La verità sul caso Harry Quebert La verità sul caso Harry Quebert

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lalibreriadiciffa Opinione inserita da lalibreriadiciffa    06 Aprile, 2020
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Libro fantastico!

Avevo acquistato questo libro appena uscì, allettata dalla trama che, ai tempi, era per me una garanzia di buona lettura – leggendo quasi solo thriller. Poi, complici altre uscite e una sostanziale variazione di genere nelle mie abitudini letterarie, l’ho lasciato lì a languire nelle ultimi scaffali virtuali della mia libreria. Complice la messa in onda della serie di Sky con protagonista Patrick Dempsey, ho deciso di riprenderlo in mano e…

Eureka! Vedete da voi, appena qui sopra il mio voto a questo libro: un bel 10 pieno. Senza se e zenza ma. Questo libro, che poi sarebbe il secondo scritto dal giovane autore, ma pubblicato per primo in Italia, è un vero capolavoro del genere thriller.

Racconta una storia divisa su due piani temporali, il 1975 quando accadono i fatti che porteranno allo sviluppo della storia e il 2008, durante l’estate che precede le elezioni americane dove trionferà Barack Obama. Racconta di una ragazza di quindici anni, Nola Kellergan, che sparisce nel nulla una giornata di fine estate. E come sempre in questi casi, niente è come sembra ad un primo sguardo. Harry Quebert, il – chiamiamolo secondo protagonista di questo libro è un grandissimo scrittore americano che viene accusato di aver ucciso e seppellito la povera Nola, che proprio nel 2008 viene ritrovata nel giardino della sua villa ad Aurora. Il vero protagonista della storia è lo scrittore, amico fraterno di Quebert, Marcus Goldman, che in grossa crisi creativa, troverà lo spunto per un libro bestseller mondiale proprio da questo “caso”.

In questo libro, mentre si cerca di capire chi possa essere l’assassino della povera Nola, si parla di molte altre cose, a parte la storia thrilling abbiamo l’amicizia, l’amore tragico e impossibile, l’amore che non arriva, la voglia di riscatto, le bugie per coprire sordidi dettagli della vita della provincia americana – trasposta in qualunque provincia del mondo, la voglia di sembrare quello che non si è, la facciata che si tenta di mantenere quando abbiamo fatto credere di noi una cosa che non esiste. È un libro completo sotto tutti i punti di vista.

La scrittura di Dicker è così ritmata e veloce che un tomo di quasi 850 pagine si legge tutto d’un fiato, quasi senza accorgersi di girare pagine su pagine, perché vuoi capire cosa sta succedendo e non riesci a fermarti. Una scrittura davvero coinvolgente. Un finale che promette di tutto e di più, nelle ultime pagine infatti si dipana la verità, pagina per pagina, lasciando a bocca aperta, proprio come un buon thriller deve saper fare. E il finale, credo non sia così semplice da indovinare e vi sfido a dire: “l’avevo capito!”.

Joël Dicker ha scritto altri libri, che, sulla fiducia, ho comprato nel medesimo modo di questo, appena usciti. Li leggeró nei prossimi mesi e vi saprò dire se questo autore entrerà di diritto tra i miei scrittori preferiti assieme a Follett, Cooper, Pennac, Coe, Ferrante, Schätzing, Malzieu ecc.

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La Lettrice Raffinata Opinione inserita da La Lettrice Raffinata    10 Gennaio, 2020
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Evitate i flash forward nei thriller, grazie

“La verità sul caso Harry Quebert” dello svizzero Joël Dicker è stata la mia ultima lettura del 2019; si tratta di un thriller molto apprezzato dagli amanti del genere, tra i quali mi posso annoverare solo in parte.
L'opera si presenta come una sorta di meta romanzo, con l'autore che si nasconde dietro il suo protagonista Marcus Goldman, a sua volta romanziere di successo. Dopo un esordio eccellente, il nostro eroe è colpito però da un insormontabile blocco dello scrittore che lo porta a ritirarsi per qualche tempo ad Aurora, cittadina del New Hampshire, dove viene ospitato dal suo mentore Harry Quebert. Presto arrivano problemi ben più gravi della scrittura creativa perché nel giardino di Harry viene rinvenuto un cadavere e l'uomo diventa subito il primo sospettato di un omicidio vecchio di trent'anni; spetterà quindi a Marcus tentare di far luce sul delitto e riabilitare il nome dell'amico, approfittando al contempo per tradurre in romanzo le sue avventure.
Come giallo, questo libro svolge egregiamente il suo compito, trascinando il lettore in una spirale di eventi che si avvicendano a gran velocità soprattutto nella seconda parte del volume; la risoluzione è imprevedibile e riesce a chiarire tutti i misteri seminati nel corso della storia. Il coinvolgimento alla narrazione è merito anche dello stile molto diretto di Dicker, che predilige dei dialoghi senza pause, quasi fosse una pièce teatrale.
I personaggi sono invece il punto debole del romanzo: sono davvero un gran numero e in un primo momento è difficile ricordarli tutti, inoltre la quasi totalità è caratterizzata per stereotipi tanto da strappare più di una risata. Altro aspetto discutibile è la scelta dell'autore di anticipare alcuni eventi con dei salti temporali; in questo modo il lettore non potrà mai impensierirsi per la sorte dei personaggi.
Un ultimo appunto. Come detto, Dicker da risposta a tutti i quesiti di questo thriller, c'è però un aspetto che non ho capito per nulla: cosa dovrebbe rappresentare la foto in copertina? Qualcuno dirà, meglio questa della cover originale francese che fa spudoratamente pubblicità alla Esso; personalmente, attendo ancora delucidazioni.

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Bradamante Opinione inserita da Bradamante    19 Febbraio, 2019
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Deludente

Deludente..Ritengo che i personaggi siano delle “macchiette”, piatti e senza alcun approfondimento psicologico, i dialoghi ridicoli, la trama già vista, l’amore tra Harry e Nola poco credibile perché non supportato da elementi psicologici e di vero rapporto profondo tra i due.
Ben altri sono i gialli/noir di prima grandezza: si pensi alla Millenium Trilogy di Larsson o un romanzo come La testa perduta di Damasceno Monteiro di Tabucchi ( ecco come un Grande affronta un tema “giallo”) e ben altri sono i libri che affrontano in modo appassionante e con eleganza il tema del rapporto tra l’autore e la sua opera, di come nasce un’opera letteraria, del rapporto tra realtà e finzione, basti pensare a Miele di Mc Ewan, ma non solo, si pensi a Muriel Spark in Atteggiamento sospetto ( Adelphi) o Chiamami Brooklyn di Eduardo Lago o ad Ongaro.
Forse Dicker poteva scrivere direttamente una sceneggiatura per un accattivante film di Hollywood, invece di darsi la pena di scrivere 700 pagine.

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deborino Opinione inserita da deborino    17 Aprile, 2018
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UN BEL LIBRO MARCUS E' UN LIBRO CHE DISPIACE AVER

"Un bel libro, Marcus, non si valuta solo per le sue ultime parole, bensì sull'effetto cumulativo di tutte le parole che le hanno precedute.
All'incirca mezzo secondo dopo aver finito il tuo libro, dopo averne letto l'ultima parola, il lettore deve sentirsi pervaso da un'emozione potente: per un'istante deve pensare soltanto alle cose che ha appena letto, riguardare la copertina e sorridere con una punta di tristezza, perché sente che quei personaggi gli mancheranno.
Un bel libro, Marcus, è un libro che dispiace aver finito."

Questa per me è l'essenza del libro di Joel Dicker: un'opera geniale scritta da un autore giovanissimo ma che ha dato prova delle sue immense capacità di scrittore.
Ho amato questo libro dalla prima all'ultima pagina, ti prende dalla prima parola e non puoi più staccarti perché la mattina ti svegli pensando a cosa succederà ai protagonisti e la sera prima di addormentarti, anche se stai morendo di sonno non puoi staccarti dalla storia.
E' un giallo...con tratti di thriller psicologico oserei dire, in stile "Uomini che odiano le donne" e ti fa riempire la testa di ipotesi su ipotesi...ma ad ogni pagina ecco che il castello di certezze che a mano a mano ti fai, si sgretola sotto i tuoi occhi...

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aislinoreilly Opinione inserita da aislinoreilly    07 Novembre, 2017
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MI aspettavo di più da un bestseller.

Jöel è un giovane scrittore svizzero, nato nel 1985 a Ginevra dove è cresciuto e si è laureato nel 2010 in legge. Il suo primo romanzo (“Gli ultimi giorni dei nostri padri”) non è stato considerato inizialmente ma, dopo la vittoria del Prix des Genevois Ecrivains, la casa editrice di Vladimir Dimitrijevi? decise di pubblicarlo addirittura in Francia. Nel 2012 uscirà poi “La verità sul caso Harry Quebert” che riscuoterà un notevole successo e verrà tradotto in 33 lingue.Questo romanzo è stato un bestseller in Europa ed Italia ed ha vinto ben due premi importanti: Goncourt des lycéens e Grand Prix du Roman de l’Académie française.

La trama in breve: la storia è scritta in prima persona da un giovane scrittore, tale Marcus Goldman. Il suo blocco dello scrittore lo porta a contattare nuovamente un vecchio professore dei tempi dell’università, Harry Quebert. Egli è conosciuto non solo per la sua attività di docente ma, soprattutto, per aver scritto uno dei libri più belli della storia della letteratura americana: “Le origini del male”. I due erano diventati molto amici ai tempi in cui Marcus frequentava le sue lezioni e sono rimasti in buoni rapporti anche dopo la laurea. Il ritrovamento dei resti di una ragazza, Nola Kellergan, proprio nel giardino della villa di Harry, porterà Marcus ad Aurora per indagare sul caso e per cercare di scagionare il suo grande amico. Durante le indagini verranno alla luce dettagli nascosti da 30 anni nella memoria dei conoscenti e amici della vittima. Chi era veramente Nola? Perché chi sapeva qualcosa ha taciuto? Dopo 30 anni dalle indagini sulla scomparsa della ragazzina, Goldman, aiutato dal sergente Gahalowood, riuscirà a risolvere il caso?

Qualche piccola curiosità, prima di passare al commento:
– La numerazione dei capitoli è invertita, si parte dal 31 e si va a calare, come nel conto alla rovescia.
– All’inizio di ogni capitolo ci sono le dritte di Harry a Marcus riguardo la scrittura. Complessivamente lo si può quasi definire un manuale per aspiranti scrittori!

Dunque, parliamo di cose serie… La recensione.
Voglio iniziare da cosa mi è piaciuto, non molto a dire il vero e ne sono rimasta molto delusa.
Dopo pagine e pagine e pagine di attesa finalmente qualcosa succede, siamo almeno alla 300esima circa. La cosa pregevole è che almeno succede qualcosa di interessante e che riesce a catturare l’attenzione e a coinvolgere discretamente. Nonostante sia un classico giallo sotto tutti i punti di vista, è tutto molto ben architettato ed è veramente complesso capire chi possa essere l’assassino di Nora fino alla fine. Anche gli aspetti poco rilevanti trovano il loro posto nei vari incastri della vicenda. I personaggi sono molti e tutti piuttosto interessanti, (anche se alcuni sono eccessivamente caricaturati) mi è piaciuto il fatto che ognuno avesse i suoi piccoli e grandi segreti.
Cosa non mi è piaciuto: il libro è lentissimo. Per arrivare a leggere di un po’ di “azione”, passano 300/400 pagine ed è troppo. Soprattutto se fino a quel punto mi parli solo del blocco dello scrittore del protagonista e delle sue varie angosce. Ok, ci sta di temporeggiare un po’ prima di iniziare con la storia vera e propria, ma non così tanto. Inoltre c’è anche qualche pezzo intermedio che non finisce più e alla fine succede di tutto e tutto insieme. Potrebbe anche essere la tecnica dell’autore per far stare il lettore “sulle spine”, però non esageriamo. I personaggi mi sono piaciuti ma ho notato che quasi tutti sono piuttosto “smidollati”, fragili e stereotipati. Per concludere, i colpi di scena finali sono troppo. Non voglio fare spoiler qui però dopo tutte queste pagine infinite non può stravolgermi tutto completamente in fondo nel giro di 5 pagine. No dai.
Direi che, complessivamente, non mi è piaciuto e mi risulta anche abbastanza difficile di capire come possa essere stato un bestseller con una pesantezza del genere. Sarà comunque difficile che io non consigli una lettura, a qualcuno è piaciuto e potrebbe piacere anche a voi che state leggendo ora questo articolo. Per questo motivo darò dei consigli “personalizzati”: se vi piace l’azione, ed i romanzi poco statici, non ve lo consiglio. Vi annoiereste e di solito si legge per divertirsi, no? Se siete lettori pazienti, vi piace la sostanza (peso e volume importanti) ed i gialli con la soluzione alle ultimissime pagine… È tutto vostro!
Grazie dell’attenzione e buona lettura.

