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Molto forte, incredibilmente vicino

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A New York un ragazzino riceve dal padre un messaggio rassicurante sul cellulare: "C'è qualche problema qui nelle Torri Gemelle, ma è tutto sotto controllo". E' l'11 settembre 2001. Tra le cose del padre scomparso il ragazzo trova una busta col nome Black e una chiave: a questi due elementi si aggrappa per riallacciare il rapporto troncato e per compensare un vuoto affettivo che neppure la madre riesce a colmare. Inizia un viaggio nella città alla ricerca del misterioso signor Black: un itinerario ricco di incontri che lo porterà a dare finalmente risposta all'enigmatico ritrovamento e ai propri dubbi. E sarà soprattutto l'incontro col nonno a fargli ritrovare un mondo di affetti e a riaprirlo alla vita.



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Molto forte, incredibilmente vicino 2021-11-11 23:18:56 Valepepi
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Valepepi Opinione inserita da Valepepi    12 Novembre, 2021
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ROMANZO FRAMMENTARIO

L’inizio del romanzo appare interessante: un evento drammatico che si chiude, o meglio, si socchiude, lasciando uno spiraglio oltre il quale si intravedono un non detto (i messaggi in segreteria telefonica) e un non risolto (una chiave sul fondo di un vaso). Al giovane Oskar, il compito di far luce.
Un materiale ricco di potenzialità che purtroppo Safran Foer disperde, vagando attorno a dialoghi fatui e a una seconda, improbabile, storia familiare.
Lo sviluppo della trama diventa così farraginoso e confusionario e al lettore viene molto più facile distrarsi che concentrarsi.
Giunti sul finale, le storie si ricongiungono e i misteri si dipanano, ma avendo questi perso ritmo e corposità, arrivano in fondo scarichi, propinando facili soluzioni che tradiscono la fragilità di una trama ambiziosa nelle premesse, ma altrettanto sbrigativa nelle conclusioni.
Adolescenziale e frammentaria, infine, la prosa: è tutto un “lui disse”, “lei disse”, “perché no?”, “perché no, cosa?”, elocuzioni queste che oltre ad affaticare e nevrotizzare la lettura, privano i personaggi di empatia e la storia di fluidità.
In definitiva, un libro che non ho apprezzato.

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Molto forte, incredibilmente vicino 2019-04-24 17:36:55 Mian88
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Mian88 Opinione inserita da Mian88    24 Aprile, 2019
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Molto forte, incredibilmente vicino, incredibilmen

«Avevo conosciuto la gioia, ma non abbastanza, può essercene abbastanza? La fine del dolore non giustifica il dolore, e il dolore è infinito, che macello che sono, pensai, come sono stupido, stupido e meschino, e inutile, misero, patetico, come sono disperato. Nessuno dei miei animali conosce il proprio nome, che razza di persona sono, io? Alzai il suo dito come se fosse la puntina di un giradischi e sfogliai all’indietro, una pagina alla volta…»

Il suo nome è Oskar Schell ha nove anni anche se soventemente ne dichiara dodici, è inventore, designer di gioielli, fabbricante di gioielli, entomologo dilettante, francofilo, vegano, origamista, pacifista, percussionista, astronomo dilettante, consulente informatico, archeologo dilettante, collezionista di monete rare, farfalle morte di morte naturale, cactus in miniatura, cimeli dei Beatles, pietre semipreziose e altro, ma soprattutto, è colui che risolverà l’enigma di quella chiave misteriosa rinvenuta per caso e di nascosto e il cui unico indizio è “Black”. Certamente non sarà semplice giungere alla risoluzione dell’arcano, ma lui non può arrendersi, non può perché quella chiave così particolare è legata a suo padre, il padre che ha perso nel modo peggiore e che per questo, sfruttando un’intelligenza rara ma preziosa, lo ha indotto a creare un suo universo fatto di metafore, obiettivi e tanti lividi con cui far fronte a questa perdita così inspiegabile e soprattutto inaccettabile.

