Kitchen Kitchen

Kitchen

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E' un romanzo sulla solitudine giovanile. Le cucine nuovissime e luccicanti o vecchie e vissute, che riempiono i sogni della protagonista Mikage, rimasta sola al mondo dopo la morte della nonna, rappresentano il calore di una famiglia sempre desiderata. Ma la grande trovata di Banana è che la famiglia si possa, non solo scegliere, ma inventare. Così il padre del giovane amico della protagonista Yuichi può diventare o rivelarsi madre e Mikage può eleggerli come propria famiglia, in un crescendo tragicomico di ambiguità.



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Kitchen 2023-06-08 12:16:24 La Lettrice Raffinata
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La Lettrice Raffinata Opinione inserita da La Lettrice Raffinata    08 Giugno, 2023
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Chi mangia in compagnia...

Da parecchi anni desideravo leggere un romanzo di Yoshimoto, un'autrice molto apprezzata e prolifica, che mi avrebbe potenzialmente dischiuso le porte ad una bibliografia vastissima. Dopo aver letto "Kitchen" non progetto di fiondarmi a recuperare qualunque cosa abbia scritto la cara Banana, però rimane un'autrice che mi piacerebbe approfondire almeno un po' nel caso capitasse l'occasione.

Questa novella segue una studentessa universitaria di Tokyo, tale Mikage Sakurai, che all'inizio della storia si trova completamente persa dopo la morte della nonna, la sua unica parente con la quale conviveva da anni. La ragazza arriva così ad accettare un po' d'impulso l'offerta di ospitalità di Y?ichi Tanabe e di sua madre Eriko, dei semplici conoscenti che diventeranno per lei qualcosa di molto simile ad una nuova famiglia. Le due parti che compongono questa storia sono seguite da un racconto che si concentra su una narrazione diversa: la giovane Satsuki deve affrontare la perdita del fidanzato Hiroshi; l'incontro casuale (o forse predestinato) con la misteriosa Urara la potrebbe aiutare a superare il lutto.

La distinzione fra le due storie e molte altre informazioni utili sono incluse della postfazione a cura dello stesso traduttore, che da un lato ho letto con genuino interesse ma dall'altro l'avrei forse trovata più utile se inserita all'inizio del volume; anche per comprendere meglio il contesto culturale che ha ispirato l'autrice. A parte questa piccola osservazione, penso che l'edizione italiana sia stata realizzata ottimamente, sia nella traduzione sia nei contenuti.

Mi è piaciuto molto anche il modo in cui Yoshimoto ha trattato diversi aspetti legati al lutto: con grande dolcezza ed eleganza senza però cadere nella retorica, rendendo così la lettura accessibile a tutti. A mio avviso l'autrice è molto brava poi a rendere su carta i sentimenti che provano i personaggi, pur utilizzando poche, semplici parole; alla fine, di Mikage abbiamo una visone a 360 gradi, che va dai suoi sentimenti per Y?ichi alla sua passione per la cucina. La presenza di elementi fantastici, in parte vicini alla fantascienza e in parte al realismo magico, dona un'ulteriore velo di meraviglia alla lettura.

Per contro non sono riuscita a trovare la storia di Satsuki emozionante quanto quella di Mikage: pur avendo molti punti di contatto a livello contenutistico, la prima pecca di tutti le allegorie legate al mondo della cucina così importanti nel racconto principale; leggendo prima quest'ultimo, si ha un effetto calante nella propria esperienza di lettura.

Voglio infine dedicare qualche riga alla rappresentazione LGBT+, presente in entrambi i racconti ma con diverse modalità. Bisogna innanzitutto tenere a mente il contesto storico-culturale in questi personaggi si muovono, molto lontano da quello contemporaneo dei lettori occidentali. Questo porta ad alcune frasi poco felici, che però penso vengano in parte compensate da un bel passaggio in cui proprio un personaggio queer parla della sua esperienza. Come in ogni altro elemento, anche in questo caso il racconto "Moonlight Shadow" funziona decisamente meno bene, soffermandosi soltanto su preconcetti superati.

