I newyorkesi I newyorkesi

I newyorkesi

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Al riparo dal traffico e dal trambusto cittadino dell'Upper West Side c'è un piccolo quartiere tranquillo vicino a Central Park dove, tra gli altri, abitano alcuni proprietari di cani. Vivere in un posto come questo, con un cane al guinzaglio, è come vivere in un piccolo villaggio. Persone spesso sole, riservate, talvolta un po' eccentriche, persone che mai si sarebbero incontrate altrimenti, si conoscono, stringono amicizia o si innamorano, a volte si lasciano. Succede anche a Jody, signora quasi quarantenne, di conoscere l'amore grazie al suo cane, un grosso pit bull femmina di nome Beatrice che lei adora. Perché i cani fungono da veri e propri cupidi, obbligando i loro padroni a legare con altri esseri umani, a superare timidezze e inibizioni in un lieve e romantico minuetto.



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I newyorkesi 2010-09-09 12:06:58 Nené
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Nené Opinione inserita da Nené    09 Settembre, 2010
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I newyorkesi?

Il cane è il miglior amico dell'uomo. Sopratutto se l'uomo in questione è solo, insoddisfatto e tendenzialmente dedito all'autocommiserazione. Un rapporto uomo-cane in cui quest'ultimo viene quasi personificato, considerato amico, confidente, punto di appoggio e riferimento, in quel modo che solo chi ha condiviso la propria vita con un cane può davvero capire. E così nel romanzo della Schine i cani diventano qualcosa di più che un animale da compagnia, tramutandosi in involontario strumento di comunicazione fra universi isolati.
Un racconto delicato, malinconico.

Carica di significato la scelta di affidare l'unico spiraglio di serenità nella storia ad una felice coppia gay e ai loro innumerevoli figli.

Il titolo però è quantomeno inappropriato. Le stesse vicende avrebbero potuto svolgersi a Parigi, San Francisco o qualsiasi altra grande città e ciò non avrebbe fatto alcuna differenza dato quanto poco le caratteristiche della città influenzano l'evolversi della vicenda.

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I newyorkesi 2008-02-25 06:52:20 ro
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Opinione inserita da ro    25 Febbraio, 2008

i newyorkesi

Cathleen Shine dall’esordio in Italia nel 1996 con “La lettera d’amore”, ha trovato terreno fertile. Una buona porzione di pubblico la segue dilettandosi nella lettura dei romanzi scritti negli anni a seguire. Le disavventure di Margaret, L’evoluzione di Jane, Il letto di Alice, L’ossessione di Brenda; i testi già nel titolo esprimono la predilezione di temi femminili nel comporre. Vive a New York, sposata , ha due figli; di recente ha avvicinato a sé un cucciolo per ovviare alla separazione dal marito. Ciò avra senz’altro contribuito alla redazione del suo ultimo romanzo. L’ambientazione in Upper West Side in prossimità di Central Park, rende l’idea di una nicchia pacifica, lontana dal caos cittadino in cui si può instaurare un clima di amicizia avvicendevole. La multiforme schiera di personaggi dapprima inquieti, indolenti, arcigni, smarriti, sono soggetti all’influsso rigenerante manifestato da un eventuale amico a quattro zampe. I cani, colonna portante del racconto,segnano quei punti di svolta necessaria a mantenere costante l’attenzione del lettore: un inaspettato ritrovamento, una morte per quanto agoniata imprevedibile. Pertanto sono da considerare come i veri protagonisti induttori alla dimensione animalesca, in cui la razionalità lascia spazio alla spontaneità delle azioni. Non a caso l’ autrice ripete per ben tre volte per bocca di Jody, Polly ed Everett “in fondo non sono altro che un uomo”, come se nella condizione di umanità è insito un impedimento, un’eccessiva scrupolosità, che limita nell’agire. La critica ha ben accolto il settimo libro della Shine, ha giudicato lo stile elegante e sofisticato, soffuso da una vena malinconica. La maniera ideale per raccontare della società del terzo millennio, contrapponendosi alla massa, privata ormai del calore dei rapporti umani. Troppo intenta a digitare sui tasti di una tastiera di un cellulare o di un PC, inerme rispetto alla vita che scorre e ci vede invecchiare bambini. Presenta in questo senso una sorte di pet-therapy generale, guaritrice dei mali del nostro tempo stress, nevrosi e solitudine. Il tutto celato dietro le vicissitudini amorose di una single quarantenne, nel topos che molto si accosta allo stile telenovelas.
L’approccio iniziale alla lettura non è stato dei migliori, per l’impressione immediata che si trattasse di una banale storiella. Poi la stima si è evoluta a distanza di alcuni giorni, quando ho preso in esame la narrazione nell’insieme. L’affiorare di molteplici rimandi alla realtà del moderno vivere, sono stati spunto di una riflessione ed hanno arricchito la mia personale interpretazione del romanzo. Sicchè pur considerandolo leggero e ludico, ne riconosco una certa legittimità quale cronistoria della vita ai giorni nostri.


R B

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I newyorkesi 2007-10-13 16:12:42 elenafirenze
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elenafirenze Opinione inserita da elenafirenze    13 Ottobre, 2007
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I newyorkesi (noiosi)

I newyorkesi di Cathleen Schine, l'autrice di "La lettera d'amore", è un romanzo che mi ha delusa. L'ambientazione è nelle vicinanze di Central Park, i protagonisti sono uomini e donne quasi tutti possessori di un cane. E così vengono narrate le vicende di questi personaggi, amori, tristezze, solitudini... ma il romanzo non coinvolge, e alla fine ti restano in ricordo solo i cani dei newyorkesi...

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