Narrativa straniera Romanzi storici L'invenzione delle ali
 

L'invenzione delle ali L'invenzione delle ali

L'invenzione delle ali

Letteratura straniera

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Charleston, South Carolina, 1803. Quando per il suo undicesimo compleanno Sarah Grimké riceve in regalo dalla madre una schiava della sua stessa età di nome Hetty, cerca inutilmente di rifiutare. Hetty anela alla libertà e Sarah promette di aiutarla. Come Hetty, anche lei è in qualche modo prigioniera di convenzioni e pregiudizi: in quanto donna non le viene permesso di diventare una giurista come il padre e i fratelli. Sarah sogna un mondo migliore, libero dalla schiavitù, e instaura con Hetty un rapporto speciale, insegnandole di nascosto a leggere e a scrivere. Seguiamo così il rapporto difficile ma speciale tra una ricca ragazza bianca e la sua schiava nera e le loro vicende umane nel corso di trentacinque anni, cui si aggiungono quelle della giovane sorella di Sarah, Nina.



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L'invenzione delle ali 2015-05-14 20:11:23 Belmi
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Belmi Opinione inserita da Belmi    14 Mag, 2015
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Nessuno può scrivere su un libro quanto vali

Sue Monk Kidd ha creato un romanzo che fra realtà e fantasia ci racconta una storia che ci fa riflettere.

Due donne completamente diverse ma entrambe alla ricerca della propria libertà. Ci troviamo a Charleston, South Carolina, 1803.

Sarah Grimké è una ragazza bianca, figlia di una famiglia ricca, che non riesce a trovare il suo posto perché per la società del tempo, una donna deve solo imparare ad essere una brava moglie, il resto è superfluo.

Monella, chiamata dai suoi padroni Hetty, è nera ed è nata schiava e vive nella famiglia Grimké, è facile comprendere che tipo di libertà vorrebbe.

Legate nel bene e nel male, le due ragazze, poi diventate donne, dovranno affrontare una società in cui nessuna delle due riesce a trovare lo spazio per “volare”.

Il libro ci racconta la schiavitù vissuta negli stati del sud, dove nella mente dei bianchi è radicata l’idea che Dio abbia creato gli schiavi per lavorare per loro. Una società in cui la dignità umana viene calpestata e i “bianchi” si sentono giustificati nelle loro azioni. Per fortuna non tutti la pensano così.

Ma gli schiavi sperano sempre, “Ce ne andremo di qui o moriremo provandoci”.

L’autrice racconta le brutalità che gli schiavi devono subire, ma cerca sempre di farcelo capire senza andare fino in fondo, lasciando molto alla nostra immaginazione.

Il romanzo è veramente molto bello e tocca degli argomenti particolarmente delicati; la scrittrice ha deciso di raccontare gli eventi alternando i pensieri e le vite delle due protagoniste che messe a confronto fanno vedere in maniera ancora più eclatante le differenze delle due realtà. Una pecca non indifferente è che il continuo alternarsi delle due a volte “sdubbia” un po’, perché ti stai affascinando ad un lato e ti ritrovi già dall’altra parte.

Vi lascio con questa frase:

“Il rumore era nella lista dei peccati degli schiavi, che conoscevano a memoria. Primo: rubare. Secondo: disubbidire. Terzo: poltrire. Quarto: fare rumore. Uno schiavo avrebbe dovuto essere come lo Spirito Santo: non si vede, non si sente, ma è sempre pronto a intervenire”.

Lo consiglio.

Buona lettura.

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