Purity Purity

Purity

Letteratura straniera

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La giovane Purity Tyler, detta Pip, non conosce la sua vera identità. Sua madre non vuole rivelarle chi è suo padre, l'uomo dal quale è fuggita prima che Pip nascesse. Pip ha un debito studentesco da ripagare e vive in una casa occupata a Oakland, frequentata da un gruppo di anarchici. Ed è proprio lì che incontra Andreas Wolf, un rivale di Julian Assange. Pip parte per la Bolivia, con la speranza di poter usare la tecnologia degli hacker per svelare il segreto dell'identità di suo padre. Ma l'incontro con Andreas Wolf si rivela sconvolgente. Anche Andreas ha un terribile segreto nascosto nel suo passato. Lo rivela proprio a Pip, con la quale instaura una relazione morbosa. Forse i suoi moventi segreti sono legati a Tom Aberant, il giornalista per il quale Pip andrà a lavorare, destabilizzando la relazione di Tom con la sua compagna Leila e portando un grande sconvolgimento anche nelle loro vite.



Recensione della Redazione QLibri

 
Purity 2016-03-14 13:08:10 annamariabalzano43
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annamariabalzano43 Opinione inserita da annamariabalzano43    14 Marzo, 2016
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L'importanza di chiamarsi Purity

Oscar Wilde aveva intitolato una delle sue commedie “The importance of being earnest”, giocando ironicamente sull’equivoco tra il termine earnest (serio, onesto, zelante) e il nome del protagonista Ernest.
Nell’ultimo romanzo di Jonathan Franzen, Purity è sia il nome del personaggio intorno al quale si snoda tutta la vicenda, sia l’apparente scopo del Sunlight Project, l’organizzazione clandestina che diffonde via web informazioni riservate, portando alla luce numerosi traffici illeciti. Più che evidente è il riferimento a Wikileaks e a Julian Assange, che si citano esplicitamente nel corso della narrazione.
Il simbolismo è d’altra parte sempre presente nella letteratura americana, sin dai tempi di Hawthorne e Melville. Ciò è palese anche nelle scene più drammatiche, dove la caduta spirituale del personaggio nell’abisso del peccato è scandito dal rumore della pioggia e ogni movimento è rallentato e compromesso da un mare di fango.
La struttura di quest’opera corposa è costituita di sette lunghi capitoli: i primi tre introducono i personaggi più importanti, mentre negli altri si chiarisce come si intreccino le vite di ognuno. La narrazione è impersonale, a eccezione di un capitolo in stile diaristico in cui Tom racconta di sé.
Sono tanti gli argomenti affrontati dall’autore in questo romanzo, dal condizionamento esercitato dalla moderna tecnologia sulla vita di ognuno, con conseguente perdita della privacy, alla difficoltà per il giornalismo vecchio stile di sopravvivere nell’era di internet, che trascura completamente il lato umano dei fatti e delle persone. Si trattano sia il tema della sicurezza di un paese come gli Stati Uniti che producono armi nucleari che talvolta non riescono a custodire con tutte le garanzie del caso, sia il tema della democrazia imperfetta del mondo occidentale, e quello dei danni scaturiti da un regime totalitario con riferimento alla Germania Est fino alla caduta del muro (“un intero paese di vite sprecate”).
In questo serio groviglio di argomenti, ciò che colpisce, come sempre nelle opere di Franzen, è il ruolo della famiglia nella società, delle tensioni, delle incomprensioni, dei fenomeni di incompatibilità tra genitori e figli che possono spesso ripercuotersi sulla collettività. Il difficile rapporto tra Purity e sua madre, il disprezzo che Clelia nutre per Annelie, l’odio feroce di Andreas per Katya vengono descritti con parole accorate, lasciando intendere la sofferenza dei personaggi che in alcuni casi sembrano non avere speranza. È sempre lacerante il mondo di Franzen. Le sue donne sono dotate di una forza dominante, che le rende autonome ma spietate. Eppure dietro questa maschera quasi shakespeariana, questi personaggi femminili celano un bisogno incompreso d’amore, una sofferenza generata dall’incapacitá di comunicare che le rende fragili. È ancora la strenua lotta per l’emancipazione da uno stato di subalternità rispetto all’uomo che non si è ancora conclusa.
E d’altra parte neanche l’amore trova facile realizzazione nei romanzi di Franzen. Il sesso sostituisce spesso i sentimenti e viene sperimentato nei modi più trasgressivi, quasi come volontà di affermazione di un ego tolto bruscamente dal grembo materno e ancora in cerca di tenerezza e calore.

