Tra cielo e terra Tra cielo e terra

Tra cielo e terra

Letteratura straniera

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Nel 1904, i Clutterbuck lasciano l'Inghilterra e raggiungono Nairobi, e da lì la "terra imperiale" che Charles Clutterbuck ha comprato a buon prezzo. La terra si riduce a seicento ettari di macchia incolta e a tre capanne esposte alle intemperie. Data la vicinanza all'equatore, non esiste il crepuscolo. Il giorno diventa notte nel giro di pochi minuti. Due anni dopo, quando la macchia incolta ha quasi le sembianze di una fattoria di allevamento di cavalli, Clara, la moglie di Charles, compra un biglietto di ritorno per l'Inghilterra per sé e per Dickie, il figlio maggiore di cagionevole salute. L'Africa è troppo dura per lei, dice. Alla stazione di Nairobi bacia la piccola Beryl, rimasta sola col padre, e la esorta a essere forte. Beryl cresce libera nell'Africa indomita e selvaggia. A volte, quando è buio pesto, sguscia da una finestra aperta per raggiungere il suo amico Kibii, un ragazzino kipsigi.



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Tra cielo e terra 2016-05-22 19:32:59 BeaBonheur
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BeaBonheur Opinione inserita da BeaBonheur    22 Mag, 2016
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CIO' CHE PUO' L'AFRICA

Spesso dimentichiamo da dove veniamo. Ci scordiamo cosa è stato l'essere umano e pensiamo di avere perso l'antica saggezza dell'uomo e del mondo per come era..una volta.
L'Africa è uno dei pochi luoghi sulla Terra che ha conservato la sua essenza nel tempo, tramandando il proprio essere per millenni. Quest'immensa cultura (o meglio, un crogiolo sterminato di culture), che non è altro che un unico spirito, sono giunti fino a noi con molte difficoltà, passando per la distruzione e la disumanità più assoluta.
Beryl ci racconta l'Africa e l'essenza del mondo antico prima che gran parte di esso venisse contaminato. La sua storia narra di tribù, di animi antichi, di usanze, di cose per lo più perdute.
Ma noi, noi tutti, proveniamo da lì: da una saggezza millenaria.
Una terra di passioni per una vita di passioni, quella di Beryl.
E ciò che ha provato a fare l'autrice è farcene arrivare un pezzettino. Farci sognare immaginando la vera Africa, i suoi paesaggi, la sua natura, i suoi animali, la sua grande anima. Tutto questo ha il profondo potere di calmarci, mentre nella nostra mente evochiamo ad occhi aperti un tramonto rosso africano o una migrazione di gazzelle in campo aperto, la calura insopportabile del giorno o il calore di un falò notturno con un canto in sottofondo.
Beryl, l'Africa, l'antico e il nuovo.. cosa altro dovrei dire?

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Tra cielo e terra 2016-01-06 04:25:39 Natalizia Dagostino
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Natalizia Dagostino Opinione inserita da Natalizia Dagostino    06 Gennaio, 2016
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Inizio d'Africa

Miwanzo in swahili significa inizio: sono convinta con Paula McLain che “ci sono cose che troviamo solo quando tocchiamo il fondo”p.371

Le atmosfere africane della Blixen sono recuperate e rinnovate in un romanzo storico eccellente che racconta la vita avventurosa di Beryl Markham. Ritrovo i Kikuyu e le canzoni swahili e i masai: l’Africa indomita e selvaggia degli anni ’20 è una persona che innamora, contiene, protegge e consente di osare.

Beryl viene al mondo selvatica e richiesta da un luogo che si sostituisce alla culla familiare. Per dodici anni, tutori e istitutrici non riescono nell’adattamento dell’anima libera della protagonista che continua a scontrarsi e a pagare con incomprensioni e amarezze la difficile relazione con il padre anafettivo e, più tardi, con Jock, marito miserabile e padrone. Allora, la scuderia si trasforma per Beryl in un’aula di apprendimento e di sperimentazione.

Donna energica e indipendente, abituata alla compagnia di uomini che e a vivere in una casa in cui , Beryl affronta viaggi, ricerche, professioni, luoghi sconosciuti e ostili. Ogni volta perde, ma impara la lezione.

A 21 anni, Beryl rimane incinta di Denys Finch Hatton, l’uomo amato e perduto della baronessa danese Karen Blixen. L’interruzione volontaria della gravidanza segna Beryl con dolore e la allontana definitivamente dagli uomini che mai si offrono il permesso e il privilegio di essere amati dalle donne intelligenti ed autonome. “…mi piacerebbe tanto sapere come starei da sola. Non essendo più la figlia o la moglie di qualcuno, intendo, ma padrona di me stessa.”p.147

L’Africa è larga ed è libera e Beryl si fa accudire dalla terra e dal cielo, rimettendosi al mondo, ogni volta. “Mi resi conto di non riuscire a tenere a bada nulla, ed era una delle cose che amavo dell’Africa. Il modo in cui ti invadeva senza posa, senza mai mollarti.”p.354

Sceglie e decide di sorvolare l’Atlantico e, in trentasei ore di vita, lascia la propria firma nel cielo. Duemila piedi sopra il livello del mare per consacrare il desiderio di vita, perché quando la passione è forte, per vivere, si può rischiare anche di morire.

Ngoma è la danza tribale dei giovani Kikuyu ed è un modo degno per decidere di ricominciare dall’intuizione, dal rigore del ritmo, dal corpo.

“Ho una mappa che traccia la rotta sull’Atlantico da Abingdon a New York, ogni centimetro di acqua ghiacciata che sorvolerò, ma non il vuoto che mi aspetta, né la solitudine o la paura… affronterò le perdite di quota e i vuoti d’aria che mettono sottosopra lo stomaco, perché non si può deviare la rotta dalle cose che ci spaventano. Non si può sfuggire a nessun aspetto di sé, ed è meglio così. Ogni tanto penso che solo le sfide riescano a forgiarci e a cambiarci… Impossibile per me compiere questa impresa e rimanere uguale a com’ero prima.”p.8

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