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Alberto30 Opinione inserita da Alberto30    04 Settembre, 2017
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LABIRINTO DI AMORE E MENZOGNA

“La verità sul caso Harry Quebert”, settecento pagine tutte d’ un fiato. Così si legge il ”thriller” di Dicker. Impossibile abbandonarlo, una scrittura rapida ed agile che si districa nella matassa di eventi che si intrecciano ad Aurora, cittadina in cui è ambientato gran parte del libro. Descrizioni brevi e sporadiche cedono completamente il passo al turbinio di eventi di cui sono impregnate le pagine.
Una buona scrittura ma non eccelsa, se pensate di trovare quì l’ erede di Ellroy sbagliate di grosso. Non brilla certamente per forma letteraria, prosa aulica o discorsi diretti memorabili. E’ un thriller moderno, originale e molto ben congegnato che si dipana su due archi temporali distanti trent’ anni ma indissolubilmente legati sia dalla trama che dalla scrittura stessa che li accosta sempre.
I colpi di scena costanti ma sempre credibili sembrano un marchio di fabbrica di Dicker, sempre sull’ orlo dell’ esagerazione e della coincidenza. Baratri nei quali però non cade mai (qui la sua bravura).
Abile ingannatore, non con le parole ma con i fatti sa giocare a suo piacimento per farli coincidere senza scadere mai nell’ incredibile. Ogni evento, una volta descritto ed analizzato, sembra diventare naturale conseguenza del precedente ed in ovvia attesa del seguente che verrà però immancabilmente smentito dall’ ennesimo capitombolo della trama. Ed il lettore, immerso totalmente nelle vicende si troverà a divorare pagine su pagine senza accorgersene, immerso in questa storia torbida, di amore e di odio, di amore che scatena tutto l’ odio possibile. Di un amore impossibile e di una storia che fa dei protagonisti tutti colpevoli. Marionette in balia del proprio autore ed in balia delle proprie menzogne.
Grande merito del giovane autore è quello di sapere confondere finzione e realtà. Marcus il protagonista, alter ego di Harry Quebert, alter ego dell’ autore stesso si confondono nei meandri delle pagine a creare un’ aura di mistero ancor più fitta. Come se scoprire la verità nella finzione portasse a galla le finte verità della realtà.
Dicker, scrittore dal futuro certamente roseo, è il burattinaio e contemporaneamente il personaggio mai citato in questo libro.

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Opinione inserita da nadia    10 Giugno, 2016

UN "POLPETTONE" INDIGESTO

Gli ingredienti degni di Masterchef: distillato di Twin peaks, melensaggine stile Liala/serie Harmony, personaggi poco credibili e spesso irritanti, 31 gocce di “saggezza” discutibili, cerchi concentrici di ripetizioni asfissianti. Il tutto condito da una noia mortale. Genialità dell’autore e dei promoters ( o forse sarebbe meglio dire “furbizia) lanciare sul mercato un tale prodotto mediocre con un ben congegnato battage pubblicitario, al suono di piffero e grancassa. Ottimo per farne una fiction televisiva o, restando in tema culinario, una di quelle soap televisive che ormai ci ipnotizzano da anni e sembrano non avere mai fine e non richiedono sforzi nella capacità critica. D’altro canto, apprezzo l’onestà del giovane autore che, non proprio con sottintesi, si fa portavoce di una sottocultura ormai imperante, fatta di superficialità e che consente il divulgare di pseudo opere letterarie che arricchiscono non certo la mente ma le tasche di autori improvvisati e ciniche case editrici.

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Pelizzari Opinione inserita da Pelizzari    03 Mag, 2016
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LA FORZA DEGLI SCRITTORI

Questo è un libro a scatole cinesi, nel senso che è un libro che ha per oggetto un libro, anzi più di uno. Ed uno scrittore, anzi più di uno. E, al di là della trama che comunque ti tiene molto legato nella lettura, perché non vedi l’ora di arrivare alla fine e di scoprire, fra le mille verità possibili, quella vera davvero, è un libro che ti fa riflettere sulla forza degli scrittori. Perché loro possono decidere la fine di una storia, hanno il potere di far vivere o far morire, hanno il potere di cambiare tutto. E tante cose cambiano nel corso della lettura. Il tutto comincia con l’identificazione di un possibile colpevole, che il punto di vista in cui è scritto il romanzo ti porta a pre-considerare innocente e quindi a voler comunque difendere. Durante il dipanarsi della trama i fatti si complicano, spuntano tanti personaggi secondari, tanti potenziali assassini. C’è una grande confusione, ma molto organizzata, alla fine tutto viene ricondotto, spiegato e tutto risulta chiaro e motivato. In questo sta la forza di questo scrittore. Che, seguendo ottimamente i 31 consigli che, come in un conto alla rovescia, tengono il passo della lettura (anche questa è una trovata letteraria che ho trovato ottima), aveva ben chiaro fin dall’inizio l’attacco, per stupire, e ben chiaro anche il finale, per lasciare il segno e sicuramente non farsi dimenticare. Il tutto all’insegna delle verità, che è la sua responsabilità di scrittore.

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fede.book21 Opinione inserita da fede.book21    04 Gennaio, 2016
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Un giallo che non puoi mollare...

Mi rendo conto di andare controcorrente rispetto alle altre opinioni su questo libro.
Ma a me non solo è piaciuto, non avrei mai smesso di leggerlo. E' un piacere leggere una scrittura così fluida. E' vero i dialoghi sono un po leggeri, ma secondo me per i personaggi e per l'aria un po noir che si respira vanno più che bene.
Un giallo che intreccia così tanti protagonisti con tante storie diverse ma importanti non è facile da scrivere.
Nola, una ragazza con un passato non chiaro che si innamora di un grande scrittore all'apparenza semplice e ingenuo ma che in realtà non lo è per niente. Marcus, ex alunno di questo famoso scrittore, che sogna di diventarlo anche lui ma in crisi , senza idee e verso il fallimento, decide di risolvere un caso irrisolto e vecchio di trentanni contro il volere di molti implicati.
E tanti cittadini di un piccolo paese, che tanto ignoranti e innocenti come vogliono far credere non sono.
Nonostante le mille sfaccettature e i tanti cambiamenti durante la storia è un libro che si legge e capisce benissimo e proprio qui sta il bello, non capisci il colpevole e nemmeno cosa è successo trent'anni prima a una ragazzina finche non arrivi alla fine ma non ti perdi tra le pagine, le segui passo, passo piacevolmente e senza indugio ma solo nel modo che vuole l'autore ovviamente.
Io lo consiglio a tutti, secondo me è uno di quei libri che VA letto.

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lapis Opinione inserita da lapis    31 Agosto, 2015
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Tutto e il contrario di tutto

Ho appena terminato le oltre 700 pagine di questo romanzo. Quando leggo libri così lunghi, di solito, finisco per affezionarmi a tal punto ai personaggi che ho avuto modo di conoscere e accompagnare per giorni che sento come un senso di vuoto, mi mancano già un po’.

Ecco, questo libro non mi ha lasciato questa sensazione.

Sarà perché tiene un taglio a metà tra giallo, indagine giornalistica, diario (e chi più ne ha più ne metta) e forse poco si presta a empatizzare con i personaggi. Sarà perché di fatto in ogni capitolo c’è un elemento spiazzante che ti fa sempre mantenere una certa prudenza verso tutti perché si ha costantemente la sensazione che niente è come sembra. O forse perché, come già osservato da qualcuno, la caratterizzazione dei personaggi è un po' debole, a volte stereotipata. Innanzitutto i protagonisti: la quindicenne un po’ ninfetta che dice “ti amo” quattro volte in una riga e risulta un tantino insopportabile e il professore Harry Quebert, tanto convincente nel ruolo di vecchio maestro che cerca di insegnare al suo allievo l’importanza di cadere, di sbagliare, quanto insulso come trentenne protagonista di una storia d’amore. Sicché non ci si riesce proprio ad affezionare a questo amore (sarà anche per un imprescindibile giudizio morale, può essere). Senza parlare poi dei personaggi secondari: madri apprensive ossessionate dall’accasare i figli, padri mollicci soggiogati da mogli asfissianti, vecchi solitari che passano il tempo a riordinare i carrelli del supermercato.

Seppur carente quindi nel disegnare personaggi ricchi e appassionanti, il libro non è affatto da sconsigliare perchè la trama è davvero ben congegnata e gli elementi si intrecciano e dipanano con intelligenza.

Promette di lasciare il lettore incollato fino all’ultima pagina e così fa: è fluente, avvincente e si legge tutto d’un fiato, dispensando colpi di scena e inversioni di marcia per tutto il libro in modo da suscitare sempre curiosità. Il continuo alternare l’indagine di oggi ai flashback del passato permette inoltre al lettore di non annoiarsi e persino le notevoli ripetizioni di scene e dialoghi, di fatto, aiutano a non perdere mai il filo. Anche se, a onor del vero, qualcosina si sarebbe anche potuto tagliare...

Tutto sommato però, lo consiglio.

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pierpaolo valfrè Opinione inserita da pierpaolo valfrè    09 Agosto, 2015
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Formidable!

Alfredo Panzini, Dizionario Moderno, 1908, a proposito dell’aggettivo formidabile: “usare questo aggettivo per cose da poco, risente della maniera enfatica francese (formidable)”

La settimana scorsa, in spiaggia, finalmente nell’ozio più totale dopo un anno molto faticoso, ho letto le 760 pagine del “formidabile” Joël Dicker. Cito la spiaggia e il bisogno fisico di ore di tutto riposo non a caso: la scelta si è rivelata perfetta per quel contesto. Anche perché, come è stato scritto da qualcuno, 700-800 pagine sono il peso ideale per trattenere l’asciugamano in una giornata di vento.

Ho letto i numerosi commenti pubblicati su questo sito e mi sembra che, a parte una discreta quota di entusiasti e una piccola minoranza di detrattori, prevale un consenso cauto e moderato, che loda lo stile veloce e la trama avvincente, pur nella consapevolezza di evidenti limiti (ampio ricorso a cliché da serie televisive, personaggi inconsistenti, banalità di varia natura).
Questo è anche il mio parere.

La trama scorre leggera, non essendo intralciata dai personaggi, che sono privi di qualsiasi spessore, totalmente funzionali all’azione. E poiché l’azione passa attraverso diverse sorprese e capovolgimenti di scena, anche i personaggi subiscono analoga trasformazione, senza che l’autore si sia preoccupato di renderla minimamente credibile.
Al “formidabile” interessa unicamente costringere il lettore a voltare pagina dopo pagina. E, complice la noia, la spiaggia, il caldo afoso, la stanchezza, ci riesce maledettamente bene.
Come ha dichiarato in diverse interviste, Dicker ha deliberatamente utilizzato cliché facilmente riconoscibili per catturare l’attenzione e creare un effetto simile a quello di alcune serie televisive che inizi a vedere per noia, poi per curiosità, poi ne diventi dipendente e non te ne stacchi più.

La quarta di copertina evidenzia il commento di Marc Fumaroli, storico francese, classe 1932, non certo tenero con le contaminazioni dell’arte con il marketing, che parla di “adrenalina letteraria”.
In effetti, gli aspetti più leggeri e semplicistici di quest’opera non urtano al punto di farti abbandonare la lettura. Io sono stato tentato un paio di volte, ma poi ho desistito, forse perché non avevo con me un altro volume in grado di trattenere altrettanto efficacemente l’asciugamano.

Gli elementi più indigesti e più sgradevoli al mio palato sono stati la cornice del “coaching” letterario e il deprimente tormentone amoroso. Su questi aspetti, tocca entrare nel merito.
Marcus Goldman, protagonista del romanzo e proiezione dell’autore, diventato “il formidabile” ai tempi del liceo perché sceglieva astutamente di misurarsi in competizioni dove poteva vincere facile, è uno scrittore che ha pubblicato un romanzo che ha venduto due milioni di copie ma poi cade vittima della sindrome da pagina bianca. Si rivolge al suo amico e professore di università Harry Quebert, che trent’anni prima aveva pubblicato “Le origini del male”, romanzo di grandissimo successo. Quebert risulterà poi il principale indiziato dell’omicidio della quindicenne Nola Kellergan, avvenuto proprio nell’anno di pubblicazione di “Le origini del male”. Tra il maestro e l’allievo si instaura un sodalizio che fa da cornice alla storia vera e propria, e mentre l’uno acquista forza, dell’altro si scoprono sconcertanti debolezze capitolo dopo capitolo, ognuno dei quali viene aperto da un insegnamento, una pillola di saggezza offerta secondo la più scontata retorica “american style”.

