Maigret perde le staffe Maigret perde le staffe

Maigret perde le staffe

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Maigret aveva un bel dire, ma nessuno gli credeva. In realtà, ciò che faceva era un po' ridicolo, addirittura infantile. Prendeva un briciolo d'idea, un pezzettino di frase e se lo ripeteva come uno scolaro che cerca di farsi entrare in testa la lezione. Gli capitava anche di muovere le labbra, di parlare a bassa voce, da solo nel bel mezzo dell'ufficio, sul marciapiede, dovunque. E quello che diceva non sempre aveva senso. A volte sembrava una battuta.«Ci sono stati casi di avvocati uccisi da un cliente, ma non ho mai sentito parlare di clienti uccisi dal loro avvocato...».



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Maigret perde le staffe 2014-09-02 14:18:15 Renzo Montagnoli
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Renzo Montagnoli Opinione inserita da Renzo Montagnoli    02 Settembre, 2014
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La rabbia di Maigret

Èmile Boulay, ex cameriere sui transatlantici, ha costruito un piccolo impero di locali notturni a Montmartre, un tipo equivoco verrebbe da pensare, che prospera grazie agli spogliarelli e chissà a quali altri affari, ovviamente poco puliti. E invece no, conduce una vita tranquilla, casa e lavoro, stimato e rispettato da tutti, un uomo che tiene al suo buon nome, che riga dritto e che denuncia al fisco fino all’ultimo centesimo. Un giorno non rincasa e il cognato, un italiano, pure lui bravo e di antico stampo, teme che sia stato rapito. Il corpo di Emile sarà ritrovato una notte e due giorni dopo la sua scomparsa, in avanzato stato di decomposizione, visto il caldo di quel giugno a Parigi. Il cadavere è in una zona diversa da quella in cui l’uomo era stato visto l’ultima volta, in una strada chiusa di un quartiere residenziale e nei due giorni precedenti non era lì. Una circostanza quindi ben strana e ancor più strane sono le cause della morte, avvenuta per strangolamento, un metodo che in quegli ambienti equivoci non è mai utilizzato, perché lì si viene ammazzati o con una coltellata o con una o più pallottole.
Maigret, come al solito, all’inizio brancola nel buio fino a quando non ha un’intuizione, peraltro non suffragata nemmeno da indizi, e su quello straccio d’idea conduce l’indagine, che solo alla fine conferma l’infallibile fiuto del commissario, grazie alla scoperta di un movente che lo fa andare in bestia, che gli fa perdere le staffe, ma, buon per lui, il colpevole finirà per togliersi la vita prima ancora della fissazione della data del processo, che finirà con l’essere un procedimento giudiziario quasi burocratico e, soprattutto, non pubblico. Così, Maigret ritroverà la consueta calma, ora che giustizia doppiamente è fatta.
Maigret perde le staffe è, a mio avviso, uno dei più bei gialli scritti da Simenon. Incalzante dalla prima all’ultima pagina procede a passo di carica in una nebbia che di dirada molto lentamente e che lascia lo spazio alla luce solo alla conclusione.
Come al solito ambientazione, atmosfera e personaggi sono resi in modo impeccabile, contribuendo all’autentico piacere che prova un lettore teso a pervenire il più presto possibile alla verità, proprio come il celebre commissario.

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Maigret perde le staffe 2014-02-10 13:57:13 silvia t
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silvia t Opinione inserita da silvia t    10 Febbraio, 2014
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Maigret perde le staffe