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Kitchen 2021-03-21 18:49:11 Gloria Zoroddu
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Gloria Zoroddu Opinione inserita da Gloria Zoroddu    21 Marzo, 2021
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Un libro sulla bellezza e sulla solitudine

La storia comincia con una ragazza raggomitolata sul pavimento freddo di una vecchia cucina. A cullarla solo il ronzio di un vecchio frigo.
Mikage ha appena perso quel poco che le restava del suo tutto. La nonna è appena morta e nessuno che abbia il suo stesso sangue cammina più nel mondo.
Le sue notti senza fine vengono spazzate via dall’aiuto inaspettato che le offre il giovane Yuiki: va a vivere a casa sua e di sua madre, e si immerge in nuovi giorni in compagnia di una donna straordinaria, che vive di impulsi estremi, e cosa anche più assurda, sa come realizzarli.
E Mikage inizia a riprendere a vivere.
L’amore di questo libro è vissuto da anime che sono schiacciate da una solitudine perenne e da una tristezza cupa e inconsolabile. Sfugge agli slanci spontanei e azzurri delle anime felici e rinuncia ai suoi aspetti più effimeri e secolari.
Splende di una luce anche più accecante: è cresciuto nel terreno più arido e sopravvive nonostante tutto.
La natura si impone con la stessa solenne lucentezza. Anche nei momenti di disperazione Mikage non può non sentire il cuore spaurirsi davanti a cieli accecanti, venti gelidi, il chiacchiericcio della pioggia sulle finestre, il verde luminoso dei prati dei parchi in città, l’esile luccichio di miliardi e miliardi di stelle sopra un cielo nero e freddo.
Tutta questa bellezza delle volte aggiunge dolore. Altre volte lo toglie.
Il mondo narrativo di Banana Yoshimoto si fonda su un’emozionalità intensa e carica di tensione. Per nutrirla sacrifica anche caratteristiche narrative care al romanzo classico, che misura il suo livello di arguzia anche in base alla linearità logica e complessa della trama.
Eppure, se il libro dovesse essere un film finirebbe all’improvviso, in silenzio, con un ultimo fermo immagine che ritrae una scena semplice e ordinaria.
Questa ordinarietà, in un mondo regolato dalla forza paradossale delle emozioni e dal loro potere immobilizzante, appare straordinaria.

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1Q84, Alla ricerca del tempo perduto
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Kitchen 2021-01-30 22:16:46 ALI77
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ALI77 Opinione inserita da ALI77    31 Gennaio, 2021
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UNA BANANA MOLTO DELICATA

Nella prima parte la protagonista Mikage ha da poco perso la sua adorata nonna con la quale viveva, queste pagine sono state, per me, veramente angoscianti e strazianti. L'autrice è riuscita a trasmettermi il dolore che la donna provava oltre allo sconforto, alla solitudine e al senso di smarrimento nei quali è sprofondata.
La donna si è sempre sentita sola, senza una famiglia che la amasse e la proteggesse e la cucina rappresenta per lei il luogo "sicuro" dove rifugiarsi.
La cucina è anche il luogo che Mikage ama di più in assoluto.

"Essere rimasta io sola in questa casa dove sono cresciuta, mentre il tempo continua a scorrere regolare, mi sconvolge."

E' l'incontro con un ragazzo Yuichi, che lavora dal fioraio dove andava spesso sua nonna, che farà capire alla protagonista che la famiglia può avere varie forme e non per forza quella che noi occidentali vediamo come "tradizionale".
Nell'ultima parte del romanzo, troviamo un altro racconto con protagonisti diversi, dove la tematica principale è sempre il dolore e la perdita, di un amore, questa volta, però questa parte mi ha convinta di meno.
Il libro sembra avere due stili differenti, se nella prima storia l'autrice mi ha trasmesso delle emozioni nella seconda, invece, ho percepito poco o nulla.
La lettura risulta scorrevole e tutto sommato piacevole, non conoscendo bene l'autrice non riesco a dare un giudizio completo, diciamo che qui ho percepito una netta differenza tra i due racconti.
Probabilmente essendo un libro pubblicato alla fine degli anni ottanta, la Yoshimoto era all'inizio della sua carriera quindi il libro è , a mio avviso, molto acerbo e molto semplice e lineare.

