Narrativa straniera Romanzi Ditelo a Sofia
 

Ditelo a Sofia Ditelo a Sofia

Ditelo a Sofia

Letteratura straniera

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Budapest, estate 1957. Sofia ha undici anni e non riesce a capire il difficile mondo dei grandi intorno a lei. Timida e impacciata, studentessa mediocre e delusione continua per sua madre, Sofia aveva un buon rapporto solo con il padre, giovane medico stroncato da un infarto. "Ditelo a Sofia" sono le sue ultime parole, che diventano per la ragazzina un'ossessione. "Ditelo a Sofia"; ma cosa? Il desiderio spasmodico di conoscere l'ultimo messaggio del padre la spinge sulle tracce dell'unico testimone che era in ambulatorio in quel momento, il terribile signor Pongraz, l'anziano usciere della sua scuola. L'uomo nasconde, dietro la rabbia, un doloroso segreto, Sofia vede gli errori degli adulti, ma non giudica e cerca qualcuno che le voglia bene per quello che è. Insieme, l'anziano scontroso e la bambina troppo sensibile, cercheranno risposta alla loro silenziosa domanda d'amore.



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Ditelo a Sofia 2022-03-29 07:51:59 enricocaramuscio
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enricocaramuscio Opinione inserita da enricocaramuscio    29 Marzo, 2022
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La forza della dolcezza

