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La locanda dell'Ultima Solitudine
 
La locanda dell'Ultima Solitudine 2017-04-18 17:07:52 ornella donna
Voto medio 
 
4.0
Stile 
 
5.0
Contenuto 
 
3.0
Piacevolezza 
 
4.0
ornella donna Opinione inserita da ornella donna    18 Aprile, 2017
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Due sentite solitudini alla Locanda

Benvenuti alla Locanda dell'Ultima Solitudine. Ma prima scrutiamo due vite, due solitudini. La prima è quella di Libero, che vive nella Città Grande in una casa vuota con le pareti dipinte di blu. L'unico a fargli compagnia è il suo cane, "Vieniqui". Quando la sua vicina di casa trasloca gli lascia un baule, nel cui fondo trova un bigliettino della Locanda dell'Ultima Solitudine, e lui telefona prenotando un tavolo, ma ..... per dieci anni dopo! E' certo che lì e solo lì, in quella locanda arroccata sul mare, costruita col legno di una nave mancata, la sua vita cambierà. L'importante è saper aspettare.
Anche Viola aspetta: la forza di andarsene. Da anni scrive lettere al padre, scomparso anni prima, lasciandola sola con la madre a Bisogno. Ed è lì, dove i fiori si scordano e da generazioni le donne della famiglia di Viola, che portano tutte un nome floreale, si tramandano il compito di accordarli, che sente il peso di un'assenza e la voglia di rinnovamento.
Ecco che appare la Locanda: "E' tutta il legno, la Locanda, alterna le pareti scure alle finestre piene di luce da cui entra sempre un po' di vento. (...) se sai arrivarci, facendo tutto quel sentiero al buio che ci vuol poco a perdersi, quello è il posto più bello del mondo!". Due storie così semplici, raccontate in modo originale e sorprendente. Una locanda come luogo di passaggio, dove transitano coloro che hanno bisogno di far pace con il passato, prima di incamminarsi verso il futuro.
Il libro è un racconto onirico, intenso ed appagante, capace di fluttuare attraverso mondi fantasiosi e realtà vicine al lettore, costruendo con lui una forte empatia ed inevitabile connessione con i suoi protagonisti e le sue umane emozioni. Catturati da un paesaggio incantevole ed artistico, vivo come una tela appena dipinta. Lo stile linguistico dell'autore non tradisce, conferendo alla lettura la forza di un dialogo intenso, sincero e diretto con il lettore, legato a doppio filo ad una storia che parla di persone sconosciute e luoghi mai visitati, ma che narra anche un po' di sè attraverso una prosa che è capace di incantare ed ammaliare.

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Consigliato a chi ha letto...
Consigliato a chi ha letto Chiara Gamberale, Qualcosa.
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