroppo, inizio a riconoscere in molti discorsi di molti politicanti che mirano al potere. Solo al potere, come spiega nelle ultime pagine del libro O’Brien all’ormai “riadattato” Winston Smith.

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1984 di George Orwell 2020-01-20 10:58:49 cristiano75
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cristiano75 Opinione inserita da cristiano75    20 Gennaio, 2020
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Tutto ciò che sai è falso

Leggendo le pagine di questo cupo ed oscuro romanzo, ho pensato a un film che bene o male ricalca un po le orme degli argomenti trattati da Orwell. Il film è di circa venti anni fa: "sesso e potere" con due immensi attori: Hoffman e De Niro.
Entrambe le opere in sintesi ci dicono che tutto ciò che vediamo in tv o che pensiamo di sapere della realtà circostante è falso ed è tutta una menzogna.
Sono concetti duri e crudi che effettivamente trovano una loro verità nel fatto che se effettivamente vedessimo la realtà per quella che è, magari il giorno dopo non ci si vestirebbe per andare a scuola oppure andare a lavorare o a un cinema.
L'uomo ha bisogno di certezze e speranze.
Che gli sono fornite o meglio inculcate attraverso mass media, religione, politica, sport, famiglia, amici etc etc.
Spesso quando vedo un barbone in strada mi chiedo: "ma effettivamente questo qui è un senza casa vero oppure e un attore messo li per recitare una parte come monito a tutti noi per mandarci a lavorare, sottostare alle angherie di colleghi, capi o dei clienti, perchè sennò rischio di finire come lui sul ciglio di una strada?"
Sono anni che ormai non guardo certi programmi alla tv, oppure sento o vedo il telegiornale....

Prendiamo una notizia riguardo un missile lanciato su un territorio qualunque....ci fanno vedere una casa distrutta, macerie, magari qualche persona che urla o piange e diamo per sicuro (perchè la voce fuori campo del giornalista c'è lo dice) che un razzo sparato da una nazione ha distrutto un territorio in un altra nazione....ma come facciamo ad essere certi che veramente quelle immagini sono state filmate nei posti che ci stanno dicendo? chi ci assicura che quella casa distrutta si trovi effettivamente nel posto che loro dicono? che quelle persone non siano su un set cinematografico, o siano dei figuranti pagati dai mass media per creare un certo tipo di notizia?
Pensiamo alle immagini che ci dicono che sono riprese nello spazio, con i vari astronauti filmati a fluttuare in una cabina di astronave.....ecco chi ci assicura che quelle immagini della terra siano reali e non create attraverso la computer grafica? chi ci certifica con certezza che quegli astronauti siano ripresi nel cosmo o effettivamente si trovino in qualche studio dove viene simulata l'assenza di gravità?

Il grande inganno è dare per certe delle informazioni e acquisirle come vere solo perchè sono enunciate da quei mezzi "di informazione" che tutti ritengono attendibili e fonte di verità, tipo i tele giornali della sera o le notizie sui quotidiani a tiratura nazionale.

Si pensi a un telegiornale della sera. Una grafica accattivante, un giornalista o una giornalista dal volto rassicurante, vestiti bene, con un gesticolare tranquillo e pacato, si inizia con le informazioni di politica, si prosegue, con le notizie di cronaca (spesso nera), poi si smorzano i toni, parlando di come vanno i saldi invernali, di chi si è fatto il VIP, dove vanno in vacanza le persone e poi si anestetizza la realtà parlandoci di sport o spettacolo....ecco fatto ora possiamo andare a dormire tutti felici e contenti......

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1984 di George Orwell 2019-08-06 23:50:18 Martina248
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Martina248 Opinione inserita da Martina248    07 Agosto, 2019
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La libertà è schiavitù.

