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La solitudine dei numeri primi
 
La solitudine dei numeri primi 2012-08-14 19:09:58 marty96
Voto medio 
 
3.8
Stile 
 
3.0
Contenuto 
 
4.0
Piacevolezza 
 
4.0
marty96 Opinione inserita da marty96    14 Agosto, 2012
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CATTIVO .... MA REALE

“Alice Della Rocca odiava la scuola di sci.” Inizia così il romanzo d’esordio di Giordano che alcuni di noi hanno letto in questo mese.
Il libro racconta la storia di Alice e Mattia, la prima ha sette anni e frequenta una scuola di sci, pur non mostrando alcuna attitudine allo sport non ha il coraggio di affrontare il padre che ripone in lei grandissime aspettative, una mattina, però, Alice si stacca dal gruppo, esce di pista finendo giù per un dirupo, la bambina in seguito all’incidente rimarrà zoppa. Il secondo, Mattia, è un bambino intelligentissimo al contrario la sorella gemella Michela è ritardata, la presenza costante della bambina isola Mattia dai coetanei che lo ritengono molto strano…
Un giorno inaspettatamente Mattia riceve un invito alla festa di compleanno di un bambino, il nostro protagonista vorrebbe andare da solo ma obbligato dalla madre a prendere con sé Michela, decide di lasciare la sorella nel parco con la promessa di tornare a prenderla, purtroppo però la bambina sparisce e non viene più trovata dai genitori. In seguito a questi traumi infantili si innescano nelle menti dei bambini particolari reazioni. Alice soffre di anoressia e viene continuamente presa in giro dai compagni per il fatto che zoppica, un giorno però viene accolta sotto la protezione di Viola, la compagna più bella della classe, e aiutata da lei cerca di fare colpo su Mattia, che nel frattempo si è chiuso ancora più in se stesso e spesso ha pericolose tendenze autolesioniste.
Nonostante le problematiche di questi ragazzi i due riescono a legare molto bene, prima diventano buoni amici e poi scoprono qualcosa di più profondo nel loro rapporto, purtroppo nessuno dei due avrà mai la tenacia e il coraggio per combattere e riconoscere il loro reciproco “amore”. Quella di Alice e Mattia è una relazione molto particolare ognuno si limita a vivere nella propria autonomia e individualità ma nello stesso tempo entrambi si cercano disperatamente. Questo accade anche dopo il liceo quando Mattia decide di iscriversi alla facoltà di matematica e Alice, che in un primo momento, sotto l’influenza del padre, decide di proseguire gli studi, diventa fotografa.
Nello stesso periodo Fernanda la madre di Alice si ammala di cancro e viene ricoverata in ospedale, qui Alice incontra Fabio un dottore molto giovane con cui lega abbastanza velocemente. Dopo la laurea viene offerto a Mattia un lavoro in un università del Nord Europa, il ragazzo non sa se accettare e in questo contesto che Mattia racconta ad Alice di Michela. Dopo una discussione fra i due protagonisti Mattia decide di accettare l’offerta di lavoro e si trasferisce. Dopo qualche anno Alice si sposa con Fabio, un matrimonio il loro che declina lentamente, Fabio infatti desidera un figlio che però purtroppo non arriva, per questo motivo si vanno a formare delle tensioni nella coppia che vanno a sfociare in una inevitabile separazione. Alice nel disperato tentativo di riassemblare i pezzi di una vita coniugale dilaniata corre in ospedale da Fabio, ma invece di trovare il marito intravede una ragazza che somiglia tantissimo a Mattia, così le riviene alla mente Michela e sull’onda di una soddisfazione personale per aver ritrovato la gemella del protagonista invita Mattia a tornare in Italia. Anche se il ragazzo non sa il motivo dell’avviso si reca da Alice, ma questa non avendo il coraggio di raccontare la scoperta a Mattia si limita a passare un piacevole pomeriggio con lui. Nel frattempo il protagonista consegue grandi successi nel mondo del lavoro e una sera conosce una ragazza Nadia con cui avrà un piccola storia. Il libro termina con la separazione dei due ragazzi che però sono pronti l’una ad affrontare la separazione dal marito e l’altro a iniziare una nuova vita.
La storia è ambientata in Italia precisamente a Torino anche se l’autore non fa rifermino al capoluogo di regione piemontese lo si può intendere attraverso i monumenti e/o gli edifici citati come la chiesa della Gran Madre dove si è sposata Viola, la basilica di Superga oppure l’ospedale di Maria Ausiliatrice dove è ricoverata Fernanda.
