Il budda Geoff e io Il budda Geoff e io

Il budda Geoff e io

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La vita di Ed sembra all'improvviso sull'orlo di un precipizio: l'impiego presso una società editrice per il web salta a causa della crisi economica del 2000, la sua fidanzata lo ha lasciato da pochi giorni e lui sente di non riuscire a esprimersi come vorrebbe nella professione che si è scelto, quella di scrittore. Incontra per caso un curioso personaggio in un pub e rimane abbastanza colpito dal suo modo particolare di analizzare le circostanze: "Ogni situazione di crisi, Ed, rappresenta anche una preziosa opportunità di cambiamento. Ciò che conta veramente è avere dentro di sé le risorse per affrontare i momenti difficili". Ma Ed scopre anche che Geoff è buddista e si dichiara molto scettico rispetto a ogni forma di religione, che ritiene una consolazione per le persone incapaci di affrontare la vita. Tuttavia Geoff lo attira, lo incuriosisce, a volte lo lascia di stucco con la sua carica vitale. Quasi senza volerlo Ed avverte che Geoff conosce delle risposte e potrebbe soddisfare il suo desiderio di comprendere il significato della vita.



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Il budda Geoff e io 2017-08-15 17:28:29 Mian88
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Mian88 Opinione inserita da Mian88    15 Agosto, 2017
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Ed

Mai Ed avrebbe pensato che la sua vita potesse cambiare così radicalmente e in così poco tempo. Un giorno era un uomo accompagnato alla sua Angie, un giorno era un uomo con un lavoro non dei più piacevoli e con un capo opinabile ma pur sempre con un impiego, e senza troppi avvisi si è ritrovato senza fidanzata e disoccupato. Si concede una birra in un pub con un collega per distrarsi e per non pensare e lo incontra: ha cinquantatré anni, è un fumatore e bevitore incallito ed il suo nome è Geoff. Di primo acchito farebbe pensare che l’uomo sia buddista, tanto meno quando, senza remore, viene investito dell’arduo compito di stasare il perenne bagno intasato, compito a cui adempie immergendo un braccio in liquidi organici e narrando di come sia importante risalire, percorrere quella strada ardua che sembra impercorribile.
Pagina dopo pagina ci fa riflettere su quanto non sia tanto il problema, il problema, quanto l’atteggiamento che abbia verso di esso. Gli ostacoli sono fatti e a seconda di come ci relazioniamo con loro, soffriamo o meno. Ecco perché il forte ha bisogno di nuove sfide, di nuove prove. Inizialmente Ed si arrabbia, non condivide la sua visione del mondo né tanto meno il suo stile di vita, eppure, passo passo, è sedotto dalla semplicità della sua filosofia. E se in principio si oppone fermamente ai suoi insegnamenti, col tempo abbraccia l’idea che seppur non dovendo per forza essere “religiosi”, una via d’uscita c’è, basta semplicemente guardarla con i giusti occhi.
Quello stato di depressione che inizialmente era proprio di Ed, verrà poco alla volta sempre meno, in parte anche grazie a Dora e alla sua capacità di mettere ordine nella vita del protagonista. Non essendo più bloccato – metaforicamente – come quegli scarichi, potrà iniziare una nuova carriera e dedicarsi alla sua nuova esistenza.
Traendo spunto dalla quotidianità, Edward Canfor-Dumas, dà vita ad un romanzo leggero, semplice e senza pretese che però nella sua genuinità offre al lettore molteplici spunti di riflessione, non soltanto in merito al culto ma anche solamente relativamente al vivere in sé. Il tutto è avvalorato da una penna non particolarmente erudita e curata, eppure, fluente e capace di affascinare chi legge. Buddista e non.

«Più o meno. Comunque ha una grande influenza sul vincere o perdere. Ovviamente non lo garantisco. A volte vinci o perdi indipendentemente da ciò che ti aspetti. Ma alla lunga vedo gente andare avanti nella vita per via della loro tendenza di base, del loro modo di pensare, specie nelle difficoltà. E’ come essere allenati. Non ti garantisce di vincere la gara, ma porca miseria, ti dà molte più possibilità che se sia senza fiato dopo dieci metri. L’unico trucco è che per mettersi in forma, e rimanerci, ci vuole uno sforzo, quindi devi farlo diventare un’abitudine»

«Il punto è che tutti noi ci creiamo delle abitudini che possono finire con l’intrappolarci. L’abitudine più radicata di tutte è il modo di pensare, perché controlla il modo di agire. Ci diamo la zappa sui piedi dicendo che non siamo in grado di fare questo o quello, dicendo che qualcosa è impossibile. Forse siamo spaventati dall’impressione che faremmo se dovessimo fare fiasco o forse abbiamo già fallito in passato, ci siamo persi d’animo e non vogliamo riprovarci – quando in realtà se avessimo fatto uno sforzo in più, sviluppato un certo tipo di capacità, accettato il giusto consiglio o aiuto, o semplicemente insistito un po’ di più avremmo sicuramente vinto. Pensa a tutte le persone nella storia che sono state considerate dei perdenti ma che alla fine hanno vinto solo perché non si sono arrese: Robert the Bruce, Nelson Mandela, Churchill, Dio solo sa quanti scienziati e artisti. Anzi, è il mio motto “La perseveranza vince”. »

« “E’ il tuo stato vitale, amico. Te l’ho detto la seconda volta che ci siamo visti: se il tuo stato vitale è basso appaiono tutte queste cose negative, come i sassi con la bassa marea. Stanno sempre li, ma quando c’è l’alta marea – quando il tuo stato vitale è alto – non si vedono. Tu, letteralmente, ti innalzi sopra a tutto.”»

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