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Il cavaliere inesistente
 
Il cavaliere inesistente 2017-08-09 15:55:17 annamariabalzano43
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annamariabalzano43 Opinione inserita da annamariabalzano43    09 Agosto, 2017
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Leggere Calvino oggi

Rileggere oggi La trilogia degli antenati di Italo Calvino è un’esperienza quanto mai illuminante sulla condizione in cui versa l’uomo contemporaneo. “Il cavaliere inesistente” giunge dopo “Il visconte dimezzato” e “Il barone rampante” ed è forse il più complesso dei tre. Se nelle intenzioni dell’autore era di tracciare le linee fondamentali di quello che sarebbe divenuto in seguito l’uomo moderno, si può dire che l’esperimento sia stato tra i più riusciti, nella misura in cui egli ha con efficacia creato personaggi-simbolo della dissociazione della personalità, della inconciliabilità tra l’individuo e la realtà circostante.
Non a caso Agilulfo, il cavaliere inesistente, è coscienza senza fisicità, laddove Gurdulù, il suo opposto, è fisicità senza coscienza. Il primo agisce secondo schemi fissi, il secondo muta atteggiamento e persino nome col mutare delle situazioni e delle azioni che si trova a compiere.
Agilulfo e Gurdulù sono le componenti scisse dell’individuo moderno che stenta a ritrovare una sua unitarietà, indispensabile per la realizzazione di un rapporto armonico con il mondo che lo circonda.
Né il gioco degli opposti e dei contrari si limita ad Agilulfo e a Gurdulù: Bradamante è l’amore come sfida e conquista mentre Sofronia è l’amore tenero e pacifico; Rambaldo è rappresentazione del mondo dell’esperienza in contrapposizione a Torrismondo espressione del mondo teorico e morale.
Né mancano in questo romanzo di impronta cavalleresca i tradizionali colpi di scena, con le pagine dedicate agli emozionanti momenti di “agnizione”, di riconoscimenti che riconducono alcuni personaggi entro gli schemi di una diffusa morale tradizionale. In quest’ottica va visto il rapporto Sofronia -Torrismondo, non già madre e figlio, bensì figlia del re di Scozia e di una contadina l’una, della regina e del Sacro Ordine del Gral l’altro. Ecco superato, dunque, il rischioso nodo narrativo dell’incesto.
Il progressivo svelarsi del personaggio narrante di suor Teodora, inoltre, e la sua identificazione con Bradamante danno al romanzo una connotazione di metaromanzo, di una disquisizione, cioè, e di una analisi sulla condizione di alienazione e scissione di personalità dell’uomo contemporaneo, che oggi, più di ieri, in epoca di globalizzazione appare estremamente allarmante.

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Un'analisi davvero precisa, complimenti! Questa trilogia degli antenati ancora mi manca e da tempo mi propongo di riprendere a leggere Calvino, di cui ho apprezzato moltissimo "Se una notte d'inverno un viaggiatore" e "il castello dei destini incrociati".
Grazie molte, Laura, sono sicura che troverai interessante questa trilogia.
Ciao Anna Maria, interessante operazione di rilettura e bella analisi però a me il Calvino della trilogia non piace, mi hai comunque instillato la curiosità di tentarne una lettura più attenta e meno legata al puro piacere.
cara Annamaria , scusami. Come ti ho scritto a parte ,-e spero nel settore giusto- la tua recensione è udsavvero buona e bene argomentata . Rispetto la tua opinione.Solo che la trilogia degli antenati, diventata un classico anche per la scuola, mi sembra sopravvalutata. So che moltissimi non la pensano così, ma questi è il mio pensiero.. Ancora scusami. Matelda
Cara Laura, capisco benissimo il tuo punto di vista. Ciò che ho trovato interessante in quest'opera non è tanto la falsariga del romanzo cavalleresco, quanto l'originalità dei personaggi, pur nel loro aspetto fantastico. Una favola paradossale che secondo me bene esprime il disagio dell'uomo moderno.
Cara Matelda, grazie della risposta. Come ho già scritto a Laura, capisco benissimo che la trilogia possa non piacere. Neanche a me, in linea di massima piacciono i romanzi fantastici, ma qui ho apprezzato l'originalità dei personaggi e soprattutto il fatto che il paradosso possa riferirsi anche ai nostri giorni. In fondo il valore e il pregio di un'opera letteraria consiste in gran parte anche nella sua attualità. Ma ovviamente il mio è un punto di vista molto personale. Mi ha fatto comunque molto piacere confrontarmi con te e ti ringrazio.
Recensione molto bella e molto convincente, Anna Maria.
Della trilogia questo è il libro che preferisco. La nostra cultura, dopo il Rinascimento, si è 'evoluta' attraverso continue contrapposizioni (ragione illuministica/sentimento romantico ... ). Ora la scissione mente/corpo è assai stridente : il corpo ridotto a strumento di edonismo e di orpello estetico o esposto come si usa nelle vetrine dei macellai ; la mente, debole e asservita o altezzoso strumento di potere. E lo spirito da molti rimosso o dimenticato.
Potrà mai esserci un nuovo Rinascimento ? O almeno una condizione umana vissuta con dignità a livello collettivo ? Oppure dobbiamo accontentarci di un percorso individuale vissuto fuori da mode e omologazioni (comunque già una non facile conquista) ?
Grazie Emilio. Anch'io mi sono posta spesso più o meno gli stessi inquietanti quesiti. Questo romanzo di Calvino, come gli altri della trilogia, offre appunto molti spunti di riflessione.
Io trovo semplicemente... che siano i nostri antenati. E nel Barone rampante c'è un'ironia più unica che rara. Ciao a tutti, buon Ferragosto
Buon ferragosto a te, Bruno.
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