"Ditelo a Sofia". Con queste parole il dottor Gàbor Nagy si congeda dal mondo stroncato improvvisamente da un infarto. Una frase lasciata in sospeso, raccolta da uno dei tanti pazienti che frequentano il suo ambulatorio, di cui nessuno si preoccupa di cercare la conclusione o di scoprire l'intento. Nessuno, ufficialmente, si prende la briga di raccontare alla diretta interessata, Sofia appunto, figlia undicenne del defunto, dell'ultima frase terrena del padre, dell'ultimo pensiero rivolto a lei. Tuttavia la ragazzina viene comunque a conoscenza di quanto espresso dal medico in punto di morte. Quel vago "ditelo a Sofia" diventa per la bambina un'ossessione, un tarlo, un pensiero costante. Perché già è difficile perdere un genitore, perché lo è ancora di più perderlo a quell'età, perché è una tragedia ancora più grande quando colui che viene a mancare è l'unico che riesce a capirti, che ti dà fiducia nonostante i continui fallimenti, che ha sempre una parola buona, un sorriso, una carezza. Perché sapere che voleva dirti qualcosa, prima di lasciarti per sempre, e non conoscere le sue ultime volontà può diventare straziante. Sofia continua a pensarci, ogni momento, mentre guarda lo studio passare in mano ad un altro medico, con tutti i libri, con il cranio Tobia su cui papà le spiegava i meccanismi del cervello; mentre guarda la mamma impacchettare la loro roba in vista del trasloco, perché la vecchia casa è diventata troppo grande e costosa ora; mentre prende possesso del nuovo appartamento che segnerà per lei e la madre una nuova vita. Non smette di farlo neanche durante le lunghe e afose giornate estive senza scuola, senza la mamma che deve lavorare come ricercatrice presso l'Istituto di Pedagogia Sperimentale, senza la cuginetta Marianne che si trova all'estero, senza l'amica Dóra che non può più frequentare a causa di un brutto pasticcio tra adulti, le cui colpe ricadono sempre sui più piccoli. Allora Sofia decide di agire, vuole scoprire chi era il paziente presente nel tragico momento, sapere dove abita, andare ad interrogarlo. Si fa coraggio, la voglia di conoscere la verità la spinge a fare cose impensabili fino a quel momento per lei che, alla maggior parte degli adulti, appare sempre lenta, svogliata, distratta, con la testa tra le nuvole, taciturna, incapace di concentrarsi. A tutti, tranne che al povero padre e alla zelante maestra Màrta Szabó, ex compagna di studi della madre dalla quale la separano una storica rivalità e una incolmabile differenza di vedute. "Tu, ancora una volta, ti rendi conto solo di quello che hai sotto il naso, come le sufficienze risicate sulla pagella di Sofia, ma che ne sai delle ambizioni e delle attenzioni di questa ragazzina? Il fatto è che lei le dirige verso altre cose, cose ben diverse da quelle che a te verrebbero mai in mente. Lei è ancora come una sfera, non riesci ad afferrarla perché non ha uno spigolo, per fissarla a una superficie solida, ma continua a rotolare di qua e di là. Ha un segreto, una molla nascosta, che toccata al momento giusto farà scattare un meccanismo: prima o poi ci arriverò, riuscirò a trovarla, perché io ci riesco sempre, al massimo non so spiegarlo scientificamente, e non ci scrivo sopra dei libri. I libri continua a scriverli tu. Prima o poi ci sarà qualcuno che ti dirà chiaro e tondo quello che qui a scuola pensiamo dei tuoi libri". Le ricerche portano Sofia a casa del terrificante bidello della sua scuola, Istvàn Pongràcz, ribattezzato dagli alunni signor Pista. Un cartello affisso alla porta del suo alloggio, nell'umido scantinato dell'edificio scolastico, recita lo sgrammaticato e poco incoraggiante invito a "NONBUSARE". Senza bussare, Sofia attraverserà quella porta avviando una serie di concatenati malintesi che stravolgeranno la sua vita e quella delle persone che le gravitano intorno, portando scompiglio ma anche felicità e intraprendendo una strada che la condurrà verso una crescita personale che la riscatterà agli occhi miopi di chi non aveva creduto in lei. Una trama intensa, una scrittura elegante, una protagonista che entra subito nel cuore del lettore per restarci a lungo, sono i punti cardine di questo delicato piccolo capolavoro di Magda Sazbò. La grande scrittrice ungherese è molto attenta nell'adattare lo stile alle peculiarità dei vari personaggi, dall'eminente ricercatrice Judit all'umile muratore Testadicarta, caratterizzando bene ogni personalità. La drammaticità della storia è mitigata da momenti di piacevole comicità, ma soprattutto dalla dolcezza che pervade ogni pagina, dall'empatia sprigionata dalla protagonista, dalla sorprendente forza che può risiedere in un essere così piccolo, delicato, fragile, che guarda il mondo degli adulti con circospezione, timore, incertezza, apparentemente senza capirlo, in realtà riuscendo meglio dei grandi ad interpretarlo e, anche se rocambolescamente, renderlo migliore. "«Fino a ieri non m’ero accorta che ormai non sei più orfana.» Fece un passo indietro, sul volto le si dipinse un’espressione di tristezza incollerita, di dolore e offesa. Che se ne andasse, senza nemmeno salutarla, che andasse pure. Come poteva essere tanto cattiva, senza cuore? Papà. Papà! «Ma forse non lo sai neanche tu?» Ma cosa? Il cuore iniziò a batterle forte forte, quel momento la disgustava ma la attraeva nello stesso tempo. Non sapeva se avrebbe preferito che la signora Márta glielo dicesse, o che tacesse. «Hai un sacco di papà. Si vede che quando un bambino resta orfano, il mondo intero gli fa da padre.»La porta a vetri si apre e si chiude, i rumori del traffico dalla strada. Sofi si siede sulle scale davanti al palazzo del Municipio, posa il viso sulle ginocchia, tiene accanto la cesta per la spesa. Mentre si siede, nel grembiule sente tintinnare i soldi che le ha dato il signor Pista. Il sole le batte caldo sulla nuca. Dietro le palpebre chiuse vede papà, spilungone e con gli occhiali, che ride, nel suo studio e solleva Tobia: «Tobia è un vero dongiovanni, ha tutti i denti a posto!» E poi non è più nello studio, ma su un’impalcatura, papà ha un sacchetto di carta in testa, una cazzuola in mano, e fischietta, fischietta il motivo che fa A settembre matura, bella mia, l’uva nera. Poi apre un cassetto, cerca tra le cartelle cliniche, ha una camicia beige, aperta sul collo, una gamba ingessata fino al ginocchio, fuma la pipa e brontola: «Imbranata! Tonta!» Qualcuno si china su di lei, un estraneo, non gli vede neanche la faccia, ma le mette una mano sulla spalla e le chiede: «Qualcuno ti ha fatto male, bambina?» Sofi non alza lo sguardo, perché non riesce a parlare, si limita a scuotere il capo, e la frase che aveva tanto cercato ora squilla nel suo cuore, come una campana. Soffia il vento, stormiscono le foglie degli alberi intorno al Municipio".

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Ditelo a Sofia 2017-12-28 10:17:03 Mian88
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Mian88 Opinione inserita da Mian88    28 Dicembre, 2017
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Sofia

«Era sicuro, ormai, che Sofi sapeva concentrarsi soltanto quando ascoltava davvero la spiegazione, quando si trovava solo lei in classe. Non riesce a comprendere servendosi degli occhi, perché tutto il resto li assorbe, ma ci si può fidare del suo udito. Non aveva mai dubitato che fosse una bambina intelligente. Che pasta ci fai? Judit aveva sbagliato anche in questo. Avrebbe dovuto chiedere a Pongracz come faceva a conoscere Sofia.»