«Servono tasche enormi, tasche abbastanza grandi per le nostre famiglie, e per i nostri amici, e anche per le persone che non sono nelle liste, gente che non abbiamo mai conosciuto ma vogliamo proteggere. Servono tasche per i distretti e per le città, una tasca che possa contenere l’universo. Otto minuti e trentadue secondi…»

E poi ci sono loro, donne e uomini che sono voci di un passato che non è stato dimenticato, che è sinonimo di dolore, di amore, di perdita. Perdita perché la guerra è un qualcosa di nefasto sia che accada negli anni duemila a causa dei terroristi, sia che accada negli anni ’40 per una diversa forma di follia umana. È un cancro che non si esaurisce mai, un male che non termina al cessare del conflitto bellico, è un fantasma che persiste anche a lustri di distanza e che si porta dietro spettri, spiriti, ombre e apparizioni. Per quegli amori non vissuti, per quelle vite uccise per mano propria, per quelle vite perite innanzi ai nostri occhi, per quei legami strappati, per quei figli mai nati, per quei figli defunti. E sono proprio queste ombre che ci affiancano passo passo a non concederci una vita normale, a toglierci la voce, a far sì che si creino luoghi del nulla e luoghi del qualcosa, che il terrore sia tale da impedire all’individuo di restare. Sono proprio queste che spesso ci fanno commettere gli errori più grandi, sbagli che non hanno rimedio e con cui dobbiamo fare i conti per quel che sono.

«Non smetto di pensare a quella notte, ai grappoli di candelotti rossi, al cielo che era come un’acqua nera, e che solo poche ore prima di perdere tutto avevo tutto. […] Ho tanta paura di perdere qualunque altra cosa amata, che non voglio amare niente, e forse questo avrebbe reso possibile l’impossibile. Forse, ma non ne sono stato capace, avevo sepolto dentro di me troppe cose, e troppo a fondo.»

È un romanzo intenso e stratificato “Molto forte, incredibilmente vicino”, un romanzo che divide e che fatica ad arrivare subito a causa di una narrazione molto confusionaria (soprattutto nella prima parte) che alterna passato e presente senza presentare i personaggi, se non il piccolo Oskar, che non mostra, bensì, scarica. Scarica, sì. Un sostantivo che può apparire inappropriato ma che in realtà è emblema perfetto di quel che fa Foer. Perché il lettore ha la percezione di trovarsi innanzi ad un qualcosa di complesso, metaforico e filosofico al contempo, tuttavia, questo qualcosa che all’inizio sembra sfuggire alla sua percezione successivamente gli si scaraventa addosso con una forza devastante e inesauribile. Lo stesso mistero che trova quella che è la più logica delle soluzioni proprio perché ricavato dalla normalità e per questo percepibile quale plausibile e concreto da chi legge (che aspettandosi magari di più può restarne deluso), ha un significato recondito, diverso. Gli stessi incontri del bambino hanno una morale e una connotazione specifica da non trascurare.
Ci sono passaggi davvero duri, passaggi che invitano a riflettere sul proprio vivere, sul nostro io, sui nostri sensi di colpa, su quel che ci circonda, sull’umanità e molto altro ancora. Un libro forte, incredibilmente vicino, ma anche un libro vero e fortemente empatico che merita di essere letto. Un invito: non arrendetevi nonostante la difficoltà della lettura.

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Molto forte, incredibilmente vicino 2017-06-19 22:06:32 La Lettrice Raffinata
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La Lettrice Raffinata Opinione inserita da La Lettrice Raffinata    20 Giugno, 2017
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Un crescendo