Il tormentone amoroso è invece davvero imbarazzante. Il trentaquattrenne Quebert e la quindicenne Nola vivono una storia d’amore dalla quale entrambi non si riprenderanno mai più, l’una perché muore, l’altro perché da quel momento vivrà soltanto di ricordi. Apprendo da altri commenti che c’è una esplicita citazione di “Lolita” per il fatto che Quebert è solito scrivere ossessivamente il nome N O L A scandendo le lettere, come avveniva nell’opera di Nabokov (che non ho letto).
Su un tema così urticante come una relazione tra un uomo adulto e un’ingenua (?) ragazzina, l’autore avrebbe dovuto decidere la prospettiva da cui raccontare e attenersi a quella. Invece, a causa del totale asservimento dei personaggi alla trama, e con lo scoperto intento di piacere a tutti, la storia tra Quebert e Nola viene raccontata con diversi stili, dal romantico-melenso (in piena zona Harmony, con i gabbiani, la danza sotto la pioggia, la vacanza nel resort di lusso, la musica lirica) al retorico-tragico-adolescenziale-maledetto (con qualche pagina involontariamente comica), al sordido-scabroso (la dolce e tenera fatina del paese che apre la patta ad un poliziotto e si esibisce disinvoltamente in un rapporto orale), al malinconico-filosofico-esistenziale (la caduta, i ricordi, il senso di colpa, l’espiazione). Risultato? I personaggi meno credibili del romanzo sono proprio i due principali. Si possono perdonare i cliché finché riguardano i personaggi di supporto, il poliziotto burbero buono, l’editore squalo, l’avvocato cinico, la cameriera che sogna Hollywood, il riccone potente circondato da un losco alone di mistero. Un po’ più difficile è passar sopra le improvvise trasformazioni dei due personaggi chiave: il cambio di maschera motivato sempre troppo frettolosamente e superficialmente di sicuro colpisce, ma un po’ disorienta. Tanto che la domanda principale non è: chi ha ucciso Nola (facendo il verso a “chi a ucciso Laura Palmer” di Twin Peaks), ma piuttosto: chi era veramente Nola?
Lo stesso dicasi per l’ondivago professor Quebert, che impartisce lezioni da un pulpito che non avrebbe diritto ad occupare, si erge a coach di scrittura e di vita, ma fallisce tutte le prove in cui la vita gli chiede di dimostrare un briciolo di maturità, forza d’animo, coraggio, rettitudine.

Forse era proprio questo l’intento dell’autore: sulla scia di precedenti illustri, nella narrativa, come nel cinema e nelle serie TV, voleva forse descrivere la provincia americana come un luogo di personaggi meschini, sciatti, un luogo dove tutti sanno un pezzo di verità ma nessuno parla, tutti sono colpevoli di qualcosa o hanno qualcosa da nascondere, tutti avrebbero potuto uccidere Nola Kellergan e tutti sarebbero stati capaci di farlo, tanto che alla fine non importa nemmeno chi è l’effettivo autore dell’omicidio.
C’è un’aria malsana che avvolge ogni cosa, i personaggi sono pallide ombre e nessuno, nemmeno la vittima, è veramente innocente. In fondo, tutti sono vittima di qualcosa, se non altro di essere nati e vissuti nella provincia americana.
Di fronte a tutto questo, un ragazzetto presuntuoso e fortunato arrivato da New York in cerca di ispirazione, secondo uno dei più collaudati plot hollywoodiani si impone come l’eroe pulito, onesto e integerrimo, riscattando i suoi poco onorevoli trascorsi di antipatico “formidabile”. Trent’anni di omertà spazzati via da un improvvisato investigatore di primo pelo: spettacolo!

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Vedo che questo romanzo piace un po' a tutti, e in tanti trovano riferimenti di vario tipo (romanzi, film, serie tv).
Io, senza saperne spiegare le ragioni, credo che potrebbe piacere agli amanti dei legal thriller, alla Scott Turow per esempio. Però se non avete ancora letto Presunto Innocente, lasciate perdere Quebert e leggete quello!
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pirata miope Opinione inserita da pirata miope    08 Agosto, 2015
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UN SUPERROMANZO!

Il bestseller “La verità sul caso Harry Quebert”, secondo libro dello scrittore ginevrino, classe 1985, Joel Dicker, ambisce a superare i confini ristretti del thriller e diventar appunto un vero e proprio caso: una storia labirintica, cronologicamente stratificata, a cui prendono parti personaggi diversi, ciascuno con una maschera, ciascuno con un passato da disseppellire, ciascuno con una propria verità nascosta. Al centro del puzzle sta una ragazza di quindici anni, Nola, che ha una love story con un’aspirante scrittore ultratrentenne, Harry Quebert, che appunto a questo si ispira per scrivere un romanzo dal successo straordinario; la ragazza all’improvviso scompare e non si hanno più tracce di lei. Siamo nel 1975 ad Aurora nella provincia americana. Speculare all’intenso rapporto fra l’adolescente e il celebre romanziere è il rapporto assoluto maestro- allievo fra Harry e il suo ex studente Marcus, anche lui scrittore fortunato. Marcus entra in gioco quando trentatrè anni dopo la sua sparizione il cadavere di Nola viene trovato nel giardino della villa di Harry che viene accusato dell’omicidio. Marcus parte da New York per Aurora con l’intento di scagionare il suo ex insegnante, anche suo migliore amico, a cui pensa di dovere la scoperta di una vocazione. Questi più o meno i fatti, ma Dicker ha il merito di scompigliare la linearità di una trama tutto sommato non originalissima, dilatandone i rami collaterali, focalizzando l’attenzione su personaggi e situazioni che sfiorano anche solo marginalmente la vicenda principale. Inoltre aggiunge alle indagini sull’omicidio un bignamino metalettario sulla tecnica di scrivere romanzi, interrompendo la narrazione, con l’inserzione fra un capitolo e l’altro dei trentun consigli che Harry dà a Marcus. Insomma un superromanzo scritto per fortuna con leggerezza!

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Agosta Opinione inserita da Agosta    08 Luglio, 2015
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Quando un libro ti entra nel cuore

“…All’incirca mezzo secondo dopo aver finito il tuo libro, dopo averne letto l’ultima parola, il lettore deve sentirsi pervaso da un’emozione potente; per un istante, deve pensare soltanto a tutte le cose che ha appena letto, riguardare la copertina e sorridere con una punta di tristezza, perché sente che quei personaggi gli mancheranno. Un bel libro, Marcus, è un libro che dispiace aver finito.”
Ed è così che mi sento ora. Ho appena finito questo libro meraviglioso e ancora con gli occhi un po’ lucidi mi guardo intorno un po’ smarrita. Ho appena finito di leggere un libro sensazionale, un libro che mi ha dato così tanto che mi sento piena: piena di determinazione, piena di amore, piena di tristezza. Sì, perché leggendo ogni singola pagina di questo libro ho provato così tante emozioni da credere di essermi trasformata in un vortice di sensazione: ogni personaggio, ogni sentimento descritto in questo libro entravano in me ed in me si fermavano creando un grande scalpore. Perché se all’inizio della mia lettura la mia domanda era: “Chi ha ucciso la piccola Nola?” adesso riesco solo a domandarmi perché l’amore non può essere vissuto e basta. Senza pregiudizi né tanto meno giudizi. Ho immaginato Nola e Harry più volte camminare fianco a fianco, mano nella mano, cuore contro cuore, per le spiagge di Aurora e nella mia mente non vedevo nient’altro che questo: due innamorati che semplicemente vivono il loro amore. E mi sono chiesta (e continuo a chiedermi) “perché ci è così difficile vivere in questo modo? Vivere (e lasciare vivere) l’amore eliminando tutto il resto?”.
Sento il bisogno di ringraziare i personaggi di questo libro (o forse dovrei ringraziare l’autore Joel Dicker) per quanto mi hanno lasciato oggi, ed anche se pagina dopo pagina cambiavo l’opinione almeno mille volte su ognuno di loro ( questo libro è così pieno di colpi di scena da volerlo leggere tutto d’un fiato), devo ringraziare il signor Harry Quebert per tutti i suoi consigli e a Marcus Goldaman per volerli mettere in atto proprio come me.

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cosimociraci Opinione inserita da cosimociraci    27 Febbraio, 2015
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Giallo e romantico allo stesso tempo

Giallo appassionante ambientato nel 2008 in una tranquilla cittadina dello stato del New England. Un giovane scrittore in crisi d'ispirazione, Marcus Goldman, decide di passare un po' di tempo in villeggiatura dal suo mentore, Harry Quebert tra i più celebri scrittori americani dell'epoca. Harry viene accusato di aver commesso, più di trentanni prima, l'omicidio di una quindicenne forse sua amante. Marcus decide di indagare per scagionare il suo amico e maestro. L'indagine sarà ispirazione per un libro che diventerà il più grande successo di Marcus.

La lettura scorre molto velocemente saltando dal 2008 al 1975, data dell'omicidio. E' interessante vedere come i dettagli dell'indagini saltino fuori e quando si pensa di aver definito gli eventi, emerge un particolare che rimette in discussione le ipotesi fatte fino a quel momento. Un classico dei Romanzi gialli ma la formula è vincente e non mi stanca mai se è ben fatta.
Marcus, nonostante non sia protagonista degli eventi che hanno portato all'omicio della giovane ragazza, diventa centrale nel racconto poiché è lui che porta avanti le indagini. E' piacevole vedere come sia attuale nelle indagini utilizzando in maniera dilettantistica strumenti di investigazione quali internet e il cellulare per scattare prove ma nonostante tutto mi lascia perplesso il fatto che lui riesca a trovare la verità dopo 33 anni dall'accaduto in modo così semplice e sicuramente in modo più efficiente delle autorità locali.

E' un romanzo nel romanzo, interessante nei passaggi in cui Harry regala preziosi insegnamenti a Marcus portandolo a diventare un grande scrittore.
Lettura consigliata a tutti gli amanti del genere thriller e secondo me anche a chi gradisce il genere romantico.

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La Donna Dei Fiori Di Carta - Donato Carrisi
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Stefano74 Opinione inserita da Stefano74    01 Gennaio, 2015
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Un giallo vecchio stile

Una scoperta davvero sorprendente. Sembra il classico librone da 20 € che compare sugli scaffali delle più importanti librerie. Leggerlo diventa un piacere. La trama, snella ma allo stesso tempo complicata, immerge il lettore in un giallo di prim'ordine per uno scrittore alle prime armi.
I personaggi non sono tantissimi e pertanto è facile anche seguire le trame e gli intrecci che si dipanano in tutto il libro.
Gli ingredienti ci sono tutti: poliziesco, giallo, comicità ed anche una bella storia d'amore.
Consigliato non solo agli amanti del genere.

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Jacoponicolini Opinione inserita da Jacoponicolini    28 Dicembre, 2014
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Un giallo d'effetto

Marcus Goldman, uno scrittore in erba che ha appena avuto un successo incredibile col suo primo romanzo, si trova improvvisamente bloccato e il secondo volume resta nascosto tra le ombre e non vuole saperne di uscire allo scoperto; cerca dunque aiuto presso il suo professore di letteratura dell’università, Harry Quebert, scrittore di fama nazionale a causa del romanzo “Le origini del male”, il quale lo ospita nella sua immensa e tristemente vuota villa a Goose Cove, vicino al piccolo paese di Aurora nel New Hampshire. Accade però qualcosa di imprevisto, il cadavere di una ragazza, poi identificata come Nola Kellergan, viene ritrovato nel giardino di Quebert, che viene arrestato. Goldman per scagionare l’amico inizia a indagare sulla scomparsa della quindicenne avvenuta trentatré anni prima, un indagine che farà risorgere antichi delitti e violenze insabbiati con cura e che terrà col fiato sospeso fino all’ultima pagina.
Un libro molto scorrevole, nonostante le sue quasi ottocento pagine si finisce in meno di una settimana; la trama è molto originale, soprattutto per la trovata dell’indagine riguardo a un caso archiviato in precedenza, poco presente nella letteratura odierna, ma alcuni aspetti mi hanno ricordato un giallo letto da poco scaturito dalla penna di Agatha Christie, “La morte nel villaggio”. Il libro della Christie racconta infatti di un terribile omicidio avvenuto nel tranquillo villaggio di St Mary Mead proprio nel vicariato; con il proseguire delle indagini si scopre che ogni singola persona che abita in quel ristretto gruppo di case ha qualcosa da nascondere o è implicato nell’assassinio, persino il vicario che è voce narrante del romanzo. Ebbene elementi assai simili si ritrovano in “La verità sul caso Harry Quebert”, essendo molto più lungo del romanzo della Christie ci si aspetterebbe che i personaggi si moltiplicassero, invece come quantità sono praticamente identici, ma avendo a disposizione un maggior numero di pagine Dicker riesce a trasmettere meglio al lettore la colpevolezza di ognuno degli abitanti, che viene presentata non molto minore di quella dell’assassino vero e proprio. Come ama ripetere Miss Marple, la graziosa vecchietta che compare per la prima volta nel giallo succitato, la natura umana è malvagia, e non solo nelle grandi metropoli come New York dove editori senza scrupoli uccidono la vera letteratura per poter stampare più copie e dove avvocati altrettanto opportunisti idolatrano il denaro, ma anche nei piccoli paesi sperduti in riva all’oceano, dove anzi il male è più infido e per i suoi loschi piani usa il veleno e non la pistola.
Un altro tema affrontato nel romanzo è quello della formazione dello scrittore e del lavoro che compie, nei suoi lati buoni e cattivi; articolato in trentuno capitoli/consigli “La verità sul caso Harry Quebert” apre una finestra sul mondo della produzione letteraria che a noi lettori rimane nascosta quando andiamo in libreria e comprando un libro vediamo una fotografia di un uomo che consideriamo quasi soprannaturale e che invece, come si dimostra nel romanzo, è uguale a noi. Un libro che esalta la scrittura come il più bello dei mestieri ma che ne mostra anche i lati negativi, la solitudine è la costante compagna di chi aspira a pubblicare un grande capolavoro.
Nonostante i temi assolutamente seri che vengono affrontati Dicker trova spazio anche per un po’ di comicità, i dialoghi tra Marcus Goldman e sua madre sono esilaranti anche se un po’ ripetitivi, e personalmente ho apprezzato molto anche la strana amicizia tra lo scrittore e il sergente di polizia Perry Gahalowood.
Da ultimo, dopo i pregi del libro arrivano i difetti: gran parte della storia racconta dell’amore tra Harry e Nola, un amore proibito che distruggerà entrambi, l’una fisicamente, l’altro moralmente, ma per i miei gusti troppo presente e un po’ banale. Lunghi flashback ci raccontano delle loro lettere e dei loro incontri sulla spiaggia che alla lunga diventano noiosi, l’amore descritto non è diverso da tanti altri che hanno provato a farlo ma che secondo me non ci sono riusciti.
Consigliato

