La lunga marcia La lunga marcia

La lunga marcia

Letteratura straniera

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Dai confini con il Canada sino a Boston a piedi, senza soste. Una sfida mortale, con un regolamento implacabile, per cento volontari: un passo falso, una caduta, un malore.., e si viene abbattuti. Ma chi riesce a tagliare il traguardo otterrà il Premio. Tra i partecipanti, fra cui spicca il sedicenne Garraty, si creano rapporti di sfida, di solidarietà e di lucida follia, lungo il terribile percorso scandito dagli incitamenti della folla assiepata ai margini della strada.



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Opinioni inserite: 9

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La lunga marcia 2021-12-20 10:57:11 La Lettrice Raffinata
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La Lettrice Raffinata Opinione inserita da La Lettrice Raffinata    20 Dicembre, 2021
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Una lettura sfiancante

A differenza di quanto potrebbe suggerire il voto medio che ho assegnato, la lettura de "La lunga marcia" non mi ha lasciata affatto indifferente; penso anzi sia un libro che spinge molto a riflettere, portando avanti tematiche ancor oggi attuali. Una buona idea alla base quindi non manca, ma lo svolgimento non convince appieno: in sostanza leggere questo romanzo mi ha decisamente provata e messa a disagio, e non sempre per i motivi giusti.
La narrazione ci porta in una versione distopica (almeno per l'epoca in cui King ha iniziato la stesura del romanzo) degli Stati Uniti; gli elementi di world building non sono tanti, anche perché la storia si concentra volutamente su altro, ma possiamo intuire che la repubblica sia stata rimpiazzata da una dittatura militare al cui vertice si trova la figura del Maggiore, uomo autoritario e imperscrutabile. In questa realtà parallela, ogni due anni si svolge la Lunga Marcia, a metà tra una gara di resistenza mortale ed un gioco a premi televisivo: cento ragazzi marciano senza sosta partendo dal confine con il Canada e dirigendosi verso Boston, chi si ferma viene fucilato sul posto mentre l'ultimo a rimanere in piedi potrà chiedere qualunque cosa, diventando una sorta di eroe popolare.
La trama non si spinge oltre questo concetto di partenza, infatti nel testo ci si limita a seguire lo svolgimento della Marcia attraverso il punto di vista di Raymond "Ray" Davis Garraty, un sedicenne che viene spesso appellato come "il beniamino del Maine". A rendere più dinamica una narrazione altrimenti vincolata dall'evento (non propriamente) sportivo ci sono alcuni flashback che ci raccontano la vita di Ray oppure il passato dei Marciatori ai quali si avvicina; anche alcuni elementi relativi all'ambientazione vengono forniti durante la storia, permettendo così al lettore di farsi un quadro sufficientemente chiaro del mondo di cui legge e delle sue regole.
Nel complesso reputo ben sviluppato il concetto alla base, specialmente per come King descrive l'atteggiamento dei cittadini nei confronti della Marcia: nessuno si scandalizza per il massacro di un gruppo di adolescenti, anzi le persone sono attratte in modo veramente morboso da questo evento, arrivando perfino a parteciparvi come fosse una parata gloriosa. La folla, che si fa via via più numerosa ed eccitata con il proseguire della competizione, ha dei comportamenti tanto opposti quanto affini, perché da un lato osanna il vincitore e cerca di ottenere dei "trofei" dai Marciatori, mentre dall'altro è pronta all'insulto, al disprezzo, e ovviamente a piazzare qualche scommessa. Le telecamere non sono presenti quanto mi sarei aspettata, ma la scelta di preferire un pubblico "dal vivo" rendere ancor meglio l'idea della fascinazione per la morte.
Questa attrazione malata, e autodistruttiva, viene posta anche come motivazione dell'iscrizione dei Marciatori, ed è un aspetto che non mi ha convinta per nulla: a parte un caso molto specifico, sembra che nessuno di questi ragazzi abbia una ragione concreta per partecipare. Non pretendevo che tutti fossero lì per diventare ricchi, ma mi sarei aspettata un po' di sforzo nel caratterizzare le loro vicende, almeno per quelli più importanti. Nei primi capitoli pensavo perfino fossero costretti, visto che nessuno di loro sembrava avere un obiettivo reale! Tutto ciò rende ovviamente molto difficile empatizzare con loro, nonostante la sorte orribile che li attente, e in questo senso l'unico che mi sento di salvare è Stebbins.
Ma questo non è il solo motivo per cui i personaggi risultano lontani al lettore: visto il contenuto, questo è indubbiamente un romanzo rivolto ad un pubblico adulto, ma i Marciatori sono ragazzi giovani e come tali si comportano, ottenendo così ancor più distacco ma soprattutto disagio. King inserisce infatti dozzine di riferimenti sessuali, quasi sempre fuori luogo e che ho trovato ancor più indesiderati se si considera che i protagonisti hanno tutti sui sedici anni. Un trattamento ancora peggiore è quello riservato ai neri, agli omosessuali e alle donne, divise nettamente tra le fidanzate dei Marciatori (sante immacolate, e quindi frigide senza ragione) e le spettatrici infoiate, che vorrebbero praticamente saltare loro addosso.
Mi rendo benissimo conto che questo libro è ormai datato, ma non per questo posso forzarmi ad approvare una visione così (mi auguro!) superata della realtà.