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Purity 2022-09-24 10:34:57 Todaoda
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Todaoda Opinione inserita da Todaoda    24 Settembre, 2022
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Pensatori ossessivi

Quattro personaggi “ipercaratterizzati”, due diverse generazioni, quattro storie che si intrecciano in un contesto che, almeno per una volta, sia ringraziato il cielo, non è quello famigliare, tanto caro a Franzen, bensì quello lavorativo. Pip, la ragazza, la figura centrale è la giovane – non giovanissima alle prime – non primissime esperienze che si porta dietro un bagaglio di dubbi, paure, frustrazione, rancore e speranze da far rabbrividire un’intera generazione di suoi coetanei; poi abbiamo l’enigmatico Andreas Wolf, l'irraggiungibile (e forse è un bene) “sciupafemmine” con un passato da Cortina di Ferro che sarebbe meglio non conoscere; e gli altri due: i redattori/giornalisti per cui lavora la ragazza, classica coppia più scoppiata che scoppiettante che rimane unita grazie allo spago dell’abitudine, della mutua necessità e di una passione ormai freddata dal preponderante individualismo a cui ti costringe la società moderna, specie se vivi e lavori in un certo tipo d’ambiente. Pip entra nelle loro vite, gli altri entrano nella vita di Pip e il gioco è fatto. Il romanzo è servito.
Ora se questa può apparire una banalizzazione di una trama sui generis ascrivibile ad una gran quantità di romanzi, be… il problema è che è proprio così. Non si fraintenda, non è che in Purity manchino spunti interessanti o prospettive (storiche e non) affascinanti, si veda per esempio tutta la parte dedicata allo sciupafemmine della Berlino est il cui lirismo caratteriale a tratti ha dei romantici rimandi a Charles Manson, ma il resto, ahimè, ahinoi, tutto già visto, già letto, già sentito: la vicenda del singolo che si fa archetipo dell’immagine di una società corrotta e corruttrice, il problema individuale che diventa universale ecc. ecc. Si ok ambienti nuovi, personaggi nuovi, problemi nuovi, purtroppo però, caro Franzen, variando l’ordine degli addendi il risultato non cambia.
Il “Nostro”, checché Lui detesti questo cliché, è un “character writer”, uno scrittore di personaggi, parte da loro per creare la storia, se però lui stesso, mal ispirato, non crede troppo nei suoi personaggi, la storia diventa scialba, le sue considerazioni sulla vita ecc. ridondanti, e così via.
È evidente insomma come in Purity l’autore si senta quasi in obbligo di dover dire, e dare, qualcosa, creare quel senso di trascendentale e universale dal quotidiano vivere che ci si aspetta leggendo questo genere di narrativa realista, ma senza la “giusta causa”, senza quella sentita spinta morale che obbliga lo scrittore a scrivere, soffrire e lamentarsi, ciò che si crea viene pervaso da un che di artificioso e distaccato, sopportabile grazie soltanto a qualche interessante prospettiva storica e svolazzo letterario.
Il “GRANDE ROMANZO AMERICANO”, visto che di Franzen si dice sia sempre in procinto di scriverlo, potrebbe esser definito SOPPORTABILE?
No.
Ahinoi qui sembra si faccia addirittura un passo indietro rispetto ad altre sue opere, lontani infatti sono i tempi de Le Correzioni, in cui si percepiva l’autenticità della rabbia, del disgusto e della disillusione covata a quei tempi dall’autore per vicende personali e non, allora l’unica cosa che si poteva rimproverargli era l’eccessivo autocompiacimento circa il suo intellettualismo. Quest’ultimo neppure in Purity manca, per carità, non sia mai, anzi ormai viene il sospetto sia un tratto distintivo della sua scrittura e del suo carattere, ma tanta è ancora la strada che il Nostro Autore deve fare per render credibili delle cause di cui, Lui stesso a tratti, dall’alto della sua prosopopea, sembra disinteressarsi.
Dov’è l’autenticità narrativa, l’onestà osservativa, in tutto questo caotico cerebralismo macchinoso? Sì c’è, forse a ben guardare da qualche parte la si trova ma che fatica! E il plot, la trama, che sgrossata e ben levigata sarebbe anche interessante, per carità regge, ma più che leggerla la si affronta armati di virtuosa pazienza fin troppo consapevoli che si tratta sempre di un pretesto per raccontarci la mente dei suoi personaggi, per parlarci in fin dei conti di sé. E dunque, di nuovo, che fatica!
Forse prima di imbarcarsi in avventure che non sente sue Franzen dovrebbe andarsi a leggere qualcuna delle opere minori del suo tanto odiato Philip Roth, poiché vero che anche il compianto autore in suddette opere non sempre brillava per autenticità, non sempre faceva sue le cause di cui raccontava, ma la qualità della prosa, la forza espressiva e il ritmo narrativo sopperivano abbondantemente alle inevitabili lacune.
E’ bene ripeterlo comunque, Purity non è un libro da gettare via, al contrario va letto con ardimento e coraggio, poiché se non ci si fa sconfiggere dalle parole, i pensieri e l’ossessivo ragionare si colgono quelle che sono le priorità della vita dei protagonisti e di riflesso si riflette sulle proprie, quindi a suo modo anche questo, come ogni buon romanzo è catartico, ma per l’ultima volta… che fatica!
Franzen è un autore brillante e una persona estremamente colta, raffinata e intelligente, ma se da libero sfogo a queste sue qualità rischia di perdersi in se stesso creando un immagine complessiva della sua opera sterile, difficile da cogliere nella sua totalità e addirittura controproducente; è significativo come uno dei personaggi degli ultimi capitoli (il padre str… della compagna str… di uno dei protagonisti) che nell’ “ottica Franzeniana” dovrebbe risultare il più odioso di tutti, poiché intriso di quei dogmi sistemici contro cui Lui e tutti i suoi “attori” combattono, a livello di pancia al lettore risulti invece il più simpatico, genuino e, Dio sia lodato, semplice.
Johnathan, sei bravo, sei intelligente e scrivi bene, ma davvero (davvero!), non impegnarti troppo. Tra un paragrafo e l’altro, ogni tanto, spegni quel meraviglioso cervello che hai e ridi, piangi, arrabbiati, innamorati, lamentati, fatti schifo e sentiti felice, scrivi di pancia, scrivi coi piedi, scrivi a naso, insomma sii spontaneo.

