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Le intermittenze della morte
 
Le intermittenze della morte 2009-01-08 19:20:31 Arcangela Cammalleri
Voto medio 
 
3.5
Stile 
 
5.0
Contenuto 
 
3.0
Piacevolezza 
 
3.0
Arcangela Cammalleri Opinione inserita da Arcangela Cammalleri    08 Gennaio, 2009
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Josè Saramago

Come ci ha abituato Saramago le sue storie hanno sempre coordinate sfumate e indefinite: il tempo, lo spazio, i nomi propri dei personaggi, spesso, non si rivelano, tutto ruota intorno alle parole, ai fatti, come se le connotazioni della realtà nella quale ci muoviamo fossero mere categorie della mente. Cosa c’è di più sfuggente e impenetrabile del tempo? Lo spazio è quello fisico o quello mentale? I nomi sono rivelatori d’identità o suoni privi di significato? Saramago in queste elucubrazioni escatologiche ci restituisce una materia narrativa dove conta scandagliare l’animo umano nelle sue molteplici sfumature. L’autore aduso ad un linguaggio tecnico, a volte, anche, fastidiosamente burocratico, raffredda la tensione del lettore teso nella trama dello script e più che a riverberargli emozioni e ad avvilupparlo in queste sue intricate trame, lo trascina in questa sua scrittura maniacalmente ininterrotta, dove l’uso della punteggiatura è così inusuale e del tutto personale, dove la dovizia dei particolari è soltanto stupefacente e regna una profusione lessicale dotta. La trattazione critica della lingua ingegnata dallo scrittore, le sue immaginifiche architetture terminologiche costituiscono di per sé una fenomenologia, un trattato a parte, ma non è questo il momento propizio perché si rischierebbe la noia e ci si allontanerebbe dall’intento iniziale. Già il titolo dell’opera rimanda a delle frequenze fisiche, elettriche, ma riferite non ad un fenomeno solo meccanico, bensì ad una condizione che racchiude il mistero del destino umano. Ironico e paradossale l’incipit, come se l’autore volesse prendersi gioco dei suoi potenziali lettori, proprio alla mezzanotte di un 31 dicembre, in un territorio circoscritto, la morte come un qualsiasi lavoratore, decide di scioperare! Dall’ora zero di questo primo gennaio di un imprecisato anno, non avvenne nessun decesso, si creò una situazione esistenziale privilegiata, proprio dall’assenza di morte; l’entusiasmo popolare raggiunse le stelle, il tam tam dei mass media divenne una frenesia investigativa per tutti. Nel comunicato ufficiale, il capo del governo ratificava che, dall’inizio dell’anno, non si erano registrati decessi e invitava alla moderazione nella congeria di valutazioni ed interpretazioni che venivano elaborate dello strano fatto: una casualità fortuita, un’alterazione cosmica …vacuità pseudoscientifiche. Nel trambusto generale, cominciò a serpeggiare un sotterraneo allarme: dal governo alle compagnie di assicurazione, dalle agenzie di pompe funebri alle case di riposo e alla Chiesa che nel gestire ciò che sta in alto, governa ciò che sta in basso; se fosse finita la morte non ci sarebbe potuta essere resurrezione, e che se non ci fosse stata resurrezione, allora non avrebbe avuto senso che ci fosse la chiesa. Perché ogni attesa ha la sua fine infelice o felice che sia, nel paese in cui non si muore, gli infermi diventarono persone in condizione di morte sospesa: la speranza di vivere sempre diventò il timore di non morire mai. Mentre anche i filosofi filosofavano sul bisogno della morte “Perché se filosofiamo è perché sappiamo che moriremo”, anche De Montaigne aveva detto che “Filosofare è imparare a morire”, un espediente fu utilizzato non tanto per imparare a morire, quanto ad ingannare la morte altrui, aiutandola. Una famiglia con due parenti in stato di morte ferma, portarono i due infermi al di là della frontiera, laddove, la morte, ancora in vigore in quel paese, l’avrebbe accettati. Da quella notte in poi quei macabri trasporti si moltiplicarono, i paesi limitrofi si irritarono per la continua invasione dei loro territori… Quando la situazione stava degenerando , ecco che con una missiva autografata dalla morte, ella annunciò, dopo sette mesi di sciopero, di riprendere la sua normale attività. Con questa prova d’attrice, con questo inusitato esperimento fallito dall’atropo ( il nome della Parca che recideva il filo che teneva in vita) si poteva concludere la storia, ma ecco il colpo d’ala di fantasia dell’autore; s’inventa una morte riveduta e corretta: una morte con preavviso. Cambia il suo modus operandi: avrebbe continuato a strappare la vita agli uomini, ma non a tradimento. Una settimana prima dell’infausto evento, una busta color viola arrivava al designato destinatario perché avesse il tempo di sistemare i suoi conti con questa vita terrena. Anche così il paese viveva nell’angoscia! Un giorno l’automatismo delle missive s’inceppò, per ben tre volte una lettera ritornò al mittente con gran disappunto della morte che sotto le sembianze di una giovane donna dalla bellezza inquietante vorrà conoscere il predestinato che è sfuggito al suo destino (senza saperlo), un violoncellista la cui vita solitaria era rischiarata dalla musica…La morte, quando, per la prima volta, ascoltò di soppiatto, il violoncellista suonare la suite numero sei di Bach, in quella musica sentì una trasposizione melodica e ritmica d’ogni vita umana anonima o straordinaria, per la sua tragica brevità e disperata intensità, e anche per quell’accordo finale come un punto di sospensione lasciato nell’aria, nel vago incompiuto. Lo sviluppo della vicenda e il suo epilogo saranno imprevedibili.

Le chiavi di lettura di questo romanzo sono tante quante le contraddizioni dell’animo umano, sciorinarne tutto il mazzo non è possibile perché lo spazio concessomi non me lo permetterebbe, quindi affermerei che l’unica certezza dell’uomo pur nella sua incontrovertibile consapevolezza che la morte nientifica l’esistenza è la Speranza, l’ultima dea, e mi piace chiudere, cari lettori, con una similitudine di Saramago: “Le speranze fiorirono come aiuole di giardino”.

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Lettura consigliata
Consigliato a chi ha letto...
E si è appassionato alle storie "Particolari" di Saramago e al suo stile personale ed insolito.
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Bellissima recensione, solo una domanda: perchè hai dato 3 stelle al contenuto nonostante tu abbia sottolineato molteplici interpretazioni e spunti di riflessioni? Non è una critica,ma una curiosità. Grazie della risposta!
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