La figlia del boia La figlia del boia

La figlia del boia

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La trama e le recensioni di La figlia del boia, romanzo di Oliver Potzsch edito da Neri Pozza. Baviera, 1659. Sulla riva di un fiume nei pressi della cittadina di Schongau viene trovato agonizzante il figlio undicenne del barconiere Grimmer. Qualche tempo dopo i bottegai Kratz si imbattono, nel loro piccolo Anton, il figlio adottivo, immerso in un lago di sangue, la gola recisa con un taglio netto. Sotto una scapola del bambino viene trovato il medesimo segno del figlio del barconiere: il cerchio di Venere, il simbolo delle streghe.



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La figlia del boia 2022-09-15 16:03:10 andrea70
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andrea70 Opinione inserita da andrea70    15 Settembre, 2022
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Bel giallo storico

Baviera 1659 nella cittadina di Schongau si susseguono morti violente di ragazzini, tutti recano un misterioso segno sotto la scapola, tracciato con inchiostro viola e quasi cancellato, sembra un simbolo alchemico che richiama la stregoneria.
In un momento storico in cui la caccia alle streghe non è ancora del tutto dimenticata si trova presto nella guaritrice del paese, che i ragazzini frequentavano assiduamente, la colpevole perfetta.
Il boia del paese, Jacob Kuisl, viene incaricato di torturare la donna al fine di ottenere una rapida confesione e chiudere la vicenda.
Ma mentre la donna è in carcere altri bambini vengono assassinati, questo non scagiona la guaritrice ma da vita ad una diatriba tra i membri del consiglio del paese ognuno mosso dai propri personali interessi per condannare la donna e trovare un colpevole anche se non è quello giusto.
Molto interessante la figura del boia, rappresentato non come un semplice truce esecutore di sentenze capitali ma vero e proprio uomo di legge e anche una specie di speziale con interessi che spaziano dalla botanica alla medicina.
L'uomo, con l'aiuto di un giovane medico invaghito della bellissima figlia del boia, additata da tutti come persona da evitare in quanto figlia di un esecutore di sentenze, evitato dalla gente comune ed escluso dalla socialità spicciola del paese, ma temuto e rispettato, cerca di venire a capo
delle misteriose morti e di altri eventi che, ad un occhio attento come il suo, appaiono sospetti.
Bel giallo storico, con una attenta ricostruzione della situazione sociale post medioevo con le sue superstizioni e una medicina ancora più vicina all'alchimia piuttosto che alla scienza.

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La figlia del boia 2013-11-19 20:17:53 Pupottina
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Pupottina Opinione inserita da Pupottina    19 Novembre, 2013
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Danno la colpa alla persona sbagliata

Oliver Pötzsch è un giovane scrittore e sceneggiatore tedesco che ha alle spalle una genealogia interessantissima ed ha deciso di romanzarla, portando alla ribalta le sue radici, ma anche facendone una parte del suo lavoro. È così che nel 2007 ha scritto il suo primo romanzo, un giallo storico e avventuroso, che, da noi, tradotto, è diventato LA FIGLIA DEL BOIA.
Le origini della sua famiglia, infatti, affondano in una delle più importanti dinastie di boia della città di Schongau. Avere un boia come bisnonno non è cosa che capita a tutti. Nell’immaginario di Oliver Pötzsch, crescendo, è diventato un vero e proprio personaggio letterario, forse un po’ più avvezzo all’avventura rispetto a quello reale, ma sicuramente è una figura che piace e che ha ispirato già cinque romanzi storici.
Nella Baviera del 1659, il boia di Shongau è Jakob Kuisl, un uomo più alto rispetto alla media, che raggiunge quasi i due metri di altezza, con la barba lunga, nera e spinosa, e con dita lunghe e ricurve, simili ad artigli. In paese, la gente lo guarda con timore per il suo mestiere e per la sua tempra di feroce assassino, ma non esita a rivolgersi a lui, quando c’è qualche malanno, essendo lui anche un erborista e guaritore.
Il lettore si accorge subito che, dietro il suo aspetto che incute terrore e il suo carattere poco socievole, Jakob Kuisl è un uomo fondamentalmente onesto, buono e che non esita a risolvere i guai altrui. In più, ha le virtù degli eroi classici, è astuto, più intelligente e istruito della media, e anche forte e coraggioso.
Ad affiancarlo, quando si presenta un problema o un mistero da risolvere, ci sono Simon Fronweiser, il giovane figlio del medico ufficiale di Shongau, un ragazzo temerario e con la fama di seduttore per il suo bell’aspetto, ridotto solo dalla statura minuta, e Magdalena, l’attraente figlia del boia, le cui virtù sono le labbra carnose, il saper leggere e l’ostinazione ad ottenere giustizia, proprio come suo padre.
Il bello delle indagini, per il lettore, è lo scoprire gli indizi e avere una visione d’insieme, ma non la soluzione del giallo, prima dei personaggi, poiché ognuno dei tre scruta da un’angolazione diversa la scena del crimine, interroga o chiacchiera con persone diverse. È così che il lettore scopre il folklore storico e la struttura sociale della Baviera del XVII secolo.
A Shongau, un bambino muore, con uno strano simbolo tatuato sul corpo, e la levatrice viene accusata di stregoneria. Per lei inizia un lungo, terribile processo, fatto di torture, per farla confessare. Jakob Kuisl non ci crede né alla colpevolezza della levatrice né alle streghe e inizia a indagare, coadiuvato da sua figlia e dal suo spasimante.
In quel particolare periodo storico, “la gente ha la tendenza a vedere molte cose, anche quelle che non esistono.” La superstizione e le follie collettive dilagano e, contemporaneamente, altri crimini e delitti tracciano una scia di sangue, che affonda nella struttura del potere politico. E c’è anche chi giura di aver visto il diavolo in persona passeggiare per le vie di Shongau…
La figlia del boia è un romanzo storico, approfondito nelle ricostruzioni del panorama sociale e culturale, avvincente e avventuroso nella narrazione, che tiene viva l’attenzione del lettore e non manca di stupirlo con numerosi colpi di scena. Mentre infuria la caccia alle streghe, il boia, più illuminato della Baviera, indaga per salvare una levatrice, pestando i piedi al potere politico che la vuole colpevole e morta subito.