Devo ammettere di aver iniziato la lettura di questo romanzo con l’idea sbagliata: pensavo si sarebbe rivelato più o meno affine allo stile di John Green, che in genere fa leva su temi ad alto impatto emotivo per catturare i lettori; in questo volume invece il contesto sociale e storico ha molta meno rilevanza di quanto promesso nella sintesi introduttiva, dove forse si è calcata la mano per ragioni di marketing.
In ogni caso, nella prima metà del romanzo mi sono davvero sentita combattuta, perché da un lato avevo letto delle recensioni a dir poco entusiaste, ma dall’altro trovavo lo sviluppo della trama parecchio confuso e le situazioni in cui si trovava ad essere il protagonista inverosimili. Soltanto nei capitoli finali si ottiene una spiegazione chiarificatrice, benché personalmente ritengo alcuni comportamenti ed azioni al limite dell’irrealtà, come ad esempio il fatto che la maggior parte dei Black di New York siano disposti ad assecondare un bambino (e sua madre): è mai possibile che non abbia incontrato nessuna persona violenta, o perlomeno non disponibile?
Voglio elencare subito anche gli altri elementi a mio giudizio negativi, per poi passare a quelli che mi sono piaciuti. E tanto.
Penso che Foer abbia un po’ esagerato nell’uso delle metafore, infatti se le sommiamo ai tanti comportamenti bizzarri di buona parte dei personaggi, si arriva al punto di non poter capire cosa accade veramente e cosa no; questo tipo di “confusione” può essere piacevole a piccole dosi, ma qui mi è sembrata eccessiva e poco naturale, come se l’autore studiasse le sue scelte a tavolino.
Non mi è piaciuta neppure la risoluzione del mistero della chiave: l’ho trovata troppo semplice, e non capisco come si possa optare per una scappatoia del genere dopo aver curato tanto i dettagli nei capitoli precedenti. Questa scelta dell’autore è stata senza dubbio molto deludente.
Il disappunto più grande è stato però causato dalla superficialità con cui Foer parla dell’autolesionismo in un bambino delle elementari! E anche questo è un elemento irreale, perché se può essere verosimile lasciare il proprio figlio libero di esplorare la città, non lo è di certo ignorare i lividi che si procura in svariate occasioni.
Questi in linea di massima sono i motivi per cui non urlo al miracolo assieme agli altri fan di Foer. Riconosco comunque la maestria con cui si è creato un proprio stile distintivo, che dimostra di padroneggiare soprattutto quando fa ricorso più volte alle stesse parole e alle stesse frasi, per creare un’atmosfera particolare o per dare l’illusione che siano parte del lessico comune. Molto interessante anche quando accosta vari punti di vista dello stesso evento per colmare con le informazioni di uno i buchi narrativi dell’altro.
Geniale la scelta di impaginare in modo diverso le lettere dei nonni di Oskar: se da un lato abbiamo Thomas Senior che scrive tutto il testo attaccato, abituato a non sprecare neanche un centimetro di carta nei suoi quaderni, dall’altro la nonna lascia degli spazi tra le parole e le frasi, trasposizione delle lunghe pause nel suo parlato.
Infine, il maggior pregio dei questo romanzo si riscontra nella magistrale cura della parte grafica, con le fotografe che accompagnano piacevolmente la lettura e permettono di sentirsi un po’ più vicini ad Oskar.
Sul “fronte delle lacrime”, spero di non essere considerata un mostro, ma mi sono commossa soltanto al racconto di William Black e, soprattutto, leggendo l’intervista alla donna di Hiroshima.

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Molto forte, incredibilmente vicino 2017-01-24 21:33:35 Sara90
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Opinione inserita da Sara90    24 Gennaio, 2017

Sulle tracce di te

Una storia straziante, capace di smuovere gli animi più duri. Un bambino e il meraviglioso legame che ha con il padre sono il fulcro attorno al quale ruota ogni cosa, fino a quando papà Thomas perde la vita nell'attentato alle Torri Gemelle. Una morte inaccettabile per il piccolo Oskar che da quel drammatico giorno non farà altro che cercare tracce del padre in ogni angolo della casa, del quartiere e dell'intera città di New York. Ecco allora delinearsi storie di vita ricche di dialoghi, immagini e flussi di coscienza che lasciano il lettore con il fiato sospeso, come se una risposta esauriente alla fine di tutto fosse impossibile da raggiungere. Si vedrà, poi, che ogni tassello di questo immenso puzzle troverà il suo posto più adatto, nonostante l'impostazione del racconto non sia propriamente lineare. L'intera storia si svolge in una cornice di legami famigliari tanto forti quanto difficili, ma di questo se ne acquisirà piena consapevolezza solamente nelle ultime pagine.
Un testo, insomma, che merita di essere letto, non fosse altro che per avere l'opportunità di calarsi a pieno nelle profonde riflessioni di un bambino di nove anni, capaci di strapparci alla routine quotidiana con la genuinità e la rabbia di chi ha subìto una perdita così grande.