Un’ ultima parentesi, che non vuole essere l’ennesima critica nei confronti di un autore (che in realtà stimo al pari di quanto odio) di alcune (altre) grandi opere, bensì una curiosa osservazione:

è, per mancanza di un termine migliore, addirittura POETICO, ma solo come può esserlo la giustizia o il contrappasso dantesco, il modo in cui un autore dal fine intelletto, la sagacia e l’intima iperconsapevolezza per le relazioni umane, ignori totalmente che il 90% della popolazione non condivida la sua passione per il birdwatching e continui dunque ad affliggere i lettori dei resoconti dei suoi mirabolanti avvistamenti di variopinti volatili. E’ assolutamente poetico come abbia l’acutezza di analizzare cosa pensa una ragazza trentenne, neurone per neurone, ogni istante di una lite d’amor non corrisposto, e poi non si renda conto che, chiunque non provi diletto naturalistico ad osservare pennuti e piumati di varia foggia e fattura, leggerne la descrizione, ancor più che rimanere per ore ad attenderne la comparsa, sia quanto mai esasperante.

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Purity 2018-08-27 09:24:53 pierpaolo valfrè
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pierpaolo valfrè Opinione inserita da pierpaolo valfrè    27 Agosto, 2018
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Credersi agnelli e scoprirsi lupi

Un polpettone di 650 pagine che si svolge nell’arco di 60 anni (da metà del ventesimo secolo ai giorni nostri) in tre diverse parti del globo (Stati Uniti, Germania Est, Bolivia).

Un groviglio di storie (ognuna delle quali discretamente interessante di per sé) per le quali inizialmente si è erroneamente indotti a pensare che le coincidenze siano un po’ troppe, ma un po’ alla volta scopri che non si tratta affatto di coincidenze e che niente è per caso.