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La lunga marcia 2020-01-24 10:58:30 martaquick
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martaquick Opinione inserita da martaquick    24 Gennaio, 2020
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LA FATICA SULLA PELLE

Prima di esprimere la mia opinione su La lunga marcia voglio dire due cose riguardo all'autore.
La prima osservazione che vorrei fare è che questo romanzo mi conferma che Stephen King è davvero un genio nel vero senso della parola.
A parte l'aver scritto romanzi davvero unici e completi a tutto tondo come It o l'ombra dello scorpione, con altri ha anticipato temi che tuttora vanno molto di moda, come la distopia, la lotta tra il bene e il male, perché no anche un po ' di fantascienza.
Con la lunga marcia troviamo argomenti, seppur trattati con quasi noncuranza, che oggi sono un vero e proprio business, basti guardare saghe come Hunger Games o il meno conosciuto Batte Royale (scritto molti anni fa ma comunque successivamente a questo romanzo) o programmi come il Grande Fratello. Il romanzo in questione propone uno stato in cui dei giovani sono costretti a marciare all'infinito finché uno solo rimane in vita, gli altri che si arrendono perché sfiniti vengono uccisi. Non ci viene detto perché si tiene questa gara ma ci viene spiegato che tutto è pubblico, seguito alla televisione come intrattenimento.
La seconda nota di merito va all'introduzione dello stesso King al romanzo, in cui spiega perché ha voluto pubblicare alcuni suoi scritti degli anni '80 con un'altro pseudonimo. Era curioso di vedere se dei suoi lavori pubblicati con altro nome sarebbero stati acquistati lo stesso per la trama, e non per la notorietà da lui raggiunta come scrittore. Direi che è un azzardo per chi pensa a scrivere solo con scopo lucrativo, quindi direi che King scrive soprattutto per il piacere di scrivere.
Veniamo al romanzo, non un capolavoro ma di certo è appassionante e la bravura dell'autore sta nel farci sentire esausti come i marciatori! Che fatica sentite tutto quello che passano Garraty e gli altri ragazzi ed è dura sentirli anche morire man mano che i kilometri passano.
La conclusione è l'unica che mi ha leggermente rovinato la lettura, ma sicuramente ti rimane impressa anche quella.
Lo consiglio!