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Molto forte, incredibilmente vicino 2016-04-06 08:28:26 MATIK
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MATIK Opinione inserita da MATIK    06 Aprile, 2016
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Molto forte, incredibilmente vicino.

"Quel segreto era il buco al centro di me stesso, dove cadeva ogni felicità."
Un libro che racconta del dolore, quello di un ragazzino che ha perso il padre nell'attacco terroristico delle Torri Gemelle e di quello del suo nonno che è sopravvissuto alla seconda guerra mondiale, ma che dallo shock ha perso l'uso della parola.
"La vita è più spaventosa della morte."
Oskar è un bambino molto intelligente e pieno di fantasia, ama profondamente il padre, che con lui organizza giochi enigmistici per sviluppare le sue facoltà intellettive, ma un maledetto giorno, New York subisce un attacco che cambierà non solo la sua vita, ma quella di un intero pianeta.
"Tutto quello che è nato deve morire, e questo significa che le nostre vite sono come i grattacieli. Il fumo sale a velocità diverse, ma le vite sono tutte in fiamme, e tutti siamo in trappola."
Le immagini trasmesse e ritrasmesse dalle tv, di quegli aerei che vanno a sbattere contro le due Torri e il loro successivo crollo, delle persone che per sfuggire alla morte per incendio decidono di buttarsi nel vuoto, sono negli occhi di tutti noi e purtroppo quella "guerra" continua da quel terribile 11 settembre 2001, a quel disastro se ne sono sommati altri a Parigi, a Bruxelles, ad Ankara e in tante tante altri parti del mondo, persone innocenti muoiono "in nome di un Dio" e chi resta soffre della mancanza e dell'affetto di un padre, di una madre, di un figlio, di una sorella, di un fratello, di un amico ecc., quanto è crudele vivere oggi, tutti noi rischiamo di essere schiacciati sotto il peso di tutte le vite che non stiamo vivendo.
"La guerra! Continuiamo a ucciderci l'un l'altro senza uno scopo! E' la guerra fatta dall'umanità all'umanità, e finirà solo quando non ci sarà più nessuno da combattere! Fa male.".
Un libro forte, incredibilmente vero, che ci fa riflettere e pensare, tutti noi vorremmo aiutare Oskar a risolvere l'ultimo enigma che gli ha lasciato il padre, per cercare di farlo tornare a vivere, senza sensi di colpa e ritrovando un po'di felicità e di serenità.
"Cercare di vivere."
Assolutamente da leggere, particolare la sua impaginazione e apprezzabile anche il film!

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Molto forte, incredibilmente vicino 2015-06-22 13:31:03 Pigottina
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Pigottina Opinione inserita da Pigottina    22 Giugno, 2015
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La ricerca di un bambino

Il protagonista indiscusso del romanzo è il piccolo Oskar con la sua intelligenza e le sue fobie, che lo rendono dolorosamente troppo adulto per i suoi 9 anni.
Oskar ha perso il suo papà nell'attentato alle Torri Gemelle e, per sentirlo ancora vicino, inizia la ricerca di tutti quelli che si chiamano Black a New York, poiché ha trovato una chiave con quel nome in un vaso nel ripostiglio del padre. Lo seguiremo nel suo cercare, rideremo a volte delle sue considerazioni, ci commuoveremo per le sue paure e intanto scopriremo qualche cosa in più della sua famiglia.

