Narrativa straniera Romanzi storici Gli anni della leggerezza. La saga dei Cazalet
 

Gli anni della leggerezza. La saga dei Cazalet Gli anni della leggerezza. La saga dei Cazalet

Gli anni della leggerezza. La saga dei Cazalet

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La saga racconta le vicende di una famiglia della borghesia medio-alta britannica, i Cazalet. Questo primo capitolo della serie copre i due anni che precedono la seconda guerra mondiale: una minaccia che nel corso del romanzo acquista sempre più spessore. Si tratta di una serie di istantanee scattate quasi tutte durante i soggiorni estivi dei vari membri nella dimora di campagna della famiglia, nel Sussex. Di capitolo in capitolo l’autrice assume il punto di vista dei vari personaggi. Lo sguardo della Howard si fa più acuto, e la sua ironia più tagliente, quando indaga le dinamiche di coppia, mettendone a nudo gli aspetti più problematici. Le vicende dei singoli personaggi s’impennano e giungono a un punto di non ritorno alla fine del romanzo, quando lo scoppio della guerra sembra imminente e ognuno si trova a dover compiere la sua scelta.



Recensione della Redazione QLibri

 
Gli anni della leggerezza. La saga dei Cazalet 2015-10-06 06:42:35 Mario Inisi
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Mario Inisi Opinione inserita da Mario Inisi    06 Ottobre, 2015
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Il paradiso perduto

Sembra che le fatine dopo essere andate al battesimo della Bella Addormentata passarono anche da E.J. Howard facendole gli stessi identici doni: la prima le donò la bellezza (infatti iniziò la sua carriera come attrice e fotomodella), la seconda le diede la simpatia (andava con i mariti delle sue più care amiche e quelle non se la prendevano nemmeno un po’), la terza le diede l’intelligenza e il talento per la scrittura. La fata cattiva, dato che il vecchio incantesimo della puntura del dito non avrebbe funzionato, le impose almeno tre principi azzurri…. Il primo era vecchio e sembrava gentile, ma lei era troppo giovane per riconoscere una persona veramente gentile, il secondo era rigido e freddino, il terzo era il padre di Martin Amis, scrittore anche lui e terribilmente geloso di lei, non come donna (benchè ne avesse motivo) ma come scrittrice dato che era più brava di lui.