Dove può portare il progresso umano? In che misura siamo liberi? Cosa definisce la nostra essenza di uomo? Abbiamo veramente allontanato il rischio dell'insorgere di una nuova dittatura?
Tra queste domande, vi sono sicuramente alcuni degli interrogativi posti da questo libro.
Insieme critica alle grandi dittature del passato e sentinella dei timori del presente, 1984, romanzo distopico per eccellenza, presenta un mondo futuro ove non vi è spazio per intimità o sentimentalismi, dove il passato è assoggettato al presente, oppresso dallo sguardo intimidatorio e onnipresente di Big Brother.
Winston Smith però sa, o almeno percepisce, che questo mondo non può essere l'unica alternativa possibile, che forse, in qualche angolo della memoria, vi sia stato un passato libero dalla dittatura del Partito e cova la timida e vana speranza che possa esserci un futuro differente, dove lui e la sua amata Julia possano amarsi lontani da occhi indiscreti.
Ma Winston sa soprattutto che la libertà è solo una ed è quella di poter dire che “due più due fa quattro” ed è per questa libertà che lotterà, con la morte già negli occhi, contro il Partito.
Orwell con questo romanzo ha creato un vero e proprio mondo, con tanto di coordinate geografiche e lingua, descritto con una minuzia tale da far interrogare il lettore sull'eredità dell'uomo dopo un secolo di violente dittature e sugli effetti di una tirannica tecnologia, che ci ha inconsciamente mutati.
Significativo è il fatto che, da una riflessione tanto ampia, sia nato un format televisivo tanto nauseante quanto “Il grande fratello”, la cui unica cura è, forse, proprio quella di leggere questo libro mentre Orwell, probabilmente, si rivolta nella tomba.

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Altri romanzi distopici quali "Fahrenheit 451" di Ray Bradbury o anche "Cecità" di José Saramago.
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1984 di George Orwell 2019-04-10 07:52:58 La Lettrice Raffinata
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La Lettrice Raffinata Opinione inserita da La Lettrice Raffinata    10 Aprile, 2019
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La neolingua è il mio incubo

“1984” è il più celebre ed apprezzato tra i classici della distopia novecentesca, nonché l’ultima e più incisiva opera pubblicata da George Orwell, che ne iniziò la stesura nel 1948 e scelse il titolo invertendo i numeri della data, con l’intenzione di ambientare il suo romanzo in un futuro relativamente vicino proprio per ottenere un impatto efficace sugli animi del suo pubblico.
La storia ci presenta un pianeta dalla geografia politica ben diversa da quella che conosciamo: il mondo è stato spartito tra tre macro potenze, Oceania, Eurasia ed Estasia, controllate da altrettanti governi totalitari; questi Stati sono inoltre in perenne lotta tra loro per spartirsi le poche terre rimaste contese, anche se le alleanze in questa guerra cambiano di continuo.
Il romanzo segue quanto accade in questo mondo distorto attraverso l'esperienza di Winston Smith, membro del Partito che domina l'Oceania; dal suo misero appartamento londinese, l'uomo inizia una lotta silenziosa contro il Partito e il suo capo, il Grande Fratello, figura misteriosa che presta il volto alla propaganda del Socing, abbreviazione per Socialismo Inglese. Winston decide di opporsi a questa dittatura dopo aver preso coscienza che essa controlla ogni aspetto della vita dei cittadini dell'Oceania, annullando in loro la volontà, attraverso alcune pratiche sistematiche come la costante riscrittura della Storia (attività nella quale è impegnato lo stesso protagonista),

«E se tutti quanti accettavano la menzogna imposta dal Partito, se tutti i documenti raccontavano la stessa favola, ecco che la menzogna diventava un fatto storico, quindi vera.»

e attraverso alcuni concetti da inculcare nelle menti come il bipensiero, che dovrebbe portare i cittadini ad associare inconsciamente due parole dal significato opposto. Questa nozione ben si esplica nei nomi dei ministeri che governano l'Oceania, in particolare nel Ministero della Pace che, in contrasto con il suo nome, si occupa di coordinare le forze militari nel conflitto in corso.
Per quanto interessante e tormentato risulti il protagonista, i personaggi secondari si conquistano altrettanta importanza nella storia, in particolare la giovane Julia, altro membro del Partito che condivide alcune delle idee di Winston e gli dimostra di non essere il solo a voler andare coscientemente contro le regole, e l'ambiguo O'Brien che è invece parte del Partito Interno e verso il quale Winston prova sin dall'inizio una fortissima connessione.
Mi sembra scontato che personaggi e trama passino in secondo piano rispetto ai messaggi che il libro veicola e, soprattutto, alle riflessioni che innesca nel lettore. È infatti inevitabile venire scossi dal mondo rappresentato nel romanzo, dove le persone vengono inglobate nella massa sia a livello fisico -con le tute identiche che indossano tutti- sia a livello emotivo; emblema di ciò sono le reazioni dei personaggi nei Due Minuti d'Odio