Non avevo mai letto nulla di Jonathan Safran Foer, ma questo libro mi è entrato dentro piano piano; all'inizio non riuscivo a capire quale fosse il filo conduttore tra le varie voci narranti, ma poi una volta che ogni tassello occupa il proprio posto allora il libro decolla e non lo abbandoni più.

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Molto forte, incredibilmente vicino 2014-10-20 12:44:03 Mario Colandrea
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Mario Colandrea Opinione inserita da Mario Colandrea    20 Ottobre, 2014
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Dresda,febbraio1945-New York,settembre 2001

Un libro che nella sua prima parte tende a scoraggiare a proseguirne la lettura. Qui la trama appare estremamente complicata ed il suo filo conduttore difficile da afferrare.
Ma poi il puzzle comincia a comporsi e dopo aver sistemato faticosamente i primi 500 tasselli dei 1000 necessari, gli altri si sistemano da se con impeto,senza più alcuno sforzo da parte nostra, ma certamente con tanta sofferenza, emozione, rabbia e tenerezza.
Un aspetto sicuramente suggestivo del romanzo è la sua dimensione storica non priva di denuncia sociale e politica.Impossibile non mettere in relazione il bombardamento di Dresda operato dagli angloamericani nel Febbraio del 1945 con l'attentato terroristico alle Torri Gemelle del Settembre 2001. D'altra parte questi due avvenimenti seminano abissi di dolore nelle quattro generazioni di una stessa famiglia protagonista del romanzo.
Non appaia troppo forzato il parallelismo fra questi due episodi storici di inaudita violenza, perchè anche a proposito del massacro di Dresda, stimato dagli studiosi in 25000 vittime, si è parlato di "terrorismo aereo".
Questo giudizio è stato formulato da Liddell Hart,esperto di storia militare e capitano inglese che così ha riassunto quella vicenda: "Verso la metà di febbraio la lontana città di Dresda fu sottoposta, col deliberato intento di seminare strage fra la popolazione civile, ad un micidiale attacco contro i quartieri del centro, non contro gli stabilimenti o le linee ferroviarie."
Nell'attacco alle Twin Towers operato dai terroristi di Al-Qaeda perirono circa 3000 persone di 70 nazionalità diverse. Fin qui alcuni stralci di analisi e di statistica. E le vicende private?
Facile capire che da tutto quell'orrore furono colpite mamme, bambini, mogli, mariti, nonni, fratelli... come quelli del romanzo di Jonathan Safran Foer.
Dirà il bambino protagonista della narrazione a proposito di una foto che ritrae un corpo che cade dai grattacieli schiantati: "C'era tutto un mondo li dentro.Era papà(quello che cadeva)? Forse. Chiunque fosse era qualcuno".
E che chiunque tu sia,tu sei qualcuno,il piccolo Oskar l'aveva scoperto pellegrinando per New York, alla ricerca di persone che potessero fargli sentire più vicino il suo papà morto "nel giorno più brutto".
Stile immaginifico. Pensiero bambino: devastante, accusatorio, drammaticamente vero.

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Molto forte, incredibilmente vicino 2014-07-29 09:20:35 Giuliacampy
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Giuliacampy Opinione inserita da Giuliacampy    29 Luglio, 2014
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molto bello incredibilmente vero

La dolcezza, la cruda sincerità, l'intelligenza incredibile e la fervida immaginazione di Oskar Shell lasciano il lettore sorpreso e allo stesso tempo divertito fin dalla prima pagina del romanzo. Oskar, con le sue scarpe pesanti, le bizzarre invenzioni e le ingiustificate paure, conquista chiunque e colora il libro con il verde della sua infinita speranza. In realtà ciò che ho apprezzato di più di questo romanzo incredibilmente originale e unico nel suo genere, non è soltanto la figura di Oskar ma anche quella dei nonni, con il loro linguaggio silente fatto di sguardi ed espressioni, la loro strana abitudine di ingannare costantemente se stessi non riuscendo mai a comprendere veramente cosa condividano. Condividono tutto ma allo stesso tempo nulla, qualcosa di ineffabile, che nemmeno le centinaia di quaderni di Thomas riescono ad esprimere. Si tratta quindi di una continua ricerca: di una serratura, di una ragione di vita, di affetto e comprensione, di qualcosa che accomuna tutti gli uomini di ogni secolo. Per questo, riprendendo il titolo dell'ultimo capitolo, ritengo che il libro sia molto bello ed incredibilmente vero, poiché con la sua semplicità e l'autenticità dei personaggi è in grado di trasmettere un messaggio profondo e universale riuscendo ad emozionare anche il più cinico dei lettori.