Lasciando da parte i pettegolezzi e venendo al romanzo, bisogna dire che l’impatto con le prime pagine non è dei migliori, nel senso che il lettore viene catapultato in un mondo borghese con i suoi tabù sessuali ora quasi incomprensibili e obsoleti. In realtà, questa sensazione di storia d’altri tempi scompare quasi subito. Il romanzo descrive principalmente i dialoghi, le paure, il carattere, i giochi di un gruppo di cugini che si ritrovano per le vacanze estive a casa della nonna, figli di quattro famiglie diverse. I bambini e gli adolescenti sono descritti con grande grazia e delicatezza, forse con nostalgia. Il romanzo sembra autobiografico, nel senso che la famiglia di Louise, quindicenne, è quella dell’autrice, le altre non saprei dire. Il mondo dell’infanzia è rappresentato come una specie di paradiso, di paradiso perduto. Louise, l’autrice, è alla porta di uscita dal paradiso. Su di lei si accalcano ombre terribili: siamo alla vigilia della seconda guerra mondiale e alla vigilia dell’età adulta. I genitori man mano che lei entra nell’adolescenza cambiano faccia e ne rivelano una a cui lei non è preparata. Il rapporto con la madre si raffredda e diventa una specie di rivalità sotterranea. Il rapporto con il padre ha un carattere edipico fortissimo. Questo aspetto del rapporto di Louise con i genitori è accennato solo in un paio di pagine delle quasi 600 del romanzo ma sono molto significative. In queste due pagine l’autrice ci racconta un episodio in particolare: Louise mette un vestito da adulta per cenare con il padre, all’insaputa della madre da cui preferisce non farsi vedere con quello stesso vestito perchè non capirebbe, e questo accade proprio il giorno in cui la madre ha appena tolto tutti i denti.
Dopo la cena a due il padre tenta di baciarla. A questo punto l’autrice ci parla di un episodio precedente e ben peggiore dopo il quale Louise si è presa una chiave per la sua camera perché non si sentiva più sicura. Da come sono descritti i fatti si intuisce che l’autrice ha un atteggiamento ambiguo o doppio nei confronti del padre di seduzione e rifiuto; la seduzione, l’aver indossato il vestito da donna all’insaputa della madre nonostante il precedente, forse le serve inconsciamente ad addossarsi le colpe del comportamento di lui oltre che ad avere la sua attenzione. E, comunque, serve a far dubitare il lettore delle sue intenzioni nell'indossare quel vestito, anche se non è il lettore a dubitare ma lei stessa in quanto il lettore sa ben distinguere tra le responsabilità di un genitore e di una ragazzina.
Certo, il senso di colpa deve aver accompagnato Elizabeth/Louise tutta la vita rovinandole i rapporti umani più importanti.
Il romanzo è quindi anche un romanzo terapeutico oltre che nostalgico per il periodo dell’infanzia descritto come un tempo di grande, grandissimo candore a cui l’autrice si affaccia con senso di grande nostalgia, forse proprio per il senso di perdita dell’innocenza che sta vivendo.
Il romanzo è minuzioso, descrive la vita di tutti i membri della famiglia nei particolari, è lento. Ma dalla lentezza delle pagine emergono i profili psicologici ben delineati di tutti. Forse le figure più ambigue e meno sviscerate sono quelle dei genitori. Le molestie del padre alla figlia emergono a un certo punto del libro come dal nulla. Sembra che l’autrice non abbia molta voglia di indagarle e di spiegarsele. Le accenna e poi sembra dimenticarsene. Non parla nemmeno delle conseguenze su Louise se non in mezza frase in cui dice che lei si era fatta più introversa, mezza riga.
Il romanzo è bello ma lento, di una lentezza che si apprezza dopo averci fatto l’abitudine e che mi ha ricordato un’altra autrice: Paula Fox.
Certo i ritmi dei romanzi moderni e spesso anche del passato erano molto diversi. Qui sembra che lei abbia stirato il tempo perché raggiungesse la lentezza del tempo reale, perché le giornate a casa dei nonni sembrassero più verosimili.
C’è nostalgia per la leggerezza e il desiderio di riviverla attraverso le pagine. E’ una leggerezza non solo mentale ma dell’anima, data dall’innocenza che forse oggi ragazzini adolescenti di 12-15 anni non hanno.
La saga non è solo un racconto superficiale di fatti o di avvenimenti come le saghe che a volte si vedono in TV ma ha un suo spessore e una grande vivacità per come i personaggi dopo le prime poche pagine prendono vita. C’è anche un ribaltamento: la famiglia di Louise che sembrava la più fortunata all’inizio del romanzo, in realtà è la meno fortunata. Le altre si rivelano più forti, affiatate, più positive per i loro figli, più amorevoli. Non so se nelle descrizioni delle altre famiglie c’è un senso di invidia. Dopo aver rivelato l’episodio del padre, Louise sembra sparire dal romanzo come se si vergognasse di se stessa mentre prima era il personaggio più presente. E’ come se non meritasse più di stare nel paradiso dell’infanzia e dell’innocenza.
““ Ah love, let us be true
To one another! For the world which seems
To lie before us like a land of dreams.
So various, so beautiful, so new…”
Le parve magicamente di risentire la sua voce pacata, un po’ stridula e pedante (non pronunciava bene la R)… poi non ricordò più come proseguire la lirica, e mentre tendeva le braccia nel buio la voce tremolò e si spense.
Era tutto finito.”
Concludo dicendo che Amis il vecchio, il terzo marito di Elizabeth, aveva ben motivo di essere geloso: quasi certamente Elizabeth scriveva meglio di lui.

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Gli anni della leggerezza. La saga dei Cazalet 2021-01-28 22:49:52 ALI77
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ALI77 Opinione inserita da ALI77    29 Gennaio, 2021
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PIU' STILE CHE CONTENUTO

Siamo in Inghilterra nel 1937 e in questo volume la Howard ci descrive la famiglia dei Cazalet, troviamo quindi il Generale William con la moglie la Duchessa Kitty e i loro figli con le rispettive famiglie.

