Paranoid Park Paranoid Park

Paranoid Park

Letteratura straniera

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Hai sedici anni e una tavola da skate. E' settembre, stai cominciando l'ultimo anno del liceo. Non è che ti vada tutto bene, perché tuo padre è andato via di casa, tua madre si imbottisce di tranquillanti, e tu stai uscendo con una Jennifer qualunque che non ti fa battere il cuore. Ma con le tue Vans rovinate, la felpa col cappuccio e lo skateboard puoi andare dove vuoi. Persino al Paranoid Park, il paradiso proibito degli skater, dove il destino a volte si mette a correre all'impazzata, per frenare solo quando è ormai troppo tardi. E' così che Alex si ritrova al centro di un dramma molto più grande di lui. Un errore, una bravata, un attimo di fatale distrazione: nell'arco di pochi, brevissimi istanti, Alex ha fatto qualcosa di cui non si credeva capace, ed è nei guai fino al collo. La sua felpa è macchiata di sangue, il sangue di qualcun altro. E lui è solo, perché certe cose non riesci a raccontarle a nessuno, nemmeno agli amici con cui pensavi di poter condividere tutto. Alex deve vedersela con il peso del segreto, con il senso di colpa, con la paura e il desiderio di essere scoperto. E rimpiange la leggerezza di prima, quando i problemi erano un litigio davanti agli armadietti di scuola, o l'attesa della fantomatica prima volta, o il gusto amaro di una sconfitta a una partita di calcio improvvisata. Il romanzo che ha ispirato l'ultimo film di Gus Van Sant, premio speciale al festival di Cannes 2007, è una storia che si legge d'un fiato, una favola fin troppo reale sul coraggio di affrontare se stessi, i propri sbagli e gli anni belli e difficili in cui ogni giorno si cresce un po' di più.



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Paranoid Park 2012-09-01 12:33:56 marcie88
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marcie88 Opinione inserita da marcie88    01 Settembre, 2012
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Quando si è obbligati a crescere

Nessuno di noi vorrebbe crescere, nel senso di maturare veramente; vorremmo essere tutti dei Peter Pan alle prese con le piccole cose belle della vita.
Vorremmo amare ed essere amati, divertirci senza far male a nessuno, mangiare e non ingrassare, crescere figli perfetti senza bisogno di educarli.
Invece non è così e Alex, adolescente di 16 anni, inizia ad intuirlo quando vede il matrimonio dei genitori andare a rotoli, ma presto dovrà fare i conti con una faccenda ancora più grande e devastante: una morte, quasi un omicidio, un segreto da non raccontare a nessuno.
E allora il mondo non è più bello, non è più la piatta e rassicurante monotonia della provincia americana, tra pomeriggi nei Mall e compiti in classe studiati tra un cazzeggio e l'altro.

Alex ha deciso di andare oltre, di andare al Paranoid Park, il posto dei reietti, della mala gioventù, e ha pagato la libertà di un giro sullo skate con la solitudine, perchè lui non è un punkabbestia, è un ragazzino benestante cui non è permesso sbagliare.
E così, non può far altro che fingere che vada tutto bene, come fanno un po' tutti gli adulti.
E come fanno un po' tutti gli adulti, si lascierà vivere, farà l'amore senza desiderarlo, bacierà senza volerlo e parlerà senza dire niente.

A salvarlo, la verità, l'autenticità, il coraggio di raccontare ed essere se stesso.
Con qualcuno ad ascoltarlo davvero, senza pregiudizi, senza giudicare.

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La banda dei brocchi di Jonathan Coe
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Paranoid Park 2012-02-05 19:44:29 Pupottina
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Pupottina Opinione inserita da Pupottina    05 Febbraio, 2012
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schiacciati dal senso di colpa ...

Mi sono immedesimata nella storia di questo ragazzo, uno skater un po' fighetto, alle prese, non solo con il divorzio dei genitori, la prima volta e l'incomunicabilità tra maschi e femmine, ma anche con un omicidio compiuto per legittima difesa.
Molto mi è piaciuta l'evoluzione che ha avuto in lui il senso di colpa e come tutto si è sposato con la quotidianità di un adolescente fino a rendere il dolore, per quanto commesso, un qualcosa che il tempo può far dimenticare, pur modificando le persone nella loro essenza più intima.
Mentre le indagini andavano avanti non approdando a niente, si creavano delle aspettative che il finale, fresco e disatteso, non ha del tutto deluso.
E' stato un piacevole passatempo!

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Paranoid Park 2011-08-15 15:18:28 Rowan
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Rowan Opinione inserita da Rowan    15 Agosto, 2011
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"Come fare, però, a sopportare un peso del genere?

Alex è appena un ragazzo, sedici anni, una vita tutta da vivere. Una vita che, però, rischia di essere troncata il 17 settembre.
Tutto inizia con la passione per lo skate, da cui Alex non si separa mai. Lo usa in città, dietro alla scuola, fuori da casa.. e insieme a lui Jared.
L'ultima settimana dell'estate, un giorno che eravamo in giro per Portland, Jared mi propose di andare a fare un salto al Paranoid Park. Io all'inizio non risposi nulla. Ne avevo sentito parlare, ovviamente, ma non avevo mai minimamente pensato di andarci. Ero convinto di non essere all'altezza, ma Jared, quando glielo confessai, scoppiò a ridere: «Nessuno è mai veramente pronto per il Paranoid Park.»
Al di là di tutto, la serata al Paranoid Park si rivela eccitante, e due settimane dopo Alex e Jared decidono di tornarci, ma Jared gli da buca, e così Alex ci va da solo.
Tutto accade in fretta, al buio, con il cuore che batte forte nel petto.
Un colpo, un incidente.
Una guardia giurata muore, e Alex scappa.
Con la paura di essere scoperto, la confusione nella testa e il dolore nel cuore Alex dovrà scegliere cosa fare: vivere con il senso di colpa? Consegnarsi alla polizia o aspettare che lo scoprano? Qual'è la scelta giusta?

Citazioni:
"Come fare, però, a sopportare un peso del genere? Stringere i denti? Forse sì. Forse era proprio questa la vera prova di forza. Forse per dimostrare di essere uomini bisognava fare proprio così: tirare avanti nascondendo i più orribili segreti. Ecco perché certi adulti avevano un'aria ridicola. Non avevano mai dovuto sopportare un peso del genere. Non avevano mai sentito quella responsabilità. Non si erano sottoposti alla prova, non si erano dimostrati uomini: erano solo ragazzini travestiti da adulti."

"Il problema dei segreti è proprio questo: ti fanno impazzire. Davvero. Ti isolano. Ti separano dalla tua tribù. E alla fine ti distruggono. A meno che tu non sia forte, fortissimo."

E voi, siete pronti per il Paranoid Park?

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Paranoid Park 2008-02-27 05:01:43 Elena Sartori
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Elena Sartori Opinione inserita da Elena Sartori    27 Febbraio, 2008
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Si legge tutto di un fiato

Segnalo questo libro perché è un romanzo fresco, forte e che si legge tutto di un fiato.

Scritto in prima persona da un adolescente che porta dentro di sé un grosso peso, apre al lettore uno spaccato di vita molto realistico. Un mondo fatto di adolescenti con passioni vere, con sentimenti veri vissuti con l'ansia ed il senso di ineluttabilità tipici di quell'età.

Nello stile, l'autore a me ha ricordato Dostoevskij, non a caso citato prima del romanzo.

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Memorie dal sottosuolo di F.M. Dostoevskij
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