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"La morte nel villaggio"
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SweetNiky Opinione inserita da SweetNiky    23 Dicembre, 2014
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Consigliato

Non capisco tutti coloro che hanno commentato negativamente alcune parti di questo libro, io l'ho trovato a dir poco fantastico. L'ho finito di leggere da un giorno, e già mi manca, ed è da questo che si vede la bellezza di un libro.
Ho letto davvero molti thriller nella mia piccola esistenza, ma questo devo dire che li supera tutti (o è meglio chiamarlo un giallo-romantico?).
Protagonista Marcus, giovane scrittore, che indaga sulla morte di Nola, ex fiamma del suo ex professore dell'università nonché noto scrittore, considerato primo potenziale assassino della ragazzina di 15 anni.
Nel romanzo sono emersi un sacco di personaggi, ognuno con diverse caratteristiche e carattere. Nel culmine della lettura riesce a farti sospettare di tutti e di nessuno, quando sembra avere le idee chiare sull'assassino, si scopre un nuovo fatto, fino al colpo di scena finale che non mi sarei mai immaginata.
Lettura piacevole, da divorare nonostante la numerosità della pagine.
Ultra consigliato a chi piace il genere.

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Vita93 Opinione inserita da Vita93    14 Dicembre, 2014
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L'importanza di saper cadere

"La verità sul caso Harry Quebert" è un romanzo dell’autore svizzero Joel Dicker, classe 1985 e nativo di Ginevra, che con questo interessante giallo deduttivo ha spopolato in Francia vincendo nel 2012 il prestigioso premio "Grand Prix du roman", prima di divenire un vero e proprio caso editoriale in tutto il continente europeo e non solo.

Il giovane scrittore Marcus Goldman, dopo essere stato sulla cresta dell'onda per il clamoroso successo ottenuto con il suo primo romanzo, attraversa una fase di scarsa vena creativa. Il classico tormento della pagina bianca.
Ossessionato dalle pressioni della casa editrice con scadenze sempre più imminenti, decide di provare a sbloccare la situazione rivolgendosi al suo ex professore universitario e maestro di vita Harry Quebert.
Il saggio insegnante, anch'egli scrittore e celebre per il testo "Le origini del male", invita Marcus ad allontanarsi dalla frenetica New York per trasferirsi nella propria residenza ad Aurora, nel New Hampshire. I diner, la villa in riva al mare, i gabbiani, l’atmosfera familiare. Tutto sembra procedere tranquillamente, fino a quando nel giardino della casa di Harry viene ritrovato il cadavere di Nola Kellergan, scomparsa 33 anni prima nel lontano 1975 all’età di 15 anni.

La storia alterna, attraverso numerosi flashback, il 2008 ed il 1975. Curioso il fatto che la numerazione dei capitoli sia in ordine decrescente e che all'inizio di ognuno sia riportato un consiglio dato da Harry a Marcus per diventare un bravo scrittore.

Infatti il libro, oltre alla vicenda poliziesca, mostra soprattutto una storia di amicizia tra un giovane uomo ed il proprio mentore. Il rapporto tra i due protagonisti è uno dei punti di forza del romanzo. Un legame sincero, duraturo nonostante la differenza di età e nato in circostanze spassose. Chi ha letto il libro ricorderà il frangente goliardico in cui Marcus, alzandosi in piedi in classe, ha modo di farsi conoscere dal proprio insegnate.

Numerosi sono i personaggi che ruotano attorno alla coppia appena citata. Forse troppi. La stessa cittadina di Aurora, assopita ma allo stesso tempo teatro di feroci pettegolezzi, può essere considerata un personaggio extra. Così come eccessiva è la quantità di tematiche affrontate. Un famoso chef di un noto programma televisivo culinario direbbe che, in alcuni punti, si sfiora il “mappazzone”.

Piccoli difetti che non pesano particolarmente sul giudizio del romanzo, un ottimo giallo intrigante ed avvincente, ideale da alternare a letture di altro spessore che richiedono un maggiore grado di impegno.

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Jack_84@yahoo.it Opinione inserita da Jack_84@yahoo.it    16 Ottobre, 2014
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Un noir un po' troppo melenso

Com'è nel mio stile di recensore, rimando alle altre recensioni o alla presentazione del libro per avere notizie più accurate sulla trama. Quello che mi preme in questa sede è sottolineare le impressioni su questo romanzo. Innanzitutto voglio premettere che non ci troviamo sicuramente dinanzi ad un capolavoro, ma ciononostante si tratta di un romanzo che si lascia leggere senza difficoltà. Lo stile narrativo è semplicistico: non vi sono costrutti sintattici degni di uno scrittore di alto livello ma le frasi sono brevi e povere dal punto di vista lessicale mentre le descrizioni - al di là di qualche rara eccezione - sono sommarie. Considerando il romanzo nella sua interezza, tuttavia, a ben guardare, questo potrebbe rappresentare proprio il suo punto di forza poiché appunto non mira a divenire un classico ma ad intrattenere il lettore.

Passando alla trama, posso dire che la stessa non è affatto banale, ma anzi riserva continui colpi di scena che portano il lettore ad avanzare fino all'ultima pagina per scoprire cosa sia effettivamente successo alla giovane Nola. La trama si fonda, in particolare, essenzialmente su una grande storia d'amore che, a causa della notevole differenza di età tra il protagonista e la sua amata, viene tenuta nascosta ed osteggiata dalla società. Il ritrovamento del corpo della piccola Nola rappresenta appunto l'incipit per raccontare questo idillio amoroso, tra indagini ufficiose, depistaggi e rocambolesche vicende che condurranno ad un inaspettato finale.

A differenza di altri romanzi del genere, il finale in questo caso convince: l'autore è riuscito a tirare i fili della trama annodandoli tutti a risvolti che, benché inverosimili, risultano credibili. Questo rappresenta il valore aggiunto di questo romanzo proprio a causa della stragrande maggioranza dei libri che vi sono in giro che spesso lasciano il lettore con l'amaro in bocca a causa di un finale troppo raffazzonato.

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Agli amanti del giallo
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marika_pasqualini Opinione inserita da marika_pasqualini    28 Agosto, 2014
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Harry Quebert.

Un uomo. la sua storia. i suoi romanzi.
tutto intrecciato finemente, con un colpo di scena appena dietro la prossima pagina, ti fa pensare continuamente: "e adesso? che succede?".
è la storia di harry quebert, raccontata dal suo allievo Marcus, anch'egli scrittore. Proprio Marcus crederà ciecamente in Harry, aiutandolo a capire ciò che è successo 30 anni prima, alla piccola Nola, ragazza di 15 anni, scomparsa nel nulla.
Appaiono vari personaggi, tutti con qualcosa da nascondere, tutti ipotetici assassini di Nola. Ogni riga un mistero svelato, ad ogni parola un ragionamento in più da fare.
è un thriller che affascina, che non vedi l'ora di finire per capire tutto. solo che quando arrivi verso la fine ecco che si ingarbuglia tutto, ancora di più, e allora si ricomincia a ragionare, a pensare, a dubitare!
Veramente carino questo libro. scritto bene, sembra che voli via sotto gli occhi... Contenuto effettivamente niente di spettacolare però vale la pena leggerlo...

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Francesca2213 Opinione inserita da Francesca2213    23 Agosto, 2014
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Le origini del male!

Ho adorato questo libro dal primo momento in cui l'ho tenuto nelle mie manine. Attratta dal titolo,dalla copertina e soprattutto dall'immensa pubblicità fatta a questo libro,non ho potuto fare a meno di leggerlo. All'inizio pensavo fosse un libro prettamente "poliziesco" o "giallo" ma invece lo possiamo classificare come "giallo-romantico" nel senso che ci sono delle indagini infinite,piene di indizi che ti portano a credere che finalmente si sia scoperto l'assassino,che la piccola Nola possa avere una giustizia fatta,ma invece non è così. Si va avanti nel libro alternando indagini e la storia d'amore tra Harry e Nola. Un amore proibito,lui trentenne lei quindicenne. Un amore nascosto,ma un amore talmente forte da superare ogni bugia,ogni cosa,da superare il tempo e anche la morte. E' la storia di un uomo che attende invano il ritorno della sua amata,ma la sua amata è morta ed è vicino a lui,infatti si scopre che il corpo della piccola Nola è proprio nel giardino di Harry,li dove nessuno cercherebbe mai. Si pensa subito che il colpevole sia Harry. E' così? C'è qualcosa di più oscuro dietro questa tragica scomparsa? Chi era veramente Nola? Cosa è successo a sua madre? Perchè viene incriminato Harry? E' lui il reale assassino? Chi è Luther Caled? Nola era una piccola "puttanella"?O semplicemente una donna che amava troppo?
Tanti gli interrogativi che nasceranno dalla lettura di questo libro,tante domande e altrettante risposte. Ogni domanda col tempo trova la sua anima gemella e ogni mistero sarà risolto. Ma diffidate dal dire "Vabbè l'assassino è lui non ha senso andare avanti" perchè il finale è stupefacente,qualcosa di più profondo rispetto a quello che si crede all'inizio.

Lo consiglio a tutti,è un libro che vale la pena leggere perchè ti affezioni talmente a Nola che vuoi scoprire cosa gli è successo,anche se poi i fatti ti faranno rimanere a bocca aperta!

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alxeimon Opinione inserita da alxeimon    06 Agosto, 2014
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Un ottimo stile che perde il suo raffinato valore

"La verità sul caso Harry Quebert” è un romanzo giallo di Joël Dicker scritto nel 2012. E’ ambientato nel 2008 e si incentra sul rapporto tra Marcus Goldman, giovane scrittore di successo, e il suo vecchio insegnante di letteratura, Harry Quebert, personalità universalmente apprezzata e omaggiata in tutto il mondo.

Il romanzo è formato da un prologo e un epilogo e da tre parti centrali, suddivise in 31 capitoli, introdotti a loro volta da un particolare consiglio che il grande Harry Quebert dà al proprio allievo Marcus, sia in ambito lavorativo che in ambito personale: Marcus, infatti, è attanagliato da due grandi problemi, cioè la solitudine e il cosiddetto “blocco dello scrittore”, che rischia di portarlo al fallimento e alla violazione del contratto con la sua casa editrice. Per far fronte a questi problemi, dunque, decide di trasferirsi ad Aurora, una cittadina del New Hampshire, dove Harry Quebert ha trovato da tempo la pace dalla sua popolarità nella grande villa di Goose Cove.

Proprio quando sembra andare tutto per il verso giusto, però, Marcus Goldman viene a conoscenza di un evento che sconvolgerà - oltre che lui - il mondo intero: il ritrovamento del cadavere di Nola Kellergan, scomparsa nel 1973, nel giardino della villa di Harry Quebert.

Il famoso scrittore viene subito trasferito in carcere dopo aver ammesso di aver avuto, proprio in quegli anni, una storia d’amore con la piccola quindicenne, proprio quando l’allora trentenne professore dell’Università aveva pubblicato il suo grandissimo successo, “L’origine del male”.
Marcus, quindi, convinto dell’innocenza più volte ribadita da Quebert, comincia ad indagare sul caso, rispolverando tutti i misteri e gli intrighi della piccola cittadina di Aurora, scoprendo così numerose ambiguità tra i vari abitanti, che avevano sempre mostrato calore sia nei confronti della piccola Nola Kellergan che del famoso scrittore Quebert.

Allo scrittore Joël Dicker, bisogna riconoscere una grande immaginazione che si articola bene nel corso del romanzo ma che scema un po’ negli ultimi capitoli, cosa che è piuttosto frequente, purtroppo, nei libri dotati di così numerose pagine. Fortunatamente, però, la lettura risulta molto scorrevole grazie all’estrema semplicità con cui vengono raccontati gli eventi e con cui viene espressa l’immensa preoccupazione del protagonista Marcus, sommerso dalla popolarità e assolutamente crogiolato nell’illusione che essa duri per sempre.

