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Uno, nessuno e centomila
 
Uno, nessuno e centomila 2011-08-08 11:06:23 Zahi
Voto medio 
 
4.0
Stile 
 
4.0
Contenuto 
 
4.0
Piacevolezza 
 
4.0
Opinione inserita da Zahi    08 Agosto, 2011

Non conclude

E' il primo romanzo di Pirandello che ho letto e penso che leggerò altre sue opere. Oltre all'opera, per comprenderla e analizzarla sia a fini di studio che per propria cultura, è necessario leggerne anche i principali approfondimenti critici sia contemporanei che moderni. La vicenda si svolge a Richieri (Agrigento) nei primi anni del '900. La vita del ventottenne protagonista, Vitangelo Moscarda,di professione banchiere, viene all'improvviso sconvolta da una banale osservazione della moglie Dida usa a chiamarlo affettuosamente "Gengè", la quale gli fa notare che egli ha il naso non simmetrico. Di ciò Vitangelo non si era mai accorto e constatato che l'osservazione sul suo naso è vera, come quella su altri piccoli difetti alle orecchie, alle dita delle mani e alle gambe,inzia un percorso introspettivo complesso e tormentato per cercare di capire come gli altri lo vedono e chi realmente è per essi e soprattutto per se stesso. Dalle sue elucubrazioni deduce che non è affatto una persona singola per tutti, caratterizzata da una ben specifica forma e da una personalità fissa e definita, ma che la sua realtà è relativa mutevole. E' il caro Gengè per la moglie, in pratica una sua macchietta, dalla personalità mite e accondiscendente, è il caro Vitangelo per il direttore della banca di cui è coproprietario e di cui in pratica si disinteressa venendo utilizzato solo per la firma dei documenti, è un usuraio per la cittadinanza. Questa constatazione lo destabilizza. Non vuole più essere la marionetta di nessuno. Con un colpo di teatro di fronte un assembramento di curiosi fa sapere di aver donato una casa e diecimila lire a un poveraccio che poco prima aveva fatto sfrattare dalla forza pubblica buttandolo in mezzo alla strada. Non vuole più essere considerato un usuraio. Viene ai ferri corti con il direttore della banca perché ha ormai deciso di liquidarla e nella discussione tratta malamente la moglie, per la prima volta, afferrandola per i polsi e ributtandola sulla poltrona. Lei se ne va di casa. Ormai è solo, ma in realtà lo era già prima, l'aggancio con la realtà gli sfugge si è liberato delle maschere che indossava vivendo una vita non sua. Ha capito il gioco cinico e surreale della vita. Gli altri ormai lo considerano pazzo e cercano di farlo interdire per evitare la liquidazione della banca.
Si rivolge allora al vescovo di Richieri monsignor Partanna affinché lo aiuti ad impedire la contromossa giudiziaria dei suoi nemici e renderlo libero da ogni legame col passato.
Il romanzo assume un ritmo accelerato e si avvia alla conclusione o non conclusione, come dice il titolo dell'ultimo capitolo.
Il denaro di Moscarda verrà impiegato dalla diocesi per la costruzione di un ospizio di mendicità. E' in questo ospizio, realizzato in una amena località di campagna vicino a Richieri, che ritroviamo Vitangelo ormai in pace con se stesso, avulso da ogni problema reale probabilmente, Pirandello non lo dice, dimenticato da tutti, immerso nei suoi pensieri che lo portano a volare oltre il piano della vita terrena.
Il romanzo ci fa comprendere come le problematiche esistenziali esistessero già nella quieta realtà sociale della provincia italiana di un secolo orsono, ben diversa ovviamente da quella odierna multimediale e stressante.
I problemi interiori dell'uomo e le sue domande fondamentali sono alla fin dei conti sempre gli stessi nel corso dei millenni e nonostante gli sforzi speculativi di filosofi e teologi che riempiono migliaia e migliaia di pagine ognuno di noi si trova solo con se stesso di fronte al senso misterioso dell'essere.

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Consigliato a chi ha letto...
Verga, Freud
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