«La cosa orribile dei Due Minuti d'Odio era che nessuno veniva obbligato a recitare. Evitare di farsi coinvolgere era infatti impossibile. [...] la rabbia che ognuno provava costituiva un'emozione astratta, indiretta, che era possibile spostare da un oggetto all'altro come una fiamma ossidrica.»

durante i quali i membri del Partito vengono spogliati completamente della loro individualità per trasformarsi in un'unica massa di voci furibonde.
Per ogni lettore sarà poi impossibile non provare una sofferenza quasi fisica per il destino della lingua e della letteratura in questo mondo distopico. I libri sopravvissuti alla Rivoluzione sono pochi ed in ogni caso hanno perso qualunque valore agli occhi dei cittadini,

«Il prodotto finale [il libro], però, non le interessava. "Leggere non è il mio forte" diceva. I libri erano una merce qualsiasi, come la marmellata o i lacci per le scarpe.»

mentre la lingua tradizionale sta subendo una graduale sostituzione, con l'obbiettivo di rimpiazzarla totalmente entro il 2050 con la neolingua; quest'ultima è formata da un numero molto ridotto di vocaboli e, secondo il dogma del bipensiero, sinonimi e contrari sono stati del tutto vaporizzati.
Mi sembra ridicolo sottolineare il superbo stile della narrazione orwelliana, che già avevo apprezzato ne “La fattoria degli animali”, va però notato il particolare ruolo rivestito dal narratore nella storia. Per tutto il romanzo il lettore è convinto di essere parte del mondo raccontato, assieme al narratore, ma in un momento temporale successivo, solo nell'appendice finale, dove si spiegano i principi della neolingua, viene lasciato velatamente intendere che l'epoca in cui il Partito governava è ormai finita e le speranze di Winston si sono infine realizzate.

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1984 di George Orwell 2018-05-09 18:48:16 Clangi89
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Clangi89 Opinione inserita da Clangi89    09 Mag, 2018
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LA SOMMA DI 2+2..

Come rimanere in un certo senso destabilizzati, arricchiti di riflessioni e perplessità su molti temi attualissimi, ecco la prima impressione a conclusione di 1984. La trama di uno dei romanzi distopici per eccellenza è risaputa. il Grande Fratello incombe e sorveglia una società angosciante sotto tutti i punti di vista. L'assenza di libertà, unitamente ad una prospettiva orrenda che caratterizza cittadini, famiglie e valori spingono il protagonista (e trascinano il lettore) a pensare, sperare, sognare oltre alla realtà asettica...ma nulla è lasciato al caso. Orwell ci descrive infatti i dogmi ed i tre cardini del Partito, il susseguirsi degli eventi storici che hanno condotto a tutto ciò e motiva le ragioni per le quaili il Grande Fratello non cesserà.
I collegamenti con l'attualità sono innumerevoli, tra le righe sorgono dubbi, domande e pensieri. Quanto possiamo essere controllati, si pensi alla geolocalizzazione, alle innumerevoli telecamere di videosorveglianza, ai nostri pagamenti con carte e bancomat, alla pubblicità mirata grazie ai nostri dati in rete etc. Dove finiscono e dove iniziano le nostre libertà? Il passato e gli insegnamenti che se ne possono trarre sono una ricchezza preziosa e questo emerge costantemente dalla lettura.
Un altro tema riguarda il vocabolario della "neolingua" che viene costantemente ridotto per evitare di interpretare le parole, per escludere così "lo psicoreato", cittadini che eseguono e si esprimono senza dover pensare. Ciò non può non far riflettere sulla comunicazione massiccia mediante slogan e frasi fatte in cui conta di più la forma del contenuto.
La lungimiranza dell'autore spazia anche su concetti quali il consumismo, la produzione di beni e la relativa distruzione nonchè la guerrra costante e la manipolazione di dati e fatti da propinare ai cittadini. Il "bipensiero" diventa una regola pacifica e nessuno sembra porsi problemi..
Infiniti collegamenti da un romanzo che personalmente ho apprezzato moltissimo. A mio avviso la conclusione non poteva essere diversa, a chiusura del ragionamento che Orwell con lungimiranza e precisione intende esprimere.