La storia del caso, insieme a tutte le scoperte che il protagonista fa nel corso del racconto, viene via via arricchita da numerosi flashback, testimonianze, appunti, trafiletti di quotidiani e riflessioni al punto che il libro si trasforma in un vero e proprio “tavolo di lavoro” di un investigatore. Questo, quindi, fa sì che raramente il lettore tralasci dei particolari, che vengono sempre avvalorati e sfruttati fino alla fine.

Come spesso accade per i gialli, però, la critica è ragionevolmente divisa a causa di alcune cadute di originalità nel corso della narrazione, che al lettore non sembra concludersi mai, quasi come se lo scrittore si fosse affezionato al romanzo e non trovasse un modo per concluderlo, arricchendolo al contrario di ovvietà scontate che hanno il solo ruolo di far raggiungere le 800 pagine al libro.

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Opinione inserita da labù    07 Giugno, 2014

Ottimo passatempo

Sarebbe profondamente ingiusto criticare troppo un libro che di fatto ho letto tutto d'un fiato. Naturalmente posso solo affermare che sia un romanzo molto avvincente come passatempo, pur presentando numerosi difetti che lo rendono un prodotto commerciale ma poco valido letterariamente.
Li avete già enunciati voi: dialoghi poco credibili, personaggi stereotipati , un pasticcio narrativo sul finale.

Tuttavia resta il fatto che si legge tutto d'un fiato, l'ambientazione è suggestiva, la capacità di tener vivo l'interesse è molto alta.

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Antho7 Opinione inserita da Antho7    06 Giugno, 2014
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Anche io ho amato quella ragazza...

Sono rimasto sorpreso da come il libro mi abbia preso fin da subito, tenendomi incollato alle proprie pagine. Pieno di colpi di scena, intrecci, amore, follia e suspance. Storia ben scritta, a differenza di altri commenti, mai banale, non a caso ti porta a continuar a leggerlo per scoprire cosa succederà. Personaggi ben fatti, rapporti tra loro ben strutturati e pieni di sorprese.
Mi è dispiaciuto averlo finito, Harry Quebert, penso che avesse ragione.
Consiglio vivamente, non vi deluderá, 770 pagine e non sentirle, lo divorerete. Ottimo Joël Dicker.

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Opinione inserita da fabio    23 Mag, 2014

Un giallo avvincente

Davvero un bel giallo, avvincente e piacevole. Lo scrittore, che a mio avviso si identifca con il protagonista Marcus, articola la storia in modo molto avvincente, lasciando intravedere nel suo corso diverse soluzioni al mistero che la genera, creando nel lettore una continua suspence. Il finale non è un vero e proprio colpo di scena, ma una soluzione che si è creata e alimentata durante lo svolgimento degli eventi, tanto che il lettore avverte la classica sensazione dello sbrogliare la matassa. I personaggi sono molto articolati e piacevoli, viene naturale affezionarcisi. Mi mancheranno, come Harry Quebert auspica e consiglia a Marcus, il suo figlioccio, soprattutto la dolce Nola.

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Opinione inserita da Yano    19 Marzo, 2014

800 pagine e non sentirle

Harry Quebert - "un bel libro è un libro che dispiace di aver finito". Mi viene da aggiungere: un bel libro è un libro che ti lascia qualcosa, che ti fa pensare. Ecco, credo che il principale limite de "La verità sul caso Harry Quebert" stia proprio qui. E' una storia appassionante, dalla trama estremamente articolata, che ti tiene incollato alle pagine. Tuttavia, una volta terminato ti rimane poco. I grandi libri sono quelli che ti smuovono l'anima, sono quelli che ti lasciano fermo, con lo sguardo perso nel vuoto, a pensare su quello che hai appena letto. Il principale punto di forza di questo libro, la semplicità, è anche il suo principale limite.
Detto questo, ne consiglio assolutamente la lettura come passatempo. Non sto usando il termine "passatempo" in modo dispregiativo, anzi, un libro che ti permette di immergerti completamente in esso e che ti fa dimenticare il tempo che passa non è affatto un libro da snobbare.
Se devo trovare alcuni punti deboli dico che:
- la personalità dei personaggi, sia quelli principali che quelli secondari, non risulta particolarmente originale (molti sono costruiti facendo riferimento a stereotipi);
- la storia d'amore tra Nola e Harry è, per lunghi tratti, eccessivamente smielosa;
- almeno un centinaio di pagine potevano essere tolte senza che la storia ne risentisse negativamente;
Questi punti deboli vengono in qualche modo annullati da una trama coinvolgente e mai districata fino all'ultima pagina. Personalmente volevo solo sapere cosa succedeva nel capitolo successivo, le parole che l'autore utilizzava per dirmelo mi interessavano fino ad un certo punto, purché me lo dicesse. Non mi stupisce che Dicker si sia ispirato ad una serie televisiva nello scrivere questo libro, perché i meccanismi utilizzati sembrano esattamente gli stessi.

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Carpineti Opinione inserita da Carpineti    17 Marzo, 2014
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...interessante ma sregolato.

Trascorsa una settimana dalla fine del libro guardo la copertina e per una volta ancora mi domando cosa c'entri con il romanzo. Sono un po' perplesso, quasi deluso, le mie grandi aspettative sono un po' naufragate in quello che ho vissuto come un romanzo indubbiamente piacevole, ma lungo. Attenzione non ho nulla contro i mattoni da mille pagine ma in questo caso ho trovato che la fine del libro arrivi senza più ossigeno. Un filo narrativo graduale e a tratti quasi lento si trasforma in maniera quasi incontrollata nel finale dove si srotolano continui e controversi avvicendamenti per il chiarimento dell'omicidio.
Trama piacevole, omicidio irrisolto di una giovane ragazza vestita di rosso che viene uccisa in un bosco, il cadavere però rimane celato per molti anni fino a quando non appare in seguito ad un banale episodio assolutamente per caso; da qui l'apparizione del corpo innesca una catena di eventi che andrà a perturbare la vita di Harry Quebert docente nonché scrittore di fama, che con la ragazza ha avuto un trascorso torbido agli occhi dell'opinione pubblica. A fare chiarezza ci pensa un altro scrittore in erba ma con alle spalle un recente successo, Marcus Goldman che è stato a suo tempo studente e amico di Quebert e con il quale si sente in debito.
Sullo sfondo del New Hampshire si svolge la trama del racconto, il giovane Goldman prima osteggiato e in seguito supportato dal sergente Gahalowood indagherà sugli eventi trascorsi trent'anni prima. Quali segreti sono celati dietro alla controversa figura della giovane Nola Kellergan? Tutto sembra ruotare attorno al libro "le origini del male", ma come si colloca questo libro nel caleidoscopio di personaggi della piccola cittadina di Aurora?
Buoni spunti, interessante ma sregolato.

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violetta89 Opinione inserita da violetta89    28 Febbraio, 2014
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"un bel libro Marcus, è un libro che dispiace aver

Ho adorato questo libro, Se all'inizio la trama poteva sembrare un pochino lenta, appena si entra nel vivo della storia (con il ritrovamento del cadavere) sono stata completamente coinvolta in questa storia. E' un continuo di colpi di scena, storie che si intrecciano, intrighi, false piste, tanto che quando ti sembra di avere un'intuizione su come possano essere andate le cose, subito dopo cambia tutto completamente. C'è da dire che ogni interrogativo, ogni cosa strana che succede, alla fine ha una sua spiegazione e un suo perché.
Nonostante siano quasi 800 pagine, non mi sono assolutamente annoiata ma anzi volevo sapere sempre di più tanto che sono stata sveglia anche di notte per leggere e l'ho finito in pochi giorni.
L'identità dell'assassino e soprattutto la motivazione dell'omicidio mi hanno lasciato molta tristezza, ma è vero che il mondo è pieno di persone così stupide e meschine.
Da leggere assolutamente.

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Rosa Iorio Opinione inserita da Rosa Iorio    01 Febbraio, 2014
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Perchè scrivere?

Le vite di due amici scrittori , uno affermato e l’altro emergente, vengono “rimescolate” , come fa a volte il destino nella realtà di ogni essere vivente, dall’improvviso ritrovamento del cadavere di una ragazza, Nola, con la quale il primo aveva una relazione.
Quella che inizialmente appare come una folgorante storia d’amore, se pure contrastata, data la notevole differenza di età tra i due, diventa presto poco convincente , soprattutto a causa del comportamento della ragazza che, dalle varie testimonianze tendenti a ricostruire le fasi del delitto, sembra avere tutte le caratteristiche delle donne del libro, sostanzialmente “molto disponibili”, vittime della propria ossessione, dispensatrici di “stupidità”.
Attraverso uno stile narrativo elettrizzante, che travolge il lettore senza dargli il tempo di accorgersi delle inesattezze che talvolta compaiono nelle varie descrizioni riguardanti gli ultimi momenti vissuti dalla vittima prima della sua morte, appaiono e scompaiono i vari personaggi coinvolti nella storia, mentre le indagini si allargano a macchia d’olio, seminando dappertutto l’aridità della diffidenza : il piccolo paese non è più quello di prima.
A sua volta l’amore, sceneggiato più che vissuto, appare sulla scena attraverso parole che sembrano legate dalla voglia di scrivere.
I due amici, messi alla prova dalle difficoltà anche morali che il ruolo comporta, si trovano a percorrere un viaggio fatto di soste e di partenze attraverso il quale il più esperto somministra all’altro pillole di sopravvivenza che sembrano tratte da un manuale di scrittura creativa.
E l’amicizia? Resta un dramma sospeso tra la voglia di affidarsi e quella di restare a distanza, tra la sete di condividere e quella di andare avanti orgogliosamente da soli, magari in un mondo senza donne.

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giuse 1754 Opinione inserita da giuse 1754    19 Gennaio, 2014
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I miei 31 punti sul caso Harry Quebert

31) E’ vero, Marcus Goldman, che in un libro è importantissimo l’ultimo capitolo, ma in questo caso l’ho trovato un tantino posticipato rispetto a quello che si aspetta il lettore. A un certo punto, il mio ipotetico lettore avrebbe voluto spegnere l’abat-jour e andarsene a dormire perché il caso è ormai risolto, e invece…
30) L’unica cosa che ho trovato davvero interessante è il periodico riproporsi dei consigli che Harry Quebert ha dato a suo tempo a Marcus Goldman per diventare un vero scrittore, uno scrittore di successo. Questi flashback di tipo educativo dovrebbero giustificare la caparbietà con cui Marcus cerca di scagionare il suo maestro. Più o meno sono le stesse indicazioni che danno i blog di letteratura e Masterpiece, quindi devo presumere che siano azzeccati. Essendo pure quelli che ha seguito anche Joel Dicker, con il risultato di vendere milioni di copie in tutto il mondo, bisognerà che incornici questo vademecum per il mio prossimo libro.
29) Incornicerò questa guida alla scrittura e la metterò accanto a tutte le altre, per cercare di disattenderle tutte, queste benedette regole. Tanto, a me non interessa vendere, mi interessa scrivere solo di ciò che mi interessa. E scusate il bisticcio di parole.
28) Sono gli anni di questo scrittore, e nel libro si sentono tutti. Si sentono le serate passate davanti alle sit-com di stampo americano, con lo stereotipo delle mamme che dominano consenzienti mariti-zerbino, apprensive fino allo sfinimento nei confronti dei loro rampolli.
Però macchiette simpatiche.
Comunque, tanto di cappello a un autore che alla sua verde età ha già raggiunto obiettivi di tutto rispetto. La stoffa dello scrittore c’è, la grinta e la furbizia pure. Quando potrà attingere anche alla sua esperienza di vita, probabilmente diventerà lo scrittore che oggi ho visto in embrione.
7) Davvero improbabile che un’assassina alla Erika, piromane per giunta, passi dapprima per indemoniata agli occhi di due pastori protestanti ( di cui uno è il padre alla De Nardo), e diventi poi una dolcissima, bellissima, innocentissima mangiatrice di uomini suo malgrado…
6) Ammesso e non concesso quanto sopra, non quadrano parecchi riferimenti alla fantomatica madre assente-presente.
3) Un altro punto interessante del libro è la scoperta che il capolavoro scritto da Harry Quebert è, in verità, il frutto del plagio nei confronti di un oscuro scribacchino di lettere d’amore mai arrivato al successo.
2) Forse il tributo allo Scrittore Ignoto è stato inserito da Joel Dicker per placare il senso di colpa che prova nell’aver saccheggiato alcune serie americane, da Twin Peaks a Gold Case ( con farcitura dell’american pie di qualche film dove i colpevoli sono sempre i buoni).
1) Tutto sommato, comunque, un libro avvincente, con qualche difettuccio come sopra descritto. Sempre meglio un romanzo avvincente che inviti alla lettura che un mattone scritto benissimo, ma che si fa fatica a tenere aperto.
0) Se avete l’impressione che abbia saltato qualche punto, è solo perché sto per spegnere l’abat-jour.

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Opinione inserita da Erich28592    15 Gennaio, 2014

Ottime le premesse, ma si spegne nel finale!

