Narrativa straniera Racconti La grande fame
 

La grande fame La grande fame

La grande fame

Letteratura straniera

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Protagonisti di questi racconti, una volta tanto, non sono più gli italo-americani del Colorado e della California, ma i lavoratori stagionali filippini, che si guadagnano duramente il loro pane nei campi o nelle fabbriche dei sobborghi industriali di Los Angeles, aspirando a una vita migliore... ma soprattutto al Grande Amore, che prima o poi (o almeno si spera) arriva per tutti...



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La grande fame 2013-12-21 18:11:32 Robbie
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Robbie Opinione inserita da Robbie    21 Dicembre, 2013
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Il sogno americano

“La grande fame” è una raccolta di 24 brevi racconti, editi postumi alla morte di John Fante, grazie all'intrapendenza di Stephen Cooper, curatore della raccolta, che chiese alla vedova di poter “visionare” ed eventualmente pubblicare quanto rimasto dei lavori dello scrittore.

Il narratore più maledetto d'America (così lo definì Bukowski, che ne fece rivalutare le opere), ci trascina nelle strade statunitensi ad incontrare una quanto mai variegata moltitudine di esseri umani, spesso persone con alle spalle una storia difficile e ricca di privazioni, come è la vita che contraddistingue gli immigrati di prima o seconda generazione. Tutti sono accomunati però dalla ricerca di un riscatto sociale, del raggiungimento del tanto ambito sogno americano (lavorare duramente, raggiungere il benessere, la prosperità economica, farsi una famiglia).

I protagonisti, spesso di origine italiana, ma anche provenienti da altri paesi, Filippine, Giappone, ecc. vengono caratterizzati bene, soprattutto nelle loro piccole o grandi manie e debolezze umane, più o meno irrazionali (gelosia, arroganza, ricerca dell'amore, nazionalismo), strappando spesso un sorriso.

Vi sono racconti molto esilaranti (a me personalmente è piaciuto molto “Un gioco solo per Oscar”, ma ce ne sono anche altri), alcuni meno, però globalmente posso dire di aver apprezzato l'ironia di Fante, caratteristica, a quanto pare, tipica del suo stile narrativo. Ringrazio Chiara, che con il suo articolo nel Magazine di Q, ha acceso il mio interesse per uno scrittore che non conoscevo.

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