L'autrice dedica l'intero libro a farci conoscere i personaggi e si sofferma anche sugli aspetti più semplici della loro vita famigliare, molte volte durante la lettura ho pensato che il modo di narrare della Howard era così potente e acuto, che mi faceva immaginare le varie scene come se stessi vedendo un period drama in tv.

Il libro è "solamente" la descrizione della quotidianità dei vari componenti della famiglia dei Cazalet, i personaggi si stanno via via scoprendo un po' alla volta, ma non succede molto in questo primo libro, non ci sono dei grandi colpi di scena o dei fatti degni di nota.

Me lo aspettavo da una saga famigliare e questo non mi è dispiaciuto perché quello che mi ha coinvolto maggiormente è lo stile dell'autrice, raffinato, elegante, molto descrittivo. E' quello che tiene il lettore incollato alla pagina, almeno per me è stato così, probabilmente se la Howard non fosse stata così brava non avrei continuato a leggere il romanzo.

E' come se fossi stata una lettrice che ha "spiato" la vita di queste persone, che impara a conoscerle, con i loro pregi e i loro difetti e che si sta affezionando alla famiglia dei Cazalet.



"Se il matrimonio non è l'unica carriera della moglie, non può essere un buon matrimonio."


Credo che questo primo capitolo sia fondamentale per capire se andare avanti o meno con la lettura, perché se non vi piace né la trama né lo stile dell'autrice non ha senso continuare, perché nei prossimi capitoli non mi aspetto nulla di più.

Non ho ancora un personaggio preferito, difficile dirlo, diciamo che sono sicuramente dalla parte delle donne, che vivono ancora in un periodo in cui, la società le giudica inferiori rispetto agli uomini. Villy per esempio moglie di Edward, secondogenito del Generale e della Duchessa, ha rinunciato a ballare per sposarsi; oppure Zoe, seconda moglie di Rupert, giovane e inesperta e un tantino sognatrice che ancora non riesce a integrarsi nella famiglia acquisita.

Il titolo "Gli anni della leggerezza" sta ad indicare un periodo dove regna la tranquillità, la normalità, che probabilmente cambierà con lo scoppio della Seconda Guerra Mondiale che ormai è alle porte.

Una lettura piacevole e molto scorrevole, ho apprezzato di più il modo di scrivere della Howard, coinvolgente e descrittivo, rispetto alla trama che qui è quasi inesistente.

Uno dei rari casi in cui anche se non succede un gran che, sono riuscita ad apprezzare lo stesso il romanzo.

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Gli anni della leggerezza. La saga dei Cazalet 2018-05-28 08:29:27 Virè
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Virè Opinione inserita da Virè    28 Mag, 2018
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Una bellissima saga familiare

Bello bello bello questo libro. Una saga familiare con tutte le caratteristiche proprie del genere, che si legge d'un fiato.

Siamo alla fine degli anni '30, in un'Inghilterra in ripresa dalla prima guerra mondiale, che assiste con timore all'ascesa di Hitler ed al rischio di un nuovo conflitto.Nella campagna inglese si riunisce per le vacanze estive la numerosa famiglia di un commerciante di legname: ritroviamo il capostipite, ormai anziano, sua moglie, tre figli maschi con rispettive consorti e figli e la sola figlia femmina nubile che si occupa dei genitori. Accanto a loro sfilano domestici e altri parenti che decidono di allontanarsi da Londra in attesa che sia scongiurata la guerra. Un variegatissimo gruppo di personaggi quindi, che riempiono le pagine con le loro caratteristiche, tutte diverse e perfettamente inquadrate, anche con poche righe. E' impossibile non ritrovare nei caratteri descritti i propri parenti, vizi e virtù delle proprie famiglie.

L'autrice è bravissima a passare da personaggi maschili a personaggi femminili, ad inquadrare i bambini, con i loro ragionamenti un po' "strampalati" e le loro curiosità; così come le paure ed i turbamenti adolescenziali dei ragazzi più grandi, la noia delle donne sposate, le difficoltà dei domestici.

Le descrizioni sono piene di particolari che ti permettono di inquadrare ogni situazione, luogo, epserienza come se la stessi vedendo con i tuoi occhi; eppure non si cade mai nella noia, nel prolisso. Ogni parola è ponderata per permettere al lettore di vedere l'immagine di ciò che accade, ma senza dilungarsi in descrizioni sterili o in dovizie di particolari inutili; si ha quindi l'impressione di guardare un film piuttosto che leggere un libro.