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Kitchen 2020-08-26 20:58:29 eleonora_galletti
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eleonora_galletti Opinione inserita da eleonora_galletti    26 Agosto, 2020
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Delicato, a tratti disarmante

Kitchen è un breve racconto, costituito da due parti: Kitchen e Plenilunio.
Nella prima parte, la protagonista Mikage, che ha da poco perso l’unico membro rimasto della sua famiglia, ovvero la nonna, si trova a dover fare i conti con il disorientamento e la mole di dolore che un lutto di tale portata porta con sé. Guarda caso l’unico luogo che sembra darle pace è proprio la cucina. In cucina Mikage si sente al sicuro, riesce a trovare i suoi attimi di gioia e di essa farà infatti il suo mestiere. Trovatasi completamente sola, Mikage viene invitata da Y?ichi a vivere insieme a lui e sua madre Eriko, che si svela essere una trans.
Ad aggiungersi al bellissimo racconto sul percorso di transizione di questo personaggio, che decide di voler diventare donna dopo la morte della sua compagna -tanto ormai di quale altra donna si potrà mai innamorare- e che rimane sola a crescere il figlio Y?ichi, l’autrice per mezzo di Eriko comunica il senso della vita che sopravvive alla morte: a cosa serve piagnucolare e credersi i più sfigati del mondo, quale più nobile insegnamento si può trarre dal lutto se non far di tutto per godersi la vita fino all’ultima gocciolina?
Nella seconda parte Plenilunio, abbiamo a che fare con un secondo lutto, quello di Eriko, che fa incontrare i due ragazzi, Mikage e Y?ichi, nella comunione della loro solitudine. Mescolando le proprie assenze i due capiscono di voler continuare a camminare insieme. Da qui una flebile luce si avvia ad aprire un tunnel nelle tenebre, ed ecco il plenilunio.
Lo stile del testo è semplice e asciutto e seppure richiami ad ogni pagina l’assenza legata alla morte, riesce a mantenere una piacevole freschezza e leggerezza. Banana Yoshimoto sembra amare le metafore e ci regala dei sottili parallelismi tra gli stati d’animo dei personaggi e i paesaggi che descrive. E così davanti a “L’ aria era color grigio piombo. Le nuvole venivano trascinate via dal vento con una forza incredibile” cogliamo l’imprescindibile allontanarsi di due anime; oppure tramite “la spiaggia fredda dove ero stata fino a poco prima, e il mare nero e agitato. Il rumore delle onde arrivava fin là” sembra di calarci, quasi per osmosi, nell’inquietudine di Mikage che contempla il suo buio.
Delicato nel parlare di temi ad alto carico emotivo come quello della transizione sessuale e dell’orfanità, questo romanzo riesce ad essere disarmante e procurarci il riso nei passi più inaspettati. Molto consigliato.

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Kitchen 2015-08-03 07:28:23 C.U.B.
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C.U.B. Opinione inserita da C.U.B.    03 Agosto, 2015
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Banana in the Kitchen

Kitchen, una delle opere piu' acerbe della Yoshimoto ( in edizione Feltrinelli pubblicato col racconto Moonlight Shadow, sua prima prova letteraria) fu anche uno dei suoi grandi successi su scala mondiale. I giovani protagonisti dell'opera sono proposti nel momento della privazione, quando la vita strappa loro gli affetti piu' cari. Dal dolore e dallo smarrimento della solitudine nascono però nuove opportunita' affettive, si aprono porte e si creano solidi legami . Così la cucina ed il buon cibo sono il luogo ed il mezzo con cui si resta legati a un passato ormai alle spalle, mentre gli ingredienti di un nuovo piatto vengono disposti in pentola.