Quattro personaggi centrali, nessuno dei quali è pienamente il protagonista (sono infatti quattro destini, quattro vite che si incrociano, si contaminano e corrompono reciprocamente).

Purity, ovvero dell’irrealizzabilità dell’ideale di purezza. Non basta ovviamente chiamarsi Purity, come la simpatica e squattrinata ragazza che dà il titolo al romanzo (più che una protagonista, un fil rouge che lega le diverse storie) e non basta essere un bravo e coscienzioso giornalista americano (i segreti, gli scheletri che pietosamente hai contribuito a nascondere, prima o poi torneranno a perseguitarti). Ovviamente per essere puri non è sufficiente allontanarsi dalla propria famiglia miliardaria e vivere in povertà, se il prezzo è affliggere il prossimo con le proprie nevrosi e ossessioni. E infine, la strada di chi vuole “rendere il mondo un posto migliore” è fin dall’inizio piena di insidie, perché il potere che ne deriva si rivela tossico per le menti disturbate che hanno bisogno di pensare di poter redimere il mondo.

Si parla molto di internet, dei suoi effetti invasivi sulle nostre vite, di quanto può essere pericolosa la concentrazione delle informazioni nelle mani di pochi, soprattutto se si realizza con mezzi illegali (i riferimenti ai casi Wikileaks e Snowden sono così insistenti che finiranno per annoiarvi) tanto che il romanzo alla sua uscita in Germania e Spagna nel 2015 venne presentato come un libro su internet, costringendo l’autore a smentire.

Ho letto un’intervista a Franzen nella quale dichiara che lui non scriverebbe mai un romanzo per formulare una critica sociale o promuovere le proprie idee, dunque è sbagliato cercarle nelle sue pagine.

Purity, al di là delle suggestioni e riflessioni che può innescare su tanti temi, è in effetti un romanzo di “puro” intrattenimento, scritto con grande abilità e mestiere, soprattutto nei dialoghi, e congegnato fin troppo bene, dove il “troppo” sta nelle diverse forzature che si rendono necessarie per sincronizzare tutti i meccanismi che reggono l’intreccio: alla fine ogni personaggio perde un po’ della propria credibilità, ma la storia complessivamente funziona.

Più di una volta ho avuto la tentazione di abbandonare la lettura: mi sembrava un libro così pieno di roba eppure così vuoto. L’ho letto subito dopo aver finito un romanzo denso e robusto come Pastorale Americana e tra le due opere c’è un abisso incolmabile: uno scivola come l’acqua, l’altro chiede di essere centellinato come un vino invecchiato. Capisco però che possa piacere, tanto quanto capisco che si possa essere astemi.

La parte che tutto sommato mi ha interessato di più è quella ambientata nella Germania comunista, prima del crollo del Muro. Milan Kundera ha descritto molto meglio l’osmosi che si crea tra anime candide e anime nere in quei regimi totalitari dove l’unica cosa davvero efficiente è la polizia segreta. Franzen si appoggia un po’ a questo clima per costruire il suo personaggio più tragico e interessante e conferire drammaticità al suo romanzo, che altrimenti si ridurrebbe alla rappresentazione di una sequela di nevrosi in una particolare e ben delimitata fetta della società contemporanea.

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Lettura tipicamente vacanziera: se non siete ancora andate in ferie,,, pensateci!
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Purity 2017-07-06 14:35:30 Chiara77
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Chiara77 Opinione inserita da Chiara77    06 Luglio, 2017
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La ricerca della purezza

L'ultimo libro edito di Franzen, “Purity”, si presenta come un'opera di grande ambizione letteraria. La protagonista, Purity Tyler, è una giovane donna che non ha mai conosciuto il padre e che sa che l'identità della madre è fasulla. E' cresciuta nella povertà e adesso ha un debito universitario di 130.000 dollari da ripagare. La madre l'ha sempre amata e alla fine le ha dato una buona educazione: Purity (Pip) le vuole un gran bene ma non si spiega alcuni nodi irrisolti della sua vita; si rende conto che la mamma è una persona strana, particolare e depressa e lei vuole allo stesso tempo andarsene e starle vicino. Ed è proprio ciò che farà: andrà a seguire uno stage in Bolivia per un uomo famoso ed ambiguo, Andreas Wolf, sperando in questo modo di scoprire cosa si nasconde nel passato della madre e chi è in realtà suo padre ed alla fine tornerà a casa.