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La lunga marcia 2016-10-13 14:30:56 Elisabetta.N
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Elisabetta.N Opinione inserita da Elisabetta.N    13 Ottobre, 2016
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La lunga marcia

Questo libro è davvero estenuante! Ma nel senso buono, se così si può dire..
Dopo averlo letto mi è difficile non pensare a Ray Garraty, il protagonista, ogni volta che vedo qualcuno correre per strada o il volantino di una corsa..
Perchè quella corsa l'ho vissuta anch'io, ho conosciuto la stanchezza, la spossatezza e il terrore!

In un universo alternativo governato governato da una rigida dittatura militare comandata dal "Generale" viene organizzata ogni anno "la marcia".
100 marciatori che camminano fino a che non ne rimane uno soltanto.
Le regole sono rigide: se esci dal percorso, sei congedato, se superi le 3 ammonizioni sei congedato, se la tua media va sotto le 4 miglia orarie (6 km ora circa) prendi un'ammonizione..
Sarebbe troppo facile se il congedo fosse una pacca sulla spalla e magari un "ritenta, sarai più fortunato" ed infatti non è così, ma è una fucilata (o più).

Con Ray conosciamo gli altri partecipanti, le loro storie, conosciamo le implicazioni fisiche e psicologiche di una lunga privazione di sonno, di una marcia costante, di mancanza di cibo (ma non di acqua). Conosciamo il premio, tutto quello che vuoi per tutta la tua vita" e capiamo perchè tanti volontari accettano una morte certa contro quell'1% di possibilità.

King riesce a descrivere tutto con una maestria incredibile. Ho sentito la fatica di Ray e la sua angoscia, la pazzia che lo circondava di una manifestazione atroce..
Davvero molto bello!

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La lunga marcia 2016-02-12 20:22:12 Rebel Luck
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Rebel Luck Opinione inserita da Rebel Luck    12 Febbraio, 2016
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Segui il coniglio bianco

La lunga marcia è uno dei miei romanzi preferiti,
l'ho letto che facevo ancora le superiori, (quindi durante la prima glaciazione più o meno),
il romanzo mi era stato prestato da un mio amico di allora, e mi era rimasto dentro.
Mi aveva segnato. Mi aveva segnato come solo in quell'età una lettura può fare.
Mi ricordo ancora la sensazione di sentirsi "DENTRO" quell'universo, la sensazione di vivere insieme a quei ragazzi, la sensazione di ARRANCARE insieme a loro, soffrire con loro, sudare con loro, e morire ogni volta che uno di loro moriva.
Mi ricordo la difficoltà di "USCIRE" da libro, anche diversi giorni dopo la fine del romanzo, anche diversi giorni dopo aver letto e chiuso l'ultima pagina, nella mia testa i ragazzi continuavano a correre.
Ed io continuavo a correre con loro.
Indimenticabile il personaggio principale Ray Garraty, il classico ragazzo sportivo ed intelligente, che non fatica a socializzare, ed immediatamente nasce il suo gruppo la sua cerchia, destinata però ad essere "masticata" dalla corsa stessa..
Antagonista principale ed esatto opposto assoluto di Ray c'è il magrolino Stebbins... Il coniglio bianco... Ma qui mi fermo non voglio fare Spoiler.
King nel suo romanzo, anticipa di trentanni i temi estremamente attuali dell'abuso di "reality Show", e del limite che questi dovrebbero porsi,
La gara, seguita via tv, ed ai margini delle strade, da una folla "festante" vede 100 sventurati ragazzi che vengono uccisi a fucilate ad uno ad uno, ogni volta che si fermano, cadono, o ricevano 3 ammonizioni perché scesi sotto una certa velocità.
Idea geniale e ben sviluppata, (in quel periodo è nata la mia passione per la corsa), personaggi forti e sviluppati quanto basta.
Stranamente (per King) il romanzo è estremamente breve, ma è anche questo un suo punto di forza, perché lascia la voglia di mangiarne un'altra fetta!!!

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La lunga marcia 2014-07-30 14:55:17 Donnie*Darko
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Donnie*Darko Opinione inserita da Donnie*Darko    30 Luglio, 2014
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Non fermarti ragazzo...

