Poesia Poesia italiana Mi fido del mare
 

Mi fido del mare Mi fido del mare

Mi fido del mare

Letteratura italiana

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«Amo così tanto il mare / che vedrei azzurra anche la morte / se mi cogliesse mentre nuoto / verso l’altra sponda». Versi carichi di vita, in grado di fotografare in profondità ma senza “violare”, capaci di donare musica ma senza cullare: siamo chiamati alla nostra responsabilità, a non accontentarci del “destino”, ad aprirci a una trascendenza elusiva o addirittura nascosta e incomprensibile, eppure lì, qui e dentro l’anima di ciascuno di noi: «la strada è tracciata – fingo di non saperlo / provo a recitare // Sono un contorno del mondo / non oso deviare». Le metafore e le immagini di Carla sono impastate di suoni, i colori emanano profumi, le considerazioni sono veicolate da emozioni intense e spiazzanti ma discrete, mai esibite, e sempre, sotteso, c’è un filo di ironia, uno sguardo laterale, «un soffio di luce»: «Non è una stanza è un angolo / la finestra un quadrato / faccio il girotondo immersa / in strati di mappe / cerco il posto che mi spetta nel cerchio”; «– Il grano maturo sembra mare / ma profuma di pane –»; «la risata del vento ci contagia»; «Questa poesia non è fantasia / è uno squarcio tra i raggi del sole».



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Mi fido del mare 2017-08-05 13:11:22 Renzo Montagnoli
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Renzo Montagnoli Opinione inserita da Renzo Montagnoli    05 Agosto, 2017
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Policromia poetica

E tre, nel senso che con questa sono tre le raccolte poetiche di Carla De Angelis che ho avuto il piacere di leggere: da quella con titolo di fantascienza, anche se non lo è (A dieci minuti da Urano) a questa Mi fido del mare, passando per I giorni e le strade. Con l’esperienza la scrittura si fa più raffinata, più precisa, ma quella che è la sostanza e che potremmo così chiamare il succo dei versi non è mutata: dall’esplosione magmatica senza clamore di A dieci minuti da Urano al valore della parola di I giorni e le strade, per giungere a un caleidoscopio di immagini e sensazioni colorate di Mi fido del mare, una raccolta policroma in tutti i sensi (…/ I colori mi sommergono: / il bianco, il nero e il verde del bosco che apre / la folle corsa per ritrovare il cielo / Nell’azzurro nuotano i sogni di chi deve / migrare /... ) e non si tratta solo di rossi, di verdi o di bianchi, ma è un rimando continuo a una realtà trasognata dominata da una natura amica (I merli danzano lontano dall’uva / sanno che i tempi non sono maturi / nessuna traccia di succo dolce / …). In questo ricorrente abbandono all’estasi di una natura primitiva c’è un ritorno a immagini antiche - non obsolete però – e che altri ci hanno tramandato quando il mondo non era come ora disperato, e mi riferisco soprattutto a Publio Vergilius Maro che con le sue Bucoliche ha saputo descrivere magnificamente quel tesoro che andiamo distruggendo. Però, non si creda che nei versi di Carla ci sia solo un futile richiamo agli animali, anzi, come nel caso del favolista Fedro, sono emblematici di comportamenti umani come si vorrebbe che fossero. E lo spazio per invenzioni poetiche così diventa ampio (- Il grano maturo sembra mare / ma profuma di pane /…; Per accordare il suono al respiro / bisogna ricercare quel frammento di musica / che vive nella mente /…; …/ la corsa dell’auto prende il buio / il vento soffia il sapore del ritorno /…; Le mie parole sono come le pulci / quando sto per scriverle saltano via / e se le scrivo di fretta non so rileggerle /…; La candela finiva in silenzio / restava un poco di fumo con il suo odore acre / bisognava deporre un bacio con le dita / sul picciolo per darle pace).
E’ un susseguirsi di immagini, di suoni, di colori, di metafore, ma in tutti questi emblemi non c’è disaccordo, non ci sono stridii o peggio annichilenti cacofonie, ma, sempre ben lungi da qualsiasi retorica, è un fluire armonico, è un pacato romantico ruscello a cui è piacevole abbeverarsi. E il mare del titolo? Pur con tutto quanto di bello c’è da leggere, avverto la necessità, quasi impellente, di dare una risposta a questo immancabile quesito: perché mi fido del mare? Perché magari non fidarsi della montagna, della collina o della pianura? Innanzitutto si tratta di un amore viscerale, considerati i versi che seguono: Amo così tanto il mare / che vedrei azzurra anche la morte / se mi cogliesse mentre nuoto / verso l’altra sponda. E poi, in una raccolta dove la natura, nelle sue manifestazioni, è così privilegiata c’è sempre una parte di essa che preferiamo, che avvertiamo essere in contatto con noi, con cui comunicare in un linguaggio muto di sensazioni, e per Carla De Angelis questa parte è il mare.
Da leggere, senz’altro.

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