“Sì, subito” confermò Jakob Kuisl, brandendo il bastone. “Forse da qualche parte là fuori c’è anche il diavolo. Ho sempre avuto voglia di dargliele sul groppone.”
Forse anche il diavolo aveva paura del boia di Shongau.

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La Chimera di Sebastiano Vassalli
Strega di Remo Guerrini
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La figlia del boia 2012-10-11 11:21:53 Sara S.
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Sara S. Opinione inserita da Sara S.    11 Ottobre, 2012
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Esecuzioni e pregiudizi nella Baviera del 1600

Parto con il dire che questo libro ha un'ambientazione interessantissima e poco sfruttata nei romanzi. Il lettore si ritrova subito catapultato nella Baviera del 1600, in una cittadina modesta, abitata da persone per lo più povere, dove campeggia una mentalità retrograda e avvezza a fagocitare le dicerie più insensate, dove la pena di morte è la risposta ad ogni problema e dove il mestiere del boia è una professione necessaria, come può essere quella del fornaio o del locandiere.
Ma ancora più interessante è scoprire che l'autore del libro ha deciso di scrivere questo romanzo proprio perché è lui stesso discendente di una dinastia di Boia della Baviera, una dinastia che ha esercitato questa professione per ben 300 anni. La famiglia dei Kuisl non è quindi un'invenzione letteraria, ma prende spunto dagli antenati dell'autore e rende questo romanzo ancora più credibile e rilevante. Nonostante la storia sia comunque frutto di un lavoro di fantasia, troviamo in questo libro davvero tante verità sull'argomento e la ricostruzione storica è accurata e approfondita. Il lettore si trova così a scontrarsi con le varie contraddizioni dell'epoca, dove il popolo desidera ardentemente che venga fatta giustizia in maniera cruenta, dove le esecuzioni avvengono in piazza davanti alla folla urlante ed eccitata come se stesse assistendo ad una rappresentazione particolarmente piacevole, ma al tempo stesso non vuole avere nulla a che fare con il boia e con la sua famiglia, considerati indegni, isolati e ghettizzati in un angolo appartato del paese.
Ed è in questo clima di contraddizioni e ingiustizia sociale che prende vita una trama che da storica si tinge di giallo, dove il paese è scosso da una serie di omicidi inspiegabili e la soluzione più comoda è quella di trovare un capro espiatorio da giustiziare anziché trovare il vero colpevole. Ma il boia protagonista di questo romanzo è un personaggio molto particolare, saggio e istruito, che non vuole avere sulla coscienza un'altra vittima innocente, ma che vuole fare chiarezza sull'accaduto.
Come tipo romanzo l'ho trovato davvero ben strutturato, con uno stile di scrittura piacevole e scorrevole (ma non banale) che non manca di annoiare e con un ritmo molto incalzante ed avvincente. E' un romanzo che nonostante l'ambientazione storica esaustiva si lascia leggere con disinvoltura, un romanzo quindi alla portata di tutti, rimanendo comunque ad un livello nettamente superiore alla media delle pubblicazioni degli ultimi anni.
L'autore si dimostra però molto più bravo a giostrarsi con la parte storica del romanzo piuttosto che con quella che ha per oggetto il mistero che attornia la storia. Il giallo che accompagna la lettura ci mette davanti a tanti interrogativi e ad un muro di omertà e burocrazia quasi invalicabile, mentre la sua risoluzione appare infine un po' debole e semplicistica rispetto al contesto storico narrato. Alcune leggerezze faranno certamente storcere il naso ai puristi del giallo, ma ciò nonostante mi sento davvero soddisfatta da questa lettura così diversa dalle solite, di qualità e storicamente ben delineata.
"La figlia del boia" è un romanzo a tutti gli effetti autoconclusivo, che fa parte però di una serie attualmente arrivata al quarto libro. Sono curiosa di scoprire se anche in Italia si procederà alla pubblicazione degli altri, io mi auguro di sì.

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Lo consiglio sicuramente agli amanti dei romanzi storici e che non disdegnano le trame che si tingono di giallo. Una lettura che comunque secondo me può risultare piacevole davvero a tutti, anche a chi di solito non è particolarmente avvezzo a questo genere narrativo. Da provare!
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