La scrittura di Banana Yoshimoto incede placidamente , con semplicita' narrativa e mite imposizione di situazioni improbabili rende difficile una polemica acida al suo lavoro: e' arduo accanirsi in critiche su un lavoro gentile. Eppure nonostante qualche rara eccezione l'incompatibilita' tra me e Banana esiste. Anche in the Kitchen. 
Follemente innamorata della penna dei grandi nomi della letteratura giapponese del secolo scorso ma anche dei piu' arcaici scritti della lettetatura Imperiale, la moderna " giapponesita'" di ispirazione manga della Yoshimoto a me trasmette un gran poco, in particolare nel qui presente testo. Il suo surrealismo non ha la potenza che in altri autori diventa poesia, ritengo che molti dei suoi contenuti  (e troppo spesso) rasentino la banalità.
 Trovo che questo romanzo - come altri suoi - sia un fenomeno fortemente evanescente, senza bisogno che trascorrano mesi e decine di libri gia' dopo qualche ora e' sfumato nel nulla. Esattamente come abbracciare una nuvola : per quanto sia invitante l'idea, ammesso si riesca ad agguantarne una, stringi che stringi la nuvola tra le braccia, alla fine  trovi solo il tuo medesimo corpo. E null'altro.

Certamente un buon risultato per chi ama il suo stile, per me restera' sempre un mistero il  grande successo di questa autrice e con questo ultimo tentativo mi arrendo a una strada biforcuta.

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Kitchen 2015-07-04 18:45:56 sonia fascendini
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sonia fascendini Opinione inserita da sonia fascendini    04 Luglio, 2015
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Una banana poetica

Il lutto, quello tremendo che rischia di spegnerti dentro e la solitudine. Ha avuto un bel coraggio nei suoi primi lavori a cimentarsi con questi temi Banana Yoshimoto. Eppure, nonostante la scelta di temi che rischiano di far cadere nel patetico, direi che il risultato è stato piuttosto buono. Questa ventiquatrenne è riuscita a far affiorare sensazioni come il disorientamento, o la voglia di lasciarsi trascinare dagli eventi tipica di chi si è scontrata con una perdita grave.
Con un linguaggio semplice, il ricorso all'ironia e a paradossi l'autrice ci parla di un tema scomodo con leggerezza. In realtà a ben guardare oltre le apparenza questo libro è tutt'altro che leggero.
La stessa autrice alla fine del romanzo, dialogando con i lettori dice "vorrei dire a tutti gli sconosciuti che leggeranno questo primo immaturo lavoro, che se li facesse sentire anche solo un pochino sollevati, non ci potrebbe essere per me gioia più grande.
Non so se un libro possa portare sollievo, ma di certo può aprire uno spiraglio nel buio, dal quale si intravedono altri essere umani che si trovano a che fare esattamente con le stesse difficoltà che incontriamo noi. Primi fra tutti la necessitò di aggrapparsi ad una cosa qualsiasi che ti aiuti ad alzarti ogni mattina. E subito dopo il fare i conti con il senso di colpa per la voglia di continuare a vivere che cerca di uscire fuori.
La trama del romanzo è semplice. una ragazza con la morte della nonna si trova completamente sola. A lanciarle, anzi a metterle in mano a forza, un salvagente è una famiglia piuttosto particolare. Da questa convivenza nascerà una amicizia barra/amore capace di sopravvivere nonostante un altro lutto.