Scritto con lo pseudonimo di Richard Bachman "La lunga marcia" è a mio parere uno dei migliori romanzi "giovanili" di King, nonostante uno stile ancora acerbo, in divenire.
Il contenuto però è di grande spessore, si colloca nel filone della sci-fi distopica dove ancora una volta la società è tiranneggiata da uno spietato regime dittatoriale.
Il potere è detenuto dal famigerato Maggiore che costringe ogni anno cento giovani ad una gara podistica in cui a vincere non è il primo a tagliare il traguardo, bensì l'ultimo a restare in piedi, nel vero senso della parola. Considerato che chiunque si fermi, cada, o scenda sotto una certa velocità viene ammonito, e dopo il terzo richiamo passato per le armi.
Uno spettacolo aberrante seguito via tv con macabra cupidigia voyueristica da milioni di spettatori, riferito da mass media che come avvoltoi volteggiano alla ricerca della carcassa sensazionalistica da dare in pasto alla folla adorante.
King anticipa il proliferare dei reality show e della tv spazzatura, inventa un mondo privo di ideali contraddistinto dal vuoto pneumatico e dall' incapacità di ribellarsi. L'unico mezzo per sfuggire alla gabbia è l'agognato "Premio", ovvero ciò a cui hanno diritto i vincitori dell'intollerabile competizione.
La deriva sociale, pur estremizzata, è quanto mai attuale ma lo sguardo non è completamente nichilista, l'autore sfuma sull'interazione tra i vari personaggi, li caratterizza efficacemente e ne trae un affresco molto umano, composto e dignitoso, disallineato con la crudeltà circostante.
In quel tortuoso fiume di pensieri, parole e azioni innescato dagli atleti occasionali c'è speranza, solidarietà, comprensione; l'umanità del singolo non è ancora stata sostituita da istinti ferini, seppur la morte sia la più probabile prospettiva.
Ne "La lunga marcia" si disinnesca l'ingiunzione brutale, atta a glorificare la forza e lo spirito di sacrificio del popolo, tramite la speranza innata tipica del mondo giovanile, che pur disorientato, spaventato e costretto ad una rivalità crudele, mantiene inalterata quella sensibilità perduta dagli adulti.

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La lunga marcia 2014-07-28 09:31:28 MatteoADP10
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MatteoADP10 Opinione inserita da MatteoADP10    28 Luglio, 2014
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IL PASSATO HA RACCONTATO IL FUTURO

Scritto da King quand'era un ragazzo, La lunga marcia è un libro strano, differente da ciò che si potrebbe pensare. Meno orrido di quelli a cui King ci abituerà, il manoscritto è uno di quelli che colpiscono per la propria capacità di balzare avanti di anni come se l'autore disponesse di una macchina del tempo. Questo romanzo è del '79 ... ergo, ha quasi quarant'anni ... eppure si mantiene attuale. Non so dirvi esattamente il motivo di questa mia riflessione: sarà perchè questa gara di sopravvivenza assomiglia tanto, a mo' di caricatura, ai reality show che oggi siamo abituati a vedere, sarà perchè il protagonista è un tizio in cui ci si immedesima dalla prima pagina, sarà perchè le angherie, il dispotismo a cui oggi molti fanno riferimento viene proiettato in un romanzo nudo e crudo, tagliente e grondante di sudiciume umano.

La lunga marcia mostra il lato oscuro del genere umano, ma non lo fa sventolando mostri, non permette ai fantasmi di prendere possesso delle pagine; King esplora l'essere umano inteso come macchina distruttrice, l'essere umano dall'aspetto normale che serba rancore, cattiveria. Questo è il vero mostro di oggi, ed è per questa ragione che il romanzo non può non definirsi attuale. Non il miglior lavoro di King, ma di sicuro uno dei migliori da un punto di vista del contenuto, che però danneggia forse la piacevolezza, la spensieratezza, l'abbandono.

