Poesia Poesia italiana Le metamorfosi
 

Le metamorfosi Le metamorfosi

Le metamorfosi

Letteratura italiana

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Ovidio racconta duecentoquarantasei bellissime favole, tutte dedicate al tema inquietante e “fascinans”, tanto caro ai Greci, del cambiamento improvviso e totale, della trasformazione. Sorprende e fa riflettere scoprire che protagoniste di questi ultimi e definitivi esiti di passioni, di offese mortali e follia sono soprattutto donne, dai nomi fatali: Europa, Armonia, Medea, Medusa, Filomela, Arianna, Tisbe, Eco, come a testimoniare la sensibilità di Ovidio – poeta romano esiliato, cacciato e abbandonato come qualcuna delle sue eroine – per l’universo femminile. Con la profondità del sentire e la potenza dell’invenzione poetica, ci trascina attraverso i quindici libri del suo capolavoro come attraverso un mare di immagini, dove soprattutto è la voce delle donne a modulare la paura, l’amore, l’odio e la disperazione a fronte di un universo maschile che è già di pietra.



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Le metamorfosi 2016-01-02 17:11:34 FrankMoles
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FrankMoles Opinione inserita da FrankMoles    02 Gennaio, 2016
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Epopea del mito

Le Metamorfosi sono probabilmente il vertice della produzione di Ovidio, che vi si dedicò fino all’8 d.C., quando andò in esilio. Si tratta di un poema epico-mitologico in 15 libri, contenenti una vera e propria raccolta di innumerevoli miti attinti a svariate fonti, che percorrono l’intera letteratura greca e latina.
Ovidio stesso designa la sua opera come un carmen perpetuum, ossia un canto ininterrotto, che parte dalle origini del mondo (il Caos primigenio) e giunge fino alla storia contemporanea (il catasterismo di Cesare e l’apoteosi di Augusto), ricapitolando tutte le storie e i cicli mitici della cultura antica. Il poema si chiude con una sorta di commiato da parte dell’autore, che si autoelogia per la grande opera terminata e ritiene di poter meritatamente aspirare all’eternità grazie alla sua poesia. L’immensa materia di questa epopea del mito – circa 250 sono i miti narrati – non è disposta in maniera del tutto caotica e casuale come appare, ma si possono rilevare alcuni, seppur labili, criteri ordinatori: un criterio cronologico, un criterio spaziale, un criterio d’analogia o di contrasto di metamorfosi o di tematiche, un criterio di legami genealogici tra i personaggi coinvolti.

Nell’accostarsi a questo genere letterario Ovidio non poteva non tener conto dell’illustre precedente, l’Eneide di Virgilio, che recentemente aveva riportato in voga il poema epico, la forma letteraria più confacentesi alla poesia celebrativa; tuttavia, ben conscio della complessità della sua operazione artistica, Ovidio si relazionò al genere in maniera originale, proseguendo in quella degradazione del mito in senso umano che aveva già iniziato nelle Heroides. Dunque i personaggi delle Metamorfosi sono efficacemente rielaborati dal poeta, che in tono distaccato narra le loro storie che vedono spesso protagonista l’amore, la più umana delle passioni: di conseguenza l’umanizzazione va a coinvolgere non solo gli eroi e le eroine del mito, ma persino le divinità, vittime degli stessi sentimenti che caratterizzano l’uomo. Peraltro, il ricorrente ritorno del tema erotico è funzionale ad instaurare un elemento di continuità con la passata produzione elegiaca e didascalica del poeta.
La struttura stessa dell’opera, poi, ricollega il poema, più che all’universale modello virgiliano da poco impostosi, ai dettami della poesia alessandrina: il rifiuto che essa prevedeva nei confronti del poema epico di ampie dimensioni, infatti, non cozza con l’opera ovidiana dal momento che quest’ultima è, in definitiva, costituita da una serie di storie in sé autonome e conchiuse, dunque veri e propri epilli, legati tra loro dalla metamorfosi. Il tema della metamorfosi è dunque il filo rosso sotteso all’intero poema, che si propone di narrare la storia dell’uomo secondo l’ininterrotto divenire. Illuminante a proposito del concetto di metamorfosi è il lungo discorso di Pitagora nel XV libro: nell’illustrare la teoria della metempsicosi, il filosofo dimostra che tutto sia in costante evoluzione e come la materia sia continuamente soggetta a un mutamento di forme che mai lascia andar perduta l’essenza. In tutte le metamorfosi che vengono descritte c’è sempre un elemento di continuità che si preserva nel passaggio dalla forma precedente a quella nuova, proprio come accade nella metempsicosi pitagorica.