Anche in quest'opera Franzen indaga le dinamiche familiari, soprattutto i rapporti tra genitori e figli ma anche le relazioni tra coniugi. Quello che si mostra alla luce della sua penna impietosa è un incessante “odio e amore” che segna questi legami. Quale affetto è più forte e necessario di quello che lega una madre o un padre ai propri figli? E quale è più distruttivo, ossessivo, capace di provocare danni psicologici e sociali?

“ Sul treno che mi riportava a Berlino restai in piedi in fondo all'ultima carrozza, a guardare i segnali che passavano dal rosso al verde e si allontanavano lungo i binari. Non era poi così terribile essere orfano. Mi sembrava il primo giorno di una lunga vacanza, un giorno vuoto tanto quanto il cielo di gennaio era limpido e soleggiato.”

Forse qualcosa di simile si può trovare soltanto in una relazione amorosa, dove la vicinanza e la condivisione diventa troppo spesso distruttiva e devastante, soprattutto se si anela a raggiungere una purezza che sfugge.

Ho trovato il romanzo un'opera volutamente monumentale, forse anche troppo. Si salta da un Paese all'altro, da un'epoca storica all'altra, da un personaggio all'altro. Viene dato troppo risalto, secondo me, ad alcune storie parallele minori che poi entrano nella narrazione principale solo di sfuggita. Durante alcuni momenti della lettura ho provato un po' di stanchezza, quando l'autore si dilungava troppo sui personaggi ed eventi secondari.

Lo stile di Franzen è comunque grandioso, ogni pagina ci regala una prosa splendida, immagini poetiche accostate a comportamenti di personaggi orrendi, situazioni assurde che diventano realistiche e messa a nudo incredibile della psicologia umana.

Purity, ovvero la tensione verso la purezza, verso l'altezza e la profondità della morale, che si scontra con la pochezza umana, la spinta verso il basso, la corruzione, la depravazione, la perversione, il male.

“Pip si trascinò fino al bagno delle signore ed entrò in uno scomparto libero, lasciò cadere lo zaino sul pavimento sporco, ci appoggiò sopra la valigetta con la torta e si calò i jeans. Mentre diversi muscoli si lasciavano andare, sentì il bip di un messaggio in arrivo. […] Pip stava esaminando l'ultimo paragrafo, nel tentativo di scorgervi una minaccia o una promessa velata, quando lo zaino emise un piccolo commento, una specie di sibilo secco. Si stava accasciando sotto il peso della valigetta. Prima che Pip potesse arrestare il flusso della pipì e lanciarsi in avanti, la valigetta cadde a terra e si aprì, rovesciando la torta a faccia in giù sulle piastrelle sporche di nebbia condensata, cenere di sigaretta, escrementi e impronte di mendicanti e artiste di strada. Qualche mora rotolò via.”















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Purity 2017-05-24 14:57:03 Giovannino
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Giovannino Opinione inserita da Giovannino    24 Mag, 2017
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I segreti di Pip.