Il racconto scorre rapidissimo, passando da un personaggio all'altro, facendoti entrare nella vita di tutti,ma senza soffermarsi su nessuno in particolare ed inquadrando alla perfezione lo stile di vita così come il momento storico.

I volumi della saga sono ben cinque, quindi terminato il primo, non resta che tuffarsi nel secondo.

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Gli anni della leggerezza. La saga dei Cazalet 2018-01-09 10:32:12 Mian88
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Mian88 Opinione inserita da Mian88    09 Gennaio, 2018
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Leggerezza apparente

Figlia di una ballerina e di un esponente dell’alta borghesia, nei suoi novant’anni di vita Elizabeth Jane Howard è stata modella, moglie e scrittrice, una scrittrice, che in Italia è stata riscoperta e pubblicata con i suoi Calzaret da Fazi Editore.
Il primo impatto con l’opera non è dei migliori in quanto il lettore viene catapultato al massimo livello del mondo borghese, un universo caratterizzato da tabù sessuali e familiari che non mancano di far rivivere a chi legge la fase storica descritta. I dialoghi e le paure sono il fulcro di questo elaborato incentrato sulla quotidianità di questi cugini e di questa ragnatela di rapporti familiari. Seconda, ma non per questo meno importante impressione che colpisce il conoscitore, è quella di ritrovarsi innanzi ad un testo autobiografico. Un velo di malinconia e di nostalgia descrive le vicende, con delicatezza ma anche con premura e dovizia. Alcun dettaglio è lasciato al caso. L’idilliaco paradiso che viene rappresentato è percepito, ancora, come un qualcosa di destinato ad essere infranto. Siamo alla vigilia della seconda guerra mondiale nonché in prossimità di quell’età adulta che frantuma i sogni e muta i rapporti. Spicca, in tal senso, quello di Louise con i genitori. Con la madre il medesimo assume i caratteri di una rivalità silenziosa, con il padre è invece ambiguo, in quanto alterna attimi di seduzione ad altri di colpa e timore a causa dei soprusi che inaspettatamente vengono introdotti nei fatti.
A questa trama che avvicenda famiglia, amicizia, rapporti umani e malinconia, si aggiunge una narrazione prolissa, pignola, cavillosa che nelle prime pagine tende a far rievocare al lettore il tipico romanzo ottocentesco. Non è semplice entrare nella vita di questi personaggi poiché molteplici e fortemente collegati tra loro, ma superato lo scoglio iniziale delle analisi meticolose, il testo prende il via e si dipana in tutta la sua bellezza. E allora, traspare anche il senso di tutta questa scrupolosità: senza quasi rendercene conto ci troviamo di fronte ad una serie di protagonisti psicologicamente solidi e articolati, uomini e donne che mascherati dall’apparente leggerezza di una vita borghese radicata, celano al contrario paure dell’anima, timori, titubanze, soprusi e anche violenze. Un perfetto connubio in cui si mixano tenuità del tempo che è stato e durezza di quello che è e che è in arrivo.
Da leggere con la giusta concentrazione senza fermarsi a quell’alone di superficialità che fa da velo alla dimensione di interiorità.

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Gli anni della leggerezza. La saga dei Cazalet 2018-01-05 16:40:31 Pelizzari
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Pelizzari Opinione inserita da Pelizzari    05 Gennaio, 2018
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Una certa mollezza

Chi si appresta a leggere i volumi della saga dei Cazalet deve essere psicologicamente pronto a dosi massicce di vita familiare. Questo è il primo capitolo della saga ed alcune cose mi hanno colpito, anche se non so ancora se queste prime impressioni saranno o meno confermate dai prossimi capitoli: il ritmo è lento e lo stile è molto descrittivo, con tanti dettagli, utili a crearsi delle proprie immagini delle ambientazioni ed anche a prendere la lettura con la lentezza necessaria a farla sedimentare; alla fine di questo primo libro si ha un po’ la sensazione di un “non finito”, proprio perché la volontà è quella di far proseguire il lettore con la lettura del secondo capitolo; mi sembra un po’ un polpettone. L’ambientazione è sicuramente in un mondo dalle atmosfere d’altri tempi e per tutta questa prima parte direi che l’aspetto che più mi ha colpito è la sensazione di una certa mollezza in tutta questa famiglia. La caratterizzazione dei personaggi è abbozzata: direi che forse prevalgono le figure femminili rispetto a quelle dei fratelli Cazalet e comunque anche più le nipoti rispetto ai ragazzini. Per il momento i personaggi che ho più apprezzato sono stati Zoe e Clary…vedremo poi il proseguo…

