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Che tu sia per me il coltello
 
Che tu sia per me il coltello 2012-01-18 20:44:51 Brizi
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Brizi Opinione inserita da Brizi    18 Gennaio, 2012
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Noi due non siamo vivi!

Yair inizia a scrivere a Myriam senza nemmeno essersi presentato. Sa già di conoscerla: una sera l’ha vista a un raduno del liceo, ha colto i suoi movimenti nascosti, il modo in cui si è stretta nelle spalle quando suo marito ha detto una parola di troppo, le sue gambe chiare… e sa che è lei che riuscirà a fargli conoscere se stesso. Inizia così una corrispondenza quasi ossessiva che dapprima la spaventa: lei è sposata, ha un figlio, vede questa costruzione parallela alle loro vite come un vero e proprio tradimento, non può aprirsi così a uno sconosciuto. Cosa vuole Yair? È un padre di famiglia, con un lavoro che frutta bene, va spesso all’estero, tradisce sua moglie occasionalmente per il gusto di collezionare avventure. Ma con Myriam è diverso. Lui vuole svelarle ogni dettaglio della sua vita, ogni pensiero, riesumare per lei ricordi che aveva accantonato in un angolo, per capirsi, forse. Vuole che lei sia per lui il coltello con il quale aprire una profonda ferita sulla propria pelle e scavare dentro di sé per osservarsi e far uscire ciò che negli anni precedenti si era accumulato nella consuetudine. Myriam –ecco la sua parte di donna – si lascia andare a questo strano corteggiamento, viene attratta dal poter accudire una mente e anche lei racconta della sua vita, della sua casa con la veranda e i fiori, di quando era bambina, del suo profondo essere madre. Leggendo questo libro, ho visto lentamente un nuovo essere formarsi che però non coincideva né con Myriam, né con Yair. Si è creato con l’audacia sentimentale di lui, la sua inquietudine, il suo passato di bambino quasi già maturo, ma ha iniziato a respirare grazie alla civetteria ostentata di lei, al suo circondare l’altro con i suoi modi di fare inconsapevoli. Si crea così una “non-realtà”, unico posto in cui questo rapporto può vivere e crescere liberamente, senza regole aliene, con leggi che coincidono con i modi di fare dei due corrispondenti, alle loro stesse parole. Una “non-realtà” che è. Questa nuova dimensione sembra essere perfetta per entrambi, in quanto comprende nient’altro che loro, fin quando entrambi capiscono che il loro rapporto sta andando oltre una qualsiasi definizione, come fosse una simbiosi, un tentativo di fondere due anime e due vite. Ciò fa sentire rassicurata Myriam, ma sconvolge Yair che ritrova la propria mente tappezzata di parole e parole e si rende conto che la conoscenza che ha di Myriam è riconducibile solo alle parole delle loro lettere, che il desiderio e l’irraggiungibilità stanno diventando insostenibili.
E come questa storia inizia, così finisce: con la pioggia. Le nuvole si riempiono di pioggia, sono minacciose, Yair e Myriam parlano l’uno con l’altro e con sé stessi. Piove, il distacco avviene improvviso come un libro che si chiude.
Ho impiegato circa tre settimane per leggere questo libro, ogni pagina mi ha lasciato incredula non solo per la capacità dell’autore di creare una realtà, anzi due, irreale ma totalmente plausibile e quotidiana, ma anche perché in ogni pagina mi sentivo sfogliata.

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