- Stile: pochissime ed essenziali descrizioni, prevalenza di dialoghi e introspezioni psicologiche (sicuramente una scelta valida, quella di Dicker, ma che personalmente non mi sento di condividere);
- Contenuto: dopo aver letto le prime trecento-quattrocento pagine ho avuto l'impressione di trovarmi davanti ad un capolavoro, dacché il ritmo della narrazione era incalzante, i misteri che avvolgevano la cittadina di Aurora, NH, erano sempre più numerosi e indecifrabili, i personaggi del racconto sempre meglio caratterizzati con il procedere della narrazione, i continui flashback intriganti, l'ambientazione suggestiva;
- Piacevolezza: dal punto di vista della scorrevolezza e della piacevolezza, invece, nulla da dire: un romanzo che si lascia tranquillamente leggere dalla prima all'ultima pagina.

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exeter64 Opinione inserita da exeter64    29 Dicembre, 2013
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La verità sul caso Harry Quebert? E' troppo lungo.

Ho notato questo libro tempo fa a causa della sua copertina, dove c'è una foto di Gregory Crewdson, (al quale è stata dedicata qualche anno fa una mostra personale a Roma, al Palazzo delle esposizioni), un fotografo americano contemporanea che spesso ritrae, costruendole con dovizia di particolari, scene ambientate nelle città di provincia americane, ricche di pathos e drammaticità, raccontando una storia con una sola immagine, come se fosse un film di un solo fotogramma.
Qui potete vedere la foto della copertina
http://recordinglivefromsomewhere.files.wordpress.com/2012/09/gregory-crewdson-1251.jpeg
Ecco il contrasto tra una copertina sintetica, che racconta la "storia" di una donna ritratta scalza, in sottoveste appena uscita da un taxi ed assorta nei suoi pensieri in una strada deserta di una cittadina americana e la monumentale quantità di pagine, 770 per l'esattezza, che svelano il mistero dell'amore tra Nola e Harry Quebert. Il romanzo è scritto bene, scorrevole e ricco di colpi di scena, ma i personaggi sembrano piuttosto "granitici" nella loro convenzionalità ( lo scrittore che per trovare l'ispirazione si rinchiude nella villa con vista stupenda davanti al mare, le donne tutte spasmodicamente in cerca di marito, la cittadina di provincia americana che nasconde segreti terribili...). In alcuni momenti poi si rasenta il ridicolo, con affermazioni o battute da parte dei personaggi assolutamente improbabili, ed anche l'azione di alcuni di loro risulta poco plausibile. Troppo "costruito", ridondante nel ripetere alcuni concetti, ed allungato. Ovviamente è un libro che ha anche molti lati positivi, ben sviluppato su più livelli temporali che, se non correttamente raccordati tra loro, rischiavano di confondere il lettore. E' un libro che ha come reale protagonista un libro, anzi più di uno e si percepisce chiaramente come l'autore deve avere inserito molto di se in questo racconto che parla principalmente della difficoltà di scrivere, della mancanza di ispirazione che corrode uno scrittore e come, a volte, la realtà è molto più imprevedibile di qualsiasi storia di fantasia.

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Opinione inserita da Giulia    28 Dicembre, 2013

preciso e soddisfacente

prima di tutto devo dire che l'unica cosa che non mi è piaciuta per niente, sono stati gli infiniti errori ortografici, tanto che verso la fine del libro sono riusciti a scrivere una parte del capitolo due volte di seguito! un vero orrore! stessero più attenti perché è una cosa altrettanto snervante dover stare attenti a tutte le parole del libro perché 4 su 10 sono errate!
tornando alla trama e alla consistenza del libro, lo trovo meravigliosamente preciso nel rivelare ogni minimo dettaglio che magari, ci è sfuggito all'inizio. ti svela tutti quanti i misteri e risponde a tutte le domande che soprattutto all'inizio sono lasciate senza un minimo di risposta. ti soddisfa: una volta finito non hai quel vuoto allo stomaco perché non si è riusciti a chiarire determinate questioni. no, dicker fa in modo da lasciarti triste (perché come finale l'ho trovate triste, commovente), soddisfatto (perché tutti i misteri sono stati svelati e ogni dubbio si é dissolto) e allo stesso tempo felice perché si è riusciti a scoprire la vera identità di ogni personaggio. parola per parola, dicker è riuscito a mostrarci la natura umana e come l'uomo può tramutarla in una natura nera, piena di insidie, oppure in una natura bianca, colma di speranza. bello, davvero bello. trovo che queste due parole (preciso e soddisfacente) sia più che giuste, più che adatte per questo libro.

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calzina Opinione inserita da calzina    10 Novembre, 2013
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la scrittura e il dio denaro

Inutile tediarvi con la trama di questo romanzo che penso sia ormai pressochè nota a tutti,vorrei perciò soffermarmi sulle mie impressioni e sensazioni.
Questo autore ha scritto un romanzo capace di ammiccare un po' ad ogni lettore: l’amante dei thriller troverà la tipica sparizione di ragazza con conseguente indagine non priva di colpi di scena; il lettore saltuario troverà sicuramente una lettura ed una scrittura piacevole e scorrevole; il lettore compulsivo/accanito si sentirà toccare nel profondo quando si parlerà delle “regole” per scrivere un romanzo di successo poiché sicuramente almeno una volta nella vita ha sognato lui stesso di scrivere un libro. Il problema però è che si sente benissimo che tutto ciò è stato fatto per vendere quanti più libri possibili.
Tra tutte queste caratteristiche io mi sono persa. Ho perso il vero senso di questo romanzo, ho trovato inappropriato il connubio tra tutti questi aspetti; faccio un semplice esempio: leggiamo lo scatenarsi di una feroce violenza domestica e dopo qualche pagina leggiamo dialoghi grotteschi tra il protagonista di questo romanzo e sua madre, per farvene capire il genere sono gli stessi dialoghi che si possono vedere tra madre e figlio in film-commedia tipo “american pie”. In quei film fanno sicuramente ridere, è una rappresentazione grottesca e giosa della realtà, ma in questo romanzo cosa c'entrano? Io l'ho trovata un pessima caduta di stile. Non mi è piaciuto affatto, l'ho trovata un grossa forzatura per scrivere un romanzo non troppo impegnativo ma non troppo superficiale.
Vorrei provare almeno un po' di nostalgia per i protagonisti di questo romanzo, almeno un pochino. Dopo 531 pagine mi piacerebbe sentire quel senso di vuoto, poter dire almeno di essermi affezionata a qualcuno di loro ma niente. Penso che questi personaggi siano nati dalla penna più che dal cuore, siano stati studiati, girati e rigirati fino a spogliarne delle loro anime.
Tutto queste mie critiche forse sono inficiate da un dubbio che ha attanagliato la mia mente durante la lettura di questo romanzo: all'inizio di ogni capitolo sono inserite le “maledette regole per scrivere un romanzo di successo” . Che senso ha avuto scriverle? Io non voglio leggere un romanzo di successo, io voglio leggere un romanzo che mi emozioni; niente regole, nemmeno la punteggiature è a volte necessaria(vedi “ Ulisse” ), e se diventerà un libro di successo saranno i lettori a stabilirlo. E se tu proprio vuoi seguire le tue regole non le voglio sapere, sanno tanto e troppo di “perle di saggezza”, rendono lo scrivere una regola e questo per me è inconcepibile.
Penso ci siano scrittori e scrittori, c'è chi scrive per bisogno innato, chi per vanità, chi per sfogo, ma scrivendo quelle regole sul romanzo di successo il fine ultimo dichiarato è la vendita del libro, quindi il profitto. Non mi piace, io voglio leggere un romanzo. Poi il tuo fine ultimo di scrittura sarò io lettore a stabilirlo (se voglio) in base alle sensazioni che tu scrittore hai saputo trasmettermi per merito tuo e per sensibilità mia. Questa brutta impressione sulle regole mi tenuta a braccetto per tutta la lettura, ormai l'incantesimo si era rotto, non ho trovato più magia tra queste pagine, solo la voglia di accattivare il lettore, tenendolo appiccicato alla lettura per la vicenda legata a Nola, la ragazza sparita.
Perchè poi è innegabile, un grosso punto di forza questo romanzo ce l'ha. La vicenda e la scrittura sono molto appassionanti, vuoi arrivare alla fine per sapere quale sarà la verità. Per questo ho trovato questo romanzo un successo mancato; fosse mancato tutto il resto questo thriller sarebbe stato bellissimo, ricco di colpi di scena e chiaro-scuri che appassionano tanto. Ma è il resto che ha rovinato tutto. Non voglio pensare che questo autore abbia dato il meglio di se in questa opera, per me sarebbe un talento sprecato in favore del dio denaro.
Potessi vi consiglierei la lettura di questo romanzo con 1/3 di pagine tagliate qua e la.

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SARY Opinione inserita da SARY    07 Novembre, 2013
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Le diverse verità

Marcus Goldman, famoso scrittore americano in crisi, viene coinvolto nel caso Harry Quebert. Ma chi è Quebert? Il suo migliore amico, nonché mentore, anch’esso scrittore, accusato di aver ucciso la quindicenne Nola trentatré anni prima. Goldman, paladino della giustizia, si batterà fino alla fine per scoprire la verità.
L’aspetto più particolare di questo romanzo è, secondo me, il libro nel libro. Il lettore si butta in una storia che ne racchiude un’altra e questo è sia un pregio che un difetto, dipende dall’abilità dell’autore, saper catturare l’attenzione evitando di creare confusione. In questo caso, certi passaggi, sono caotici e soporiferi.
Il protagonista nei primi capitoli è decisamente insopportabile, eccentrico, pieno di sé, vanitoso. Non si parla d’altro che del successo del grande, splendido Marcus Goldman. Proseguendo nella lettura, fortunatamente, cambia registro e risulta una persona gradevole.
Parte della trama mi ha infastidito, non credo che un uomo di trentatré anni possa usare il verbo amare se il soggetto dei desideri è una quindicenne, non è forse più appropriato abusare o molestare? Non ho condiviso per niente questa scelta dell’autore di far passare per amore un reato.
I colpi di scena non mancano, anzi nulla è ciò che sembra, la verità assoluta non esiste più, a seconda dei personaggi e degli ambienti ci sono più possibilità. Il finale è quindi sorprendente.
Una storia macabra tinta di rosa, ci sono pagine e pagine di ricordi d’amore. Sicuramente qualche forbiciata non avrebbe guastato, giusto per tener incollato l’avventuriero senza annoiarlo. Ho apprezzato le lezioni di vita, gli insegnamenti del professore all’allievo, alcune banali, altre vere.
La mole del libro sconforta, ma è scritto in modo talmente semplice da lasciarsi leggere velocemente. La semplicità estrema del contenuto e della penna di Dicker giunge a tutti, è per un vasto pubblico, molto commerciale e, quindi, parlando in termini economici a beneficio dell’autore, azzeccato (per il consumatore un po’ meno).
Non ci sono elaborati meccanismi criminali o indagini scientifiche interessanti, ma una caccia al demonio che può nascondersi in ognuno degli abitanti della cittadina o dentro di noi.

“Impara ad amare i tuoi fallimenti, perché saranno loro a formarti. Saranno i tuoi fallimenti a dare sapore alle tue vittorie”.

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Monika Opinione inserita da Monika    29 Ottobre, 2013
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Libro un po' sopravvalutato

La cosa più insopportabile è stata scrivere il nome della protagonista lettera per lettera, come per citare Lolita nello straordinario incipit del romanzo di Vladimir Nabokov.
Libro un po' sopravvalutato. Facile da seguire. I troppi intrecci della trama lo rendono in alcuni tratti ridicolo, poco credibile. I dialoghi lasciano molto a desiderare. I protagonisti sono privi di spessore. Una lettura senza pretese, per chi deve trascorrere qualche ora senza niente di impegnativo. Forse Dicker 'copiando' l' incipit di Lolita voleva rendere il personaggio di Nola altrettanto indimenticabile, ma io ho trovato la cosa solo irritante.

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cesare giardini Opinione inserita da cesare giardini    21 Ottobre, 2013
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Troppa benevolenza da parte della critica ?