Purity, prima ancora di aprire il libro, attira l’attenzione del lettore dalla copertina. Infatti troviamo su di essa il volto di una ragazza (che probabilmente dovrebbe proprio essere la protagonista) di circa 25 anni, con i capelli raccolti e uno sfondo bianco, così come il volto di quest’ultima, che pare quasi fare tutt’uno con lo sfondo. Il bianco logicamente non è casuale, e senza dubbio va a fare da richiamo al titolo, la purezza per l’appunto. Scopriremo poi nel corso del romanzo che di puro in questo libro c’è ben poco, infatti tutti i personaggi hanno i loro scheletri nell’armadio, tranne la nostra Pip (nomignolo con cui Purity viene chiamata fin da bambina) che invece in queste ombre che circondano la sua vita cerca di combatterci e, quando possibile, di venirne a capo.
Il Romanzo è molto consistente, circa 640 pagine, e parla appunto della storia di una ragazza che indagare sul suo passato, e principalmente su quello di sua madre e di suo padre (che non ha mai conosciuto) si “arruola” in un’organizzazione di hacker internazionale ma con base in Bolivia in modo tale da poter combattere il sistema tramite attacchi informatici e rivelazioni di informazioni segrete in stile Wikileaks (l’esempio non è casuale, infatti nel corso della storia verrà diverse volte fatto il paragone con l’organizzazione di Assange e con Assange stesso).
Per fare questo la nostra Pip, dopo un breve briefing in Bolivia, viene andata in casa di un giornalista americano in veste di stagista per cercare di estrapolare notizie importanti da quest’ultimo. In realtà il rapporto tra Pip ed il giornalista (Tom) diventerà subito paterno, un pò meno invece succederà con la compagna di quest’ultimo, Leila, che vede nella nuova arrivata non solo una minaccia (una giovane donna che potrebbe rubarle il marito) ma vede in lei anche sé stessa da giovane.
Il romanzo viene raccontato da diversi punti di vista, un capitolo segue le vicende di Pip, un altro quelle di Leila, un altro quelle di Tom, ed un altro ancora quelle di Andreas (il capo dell’organizzazione). Il linguaggio è sempre lineare e semplice anche se non mancano tecnicismi sulle varie questioni (soprattutto al livello informatico). La storia è senza dubbio avvincente e ben sviluppata, diciamo che le 650 pagine ci stanno tutte, ed i vari intrecci familiari/interpersonali sono ben strutturati e mai scontati. Se proprio devo muovere una critica all’autore è quella di aver probabilmente voluto mettere troppa carne al fuoco, passando dallo spionaggio all’omicidio, attraversando anche Assange, Wikileaks, organizzazioni intergovernative, dittatura, democrazie occidentali, fughe di documenti, etc etc. Insomma a tratti pare di essere entrati direttamente dentro un romanzo di Tom Clancy e spesso alcuni excursus, a mio avviso, potevano essere evitati così da risparmiare pagine ed alleggerire la lettura.
Tutto sommato però l’opera nel complesso appare non solo ambiziosa ma ben strutturata ed elaborata, non ho proseguito infatti con il racconto della trama perché rischierei di fare spoiler sui vari intrecci dei personaggi ma pur non essendo stata cosa facile devo dire che tutti i legami sono ben costruiti e attendibili.
In sostanza un gran bel romanzo che si legge volentieri pur essendo molto corposo e che non lesina colpi di scena. Era il mio primo romanzo di Franzen e devo dire che sebbene nelle prime pagine fossi un pò scettico nel corso del libro mi ha poi convinto a pieno.

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Purity 2017-04-17 19:17:06 silvia t
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silvia t Opinione inserita da silvia t    17 Aprile, 2017
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Purity

Un tuffo nel tempo e nello spazio alla ricerca dell'origine di tutto col rischio di perdersi nel frammento di una storia intrecciata in modo così stretto quasi da non riuscire a distinguerne i fili.

Frenzen con uno stile sobrio e scorrevole, che non varia molto per tutto il testo riesce a dar vita a un dipanarsi di eventi partendo dal momento attuale, per poi scorrere avanti e indietro, disseminando indizi qua e là, dando vita a situazioni improbabili, ma solo per chi non sa, per chi non conosce.
Ti prende per mano e ti porta dove vuole e se in un primo momento tutto appare sopra le righe, quasi forzato e inverosimile, non servono molte pagine per capire che non poteva non essere così, date le premesse; a tratti ironico e sarcastico sa essere tenero e struggente quando i personaggi vivono emozioni profonde e che incideranno, distorcendo, levigando e perfezionando la loro personalità.

Il lessico utilizzato è ricercato senza essere aulico, appropriato ai contesti, riesce a inserire parole desuete in conversazioni ordinarie senza risultare inopportuno. Si attraversano molte situazioni che verranno analizzate e ogni volta il linguaggio si cuce addosso ai personaggi rendendoli tridimensionali. Sembra una cosa banale, ma è proprio l'immediatezza dei dialoghi, la loro vero somiglianza a far si che l'insieme risulti vivo e che le frasi e i concetti espressi possano rimanere impressi nella memoria prendendo quasi il posto dei ricordi.

