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Tropico del Cancro
 
Tropico del Cancro 2014-03-12 17:53:52 Giovannino
Voto medio 
 
2.3
Stile 
 
3.0
Contenuto 
 
2.0
Piacevolezza 
 
2.0
Giovannino Opinione inserita da Giovannino    12 Marzo, 2014
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Sesso, sesso e sesso.

In tre parole: sesso, sesso e sesso. Eh si, c'è poco da dire, è il filo conduttore del romanzo, magari intorno c'è anche altro (senza magari), però il sesso è ciò che più risalta e ciò che attirerà maggiormente la vostra attenzione, soprattutto se pensate che questo libro è stato pubblicato per la prima volta nel 1934 e per quel tempo dire che il linguaggio di Miller è scandaloso è forse riduttivo. Nel romanzo Miller ci racconta del suo soggiorno parigino, la storia non segue un filo cronologico, e i riferimento storici sono pochi e poco chiari, viene però descritto accuratamente (in prima persona) tutto quello che il nostro Henry fa nelle varie giornate. Passiamo quindi dalle giornate trascorse ai bar e alle strade di Montparnasse ai vari bordelli, dove Miller passa diverso tempo. Non mancano le descrizioni accurate delle varie avventure sessuali del protagonista e dei suoi amici (si, spesso il vecchio Miller andava nei bordelli accompagnato da altri amici, a volte usando anche i loro soldi). Il linguaggio è diretto e semplice e in alcuni casi è presente anche un accenno di "prosa spontanea", tecnica utilizzata e resa famosa da Kerouac (i due si stimavano molto). Ciò che più mi ha colpito di questo romanzo, oltre appunto agli espliciti riferimenti sessuali (ho capito perché il libro è stato prima censurato e poi usato per sostenere la "rivoluzione sessuale") è stato il paragone tra Francia (o Europa) e America. Miller vede la Francia e l'Europa come un posto dove l'uomo viene valorizzato per le sue capacità e l'artista ha più spazio per esprimersi, al contrario l'America viene descritta come bigotta è culturalmente arretrata. Molto interessante anche il monologo finale in cui l'autore si definisce "disumano" in quanto ormai ha perso ogni legame umano e crede che l'uomo debba abbandonare "ciò che è statico" (la storia, gli antichi idoli o scrittori) per riavvicinarsi a "ciò che è fluido" (i rapporti umani, la contemporaneità). Un libro che si legge, anche se a volte rischia di risultare monotematico e lento, fortunatamente non dura più di quanto deve.

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Commenti

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Tu sei d'accordo con me, quindi che si tratta di un libro disgustoso?
Complimenti, comunque per la tua lucida analisi...
Ciao.
Gin.
In risposta ad un precedente commento
Giovannino
13 Marzo, 2014
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Bisogna contestualizzarlo, ora è più che altro banale e scontato (basta accendere la tv per sentire un linguaggio simile), sicuramente al tempo fece scalpore (e ci credo...), però non lo definirei disgustoso, quanto un pò troppo ripetitivo e a tratti noioso. :)
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