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1984 di George Orwell 2017-08-01 05:38:09 cosimociraci
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cosimociraci Opinione inserita da cosimociraci    01 Agosto, 2017
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Orwell è vivo e ci sta guardando

Se mi dicessero che Orwell è la reincarnazione di Nostradamus, non stenterei a crederci.

Un romanzo di fantapolitica che sfiora solo da lontano la fantasia. Una chiave di lettura critica, il leggere tra le righe, danno una visione spaventosamente attuale per essere un romanzo scritto quasi 70 anni fa.

Orwell immagina uno scenario futuristico, per l'epoca, in cui esistono tre grandi potenze Eurasia, Estasia ed Oceania in perenne guerra tra loro. Winston appartiene proprio a quest'ultima potenza e lavora per il ministero. Il suo ruolo è "semplicemente" quello di rettificare le notizie delle testate giornalistiche in base alla volontà del Partito, un atto di per se pernicioso. Tutto è sotto l'occhio del Grande Fratello che controlla tutti e punisce chiunque osi il libero pensiero.

Lo scopo sta proprio nell'annichilire il pensiero della gente comune, omologandolo e livellandolo. Tutti devono dire, pensare e soprattutto crederci davvero a tutto ciò che dice il Grande Fratello.

I mezzi sono quelli a noi - ahimè - più noti.

Non è vero che le varie fazioni politiche dichiarano che non si alleeranno mai e poi accade il contrario?

Vi è mai capitato di intuire che politica manipola l'informazione? Politica a parte, quante notizie false (bufale) circolano in rete e quanti di noi ci credono solo perché l'abbiamo letto su internet. Se c'è su internet è vero, se lo dice il Grande Fratello è vero. Noto una forte ed inquietante analogia.

Preferiamo parlare, invece, delle varie riforme scolastiche che da quando ho memoria stanno abbassando il livello culturale degli studenti? Un popolo ignorante fa comodo al governo.



L'aberrazione più grossa del Grande Fratello sta nell'abolire la lingua. Questo passaggio è quello che più mi ha scosso e sul quale vorrei soffermarmi.

La neolingua adotta solo parole molto semplici e con le quali non è possibile formulare un pensiero complesso, perché dai pensieri complessi potrebbe nascere un sentimento di rivolta. Ma se la parola "prigionia" non esiste, e se il concetto si perde generazione dopo generazione, allora la prigionia stessa non esiste.

Mi è tornata alla memoria una vecchia lezione di storia dove studiai che le prime incursioni romano cristiane in Egitto, distrussero letteralmente tutte le pergamene con i geroglifici, ed imposero il divieto di utilizzo di quella scrittura a favore del latino; distruggendo di fatto la cultura egiziana. E' facile capire che dopo appena due generazioni, i nuovi nati, anche di fronte ad un ritrovato antico avrebbero, visto solo dei bei disegni senza capirli. Per fortuna grazie alla Stele di Rosetta sono riusciti a recuperare il significato alcune parole, perse per 1500 anni.

Quello della lingua tra l'altro è un problema piuttosto attuale. Andrea Camilleri, nella sua ultima pubblicazione "La rete di protezione" ci mostra Montalbano in un bar, raduno di ragazzini di 13 anni. Egli, nonostante il suo intento fosse quello di ascoltare una conversazione, non riesce a coglierne il significato perché le nuove generazioni hanno sviluppato un linguaggio sempre più semplice (Accademia della Crusca docet) e spesso mirato alla tecnologia – tanto da spingere il giornalista Davide Guadagni a scrivere un vero e proprio dizionario dell'antilingua.