Da un punto di vista stilistico, King migliorerà ancora negli anni a venire, ma già qui, nonostante la giovane età, dispone di una capacità di intrattenere il lettore quasi soprannaturale. Consigliato assolutamente.

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La lunga marcia 2014-07-20 22:10:22 stefano
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Opinione inserita da stefano    21 Luglio, 2014

molti dubbi

Rileggo la lunga marcia a vent'anni di distanza, per merito sopratutto degli innumerevoli film a tema che mi hanno fatto riprendere in mano questo libro. Come iniziare se non dicendo che il libro è molto piacevole e scorrevole ma lontano anni luce dai romanzi migliori di King. Non stupisce il fatto che sia stato scritto 40 anni fa. Lo notiamo dai dialoghi a volte piuttosto poveri e superficiali tra i concorrenti della gara,e dalla scarsa empatia che gli stessi trasmettono al lettore, in una storia solo a tratti convincente e che ci porta ad un finale, come detto da un amico prima di me, alla King, o volendo alla Matheson.

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La lunga marcia 2013-09-10 14:26:30 McLennon
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McLennon Opinione inserita da McLennon    10 Settembre, 2013
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metafora della vita

Il "Re" è uno scrittore straordinario perchè come pochi ha saputo essere un precursore capace di scrivere romanzi di un'attualità impressionante anche a trent'anni (e più) di distanza.
E' il caso di questa storia, che inizia senza tanti preamboli con i preparativi per l'imminente partenza della Marcia che le dà il titolo, un reality show il cui premio (per l'unico vincitore) sarà ciò che egli desidera, per tutta la sua restante vita.
L'atmosfera che si respira sin da subito è quella di una società Orwelliana, un mondo assurdo nel quale il mondo è regolamentato dalle cosiddette "Squadre", in cui sembra normale che l'eliminazione di un concorrente da un gioco a premi avvenga tramite fucilazione.Perchè è così che avviene durante "La Lunga Marcia", nessuno si può fermare pena una immediata ammonizione che, se ripetuta per tre volte, si trasforma in "congedo" ossia mediante fucilazione seduta stante, ad opera di impassibili soldati che scortano i concorrenri lungo tutto il tragitto.

Una lettura che all'apparenza può risulare leggera, forse dalla trama banale, ma a mio parere tra le righe va sottolineata la volontà dell'autore di ricreare quella che è la trasposizione metaforica dell'esistenza umana, dove regna il concetto di "Mors tua vita mea" attraverso un'analisi introspettiva dei personaggi, tentati dall'aiutarsi reciprocamente e, allo stesso tempo, rosi dal desiderio di vittoria e di sopravvivenza a scapito del prossimo.

Lo stile del "Re" è fluente, scorrevole, ricco di suspance e cattura in un crescendo di emozioni fino all'ultima pagina: non rientra nella cerchia delle sue opere migliori ma si attesta su standard di alto livello.

Senza svelare niente, poi, il finale è prettamente alla "King"...

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La lunga marcia 2010-08-02 22:30:19 Cap.harlock
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Cap.harlock Opinione inserita da Cap.harlock    03 Agosto, 2010
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Un gioco a premi, una corsa, un reality

Questo racconto di Stephen King, non è del Horror, ma del "terrore"... paura di non riuscire ad arrivare sani e salvi con il protagonista!
Un bellissimo libro di adrenalina pura con la A maiuscola, perchè questa storia non ti lascia respirare fino alla fine... un gioco a premi (un reality-grande fratello) ma come premio vero e proprio per i partecipanti è la loro stessa vita! perchè se ti fermi, sei finito! (qua non ce la pubblicità e il televoto a salvarti).
Un racconto cinico, spietato, che ti inchioda alla poltrona senza mai staccare gli occhi dalle pagine... perchè vuoi vedere come finisce!

Preparatevi a "correre" come non avete fatto mai nella vostra vita!

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A chi adora storie di adrenalina pura!
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