Tutto questo è presente in Purity in cui prendono vita uomini e donne peculiari, particolari ma definiti così bene fin dal profondo, analizzati, anzi psicoanalizzati in modo così perfetto da far pensare che quella raccontata sia una storia vera e non un romanzo di fantasia.
La protagonista è tale perché è il fulcro su sui tutti i fili tendono, un minimo comune multiplo in vite che si sono incontrate per caso, proprio come accade nella realtà.
La sua vita è complicata, ma la sua personalità è forte e definita, così come quella di Tom, di Andreas, ma soprattutto quella di Anabel personaggio sublime, al limite della poesia tanto che io avrei intitolato il libro a lei, vera colonna portante di tutta la storia con la sua forza e i suoi ideali.

L'essenza del libro è tesa a cercare una purezza, un modo per raggiungere gli ideali in cui crediamo sporcandosi il meno possibile, ma proprio in quel meno possibile che sta tutta la differenza.
Possiamo credere di essere abbastanza puri, ma la purezza è un tutto o nulla, non esistono compromessi, se una molecola di sporco appare la purezza svanisce e poco importa che si tratti di pochi o tanti soldi, poco importa se decine di anni e di soprusi, di violenze e di privazioni possono giustificare quella macchia, essa c'è e la purezza svanisce...svanisce per non tornare mai più.

Un'emozione incredibile e non stupisce che sia stato considerato il miglior libro del 2016: quello che differenzia un libro scritto bene da un'opera d'arte è la capacità di far vivere i personaggi e di far vivere al lettore quella situazione e non di farlo assistere. Il rapporto madre- figlia, amante-amante, guru-seguace e molti altri sono analizzati così bene che la sensazione alla fine questo testo è quella di aver compreso tutti i personaggi e che ogni tassello sia al proprio posto.

Non posso che consigliarne la lettura che se anche impegnativa per numero di pagine non lo è per stile, contenuto e piacevolezza.

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Purity 2016-05-14 08:44:25 Antonella76
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Antonella76 Opinione inserita da Antonella76    14 Mag, 2016
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Franzen...tanta roba



Tanta roba.
Questo libro è davvero tanta roba, nel senso che dentro ci trovi di tutto, non manca nulla: amore, sesso, politica, informatica, hackeraggio, teorie del complotto, letteratura, storia, armi nucleari...
Ma quello che davvero Franzen riesce a dipingere con mano sicura sono i rapporti interpersonali, i rapporti all'interno della famiglia...e soprattutto la sua mancanza.
Sì, la mancanza della famiglia con tutto ciò che questo comporta, con tutti i disagi emotivi che ne conseguono.
Figure materne raccapriccianti...(tutte tranne una, che poi, di fatto, madre non è)...padri assenti, negati, inutili.
Vieni letteralmente sommerso dalle parole (Franzen non è certo avaro su questo punto), e devi essere un discreto nuotatore altrimenti rischi di affogare.
Non c'è una sola pagina, dico una,  in cui non ci sia qualcosa di importante, di rivelatore ai fini della storia o generatore di riflessioni di un certo spessore...non puoi rilassarti un attimo.
Franzen ti dà moltissimo, ma in cambio vuole tutta la tua attenzione, pretende il tuo impegno...e tu non puoi fare a meno di obbedirgli.
Franzen fa con te, lettore, quello che uno dei personaggi fa alla protagonista: ti rimescola il cervello ed i pensieri con un cucchiaio di legno!
E tu glielo lasci fare.
Leggere questo libro è come leggere più romanzi insieme...è camaleontico, e di certo non teme la parola "noia".
È un libro spietato, in cui l'autore non fa sconti a nessuno, non le manda a dire e non fa uso di metafore "addolcenti"... (e sicuramente è anche molto "americano").
È così tanto ricco di contenuti che ho la  triste consapevolezza di non aver compreso tutto quello che l'autore ha cercato di dirmi...
Mi rendo conto di non aver raccontato nulla della trama...forse non voglio farlo.
Non è un libro che si può raccontare.
Bisogna leggerlo.