Somiglianze sconcertanti tra 1984 (romanzo) e 2017 (oggi) che non è facile riassume per me in modo adeguato, ma sicuramente sufficienti a spingermi nel fare considerazioni a caldo. Per questi motivi, rispetto, ma non concordo con chi pensa che lo scenario proposto da Orwell non sia plausibile, perché ritengo che lo stiamo, un poco per volta, vivendo.

La parte centrale del romanzo, dove il personaggio principale comincia a leggere il libro della fratellanza, è un vero e proprio manuale di socio politica.



Di seguito uno stralcio del filosofo americano Noam Chomsky deliberatamente tratto da http://www.tecnicadellascuola.it/item/13705-chomsky-il-principio-della-rana-bollita-e-il-popolo-senza-nessuna-opposizione.html

Il principio della rana bollita: Immaginate in un pentolone pieno d'acqua fredda, nel quale nuota tranquillamente una rana. Il fuoco è acceso sotto la pentola, l'acqua si riscalda pian piano.
Presto l'acqua diventa tiepida. La rana la trova piuttosto gradevole. La temperatura sale. Adesso l'acqua è calda, un pò più di quanto la rana non apprezzi. La rana si scalda un pò tuttavia non si spaventa. Adesso l'acqua è davvero troppo calda, e la rana la trova molto sgradevole. Ma si è indebolita, e non ha la forza di reagire. La rana non ha la forza di reagire, dunque sopporta. Sopporta e non fa nulla per salvarsi. La temperatura sale ancora, e la rana, semplicemente, finisce morta bollita. Ma se l'acqua fosse stata già bollente, la rana non ci si sarebbe mai immersa, avrebbe dato un forte colpo di zampa per salvarsi.

Società, ai Popoli che accettando passivamente, il degrado, le vessazioni, la scomparsa dei valori, dell'etica, ne accettano di fatto la deriva.
Questo principio può essere usato anche per il comportamento delle Persone inerti, immobili, remissive, rinunciatarie, noncuranti, che si deresponsabilizzano di fronte alle scelte.

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1984 di George Orwell 2017-01-24 19:27:54 Ainulindale
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Ainulindale Opinione inserita da Ainulindale    24 Gennaio, 2017
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Un libro terrificante

SPOILER

Un libro terrificante, nel senso buono e cattivo del termine (se è possibile), probabilmente non lo riaprirò mai più di mia spontanea volontà.
Di fama questo libro lo conoscono un pò tutti, è una profezia e via dicendo.
Penso sia impossibile che succeda una cosa del genere nel nostro mondo, -anche se Orwell la descrive in modo così perfetto e spietato- questo forse perchè cerco in tutti i modi di respingere questo libro, cerco di criticarlo di smontarlo (badate che ho usato il verbo cerco).
Si, perchè ho cercato di giustificare le azioni di Smith Winston, quel suo 'Fatelo a Julia' o il suo rimpianto finale, però il Partito ha smantellato tutto.
Penso che tutto quello scritto da Orwell non si realizzerà mai, non mi credete, perchè mi ha sconvolto così tanto che lo voglio criticare anche senza cognizione di causa.

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1984 di George Orwell 2016-11-13 12:54:46 Nuni83
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Nuni83 Opinione inserita da Nuni83    13 Novembre, 2016
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Le profezie di Orwell

Capolavoro assoluto della narrativa mondiale. Orwell pubblicò nel 1949 questo libro descrivendo il mondo così come immaginava potesse essere nel futuro. Nel 1984.

E' un romanzo visionario, avveniristico, spietato, inquietante e soprattutto reale.

Il mondo è diviso in 3 immensi Stati costantemente in guerra tra loro.

La società in uno di questi Stati è governata dal Grande Fratello che vede tutto e tutti attraverso l'occhio vigile delle telecamere e ovunque interviene attraverso la psicopolizia.

Il mondo descritto è cupo, desolato, gli uomini vivono in solitudine. E' uno scenario fatto di malinconia e sospetto quello in cui si muovono le tristi figure di questa storia.

Non si può più pensare, amare e vivere a proprio modo. E' il governo a dirti cosa pensare, cosa credere, come essere. E' il mondo dell'omologazione di vita e di pensiero dove chi vuole mantenere la propria umanità differenziandosi diventa un sovversivo.