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Gli anni della leggerezza. La saga dei Cazalet 2017-09-06 03:38:26 68
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68 Opinione inserita da 68    06 Settembre, 2017
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Leggerezza apparente e profondità innegabile

Inghilterra, anno 1937, i Cazalet appartengono ad una dinastia di commercianti di legname della medio-alta borghesia, un nucleo allargato con abitudini e tradizioni secolari che da sempre cerca di preservare. Si erge attorno alle figure del Generale e della Duchessa, ed è composto da tre figli maschi, Edward, Hugh, Ruperth con le rispettive mogli, Villy, Sybil e Zoe, da una figlia nubile, Rachel, devota ai genitori, da innumerevoli nipoti e a contorno il personale di servizio.
È un microcosmo ovattato che teme la perdita della propria identità ma che di fatto si cela dietro menzogne e false apparenze, procrastinando da anni il momento di aprirsi alla verità, non dicendola o avendo sviluppato un genere di intimità senza pretese.
Spesso le nuore non hanno nulla da spartire tra loro, vengono da vite diverse con una frequentazione obbligata dalla condivisione matrimoniale con due fratelli.
Villy ha declinato precocemente la propria carriera artistica di ballerina per essere madre, Sybil pare incarnare il prototipo della moglie perfetta ma profondamente annoiata, Zoe e’ così giovane, una bellissima ex attrice che non possiede ancora tratti di fedeltà e di maturità ma una certa ondivaga svagatezza ed effimero narcisismo.
I tre fratelli, a loro volta, hanno una radice comune ma storie diverse. Edward e’ il più bello dei tre, un donnaiolo impenitente, sempre a suo agio, pienamente consapevole del proprio fascino e apparentemente indifferente, Ruperth, artista mancato, vedovo appena risposatosi, insegna e si mantiene lontano dagli affari di famiglia che considera estranei, Hugh e’ un reduce di guerra ferito nel corpo e nell’ animo che ha smarrito il senso di se’.
I Cazalet continuano a vivere il cosiddetto proprio buio Medioevo, seguono una noiosa routine, il tè pomeridiano, gli interminabili pasti di famiglia, tra discrezione, moderazione e senso della misura, oltre che i segni della buona educazione e dell’ affetto reciproco. Ma negli eventi importanti della loro vita gli altri sono tenuti a debita distanza e non devono vedere niente.
E che dire del loro antisemitismo, non acclarato ma neppure taciuto, disconosciuto dall’ amore ricambiato di Sid ( ebrea ) per Rachel? E l’ infinita schiera di nipoti, a cavallo tra infanzia ed adolescenza, così lontani dal capire il senso di una logica siffatta, alle prese con la propria età, difficoltà affettive, amori, desiderio di esclusività, gelosia, rabbia, autoriconoscimento?
E poi le innumerevoli figure di contorno, istitutrici, bambinaie, personale di servizio, semplici conoscenti, parenti, incastrate più o meno volontariamente in un meccanismo ben oliato ed autocelebrativo, da sempre impolverato dalle proprie incastonate certezze e che stenta a disconoscersi ed a rinnovarsi.
Ed allora emerge dal proprio interno, contravvenendo ogni vetusta regola, una dimensione privata e parallela viva e pulsante che si nutre di umano sentire, di relazioni, di inevitabili tradimenti, di semplici verità non dette o taciute, di insoddisfazione non manifesta, intessuta di dubbi ed atrocità commesse.
A contorno, ma onnipresente, un pericolo incombente, una probabile grande guerra, l’ ascesa di Hitler e la propaganda nazista, un sentimento antisemita espresso tacitamente, con condiscendenza, battute, discriminazione ed eccezione alle regole, diffondendo il pregiudizio, perché ogni dittatore da sempre deve creare un capro espiatorio a proprio uso e consumo.
Ed allora c’ è una esteriorità da mantenere ed una velata interiorità manifesta, ma solo a se stessi e che tale rimane ne’ viene espressa, mai. E quella stranezza che ci fa pensare di essere ogni giorno sull’ orlo del baratro ma che non ci distoglie dal continuare ad agire come se niente fosse.
La Storia ci appartiene, indirizza destini e desideri, ma il presente per il momento preserva da una possibile guerra.
Il primo volume della saga attraversa il periodo tra il 1937 ed il 1938, concentrandosi sulle vacanze estive trascorse e condivise nella dimora di famiglia ed è una introduzione a svelare i personaggi attraverso una fitta rete relazionale che sembra opporsi ad ogni fredda rigidità di forma.
Tutto il non detto rifulge nei pensieri e nei tormenti dei protagonisti, tra speranze svanite e desideri inespressi ed una toccante intimità ( molto bello lo scambio sentimentale tra Sid e Rachel ed il complesso rapporto affettivo-relazionale adulti-bambini ) scoperchierà quel senso di umanità senza tempo.
Ecco la peculiarità e la bravura della Howard, il riuscire ad addentrarsi ed esprimere, oltre ogni superficialità e leggerezza di forma, la complessità di un sistema relazionale individuale e collettivo.
Ci si immerge nelle asperità di in un periodo storico difficile, nebuloso, assai incerto, in una Inghilterra vittoriana retrograda ed isolazionista, anche se, per il momento, prevale una certa noncuranza, un sentimento di lontananza e la difesa dello status quo.
La narrazione è un mix ben riuscito di pubblico e privato e sa trattare con leggerezza e dolcezza vizi e virtù esprimendo senza pesantezza alcuna dubbi ed incertezze a venire.
A tratti si rischia di perdersi nell’ eccesso di nomi, fatti, pensieri e desideri, e si riconosce come la vita dei protagonisti rifletta molto della autrice stessa. La lettura scorre, semplice, lineare, fluida, inseguendo un’ onda narrativa in un mare all’ apparenza cheto, ma con tante piccole crepe che continuano a generare micro cambiamenti e possibili novità spiazzanti.
Una certa vivacità d’ insieme che pare paradossale nella bonaccia imperante ( la vita dei Cazalet ), contribuisce a mantenere vivo l’ interesse per quel che sarà, in attesa di altro…

