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Le ho mai raccontato del vento del Nord
 
Le ho mai raccontato del vento del Nord 2013-07-28 12:50:09 Marisa
Voto medio 
 
3.8
Stile 
 
3.0
Contenuto 
 
4.0
Piacevolezza 
 
4.0
Opinione inserita da Marisa    28 Luglio, 2013

L'amore ai tempi del web

"Le ho mai raccontato del vento del Nord" è un romanzo epistolare nell’era di Internet. Nulla di così devastante come le amate/odiate "Ultime lettere di Jacopo Ortis" di Foscolo, né di così sdolcinato come "Pamela" di Richardson, vero pioniere del romanzo epistolare. La novità vera del romanzo di Glattauer è quella di aver immaginato una corrispondenza via e-mail tra Emmi, trentaquattrenne, sposata con figli (non suoi ma del marito) e Leo, trentasettenne tormentato affettivamente, alle prese con una relazione amorosa piuttosto complicata. I due non si conoscono e lo scambio di e-mail prende l’avvio da un errore commesso dalla signora Emma Rothner (detta Emmi): una lettera indirizzata alla casa editrice di “Like” per disdire l’abbonamento alla rivista viene in realtà spedita al signor Leonard Leike (detto Leo), uno psicolinguista, che sta volentieri al gioco, un gioco che proprio lui, più di lei, prenderà maledettamente sul serio.

È difficile recensire questo romanzo senza svelare alcuni particolari, quindi avviso: il seguito CONTIENE SPOILER.

Se davvero intenzionati a leggere il romanzo, siete pregati di non andare oltre.

Parlare di trama è quasi impossibile. Anche se di primo acchito si ha l’impressione di trovarsi di fronte ad un’imitazione di “C’è post@ per te”, non c’è alcun equivoco di fondo, piuttosto un incontro al buio, che incontro non è, è più un gioco delle parti, un gioco in cui Emmi deve, in un luogo particolarmente affollato dove i due “amici di penna” si danno appuntamento, cercare di indovinare chi sia Leo e viceversa. Naturalmente non sarà affatto facile arrivare alla soluzione dell’enigma.

Ciò che rende originale, in un certo senso, questo libro è la possibilità di seguire la “storia” in ordine cronologico (lo scambio delle mail fra i due protagonisti prosegue per un anno circa), senza che tra i due ci sia un contatto fisico. E-mail dopo e-mail la “storia” si complica, fra schermaglie amorose, che vengono interpretate in tal modo solo da Leo, la voglia di vedersi, toccarsi, sentire le voci dell’uno e dell’altra. Pause più o meno lunghe nello scambio di messaggi rompono di tanto in tanto la magia di questo non-incontro che però è più speciale dell’incontro stesso perché basato sull’immaginario che non di rado viene smentito dai fatti. Leo lo sa bene:

«Ci avviamo a un grande disinganno. Non possiamo vivere quello che scriviamo. Non possiamo sostituire le tante immagini con cui ognuno di noi raffigura l’altro. Io resterò deluso se lei non sarà all’altezza della Emmi che conosco. E non sarà all’altezza! Lei si deprimerà se io non sarò all’altezza del Leo che conosce. E non sarò all’altezza!» (pag. 141 dell’edizione economica)

La vita (apparentemente) perfetta di moglie e madre di famiglia della signora Rothner si sgretola a poco a poco, smascherata dall’intraprendente Leo che riesce a leggere tra le parole scritte su un monitor le emozioni di Emmi, facendo venire a galla a poco a poco le sue fragilità e le sue incertezze. Alla fine lui riesce a vincere la riluttanza di lei a svelare particolari della vita privata che vorrebbe rimanessero fuori dal legame che nel frattempo si era stretto fra loro. I tanti dubbi che affiorano nella mente dell’uno sono, infatti, spesso demoliti dalle certezze (false) dell’altra.

Rotte le difese, Emmi ammette che la sua vita senza Leo, ovvero senza le sue e-mail, non è vita:

«Lei non è un amico qualunque. Lei è molto, molto di più. Posso contare su di lei. Lei c’è. Lei c’è. Lei risponde alle mie domande inespresse.» (pag. 147 dell’edizione economica)

Questo romanzo è quasi una novella pirandelliana in cui, alla fine, non si riesce più a distinguere la maschera dal volto, in cui l’illusione prende il sopravvento sulla concretezza, il gioco delle parti rischia di portare ad un finale amaro.

Il vento del nord è forte, impetuoso, difficilmente si può opporre resistenza alla sua violenza. Emmi, però, sa che basta cambiare posizione per non lasciarsi travolgere. La cosa difficile è, per i due protagonisti, cambiare la propria posizione rispetto a quel legame che rischia di travolgerli.

Lo stile di Glattauer si adegua al tipo di romanzo e ricalca quello dei messaggi di posta elettronica, il più delle volte brevi scambi di battute, anche se non mancano testi più lunghi caratterizzati da profonde riflessioni. Ironiche le e-mail di Emmi, sebbene con il solo fine di sdrammatizzare e di autoconvincersi che quel legame sempre più stretto con il suo interlocutore non possa diventare qualcosa di diverso da un semplice scambio epistolare, più serie e rivelatrici di tanti turbamenti esistenziali quelle di Leo. Sembra quasi di essere dei terzi incomodi a leggere il contenuto di una corrispondenza che mette a nudo i protagonisti, quasi lettori invadenti di un diario segreto. E a volte abbiamo l’impressione di attendere con impazienza le risposte di Emmi a Leo e viceversa, rammaricandoci quando il contenuto dei messaggi è differente da quello che vorremmo.

Una lettura gradevole e simpatica. Una storia aperta che non poteva non avere un seguito … "La settima onda"

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Bella la tua analisi. Anch'io ho preferito di più questo rispetto al sequel :))
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