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Kitchen 2015-04-07 16:35:06 DieLuft
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DieLuft Opinione inserita da DieLuft    07 Aprile, 2015
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Dipingere con la penna

“Comincia un altro giorno di realtà. Si ricomincia, come sempre”.
“Continuavo a ripetere, come se pregassi:
‘Ce la farò, ce la farò ad uscirne. È solo questione di tempo.’ “

Secondo incontro-scontro con Banana Yoshimoto, seconda volta che chiudendo il libro, l’autrice ti lascia alquanto perplesso. Forse più che perplessità, è lo stare sospesi tra la comprensione e la superficie delle cose. Però è una sensazione piacevole, un po’ come quando bevi giusto quel goccetto in più e riesci a percepirti contemporaneamente dentro e fuori il corpo.
Lo stile di questo libro è veramente apprezzabile e con la sua semplicità ben si presta al narrare le vicende dei personaggi. In alcuni momenti assume un qualcosa di infantile, si carica di un’ingenuità che ben si addice anche all’età ancora acerba delle figure che popolano il libro ma, soprattutto, aderisce pienamente alle forme della situazione ancora irrisolta che portano dentro.
Un po’ come in "Norwegian Wood" di Murakami, i personaggi sono apprezzabilissimi, molto vicini a noi, totalmente sprovvisti di particolari talenti ma ricchissimi in termini di umanità. Essi vivono le piccole vicende quotidiane che potrebbero accadere anche a noi, e uniscono questa quotidianità a pensieri che chiunque potrebbe formulare in quelle situazioni. Ecco perché sento di poter dire che lo stile giapponese è sublime in questo contesto: sono capaci di poetare con gli elementi che spesso noi occidentali lasciamo fuori, etichettiamo come non strettamente importanti. Inoltre è sempre da gustare l’abilità di questi scrittori nel dipingere letteralmente le figure, una pennellata alla volta, senza mai avere però la descrizione fisica completa. Sono gli impressionisti della carta e dell’inchiostro.
La storia filo conduttore del libro è veramente semplice -forse addirittura banale se ci proponiamo di leggere con superficialità- e verte per lo più sulle perdite affettive vissute da personaggi di giovane età. Sarebbe quindi troppo affrettato concludere con quest’etichetta. A mio parere questo libro mostra come, in modi anche bizzarri e surreali in certi punti, l’essere umano per il quale il tempo si è fermato con la perdita, riesca a trovare dentro di sé una forma di coscienza antica che gli intima di procedere ancora.

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- Murakami
- Vuole accostarsi alla letteratura contemporanea giapponese con letture piacevoli
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Kitchen 2015-01-02 23:47:02 SweetNiky
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SweetNiky Opinione inserita da SweetNiky    03 Gennaio, 2015
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DELICATO

Era da tempo che cercavo un libro così...delicato.
Banana Yoshimoto, scrittrice giapponese che ho avuto l'onore di conoscere grazie ad una mia amica, che fortunatamente mi ha prestato questo fantastico libro. Racconta due storie, entrambe hanno a che fare con la morte, la perdita di una o più persone care. Banana tratta questo tema con estrema delicatezza, con uno stile che è davvero raro trovare ancora,tipico potrei dire dello stile giapponese. Trasmette il dolore che si può trovare nella perdita di un caro, ma come si può affrontare e ricominciare ancora una volta a vivere.

La vera chicca di questo romanzo è il modo in cui scrive. Tantissime frasi, parole o interi paragrafi che sembrano poesie, da fare venire i brividi.
Lettura consigliatissima a qualsiasi pubblico, per niente pesante, leggera e scorrevole, ne leggerò sicuramente altri della stessa autrice.

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Kitchen 2014-11-21 19:17:10 MrT
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MrT Opinione inserita da MrT    21 Novembre, 2014
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Giappone