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Gli anni della leggerezza. La saga dei Cazalet 2017-07-07 14:48:41 Pigottina
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Pigottina Opinione inserita da Pigottina    07 Luglio, 2017
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La leggerezza di chi ignora il futuro

Gli anni della leggerezza è il primo volume di una saga familiare costituita da cinque libri. La famiglia è quelle dei Cazalet, fecente parte dell'alta borghesia inglese negli anni 1937- 1938.
I Cazalet sono una famiglia numerosa ; ci sono i due capostipiti amorevolmente soprannominati dai figli Il Generale e La Duchessa entrambi legatissimi alla rigida morale vittoriana, i tre figli maschi e le loro famiglie e l’ unica figlia femmina da cui, non essendo sposata, ci si aspetta grande disponibilità verso i genitori.

Facciamo la loro conoscenza un po’ alla volta. Prima incontriamo ciascun fratello nella propria casa, facciamo conoscenza della moglie, dei figli e anche della servitù, nonché dei rapporti che intercorrono tra fratelli cognati e cuginetti e poi approfondiamo quando, come ogni estate si ritrovano tutti nella grande casa di campagna, sia nel 1937 che nella tarda estate del 1938, dove possiamo anche sbirciare i preparativi delle cameriere per accogliere tutti tra camere da arieggiare e portate da servire.

La trama è piuttosto semplice, c’è la vita di tutti i giorni, le incomprensioni tra marito e moglie, gelosie e tradimenti, battibecchi tra fratellini e sorelline e dispetti tra bambini, sogni di adolescenti, paure e delusioni. Su tutto aleggia però lo spettro di una nuova guerra, con i ricordi e le preoccupazioni di chi ha conosciuto la precedente.

E’ un libro tranquillo, ricco di quotidianità, una specie di ponte tra un’epoca basata su rigide regole e un'altra tutta ancora da vivere ma piena di capovolgimenti.

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