Mattia Balossino è un ragazzo intelligentissimo e molto particolare, infatti, racchiude in sé tantissime problematiche. Segnato da un trauma infantile è caratterizzato da una personalità estremamente riservata, chiusa in se stessa, sfugge al mondo reale per nascondersi in un mondo di numeri, è un ragazzo molto insicuro, fragile ma determinato questo si vede dalla tenacia con cui ha risolto il problema da inserire nella tesi sfidando la poca fiducia che riponeva in lui il professore, lo si può definire un ragazzo vuoto non perché insensibile ma perché non ha affetti derivanti dal mondo esterno. Questa situazione in parte se l’è creata da solo scavando un fossato intorno a lui e impedendo agli altri di oltrepassarlo. Alice e la matematica sono forse le poche ragioni che lo tengono invita. È un ragazzo morso dai sensi di colpa cerca di esternare i suoi sentimenti e le sue sofferenze in occhiate fugaci o attraverso atti di autolesionismo.
Alice la incontriamo per la prima volta all’età di sette anni, purtroppo non ha il coraggio di ribellarsi al padre che la vorrebbe precoce campionessa di sci e che tutte le mattine, invece di consentirle di godersi le vacanze in montagna, la trascina in un campetto, affidandola ad un maestro di sci insieme ad altri bambini della sua età. Si sente particolarmente inadeguata e goffa e vive la situazione come una terribile costrizione, in seguito riterrà responsabile del suo incidente il padre. È una ragazza compatibile con Mattia, forse fin troppo compatibile. È sola, ma non fa niente per integrarsi, non si accetta e non si vuole bene, combatte contro il cibo per raggiungere lo stereotipo di Viola, ma nello stesso tempo comprende da sola di non essere adeguata a quel ruolo, è impacciata nelle nuove relazioni, ha un rapporto difficilissimo con il padre e anche con la madre a cui non attribuisce nessuna colpa se non quella di aver sempre taciuto accondisceso le scelte educative del marito senza mai esprimersi, forse Alice è così insicura e fragile anche per non avere avuto due figure importanti nella fase sia infantile che adolescenziale, infatti, viene presa in considerazione dal padre solo quando si parla, da bambina di sci e da grande di università, i genitori non ascoltano la figlia e non tentano di capirla anche se si preoccupano per il suo continuo rifiuto nei confronti del cibo. Alice incarna tutti i problemi degli adolescenti ( disturbi alimentari, disturbi della personalità, conflitti tra genitori, inadeguatezza nei confronti del gruppo amici) senza però avere la tenacia e il coraggio necessari per affrontarli.
Michela è la sorella di Mattia non la si può analizzare psicologicamente in quanto ritardata mentale, ma si può prendere in considerazione il suo ruolo nella vicenda. Come già detto è la gemella del protagonista, la ragione per cui Mattia si torturerà tutta una vita, il rimorso più grande, quello di averla lasciata al parco, di lei si ricorderà solamente lo sguardo di pietà che le rivolge quando imbocca la strada per la casa di Riccardo. Michela personifica la non accettazione della diversità. La diversità che fa male e che ti porta a pensare che la normalità è l’ordinarietà, ovvero una sorta di standarlizzazione dei sentimenti. Un mondo in cui tutti devono essere uguali a tutti. Un mondo dove un papavero rosso in un campo di grano non rappresenta la decorazione ma un fiore da estirpare per non rovinare la monocromia, unico modello stilistico di riferimento accettato dalla società. Mattia abbandonerà la sorella al suo destino in un parco. È proprio in nome di quell’ordine che poi Mattia si chiuderà in se stesso rifiutando il mondo esterno e rifiutando, per certi versi, se stesso.
Viola è la ragazza più gettonata nella classe di Alice, che vede in lei l’idolo da seguire. Per un certo periodo di tempo Viola vede nella protagonista un’amica da aiutare, per questa la invita alla festa di compleanno e la incoraggia a parlare con Mattia. Per la ragazza, Alice si farà addirittura un tatuaggio che chiederà a Mattia di cancellare senza però che lui acconsenta. Viola abbandona Alice perché la vede soddisfatta mano nella mano con Mattia, felice di qualcosa che a lei era stato negato precedentemente, è una ragazza gelosa, invidiosa e un po’ egocentrica.