Parto con la premessa che ho letto questo libro non per mia spontanea volontà ma per "dovere scolastico", e quindi, forse, non sono riuscito a godere appieno di quest'opera.
Detto questo, "Kitchen" mi ha intrigato sotto certi punti di vista, mi ha annoiato sotto altri. L'esempio più banale di qualcosa che mi ha annoiato è la trama: personalmente l'ho ritenuta la classica storiella di amore, triste, che cerca di farti riflettere sui sentimenti... insomma cose trite e ritrite; qualcosa che invece mi ha molto intrigato, ed ha aiutato a farmi apprezzare abbastanza questo romanzo è l'ambientazione: io sono un appassionato del Giappone, dei suoi luoghi, della sua cultura, della sua gente. Adoro vedere anime e leggere manga, mi piacciono molto i paesaggi giapponesi e mi piace scoprire come vivono le persone. Sarà per questo motivo che mi è piaciuto molto esplorare insieme a Mikage le varie cucine, le case, le strade...
Altra cosa che ho apprezzato del libro è lo stile di scrittura: molto semplice sì, ma ha quel non so cosa che ti fa immediatamente calare all'interno del contesto, e vivere perfettamente ciò che vive la protagonista, facendoti condividere momenti belli e brutti.

Insomma, in generale ritengo "Kitchen" un buon libro, adatto a tutti, e in grado di farti passare piacevolmente delle ore. Un libro che alla fine ti lascia qualcosa di suo.
Perfetto da leggere in spensieratezza.

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A chi vuole leggere qualcosa di leggero ma non troppo
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Kitchen 2014-09-14 09:16:07 siti
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siti Opinione inserita da siti    14 Settembre, 2014
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UN BUON LIBRO

Nata nel '64, nell' '88, quando diede alle stampe il suo primo lavoro, l'autrice aveva ventiquattro anni . Figlia d'arte, il padre noto critico e saggista, irrompeva nella scena letteraria al momento giusto. In Giappone venne accolta trionfalmente da una parte e vista come una meteora dall'altra. Nel 1991, quando venne tradotta, in anteprima mondiale, in Italia divenne anche da noi un caso letterario. Ha dimostrato, vista la nota bibliografica, di non essere stata una meteora.

Per chi si accinge al primo incontro con l'autrice consiglio di leggere la prima edizione Feltrinelli, quella con annesso il racconto Moonlight Shadow, il lavoro letterario, primo vero esordio della penna nipponica, che siglò il suo percorso universitario.
Consiglio di partire da quel delicato racconto perché è struggente ed armonioso ma soprattutto perché contiene tutti i motivi presenti nelle due sezioni - racconti di quello che poi è Kitchen, romanzo in miniatura, di soli due capitoli.
Lo consiglio quest'approccio perché, a digiuno di scrittura nipponica, ho incontrato difficoltà e personali resistenze.
Ho letto il primo racconto tentata fortemente di non ultimare la lettura e dispiaciuta per il mancato incontro con l'autrice, rea confessa, io, di non riuscire ad apprezzarla.
Ho rivalutato tutto grazie al piccolo annesso racconto di laurea, passatemi l'espressione, al postscriptum dell'autrice, umile e deliziosa, alla utilissima postfazione del bravissimo Giorgio Amitrano che aiuta ad inquadrare l'opera.
Il leit-motiv della scrittura, tutta, è il lutto con il doloroso bagaglio che comporta. La tematica è affrontata con il sentimento di una persona giovane ma la maturità e la saggezza di un' anziana. Il dolore è efficacemente accostato al piacere, del cibo in primo luogo, dello spazio o meglio degli spazi, (interni: cucina, divano, pavimento, casa / esterni: vie più o meno deserte, luoghi pubblici, bar o ristoranti in prevalenza, limitare di un fiume o del mare), del tempo (atmosferico e metafisico). Il dolore è accostato ad un'altra tematica: il sogno e alla commistione, dagli esseri umani sempre provata, percepita, accarezzata tra le due dimensioni.

Se come me proverete inizialmente fatica in questa nuova lettura, potrete in alternativa iniziare da capo leggendo il postscriptum dove la giovane autrice candidamente afferma i suoi intenti di scrittura. Se non rimarrete rapiti da quelle parole... fatico a non anticiparle.

BUONA LETTURA comunque la affrontiate.
Per me un libro è buono anche quando mi lascia il gusto di scoprire come saranno le successive prove dell'autore.

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