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Purity 2016-05-10 14:23:08 f.martinuz
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f.martinuz Opinione inserita da f.martinuz    10 Mag, 2016
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Franzen, l'architetto del vuoto

Jonathan Franzen è un ottimo architetto. Il suo ultimo immane sforzo letterario assume le sembianze di un'enorme cattedrale di inchiostro, raffinata, ben congegnata, cesellata con abilità. La penna dell'autore si muove con precisa leggiadria per tutta la durata del romanzo convincendo il lettore ad un azzardato paragone con il maestro della letteratura americana, Philip Roth. Analogia non troppo lontana dal vero, almeno per quanto visto nello stile di questo lavoro, ma ingiusta nei confronti di Roth. Franzen erge uno scheletro imponente che, alla prova dei fatti, risulta vuoto lasciando riverberare in questo vuoto diverse domande, inevitabili per un lettore curioso: Dove vuoi arrivare? Cosa ci vuoi dire? Perché scrivi questo?

L'intera vicenda si articola in più sottotrame, ognuna delle quali potrebbe quasi costituire una novella a sé stante, che faticano a conciliarsi e fondersi in maniera corale, lasciando in bocca un gusto di incompiuto. Penso che l'eccessiva lunghezza abbia nuociuto a lungo andare sulla compattezza della trama che si offre annacquata da lunghe riflessioni, ricordi sgradevoli, esami di coscienza. Franzen adotta un approccio introspettivo e interiore a discapito dei fatti che difettano di sufficiente amalgama. Se poi l'autore abbia voluto indagare questo preciso aspetto sacrificando il plot allora probabilmente la mia opinione in merito è deviata.

Lo stesso concetto di purezza, contenuto già nel titolo, che pare essere l'elemento fondante dell'intero romanzo, appare e scompare ad intermittenza, come una lucciola che si nasconde agli occhi dei curiosi. Ogni personaggio è alla ricerca di questa fantomatica purezza che scoprirà essere ineffabile ed irraggiungibile in quanto l'assolutezza di qualcosa è ontologicamente impossibile. I protagonisti scoprono e disvelano le loro macchie e le personali zone d'ombra comprendendo che la "purity" tanto anelata è pura utopia. Quando le circostanze lo richiedono è necessario sporcarsi, compromettersi, rinunciare ad una parte di sé.

Colei che viene inizialmente presentata come protagonista è Purity Pip Tyler, giovane ragazza impiegata in un'azienda specializzata in impianti di energia rinnovabile, che nella parte centrale del romanzo lascia il posto all'egocentrico e maniaco Andreas Wolf e al tollerante ed eccessivamente benevolo Tom Aberant, sparendo in tal modo dai radar fin quasi alla fine del romanzo. Il mattatore vero e proprio è invece Wolf, emulo e sfidante del delinquente Julian Assange, capo di Wikileaks. L'intraprendente leaker proviene dalla Berlino Est degli anni '80 in cui, tutelato dal ruolo politico del padre, si divertiva a fornire consulenza psicologiche a giovani tedesche che culminavano in routinari rapporti sessuali. A seguito della caduta del Muro e del disfacimento della Stasi Wolf mette in piedi il Sunlight Project, un'agenzia di hacker dedita al disvelamento di documenti secretati e top secret, contenuti di database governativi e alla sottrazione di dati ai fini della verità. Tutto deve essere alla luce del sole; tutto eccetto il segreto che Wolf cela da anni e che teme che venga svelato dall'unica persona che ne è a conoscenza, il giornalista americano Tom Aberant. Per sordidi fini personali anche Pip, nonostante l'evidente deficit di conoscenze in materia informatica, viene coinvolta nel Project da Andreas con il quale instaura una relazione ambigua. L'intero libro procede toccando diversi temi di specchiato interesse che sarebbero potuti essere sviluppati molto meglio: la minaccia totalitaria che si cela dietro la maschera democratica di Internet, l'invasività stordente dei social network, i problemi legati alla privacy, il cyberterrorismo, la fuga e la gestione arbitraria da parte di colossi come Google e Facebook di miliardi di dati sensibili. Ma anche in questo caso l'autore ci offre qualche battuta, ficcante, puntuale e magnificamente ricamata, ma insufficiente.

Purity è quindi un romanzo ben scritto ma che cede alla verbosità dell'autore trascinandosi per lunghi tratti senza una meta precisa; una specie di narrazione-fiume senza scopo narrativo corposo e senza una trama compatta e avvincente, sebbene le premesse potessero suggerire il contrario. Sicuramente non è, come molti hanno scritto, il romanzo dell'anno, proprio no.

FM

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