Denis è il migliore amico di Mattia. È segretamente innamorato di lui, anche lui a causa dell’omosessualità fa molta fatica a legare con gli altri. Nonostante il carattere scontroso di Mattia sarà uno dei pochi ad essere capace di stargli vicino. Dopo il liceo l’università le loro vite si separano uno va a lavorare nel nord Europa e l’altro va ad abitare in Spagna.
Infine Fabio è il dottore dell’ospedale in cui è ricoverata Fernanda, lì conosce e si interessa di Alice che alla fine sposerà. La ragazza non ama il marito ma lo sposa convinta da lui che l’amore di Fabio basti per tutti e due. Il rapporto fra i due inizialmente è di grande complicità e armonia mentre verso la fine appare conflittuale e si chiude con una separazione.
Le citazioni che secondo me possono riassumere il libro sono essenzialmente due:
“Le scelte si fanno in pochi secondi e si scontano per il tempo restante.”
“Aveva imparato a rispettare il baratro che lui aveva scavato tutto intorno a se... anni prima aveva provato a saltarlo quel baratro e ci era cascato dentro... ora si accontentava di sedersi sul ciglio con le gambe a penzoloni nel vuoto!”
Il libro ha una narrazione non proprio lineare in quanto fra un capitolo e quello successivo solitamente intercorrono anche più anni fatta eccezione per i primi due fra cui c’è solo un anno, per il resto il romanzo è gestito bene senza feedback o altri particolari escamotage del genere da parte dell’autore. La narrazione tutto sommato è chiara, concisa, sintetica anche se nello stesso tempo può sembrare ambigua e oscura, lì sta al lettore scavare dietro le righe e cercare il vero significato, il vero messaggio che l’autore vuole trasmettere, traspare un lessico non troppo ricercato. È un libro molto scorrevole, si legge molto velocemente anche grazie ad un crescendo che si va ad intensificare sempre più capitolo dopo capitolo sfociando in un finale inaspettato ma che comunque rispecchia le personalità dei ragazzi. Vi sono alcuni dialoghi toccanti e alcuni passaggi veramente commoventi, vi sono alcune descrizioni anche se non troppo curate l’autore, infatti, non si prefigge, secondo me, di illustrare al lettore le sembianze o le esteriorità delle persone o dei luoghi presi in considerazione ma la parte più intrinseca di essi, quella più remota e inaccessibile.
I temi principali sono molteplici e svariati, quelli che si presentano più frequentemente e palesemente sono l’anoressia e l’autolesionismo che in questo caso scaturiscono nei protagonisti a causa di situazioni familiari conflittuali e principalmente per il fatto che Mattia e Alice non si vogliono bene, sono indifferenti a loro stessi, queste problematiche possono essere inserite nei disturbi della personalità che nel nostro caso derivano dalla grandissima solitudine che circonda i protagonisti, solitudine che per altro si sono creati loro stessi con le loro scelte e con le loro azioni.
Un altro grande ostacolo nella vita di Mattia e Alice è il rapporto con i genitori che non li rassicurano e non li incoraggiano ad affrontare le situazioni e le problematiche di cui la vita è intrisa al contrario i genitori di Alice non la considerano più di tanto, sì sono preoccupati e dispiaciuti perché non riescono a svolgere il loro compito: educare la figlia ad affrontare la vita, i genitori di Mattia invece sono quasi impauriti per la stranezza del figlio che oltre a non avere legami con il mondo esterno si chiude sempre più in se stesso esternizzando ed esorcizzando il male che ha fatto a sua sorella sulla sua pelle. Questi rapporti conflittuali li abbiamo visti anche negli altri libri letti in classe tra cui vediamo Cristopher protagonista de “ lo strano caso del cane ucciso a mezzanotte” con il padre che viene visto un po’ come l’antagonista del racconto e allo stesso modo si vede questo rapporto particolare tra padre e figlio nel romanzo “io non ho paura”.
La vera protagonista di questo romanzo rimane però la solitudine. La solitudine che avvolge tutte le cose, la solitudine che esiste e sussiste anche se siamo insieme a tantissima gente, una solitudine interiore, non sentirsi parte del mondo che ci circonda, sentirsi diversi e per questo emarginati. sia chiaro questo tipo di solitudine solitamente non te la crea attorno la società ma sei tu con i tuoi pensieri e con le tue ossessioni che te la formi intorno e finché non prendi coscienza della tua situazione sicuramente quella sensazione di inadeguatezza verso il mondo esterno non ti lascerà.

