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La casa di luce La casa di luce

La casa di luce

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Per alcuni esseri umani c'è un momento nella vita nel quale si deve decidere di lasciarsi alle spalle le convenzioni per ritrovare se stessi in un luogo lontano dal consumismo, vicino alla natura. Il nostro Sognatore compie questo atto di coraggio spinto dall'amore per l'oceano e proprio lì, su una costa incontaminata, costruisce la sua casa di luce, che gli permette di rimanere sempre in contatto con il mondo che lo circonda. L'uomo riscopre bellezza e sintonia, riprende un dialogo silenzioso con le creature del mare e riscopre l'amicizia: quella con una piccola volpe selvatica, Chiqui, che diventa per lui una tenera guida.



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La casa di luce 2016-02-21 07:20:30 Bruno Elpis
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Bruno Elpis Opinione inserita da Bruno Elpis    21 Febbraio, 2016
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Il linguaggio della verità non è verbale

Sabato pomeriggio: quando la vita rallenta e le idee si dilatano, malinconie e speranze prendono il sopravvento.
Ricordo distintamente il pensiero che, come l’autore di questo libro, ho fatto al termine di un volo Milano-Roma, quando tutti riaccendono gli smartphone e un concerto di cicale meccaniche e suonerie segnala messaggi ricevuti in quarantacinque minuti di volo (“Poi un giorno un semplice dettaglio lo portò a prendere una decisione…”).

Anch’io vivo nella gabbia (“Abbandonate la vostra gabbia, se è quel che desiderate”): dei desideri irrealizzati, delle tecnologie che non rappresentano opportunità ma strumenti di schiavitù, dell’insoddisfazione per una vita che fugge via nella dispersione di attività che non corrispondono all’essenza.
E allora penso a un luogo sull’oceano (“Aveva sentito parlare di un luogo remoto sulla costa peruviana, vicino alla linea dell’Equatore”), ove costruisco un nido: non una gabbia, ma un rifugio. Una casa di luce (“Se avete bisogno di un posto dove fermarvi a riposare, costruitevi un nido e fatelo diventare la vostra casa di luce e amore, dove risanare le vostre ferite e sentirvi liberi di chiedere perdono a voi stessi o alle persone che avete ferito”).

Lì, spogliato dalle abitudini e dalle convenzioni, coltivo pochi rapporti fondamentali: con Santiago, pescatore solitario, con la volpe Chiqui (“La volpe si avvicinò ancora e gli posò una zampa sulla gamba”), che tanto mi ricorda un’altra volpe, quella del piccolo Principe, con gli uccelli Sole e Luna e i granchi rossi che, brulicanti, ricoprono la battigia.
Lì comprendo il linguaggio universale (“E finalmente libero dalle catene che lo avevano reso infelice , si scoprì capace di comunicare non solo con gli animali selvatici, ma anche con i fiori e gli alberi”), quello che consente di comunicare con la Natura.
Lì, durante la stagione delle piogge, ascolto la mia musica preferita: uno stillicidio che sa trasformarsi in tempesta.
Poi nell’incontro con “i giganti gentili”, tocco il mammifero per eccellenza, gli parlo e ritrovo la mamma che mi è stata sottratta.

Lo so, è solo un sogno, l’ho fatto leggendo La casa di luce di Sergio Bambaren. Ma anche lì, il protagonista si chiama “il sognatore”

Giudizio finale: elementare, naturalistico, indimenticabile come un sogno bello.

Bruno Elpis

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