Una quindicenne di nome Nola scompare in una foresta nei pressi di Aurora, annoiata e anonima cittadina del New Hampshire: inizia così il nuovo romanzo del giovane Joel Dicker, osannato (forse troppo) dalla critica francese e italiana. Indubbiamente è un romanzo (giallo ?) che intriga, imperniato sul solido rapporto di amicizia tra due scrittori, il giovane io narrante ed Harry Quebert, un anziano professore universitario, e sulla morbosa passione di quest’ultimo per la giovanissima Nola, portatrice fra l’altro di turbe psichiche manifestatesi nell’infanzia. La scomparsa di Nola avviene nell’agosto del 1975, il cadavere è ritrovato per caso trent’anni dopo, sepolto nel giardino della villa di Harry Quebert, che diviene così il principale indiziato del delitto. Le indagini si riaprono : sono minutamente analizzati i comportamenti di tutti i possibili colpevoli, mentre Harry Quebert, difeso strenuamente dall’amico più giovane, si dichiara sempre innocente. I continui flash back dal presente all’anno della scomparsa di Nola disorientano a volte il pur volenteroso lettore; il filo conduttore resta però in mano all’Autore, che non tralascia astutamente di infilare colpi di scena in quasi ogni capitolo: quello che appare improbabile diviene certo, e le certezze acquisite sembrano svanire man mano che si procede nella lettura. I veri colpevoli sono infine smascherati, la verità sul caso Harry Quebert costituisce la materia prima del nuovo attesissimo romanzo del giovane scrittore. L’osannante critica ufficiale non mi esime però dal rilevare pecche che possono infastidire ; due a mio giudizio le principali : l’eccessiva lunghezza del romanzo ( il tomo è ponderoso, con la bellezza di quasi ottocento pagine !) ed il finale incalzante e farraginoso, con continui richiami al passato e un po’ di confusione nei tempi. Aggiungo anche alcuni dialoghi ( e alcune lettere d’amore) abbastanza stucchevoli, al limite dell’ inverosimile, con ripetizione dei medesimi concetti e dei medesimi eventi. Possono invece essere utili, per uno che voglia intraprendere la faticosa carriera di scrittore, i consigli che ad ogni capitolo ( a proposito, i capitoli sono numerati al contrario) l’anziano Harry Quebert propina al giovane amico. Un romanzo comunque abbastanza originale, da leggere, anche per essere al corrente con le novità editoriali dell’anno, non da spiaggia comunque, ma da poltrona comoda, magari accanto ad un camino, e soprattutto a piccole dosi ( ma in modo continuativo, per non perdere il filo di una trama assai complessa e a tratti dispersiva).



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katia 73 Opinione inserita da katia 73    21 Ottobre, 2013
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La verità sul caso Harry Quebert

Vi è mai capitato di leggere un libro e giunti alla fine non sapere con certezza se vi è piaciuto davvero o no ? Ecco a me è successo proprio con questo romanzo .

Per recensirlo quindi dividerò ciò che ho apprezzato da ciò che invece mi ha infastidito.
Tanto per cominciare dalle pecche penso che sia un romanzo inutilmente troppo lungo, l’avrei apprezzato maggiormente con almeno un centinaio di pagine in meno .
Alcuni personaggi sono davvero stereotipati : la sig,ra Quenn donna sciocca e vuota , il marito Robert sottomesso dalla moglie, la figlia Jenny debole e capricciosa , insomma li ho trovati davvero insopportabili , come del resto le telefonate con la madre che ho imparato a scorrere velocemente senza leggere .

Veniamo ora a ciò che ho apprezzato e che mi ha fatto continuare con entusiasmo la lettura.
La trama è incalzante, piena di colpi di scena , quando tutto sembra quasi risolto ecco servito un bel ribaltone che catapulta il lettore al punto di partenza, insomma tutto da rifare, quindi incuriosisce sempre di più.
Il libro è strutturato interamente su vari salti temporali, prima dell’omicidio, dopo l’omicidio, ai giorno nostri, ai tempi in cui Marcus ha conosciuto Harry, insomma è tutto un susseguirsi di cambi di tempo e luoghi ma la grande capacità dell’autore sta proprio nel fatto che il lettore non si perde mai, basta una riga del paragrafo e ci si ritrova subito. Questo a mio avviso è un grande merito per uno scrittore, soprattutto se alle prime armi .
Ricordate come Nobokov scriveva il nome della sua protagonista ? LO LI TA, diviso in sillabe e maiuscolo, quasi come come fa Harry nei biglietti che lascia per la sua amata N-O-L-A . Ho trovato interessante questa attinenza tra i due romanzi anche perché questi due personaggi femminili un po’ si somigliano, insomma Nola non è proprio una santa e per arrivare a ciò che vuole sa essere un po’ LO LI TA .
Dai ,tutto sommato lo consiglio, non è uno di quei libri indimenticabili, secondo me non è il caso editoriale dell’anno ma merita di essere letto, il panorama letterario è ricco di cose peggiori.

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world Opinione inserita da world    18 Ottobre, 2013
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giallo pallido

Questo libro è un giallo molto ma molto semplice...troppo!
Praticamente 700 e piu'pagine ma come ho gia' letto in altre recensioni praticamente scritto per farne un film e dedicato ad un pubblico vasto, che normalamente non legge libri.
Tutti i personaggi sono a tratti accennati appena abbozzati, alcuni indefiniti ( vogliamo parlare della madre di Marcus?)...Lo stesso Marcus Goldman lo pseudo-protagonista appare a mio giudizio privo di spessore ed anche lo stesso Harry Querbet.
Povera Nola..
Nola Kellergan una ragazzina di quindici anni, nell'estate del 1975 si invaghisce di Harry Querbet che ambisce a scrivere il libro del secolo. Alla fine d'agosto di quell'anno Nola scomparita' nel nulla. Ma Nola non si riesce a capire che carattere abbia! E' una specie di lolita? mah!!!E' solo perdutamente innamorata del vero Amore?
Poi nel 2008 le ossa della piccola Nola vengono ritrovate niente poco di meno che nel giardino di casa di Harry...
Il libro si snoda tra presente e passato unitamente alle indagini del protagonista.
Simpatica la numerazione dei capitoli e l'effimero tentativo di costruire vari libri nel libro, ma ahime' non riuscito.
A mio giudizio troppe ripetizioni che forse sono tentativi per sviare il lettore dalla ricerca dell'assassino che arriva solo nelle ultime pagine alle quali si è costretti ad arrivare.
Tutte le tematiche trattate, l'amore, quello vero, l'amicizia, la morte, sono solo abbozzate messe li' con due frasette ma non comunicano alcunche'.
Per una lettura estiva, molto spensierata ed in economica.

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Mephixto Opinione inserita da Mephixto    08 Ottobre, 2013
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L'acerbo allappa

“La verità sul caso Herry Quebert” è un giallo simpatico, fresco, che strizza l’occhio al cinema; scritto per le masse e a loro rivolto, un testo studiato a tavolino per macinare soldi ! riassumendo un testo commerciale. Stilisticamente parlando è un lago di tristezza, nessun virtuosismo, nessuna poesia, un testo veramente senza pretese. In alcuni passaggi sembra ascritto da un adolescente.
Si salva un po’ di più sul comparto narrativo, la storia è gradevole, i ritmi abbastanza serrati, anche se troppo spesso ribadisce situazioni e concetti inutili ai fini narrativi, generando cosi pagine e pagine di “reptita iuvant” ma dopo un pò scoccia !
La storia si snoda dopo qualche pagina e prende forma, quando il marcio viene a galla però il tutto si perde in interrogatori improbabili, in stile : “ si ricorda cos’ha mangiato il 12 agosto del 1975 ? e si ricorda il colore del maglioncino che indossava quel giorno ?” Si perché per scoprire i l colpevole e salvare il povero Harry che è sospettato di un crimine commesso 30 anni prima: L’omicidio di una ninfetta locale con cui ebbe una fugace tresca amorosa clandestina, e dell’omicidio di una anziana signora che viveva al limitare della foresta (e non sono cappuccetto rosso e la nonna) bisogna scavare nel passato e nella memoria delle persone che, quei giorni che precedono il 30/08/1975, li hanno vissuti.
Ma perche lo scrittore Marcus Goldman dovrebbe farsi maltrattare dal poliziotto cinico di turno e odiare da un intero paese? ma perché Harry Quebert è il suo vecchio insegnante d’università ! non che unico vero amico, ecco perché ! (e non perché è cronicamente affetto dalla “Sindrome della pagina bianca” ) Quindi ?!? quindi Marcus vuole a tutti i costi tirarlo fuori di galera: dimostrando al mondo intero che Quebert (l’autore di “alle origini del male” un libro che tratta una grande storia d’amore,considerato un classico moderno ) non è l’incarnazione di Hubert Hubert ma ben sì un povero scrittore ultra trentenne che in quel periodo si innamorò di una adolescente procace e disinibita. (Figlia di un pastore protestante)
A parte le scintille iniziali, il fuoco della mia attenzione arde alla svelta, e si assopisce dopo l’apertura delle indagini : personaggi sono stereotipati, le mamme sembrano tutte stordite, le giovani donne tutte oche, i mariti tutti dei dementi debosciati e via cosi per tutto il libro, gli unici personaggi degni di questo nome sono appunto Marcus, Harry e Nola per il resto sembrano tutti presi in prestito da una sitcom americana .
Per il finiale Dicker prepara il botto, e in parte ci riesce, anche se con tutte le possibilità che aveva per chiudere la storia ha francamente a mio parere fatto la scelta peggiore, ma questa è questione di gusti.
In conclusione un romanzetto con una buona operazione di marketing alle spalle . Dicker ha ancora molto da crescere, sia nella costruzione della trama, ma in particolare nello stile, che come già detto risulta banale e troppo sbarazzino. Rimandato al prossimo libro !

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A chi vuole una lettura semplice in grado di distrarre qualche ora
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joshua65 Opinione inserita da joshua65    05 Ottobre, 2013
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La verità mi fa male, lo so

“Un bel libro, Marcus, è un libro che dispiace aver finito”

Joel Dicker sembra come quegli alunni che potrebbero fare di più a scuola. Ha le capacità ma non si impegna abbastanza. Oppure come quelli che, pur impegnandosi al massimo, non riescono ad andare oltre la sufficienza. A fine anno sono comunque promossi, riescono in un modo o nell'altro a spuntarla.

Ha scritto un libro che è un giallo, ma non lo è davvero, è scritto bene, anche se non in tutte le pagine, parla di amicizia, di amore per la letteratura, passione per la scrittura, ma è come se questo argomento lo leggessi in un articolo scritto in una di quelle riviste patinate, che trovi quasi per caso mentre sei seduto nella sala d’aspetto del dentista.

La sensazione di “vorrei ma non posso” ti accompagna per tutte le settecento e passa pagine, mentre leggi la storia di Marcus Goldman, giovane scrittore di successo, incapace di iniziare il suo secondo libro, che va ad Aurora, paesino nel New Hampshire, a trovare l'anziano amico Harry Quebert, scrittore anche lui, e soprattutto suo maestro, per ritrovare l’ispirazione, prima che l’editore gli faccia causa.

Harry però ha un segreto che custodisce da tanti anni, l’amore per Nola, bellissima ragazza di 15 anni, ma soprattutto molto Lolita, che lui ha amato di nascosto e che lo ha fatto diventare il grande scrittore che è. Nola è sparita tanti anni prima e non è più tornata, che fine avrà fatto? Harry l'ha cercata per anni decidendo di rimanere sempre ad Aurora ad aspettarla, finché il corpo di Nola non viene ritrovato sepolto, proprio nel giardino di casa sua. A Marcus, appena giunto ad Aurora, non resta che iniziare le indagini per conto proprio per salvare la vita al suo amico e mentore, per lui ingiustamente accusato di un omicidio, che non può avere assolutamente commesso.

Cosa c’è davvero in questo libro? E questo forse è il vero mistero, perché alla fine non si capisce bene se Nola è la Lolita di Nabokov o di Kubrick, non si comprende perché le atmosfere di Aurora e del New Hamphire nel 1975 ti sembrano tanto gli “Happy Days” di Fonzie e Richie Cunningham, e soprattutto, non sai decidere se i dialoghi sono davvero così profondi o piuttosto stiamo visitando la fiera dell’ovvietà.

E alla fine (della fiera), forse non è proprio vero che Joel Dicker potrebbe fare di meglio, molto probabilmente invece ha dato invece il meglio di se scrivendo un libro con una trama progettata a regola d’arte, che inizia sviluppandosi subito bene, magari dopo un po’ si attorciglia e si incasina sballottandoti qua e là, ma poi ti trascina come un fiume in piena, fino alla roboante, ed ovvia, soluzione finale (una tra le più ovvie, via).

Joel Dicker non è italiano, ma di Ginevra, eppure mi ha fatto rivivere una sorta di effetto Sanremo, non la bellissima cittadina ligure, ma la kermesse televisivo-canora, che cerchi di evitare fino alla fine, ma che ti ritrovi a seguire proprio nella serata conclusiva, tifando e sperando nella vittoria della tua canzone preferita.

La verità sul caso Harry Quebert? Ma è proprio necessario scoprirla? Se avete tempo e voglia, perché no?

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Si, perché Sanremo è Sanremo!
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Opinione inserita da nicola    19 Settembre, 2013

Eccellente!

La verità sul caso Harry Quebet è forse uno dei libri gialli più belli. La capacità dello scrittore è stata quella di non farti stancare di leggere e, anche se ti bruciavano gli occhi e avevi un mal di testa pazzesco, la voglia di scoprire cosa sarebbe accaduto nelle pagine successive era irrefrenabile. La trama è inoltre avvincente con un finale inedito e bellissimo. L'ho letto in 2 giorni e mi è dispiaciuto finirlo in fretta. Che dire complimenti a Dicker per questa genialata!