Non voglio dilungarmi sullo stile sempre perfetto e ricercato di Simenon che porta il genere poliziesco nell'olimpo della letteratura o sui dialoghi sempre freschi e brillanti nonché realistici, perché sarebbe ridondante, banale e forse noioso: un ripetere sempre le stesse cose, un sottolineare l'evidente. La maestria di Simenon è fuori discussione, ma ciò che rende quest'avventura particolare è il suo contenuto: come si evince dal titolo il commissario francese perde tutta la sua calma perché è la sua moralità ad essere toccata.
Non mi è possibile raccontare di più perché ridurrebbe quell'attesa che pervade tutto il volume e che ne è la colonna vertebrale.
La forza di Simenon sta nel far conoscere un ognuno dei volumi un aspetto della poliedrica personalità della sua creatura, rendendola così realistica e delineando un profilo psicologico sempre più preciso, senza mai cadere in contraddizione, senza che mai le varie sfaccettature si sovrappongano.
La peculiarità sta nel far comprendere la levatura morale del personaggio non tanto dalle descrizione dell'autore, né dai suoi pensieri o dalle conversazioni che si svolgono, ma attraverso le reazioni a determinati stimoli, quelle reazioni così forti e così immediate che fanno comprendere la profondità della personalità, come certe questioni siano nervi scoperti.
Tutta la componente gialla del racconto fa da contraltare a quel finale così intenso, un caso capitato quasi per caso, in mezzo all'estate uggiosa e calda, in mezzo a proprietari di locali notturni, e ballerine; una Parigi indimenticabile, scorci di Montmartre da togliere il fiato.
Ben oltre il giallo classico, personaggi che non sono stereotipi, ma caratterizzati così bene da far pensare che si disegnino addosso a uomini esistiti e conosciuti da Simenon, carichi di pregi, ma allo stesso tempo di difetti.
Lo consiglio come consiglio ogni avventura del commissario che mi ha fatto innamorare del poliziesco, un genere che avevo sempre guardato con sospetto.

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Maigret perde le staffe 2012-06-14 11:16:33 Pelizzari
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Pelizzari Opinione inserita da Pelizzari    14 Giugno, 2012
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Aria di Montmartre

E' il primo giallo che leggo di Simenon e, amando Parigi, la parte che ho apprezzato di più è stata l'ambientazione, l'odore dei bistrot di Parigi, la descrizione delle vie, l'aria di Montmartre che si respire, i locali notturni e le ballerine. Mi è piaciuto anche il personaggio di Maigret, con pipa, giacca e cappello, con le sue ipotesi e convinzioni, che possono anche portare, se sbagliare, al crollo dell'inchiesta. Con quel qualcosa che non riesce a mettere a fuoco ma che intuisce. Con quel qualcosa di comune che non riesce a trovare, ma che poi scopre. Con quella sua aria che lo fa assomigliare a un cane da caccia, che va avanti e indietro annusando. Bel personaggio, davvero. La storia in sè non è un granchè, però vale la pena di leggerlo, proprio per conoscere Maigret.

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Maigret perde le staffe 2012-04-26 07:30:29 C.U.B.
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C.U.B. Opinione inserita da C.U.B.    26 Aprile, 2012
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NON FATE ARRABBIARE IL SIGNOR COMMISSARIO

Non scherziamo. Che non succeda mai piu’ .
Non e’ cosa di tutti i giorni che Maigret perda le staffe.
Stavolta il cielo grigio e l’aria intrisa di nebbia di Parigi lasciano spazio ad un caldo estivo e soffocante, sole che stanca, umidita’ che appesantisce.
Quartiere di Montmartre : bar , night club, piccoli motel ad ore.
Ballerine in abiti succinti, sguardi ammiccanti, tacchi a spillo e un buon giardinetto di malavitosi. Champagne.
Regna la calma al Commissariato, tanti sono gia’ in vacanza, molti sono pronti a partire.
Ma Emile Boulay muore ammazzato.
Trovato privo di vita sul marciapiede rovente. Strangolato .
Strangolato ? Come e’ possibile, a Montmartre non si viene ammazzati per strangolamento.
Tra i malavitosi vige la resa dei conti a suon di coltellate o pallottole.
Suvvia le buone abitudini si rispettano.
Emile Boulay e’ proprietario di quattro night club. Avra’ ben dei nemici.
Chi non ne ha in questo settore ?
Eppure… Pare che lui non ne abbia. I suoi affari in perfetto ordine, tutto dichiarato al fisco fino all’ultimo centesimo (ok, questo fa un po’ fantascienza, ma tant’e’).
Quindi ? Non c’e’ capo né coda.
Maigret brancola nel buio, parla da solo, suda nel suo abito nero , vaga solitario per strada.
Ma poi che succede Commissario ? Questa poi…Ma scherziamo ?
Caparbio, deciso, duro, i suoi uomini non osano replicare, oggi non e’ giornata per il Capo.

A livello di “giallo”forse il migliore letto fino ad ora.
Zero sospettati fino alle ultime pagine, quando il Commissario me ne ha proposto uno su un vassoio d’argento.
E anche qui, il movente io proprio non lo capivo.
C’e’ voluto Maigret a fare chiarezza. Come al solito.

Buona lettura.

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