La storia è intrigante e coinvolgente ma ciò che più mi ha appassionata in questo testo è l'aderenza con la nostra realtà. La scrittura appare cinica e in qualche modo distaccata, spesso cruda e crudele.

Orwell è riuscito ad immaginare tratti distintivi della società degli anni 2000 ben 60 anni prima. Ha profetizzato l'omologazione di massa, i poteri sovranazionali, il Grande Fratello, la rinuncia alla privacy in nome della sicurezza.

E' un libro che profetizza e allo stesso tempo ammonisce e mette in guardia.

Ho riflettuto molto sul concetto di bipensiero: credere in qualcosa e nel suo opposto, che rende la società succube della manipolazione.

Libro da leggere e forse anche da rileggere più volte durante la vita.



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1984 di George Orwell 2016-09-22 13:30:36 IlGiganteSegreto
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IlGiganteSegreto Opinione inserita da IlGiganteSegreto    22 Settembre, 2016
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Un ultimo "Dove sei?"

Partiamo analizzando lo stile. Questo risulta crudele, tagliente, senza pietà dal punto di vista lessicale: Orwell non teme infatti di utilizzare termini espliciti, se ciò gli consente di essere più crudo e preciso nei confronti del lettore. Così dicendo non mi riferisco soltanto all'uso di parolacce (comunque neanche tanto presenti nell'intero romanzo), ma anche di termini appartenenti alla sfera semantica della "Violenza". Il romanzo vuole infatti essere, sotto tutti i punti di vista e A SCOPO DI DENUNCIA, il manuale della perfetta sottomissione, e in questo senso gioca un ruolo chiave anche lo stile.

Proprio al discorso stilistico mi ricollego per analizzare il contenuto: l'autore vuole generare in noi una nauseante repulsione e un odio incondizionato nei confronti dei regimi totalitari. L'ambientazione del romanzo è passata alla storia come una pietra miliare del concetto di "Distopia" e quest'ultima infatti altro non sarebbe che il punto di arrivo di tutti i governi basati sul culto della persona. Questa fantomatica persona nel libro è "incarnata" dalla figura del Grande Fratello, e gli uomini in suo nome sono privati di ogni libertà, a partire da quelle elementari (privacy presso le proprie case), passando per quelle affettive (divieto di amare liberamente altre persone, siano esse i propri fidanzati o i propri parenti) per arrivare, infine, alla privazione della libertà di pensiero (intesa proprio in senso stretto).
La libertà di pensiero, e tutti i ragionamenti intorno ad essa, rappresentano la colonna portante della denuncia orwelliana, la cui mole è letteralmente enorme. Scoprirete, forse a vostre spese, quanto sia spiegato magistralmente nel libro il concetto di "bipensiero", e quanto orrore è insito in lui.

Il massimo dei voti merita questo libro in termini di contenuto e di stile, perché dal connubio tra i due nasce un analisi sociologica abominevole, ma al tempo stesso affascinante e, letterariamente parlando, elevatissima.

Un po' meno merita, per forza di cose, la piacevolezza del libro: per circa 300 pagine, il lettore si trova catapultato in un mondo dove l'Odio detta legge. La felicità non esiste, se non accompagnata perennemente da un senso incombente di sofferenza. Per leggere un libro così, bisogna avere coraggio. In più, nello spiegare i meccanismi dello Stato, Orwell ricorre a pagine meramente tecniche, scritte in caratteri più piccoli rispetto a quelli usati per narrare l'intera vicenda, e quindi più difficoltose.

Possiamo concludere definendo "1984" il baluardo per eccellenza contro le dittature. È un libro devastante, un calcio in faccia alla Speranza (termine volutamente maiuscolo), ma che DEVE essere letto da ognuno di noi, perché quando dovessimo rischiare di cadere in mano all'Hitler di turno, sapremo come combatterlo.
Ironia della sorte, il libro che per eccellenza narra lo stupro della libertà, potrebbe rivelarsi, in un futuro, il migliore per (ri)ottenerla.

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"La Fattoria degli Animali", dello stesso autore
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