Narrativa straniera Gialli, Thriller, Horror Nessun fiore sulle vostre tombe
 

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Nessun fiore sulle vostre tombe

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"Un pesante odore di profumo e madeira. Mi volto. Non avrà neanche vent'anni. Il cappotto di cheviot è logoro in vari punti e sotto si intravede un seno pesante. È esattamente il mio tipo di donna, ma non sono interessato. Le donne si sono sempre buttate ai miei piedi. Un vecchio pugile pieno di cicatrici. Credo che in qualche modo fiutino chi sono, e una donna che riesce a resistere a una sfida non è ancora nata." Eccolo Harry Kvist, ex pugile e ora picchiatore per denaro, intento a sfangare la solita magra giornata in una Stoccolma gelida, anno di grazia 1932. E se non si fosse capito dall'amara ironia che Kvist rivolge a se stesso, lui è sì corteggiato dalle donne, ma talvolta le disdegna per cercare soddisfazione in compagnie maschili. Avete capito bene. Una cosa, a quei tempi, pressoché illegale, ma soprattutto da tenere ben nascosta, vista la sua reputazione di duro. Il nuovo contratto di Kvist? Un poveraccio, certo Zetterberg, deve dei soldi a uno che deve dei soldi a un altro che eccetera eccetera, la consueta catena della sopravvivenza. Un lavoretto facile parrebbe, un po' di botte tanto per ammorbidire il debitore ed è fatta, domani si passerà a riscuotere. Ma se il tizio l'indomani è morto, questo è un problema. E se la polizia cerca chi è stato l'ultimo a vederlo (e a pestarlo) vuol dire che qualcuno lo sta incastrando in un gioco feroce. Così inizia questo sofisticato noir, il cui titolo suona - a un avvertito lettore - come un laconico omaggio al celebre Sputerò sulle vostre tombe di Boris Vian (1946), romanzo cupo e ai tempi controverso. E in effetti l'eco violento che pulsa in Nessun fiore sulle vostre tombe di Martin Holmén, un libro che fa della crudezza il suo volano instancabile, riconduce la storia dell'ex pugile Kvist a certi modelli dell'hard boiled americano, anche se naturalmente il paragone è improprio. L'altra faccia di questo giallo, invece, ricorda gli straordinari romanzi dell'irlandese John Banville, e il suo talento di leggere nelle anime dei personaggi, con schiettezza disarmante. Un noir che, in definitiva, lascia il lettore non solo con la soddisfazione di aver letto una storia dall'intreccio formidabile, ma con qualcosa di più.



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