Molto si è discusso a proposito delle implicazioni politiche sottese a tale opera. Ben noto è infatti che Ovidio, pur appartenente al circolo di Mecenate, ebbe rapporti non sempre perspicuamente positivi con Augusto e la sua ideologia, nei confronti della quale la sua produzione letteraria non può che suggerire un certo contrasto. Di conseguenza, se la coltivazione del poema epico rispondeva ai dettami della poesia celebrativa che il circolo imponeva, d’altro canto la scelta di una simile materia mitologica sottraeva Ovidio a una non sentita servile adulazione. Pertanto, gli estremamente sporadici riferimenti alla gloria della Roma augustea e l’ultima sezione, con la narrazione della trasformazione in stella di Cesare e dell’apoteosi di Augusto, sono probabilmente da intendere come meri atti di omaggio dovuti. Eppure, dietro di essi non si è mancato di scorgere un’ambiguità di fondo, che sembra, pur glorificando l’attuale splendore Roma, presagire un futuro inesorabile declino. Il culmine di ciò si trova nel commiato, dove la speranza di una propria personale fama eterna non è affidato alla potenza di Roma, ma alla propria poesia, unico mezzo per garantirsi l’immortalità.

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Le metamorfosi 2014-07-08 18:02:37 Bruno Elpis
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Bruno Elpis Opinione inserita da Bruno Elpis    08 Luglio, 2014
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La varietà delle trasformazioni

Il poema di Ovidio si articola in XV libri e sviluppa la propria complessa struttura intorno al tema della metamorfosi: un fenomeno che esiste variamente in natura e che l’uomo, grazie all’immaginazione e all’arte, spesso riproduce per disegnare intuizioni e metaforizzare concetti.
“Le Metamorfosi”, attraverso la musica dell’esametro, declinano miti antichi con dovizia di scene in un periodo che inizia con il Caos e si conclude con il catasterismo di Cesare. La varietà e la ricchezza dei miti pone al commentatore l’imbarazzo della sintesi nella molteplicità fantasiosa delle forme nelle quali il processo di cambiamento si realizza. Ma l’opera può anche essere letta per selezione di episodi.

TRASFORMARSI IN UN FIORE

Narciso (libro III) è giovane vanitoso che rimane vittima di un amore autoriferito: sedicenne di eccezionale bellezza, avrebbe potuto sopravvivere soltanto “se non avesse mai conosciuto se stesso”. Ma rifiuta l’amore di Eco, la ninfa dei monti: rimane vittima dell’immagine riflessa in uno specchio d’acqua e si lascia morire per struggimento. Salvo rinascere in un bocciolo…

Apollo ama Giacinto (libro X), che viene ucciso accidentalmente da un disco lanciato dallo stesso dio. La sua bellezza sarà immortale, perché le spoglie saranno trasformate in nuovo fiore.

TRASFORMARSI IN UN ANIMALE

Il cacciatore Atteone (libro III) sorprende Diana nuda mentre si bagna con le compagne e ne suscita la rabbiosa reazione: per questo viene trasformato in cervo e poi sbranato dalla muta dei suoi cani. Il mito sarà ripreso da Giordano Bruno per rappresentare “l’eroico furore”.

Aracne (libro VI), abilissima tessitrice, sfida Atena e ne provoca l’invidia: poi, per pietà della dea, verrà trasformata in un ragno. Mi vien da pensare che la saga di Spiderman si sia ispirata a Ovidio…

Leda (libro VI) fa innamorare Zeus, che si trasforma in cigno e si accoppia con lei. Da un uovo nasceranno i Dioscuri, che oggi ammiriamo - stelle del cielo - nella costellazione dei Gemelli.

Zeus (ancora lui e decisamente bisex!) si innamora di Ganimede (libro X), lo rapisce camuffandosi da aquila e lo trasporta nell’Olimpo. Nelle opere d'arte Ganimede è raffigurato accanto a un'aquila, abbracciato o in volo.

TRASFORMARSI IN UN ALTRO ESSERE UMANO

Mentre nuota in uno stagno, Ermafrodito (libro IV) viene aggredito da Salmacide, che si è incapricciata del giovane. La ninfa innamorata si avvinghia a lui e con lui si fonde in un corpo che è maschio e femmina al tempo stesso…

AFORISMI

Video meliora proboque, deteriora sequor (Vedo le cose migliori e le approvo, ma seguo quelle peggiori. VII libro): la frase rappresenta il dissidio tra ragione e azione ed è pronunciata da Medea che, per amore di Giasone, tradisce padre e patria.

“Omnia mutantur, nihil interit” (Tutto muta, nulla perisce. XV Libro): possibile che sia un’anticipazione del principio di Lavoisier “Nulla si crea, nulla si distrugge, ma tutto si trasforma”?

Tempus edax rerum (Il tempo che tutto divora, XV libro). Sì, il tempo è vero artefice di mutazioni e divora tutto, proprio tutto: anche le metamorfosi!

Bruno Elpis

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Le metamorfosi di Apuleio
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