Molti pensano che sia un brutto libro, non l’ho trovato brutto forse cattivo, un libro cattivo perché esprime in modo chiaro e un po’ crudo le svariate situazioni che si possono presentare nel corso della vita. mi è sembrato un romanzo estremamente verosimile, questa mia opinione è nata soprattutto dalla grande delusione del finale ma che riflettendo meglio e a mente fredda si addice perfettamente all’idea che vuole dare l’autore dell’esistenza dei protagonisti, infatti, volendo rispecchiare la loro vita di certo non si può pensare che dopo quasi trent’ anni / duecentocinquanta pagine di tentennamenti e solitudine Alice e Mattia si svegliassero non è, infatti, possibile che avvenga un cambiamento così profondo e radicale nell’animo di due persone fermamente circondate dal vuoto, non è possibile che Alice un mattina si svegli e pensi oggi finalmente dico a Mattia che lo amo e che starò con lui per sempre! Sarebbe una clamorosa contraddizione alle duecentocinquanta pagine precedenti! Detto questo che il libro mi è servito tanto per analizzare una nuova sfaccettatura della psiche umana quella che prende in considerazione le molteplice debolezze, insicurezze, fragilità derivate da traumi profondi e radicati nell’uomo, ho apprezzato moltissimo tutte quelle definizioni della parola solitudine che l’autore lancia dietro ad ogni riga, ad ogni dialogo, ad ogni descrizione contribuendo a farmi conoscere nuovi modi di vedere questa senza però essere invadente o ripetitivo. Ho trovato molto originale e intrigante l’introduzione, di solito l’incipit è la parte , a mio pare, più complessa nella stesura di un romanzo in quanto bisogna presentare i personaggi, i luoghi, le problematiche e spesso può risultare un passaggio noioso, al contrario ne ”La solitudine dei numeri primi” ho riscontrato un’ introduzione particolarmente interessante che sicuramente mi ha incoraggiato a proseguire nella lettura. È un libro da valorizzare anche per le tematiche che tratta, certo lo stile dell’autore è a mio avviso ancora un po’ da formare ma rimane comunque una buonissima prova sia di talento sia di coraggio in quanto non trovo semplice cimentarsi su problematiche di questo livello al primo romanzo. Ma la prima cosa che mi ha colpito nel libro è stato il titolo, così intrigante, pieno di intelligenza e originalità, l’ho trovato molto arguto, è stata un po’ una delusione sapere che è stato il titolo originale dato da Giordano è “Dentro e fuori dall’acqua” e che la Mondadori lo ha cambiato in favore di quello che tutti noi conosciamo.
Forse ci sono troppe cose in questo romanzo. Troppi tormenti, troppe tensioni, troppe sfumature. Forse troppi temi. Ma mi chiedo: non è la vita stessa che ha dentro di se tutte queste cose? Questo libro è un libro che si legge in apnea e che in apnea ti lascia quando lo hai finito. Sarà anche questo un indicatore che ci dice che è un buon romanzo destinato forse a rimanere nel tempo!

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Consigliato a chi ha letto...
Alessandro d'Avenia
romanzi di formazione
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Commenti

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Graziosa recensione, tuttavia, secondo me, dovresti inserire un avviso di spoiler perchè hai rilevato troppi particolari sul finale... ma a parte ciò recensione ben fatta e ben organizzata.
Al di là degli spoiler io trovo questa recensione e anche le altre inserite troppo lunghe, recensioni così lunghe , almeno per quanto mi riguarda, mi fanno desistere dal leggerle, probabilmente è un peccato sicuramente saranno scritte bene ma non ce la faccio.
Sei stata molto dettagliata, forse troppo... di questo passo si fa quasi prima a leggere il libro...
Brava comunque
In risposta ad un precedente commento
aeglos
23 Agosto, 2012
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eh si sono cosi anche io........non me ne vanto, ma preferisco quelle più corte....:-)
Emalele
23 Settembre, 2012
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cortina la recensione..
5 risultati - visualizzati 1 - 5

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