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Opinione inserita da Gregorio Russo    17 Settembre, 2013

La verità' sul caso Harry Quebert

Il libro lo si legge (ad eccetto la parte finale) con grande scioltezza. La trama nelle prime battute sembra intrigante, anche se con l'incedere perde di suspense. Alcune trovate sono inverosimili fino a sconfinare nel fastidioso. La ragazza indemoniata è una grande sciocchezza cosi' come la trovata del padre che nei momenti di crisi della figlia attiva gli "altoparlanti". Resta una freschezza di fondo che il lettore percepisce, fa propria ed aiuta a "sognare". E' un contenitore troppo pieno, troppa carne a cuocere e difficile da assimilare. Il finale e' un accavallarsi di notizie e sembra quasi implodere su se stesso. E' apprezzabile lo sforzo dello scrittore nel tratteggiare i luoghi e i personaggi in maniera credibile e precisa. Sostanzialmente resta un'opera piacevole (a tratti) e adatta per tenersi impegnati nel primo pomeriggio offrendo un assist per iniziare un viaggio meno impegnativo,quale il sonnellino pomeridiano. Grazie Gregorio Russo Frattamaggiore

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Opinione inserita da Alasia Alessandro    09 Settembre, 2013

FINALE FANTASTICO

Un libro che dispiace finire. Poi, molte volte, in questo genere di libri il finale è molte volte pessimo. Tante volte si leggono dei libri dove si ha la sensazione che lo scrittore non sappia dove andare a parare per ottenere un finale d'effetto. Invece Dicker ha avuto le idee chiare da subito. Per tutto il libro tiene con il fiato sospeso il lettore e poi spiazza tutti con un colpo ad effetto che fa restare a bocca aperta.
Altro fattore positivo sono i personaggi. Tutti potrebbero essere il killer. Non sono presenti personaggi scontati ed ognuno nasconde un segreto.
Un fattore negativo sono i paesaggi. Nessun paesaggio descritto mi ha colpito. Questo libro è basato molto sui personaggi e poco sull'ambiente che li circonda. Però è l'unica nota negativa che posso dare a questo libro capace di fare stare tutti con il fiato sospeso.
Spero che Dicker pubblicherà presto un nuovo libro perché sarò uno dei primi a comprarlo.
Bisogna dirlo:" Bravo Dicker!".

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BAMBINO 44 E IL SUGGERITORE
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alexmai Opinione inserita da alexmai    30 Agosto, 2013
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Il libro dell'estate

Mia moglie aveva appena finito di leggerlo, in meno di una settimana, e me ne ha parlato in modo entusiasta. Ho iniziato e mi è piaciuto... Però forse non quanto a lei. L'ho finito in circa 48 ore, quasi 800 pagine che come dice la quarta di copertina non riesci a lasciare. Grande invidia come scrittore, perché questo romanzo è scritto davvero bene. A mio avviso ci sono delle cose che non convincono del tutto, ma è comunque uno dei libri che mi hanno preso di più quest'anno. Davvero bravo il giovane autore, incredibilmente 28enne. Consiglio assolutamente la lettura e aspetto il film!!!

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Quelli dello spalatore di nuvole...
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Opinione inserita da Rossella    25 Agosto, 2013

PIACEVOLE LETTURA DA SPIAGGIA

Come già altri, ho terminato questa lettura in pochi giorni, quattro per essere precisa.
La trama è avvincente è nonostante l'intento ripetuto di imprimere nel lettore l'idea di aver finalmente compreso la fine, la ragnatela appare per nulla forzata. Lo stile è semplice, scevro da inutili elaborazioni del testo, scorrevole; se fosse stato altrimenti, 700 pagine sarebbero state difficili da mandar giù.
Unico difetto a mio avviso, sono i due personaggi di Tamara e della mamma del protagonista, parodiati in modo esasperato e poco credibile.
Lettura tuttavia fortemente suggerita agli amanti del genere.

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doctordodo Opinione inserita da doctordodo    23 Agosto, 2013
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UN LIBRO PIENO DI CONTRADDIZIONI

Durante e dopo la lettura di questo voluminoso libro, di oltre 700 pagine, sono rimasto estremamente perplesso; quando poi ho letto che il libro è diventato un best-seller estivo, le mie perplessità sono aumentate e ciò mi ha spinto a varie riflessioni.
Come già sottolineato da altre brillanti recensioni di utenti che mi hanno preceduto, il libro presenta in abbondanza pregi e difetti.
Pregi :
- lo stile è piacevole, giovanile, si lascia leggere volentieri ed il ritmo, a parte qualche stucchevole caduta, è nel complesso buono e tiene avvinto il lettore;
- c' è un tocco di originalità, ad esempio la numerazione tipo conto alla rovescia dei capitoli;
- piacevoli e ben fatti i consigli per scrittori, gli insegnamenti di vita e le similitudini fra il mondo della boxe e quello della scrittura;
- ben congegnata nelle sue varie transposizioni temporali la storia che copre un arco di ben 33 anni,
- bella e dettagliata la descrizione dei luoghi, sia interni che esterni, e l'ambientazione.

Difetti
- i profili psicologici dei vari personaggi, in particolare quelli di contorno, sono più che mediocri, autentiche caricature umane che non potrebbere figurare nemmeno nelle peggiori fictions televisive;
- una quantità industriale di melassa amorosa riversata ripetutamente dall' inizio all fine, con amori eterni, fughe d' amore, pene d' amore, tentativi di suicidio per amore, e frasi ripetute migliaia di volte tipo: "...Ti amo, ti amerò sempre, non smettero mai d'amarti, non riuscirò mai ad amare nessun altro, senza te non posso più vivere, ecc " ;
- la trama sta in piedi a malapena, non è per niente credibile, io la definirei un mix fra un romanzo di Laila ed un' indagine di Don Matteo.

Confesso di aver avuto per 3-4 volte la tentazione di mollare la lettura e di aver letteralmente sorvolato su varie pagine di improbabili amori eterni, ma poi sono riuscito ad andare avanti ed a tratti paradossalmente il libro mi è piaciuto e l'ho finito piuttosto rapidamente.
Fra i meriti di questo libro mettere quello di avermi aperto la mente a varie riflessioni ed a domandarmi come sia possibile che questo giovane scrittore svizzero sia diventato il fenomeno dell' estate 2013 e alla fine sono arrivato ad alcune personali conclusioni.
Non essendo più giovanetto ed avendo alle spalle oltre 35 anni di pofessione a diretto contatto con la gente, ho constatato realisticamente come il livello culturale medio, la capacità di critica, di analisi e di giudizio della popolazione siano calati sensibilmente e progressivamente calati, grazie soprattutto ad uno scientifico e programmatico bombardamento televisivo e mediatico in atto nella nostra società da oltre 20 anni.
In conclusione direi che questo libro è un prodotto molto furbo e particolarmente adatto ad una platea di lettori non molto esigenti, ad un pubblico cresciuto ed avvezzato per anni a pane e televisione, capace di assorbire qualsiasi storia inverosimile e di digerire personaggi ridicoli dai contorni psicologici assurdi, tipo la mamma dello scrittore, l' editore, il bibliotecario e molti altri.
Consiglierei la lettura anche agli utenti più attenti e critici, magari desiderosi attraverso questo libro di successo di capire l' evoluzione dei gusti e della moda in questa società moderna.

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Sinceramente non saprei accostarlo ad altri libri nel suo genere. Ripeto a mio avviso è un libro molto astuto.
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LaMarta Opinione inserita da LaMarta    21 Agosto, 2013
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UN LIBRO DAVVERO ACCATTIVANTE

Ebbene si, questo libro mi ha tenuta letteralmente incollata alle pagine: è quel genere di racconto che non ti sazia mai, che non vedi l'ora di proseguire mandando al diavolo qualsiasi altra attività.
In genere non leggo thriller per un semplice motivo: mi schifano i minuziosi dettagli di ossa rotte, sangue a volontà e chi più ne ha più ne metta.
Qui però il discorso è diverso. La trama è avvincente fino all'ultima pagina, e davvero non riesci a capire chi può aver ucciso Nola Kellergan: la scrittura è scorrevole e tutto ciò contribuisce a creare un libro veramente ben fatto.
Sicuramente ci sono delle cose che mi hanno lasciato un pò perplessa, in primis il personaggio di Harry Quebert, che ho trovato "fragile", poco caratterizzato a livello psicologico, troppo in balìa degli eventi, quasi privo di una convinecte personalità; in secondo luogo effettivamente le indagini condotte da Marcus Goldman sono un pò imprecise (per dire...solo verso la fine del libro si decide ad indagare sul passato in Alabama dei Kellergan: questo sarebbe inverosimile nella realtà, ma dobbiamo anche considerare che Marcus Goldman non è un poliziotto, è uno scirttore).
Nel complesso, e considerato che l'autore del libro è un ragazzo di appena 28 anni, lo consiglio veramente!

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Opinione inserita da zante    10 Agosto, 2013

Perplessa

Mi lascia perplessa il successo avuto da questo libro. Andando però a cercare tra le varie recensioni ho trovato anche voci che escono dal coro degli osanna ed evidenziano la banalità della scrittura, le frasi fatte, la noiosissima ripetitività che toglie tensione al racconto. Per non parlare di personaggi caricaturali quali la mamma del protagonista e l'editore.
Sono sempre stata diffidente nei confronti di libri da cinquecento e più pagine, soprattutto trattandosi di gialli o thriller. Nel caso di questo libro duecento pagine sarebbero state più che sufficienti!
L'ho letto fino in fondo (saltando dozzine di pagine che non hanno tolto niente alla comprensione della trama) per ricordarmi di stare più attenta al prossimo acquisto.

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Marta* Opinione inserita da Marta*    28 Luglio, 2013
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MI DISPIACE AVERLO FINITO…….FANTASTICO!!!!!!

"Un bel libro, Marcus, non si valuta solo per le sue ultime parole, bensì sull'effetto cumulativo di tutte le parole che le hanno precedute. All'incirca mezzo secondo dopo aver finito il tuo libro, dopo averne letto l'ultima parola, il lettore deve sentirsi pervaso da un'emozione potente; per un istante, deve pensare soltanto a tutte le cose che ha appena letto, riguardare la copertina e sorridere con una punta di tristezza, perché sente che quei personaggi gli mancheranno. Un bel libro, Marcus, è un libro che dispiace aver finito."


Joël Dicker ha appena 28 anni e ha scritto un libro incredibile. Cominci a leggerlo e non smetti più, dimentichi l'ora, il pranzo, gli impegni, è una rovina. Ma una splendida rovina. Quasi ottocento pagine DIVORATE in due giorni e mezzo. Siamo davanti un labirinto di parole nel quale perdersi fino all’ultima riga. Scrive giustamente un critico riportato sulla retrocopertina "se iniziate questo romanzo, siete fottuti". Una lunga, magnifica lettura, e non ci sarebbe bisogno di aggiungere altro. Ma cos'è veramente questo romanzo? Giallo, romanzo di costume, riflessione letteraria, insomma un testo stratificato che può senz'altro dare soddisfazione a lettori dai gusti differenti e divergenti.
E' tutto particolare e originale, a cominciare dalla numerazione dei capitoli alla rovescia (e solo alla fine si saprà perché il capitolo 1 si trova a pagina 717) , alle mille verità che si scontrano in ogni pagina ed ai colpi di scena che stravolgono subito ogni possibile deduzione. Punto di forza di questo romanzo è senza dubbio la sua scorrevolezza. E' inoltre molto avvincente, con colpi di scena che si ripetono in continuazione ad un ritmo sempre più incalzante via via che le ipotesi di soluzione si susseguono. C'è di tutto in questo romanzo, il perbenismo di un piccolo centro della provincia americana, i suoi bigottismi, le sue reticenze, dove ognuno ficca il naso negli affari altrui ma custodisce gelosamente i propri spesso inconfessabili segreti finché una bomba scoppia con un fragore immane, memorabili lezioni per aspiranti scrittori, una storia d'amore totale. Lo consiglio a tutti, a chi ama i thriller, a chi legge le storie d'amore.

Come ogni giallo che si rispetti, tutto si concentra intorno ai fatti di una giornata, il 30 agosto del 1975, giorno in cui Nola Kellergan, quindicenne, scompare dopo essere stata avvistata insanguinata e inseguita da un uomo nel fitto di una foresta.
Da quella sera, della ragazza non si saprà più nulla fino al 2008, quando il suo corpo verrà ritrovato nel giardino della casa di Harry Quebert, celeberrimo scrittore.
Marcus Goldman è uno scrittore all’apice del successo dopo la fortuna editoriale del suo primo e unico romanzo destabilizzato dal blocco dello scrittore e dalla notizia sconvolgente dell’arresto del suo mentore e mastro Harry Quebert appunto, arrestato per l’omicidio avvenuto trent’anni prima.
Il giovane Marcus si schiererà dalla parte di Harry e partirà alla volta della piccola cittadina di Aurora per far luce sulla vicenda e scagionare l’amico.

Ogni capitolo del libro inizia con un consiglio sulla scrittura di Harry per Marcus, consigli che gli aspiranti scrittori gradiranno e faranno propri. Un libro nel libro, una storia che si chiude su se stessa come una spirale infinita.
E Joël Dicker è così bravo a costruire questa finzione letteraria che alla fine delle quasi ottocento pagine si realizza di essere caduti nella trappola.
Se alcuni possono lamentarsi di alcune ingenuità investigative e di una banalizzazione del giallo, non stanno prendendo in considerazione l’intero impianto narrativo acceso da una sola miccia: l’amore per la scrittura, per i libri e per l’amore stesso.


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