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Il canto della rivolta. Hunger games
 
Il canto della rivolta. Hunger games 2014-08-30 15:05:33 LolloP
Voto medio 
 
3.0
Stile 
 
3.0
Contenuto 
 
3.0
Piacevolezza 
 
3.0
LolloP Opinione inserita da LolloP    30 Agosto, 2014
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un finale poco incisivo

Ho terminato il capitolo conclusivo degli " Hunger Games".
Una strana sensazione, di malinconia, si è impossessata di me quando ho chiuso l'ultima pagina del libro, indice di quanto questa saga sia riuscita nel suo insieme a conquistarmi.
Mi sono ormai abituato alle figure di Katniss, Peeta, Gale, e quanti altri hanno avuto la sfortuna di vivere nelle brutali lande di Panem. Provo un certo dispiacere nel non avere più nulla da leggere su di loro.
Non voglio soffermarmi molto sulla trama di quest'ultimo volume, incentrato interamente sulla sanguinosa rivolta che Katniss ha involontariamente acceso e che travolgerà le vite di molti e della nazione stessa, quanto concentrarmi sulle impressioni che mi ha suscitato.
Impressioni decisamente contrastanti.
I primi due volumi della saga sono scorsi via come un fiume, rapidi e fitti di colpa di scena, colmi di adrenalina e originalità.
In questo caso invece la lettura è scorsa molto più a rilento, vittima di una trama ben più scialba e scolorita di quelle passate e di uno stile di scrittura spesso piatto, incapace di scavare e addentrarsi nella mente dei personaggi, e nei loro più intimi contrasti, se non in una maniera superficiale e limitata.
Tal'ultimo difetto lo avevo riscontrato anche nei precedenti volumi, ma lì la forza magnetica suscitata dall'intreccio era tale che ci si poteva passare sopra senza porsi troppo domande.
Ne " Il canto della rivolta" invece la solidità dell'impianto narrativo vacilla e, a tratti, collassa del tutto, gravato soprattutto dal peso di una protagonista che perde la propria freschezza e finisce con l'essere per ben 450 pagine un semplice burattino nelle mani di altri.
Katniss parla, si muove e, troppo spesso, si relaziona agli eventi sulla base di quanto altri le hanno detto o consigliato di fare. Persino quando sembra che sia lei a tenere il gioco la Collins ha subito l'accortezza di farla finire in un letto di ospedale .
La più grave mancanza che ho trovato è proprio questa: Katniss, che è comunque un personaggio gradevole , nell'arco dei tre volumi non subisce alcuna trasformazione, non matura e non cresce, né impara dai propri errori. Continua fino all'ultimo ad essere vittima degli eventi. Anzi, forse subisce persino un'involuzione, dati i continui k.o. e svenimenti cui sembra essere soggetta.
La stessa superficialità ho avuto modo di riscontrarla nello sciogliere alcuni dei nodi sui cui i precedenti libri si erano retti: la rivalità tra Gale e Peeta, la figura ambigua ed enigmatica del Presidente Snow.
Temi interessanti, ricchi di potenzialità narrative ma che vengono liquidati con poche parole, vedasi Gale e Peeta nelle pagine conclusive, e , nel caso di Snow, senza grandi approfondimenti della sua persona o della sua storia.
Mi basta far volare il pensiero ad un certo Lord Voldemort per capire quanto una saga consenta di sviluppare antagonisti magistrali, nella propria caratterizzazione psicologica, e per capire quanto di più la Collins avrebbe potuto fare.
Devo poi dire che l'azione, anche se non ai livelli precedenti, non manca nemmeno in questo capitolo e che i colpi di scena, sempre astutamente elaborati, continuano ad essere presenti e ad invogliare nel proseguire la lettura.
Il capitolo conclusivo è di certo il meno brillante dei tre ma non per questo da gettare nel dimenticatoio, una conclusione degna seppur non eccelsa ad una saga che è davvero in grado di intrattenere.
Non posso dunque che consigliare di leggerla , anche solo per la mera funzione di intrattenimento ed evasione che è in grado di esercitare.

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