Sofia è una bambina particolare. Figlia di un medico e di una scrittrice, è riservata, silenziosa, apparentemente lenta e calma nell’apprendimento, nel concreto solerte e rapida se concentrata. Dentro di sé nasconde un mondo, un mondo tutto da scoprire eppure non facile da comprendere. Perché Sofi ha perso il padre, così, inaspettatamente, e nell’andarsene quest’ultimo ha lasciato detto: “Ditelo a Sofia”. Ma dirle cosa? E perché? La giovane protagonista non riesce e non può darsi una spiegazione tanto che decide di mettersi alla ricerca di quelle persone che sono venute in contatto con il dottore al momento della sua dipartita per cercare di far chiarezza su questo mistero, su questo rebus irrisolto.
Ha inizio così l’avventura della piccola, un’avventura che arriverà a coinvolgere tanti altri personaggi e che porterà a ricomporre un puzzle di colori e di emozioni. Perché sin dal principio la Szabò riesce con la sua capacità creativa a delineare perfettamente uomini e donne, rendendo indimenticabile ogni alunno, professore, custode, postino, muratore, portiere, inserviente, anziano. Anche se taluni nella narrazione possono sembrare superflui, con lo scorrere della stessa, appare chiaramente come in realtà non lo siano poiché ciascuno pian piano assume un ruolo ben preciso e determinato per il chiarimento dell’arcano. La stessa Sofia finisce con l’essere dalla protagonista, una dei protagonisti, perché in questa ricerca inarrestabile incontrerà altre persone e al contempo dovrà imparare a confrontarsi con sé stessa. La sua figura assumerà contorni confusi per poi riassumerne di definiti e nuovi.Le sue paure, i suoi dubbi, i suoi gesti quieti, saranno scossi dal tumulto delle circostanze e la sua stessa figura vedrà un riscatto agli occhi di chi l’ha sempre relegata ad una condizione di inferiorità o l’ha sottovalutata.
Non solo. Riuscirà, ancora, a ritrovare quell’amore che credeva ormai perduto a seguito della morte del padre. Avendo avuto da sempre un rapporto conflittuale con questa madre che non perde occasione per denigrarla, per sottolineare ogni sua imperfezione perché incapace di comprenderla davvero per considerarla quasi un peso, la bambina farà della sua dolcezza, sensibilità e pazienza una forza (a discapito di quella timidezza e disagio verso tutte le situazioni) conquistando perfino Istvàn Pongràcz, usciere della scuola malato e dal carattere rude, aspro e collerico. Aiutandolo nella degenza ne coglierà aspetti e segreti più profondi del suo presente e del suo passato.
Il tutto è avvalorato e accompagnato da una scrittura soave, erudita, che sa adattarsi ai vari protagonisti creati. Una delle peculiarità dell’ungherese è proprio quella di riuscire ad amalgamare il proprio stile ad ogni voce presente nei diversi romanzi. Ci sentiamo Emerenc, Eszter, Etelka, Sofia, senza alcuna difficoltà.

«Il fatto è che lei le dirige verso altre cose, cose ben diversa da quelle che a te verrebbero mai in mente. Lei è ancora come una sfera, non riesci ad afferrarla perché non ha uno spigolo, per fissarla a una superficie solida, ma continua a rotolare di qua e di là. Ha un segreto, una molla nascosta, che toccata al momento giusto farà scattare un meccanismo [..]»

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Ditelo a Sofia 2016-02-10 18:58:14 Lady Libro
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Lady Libro Opinione inserita da Lady Libro    10 Febbraio, 2016
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Tante vite da una vita

Le prime bellezze che emergono da questo libro sono il talento per la scrittura di Magda Szabò e la sua capacità di creare personaggi ben definiti e indimenticabili: ogni professore, alunno, bidello, postino, inserviente, impiegato, muratore, passante... Non ce n'è uno che non lasci il segno.
Il suddetto romanzo è infatti un affresco di anime e volti. Un cerchio che si allarga sempre di più e in cui tutto torna in un multiplo ciclo di vite. Nulla avviene per caso e tutti coloro che cercano qualcosa, finiscono sempre per trovare tutt'altro, nel bene e nel male, nel più e nel meno.
La piccola Sofia del titolo, pur essendo il fulcro da cui prende avvio la storia, è solo una dei tanti protagonisti: la sua assidua e disperata ricerca la porta più in là di quanto credesse, la costringe a confrontarsi con se stessa, le sue paure, i suoi dubbi, a riscattarsi agli occhi del mondo che la vede come una persona debole, schiva, imbranata, poco intelligente. Ma, soprattutto, la aiuta ad aprirsi con le persone, a trovare quell'amore che credeva di aver perduto per sempre con la morte dell'adorato padre, avendo un rapporto molto conflittuale con la madre, che la denigra spesso per le sue imperfezioni, incapace di capirla realmente, ritenendola quasi un peso.
Con la sua dolcezza, sensibilità e pazienza (qualità offuscate da un'immane timidezza e disagio), Sofia conquisterà e aiuterà tutti quelli che la circondano, in particolar modo Istvàn Pongràcz, temuto usciere della scuola che frequenta, andando oltre le apparenze, la rudezza e l'asprezza di quest'ultimo, cogliendo quei tragici e reconditi segreti che pochissimi sanno trovare.
Chi legge questo romanzo, si ritroverà più ricco di prima, nonché appena uscito da lago colmo di sentimenti puri e toccanti.
Da non perdere.

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