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Molto forte, incredibilmente vicino 2014-03-07 10:11:04 Minuscola
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Minuscola Opinione inserita da Minuscola    07 Marzo, 2014
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Profondo e triste

Questo libro mi è piaciuto molto. E' molto profondo, un po' strano e abbstanza triste.
Oskar è un bambino il cui padre muore nell'attentato alle torri gemelle del 11 settembre 2001. Oskar è un bambino problematico che inventa cose molto divertenti ed utili.
Vive interiormente il lutto per la morte del padre e cerca di fare qualcosa per lui (almeno io l'ho compresa così la storia). Va alla ricerca del signor o signora Black, dopo aver trovato una chiave in un vaso nel ripostiglio del padre. E vaga e pensa e cammina e ragiona e ci fa vivere la sua vita delicata in punta di piedi.
Non è facile da comprendere, ma, quando lo si capisce appieno, fa riflettere e commuovere.

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Molto forte, incredibilmente vicino 2014-01-29 06:01:09 diogneto
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diogneto Opinione inserita da diogneto    29 Gennaio, 2014
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molto, forse troppo alla fine semplice!

Compra un puzzle da 10000 pezzi, di quelli pieni di colori e strade magari con un tramonto sfumato. Fatto? Ecco ora torna a casa, non toglierti le scarpe perché, appena varcata la porta, devi aprire la scatola del puzzle e lanciare, tutti i piccolissimi pezzi, per terra e, velocemente uscire, come se niente fosse.

Torna dopo 24 ore e mettiti a lavoro.

Questa è la sensazione che mi ha dato la lettura di "Molto forte incredibilmente vicino", scritto da Jonathan Safran Foer [GUANDA2005]. Nei punti in cui la mia pazienza di lettore veniva meno riuscivo a trovare quei pezzetti che componevano parte del puzzle e davano senso ad una storia che mescola stupore, amore, devozione, tragedia e voglia di vivere.

Oskar è orfano di un mondo costruitogli intorno dal padre morto nell'attacco alle Torri dell'11 settembre. Dopo un anno esatto si mette alla ricerca della serratura che dovrebbe essere aperta da una chiave trovata nel ripostiglio del padre messa li, forse, per un gioco che, solitamente, legava padre e figlio. La Chiave si trova in un vaso dentro una busta con sopra scritto Black... Black sarà il cognome del proprietario di questa chiave???? Da questa domanda, dalla volontà di sentire ancora il padre vivo e dalle vicende della famiglia Schell partono diversi filoni narrativi che ti portano indietro nel tempo, fino a toccare il bombardamento di Dresda in uno splendido parallelo temporale, regalandoti scorci lontani e prossimi capaci di comporre, al termine di una attenta e serena lettura, un puzzle sensazionale di emozioni vere.
La figura di Oskar, in questo girovagare alla ricerca del Black giusto, insieme alla caratterizzazione proprio dei Black, ricorda un po' il Piccolo Principe mentre vaga tra i pianeti del sistema solare. Anche Oskar incontrerà la sua volpe.... ma non vorrei raccontarvi il finale di un libro che parla al cuore e che va letto, come scrivevo sopra, con pazienza e devozione senza perdere la speranza di riuscire, con il tempo giusto, a finire questo splendido puzzle di vita.

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il piccolo principe, patrimonio
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