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Il linguaggio segreto dei fiori
 
Il linguaggio segreto dei fiori 2015-06-30 15:23:14 Mian88
Voto medio 
 
4.8
Stile 
 
4.0
Contenuto 
 
5.0
Piacevolezza 
 
5.0
Mian88 Opinione inserita da Mian88    30 Giugno, 2015
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Riconciliazione.

Come si può donare amore quando non solo non lo si è mai ricevuto ma non ci è stata nemmeno insegnata l’importanza di elargirlo a nostra volta? Victoria Jones è un po’ l’emblema di questo dilemma. Sballottata da una famiglia all’altra, 32 per la precisione, ognuna più inadeguata della precedente (basta pensare all’aneddoto della madre affidataria che dopo averla lasciata digiuna per tre giorni all’età di 7/8 anni ha applicato il dogma “se hai veramente appetito mangerai qualsiasi cosa” sfamandola con un piatto di piselli surgelati ed obbligandola a rimangiarli una volta che la piccola li aveva vomitati) e di poi relegata in una casa di accoglienza per minori e nuovamente spostata in un alloggio provvisorio all’età di diciotto anni con la clausola del “non paghi affitto per tre mesi ma se allo scadere di quest’ultimo non hai il denaro per far fronte alla retta sei fuori”, la sua vita è stata caratterizzata da una sola ed unica costante: la diffidenza. Perché affezionarsi a qualcuno se tanto poi questo ci abbandonerà o se comunque alla fine sarò io stessa, pensa la protagonista, a rovinare tutto?
Il romanzo è strutturato su due livelli, da un lato abbiamo Victoria ormai maggiorenne che si ritrova in mezzo alla strada e dall’altro la bambina sfiduciata dalla vita che deve varcare la soglia di quella che sa essere la sua ultima possibilità; se fallirà nuovamente non ci saranno più tentativi di trovare una famiglia per lei, dai 10 anni in poi si è depennati dalla lista di adozioni per essere inseriti in quella delle case accoglienza fino alla maggiore età.
La Victoria adulta dopo aver perso la sua provvisoria abitazione non ha un lavoro, non ha un titolo e non ha amici, il suo unico punto di riferimento e ragione per cui vivere sono i fiori, quando può dedicarsi a questi è lei la prima ad essere una donna diversa. Il suo iniziale rifugio infatti è nel parco di Portero Hill in San Francisco; dove dorme tra i petali del suo nuovo giardino. I giorni passano e la fame aumenta. Il suo stesso aspetto sta cambiando assumendo sempre più i tratti di una vagabonda, sa che non può andare avanti così. Decide allora di provare a cercare lavoro da una fiorista, Renata, che prima a chiamata poi con contratto fisso l’assume nel suo negozio. I matrimoni non mancano e la commerciante è particolarmente indaffarata in quel periodo, una aiutante non può che farle comodo. Le trova perfino una stanzetta – blu – che è poco più di uno sgabuzzino (non ha nemmeno il letto), ma per Victoria è il guscio più bello del mondo (finirà infatti per assumere tali caratteri). Renata la porta con sé a comprare il materiale per le composizioni in quello che è una sorta di ingrosso dei fiori ed un uomo (di circa 5/6 anni più grande) appena vede la nostra “selvatica” protagonista ne resta ammaliato. Inizia tra i due uno scambio di messaggi tramite quel linguaggio segreto che pochi conoscono e quando la ragazza è certa del fatto che il venditore non sta improvvisando ma che veramente conosce il significato dei loro scambi decide di acconsentire ad un appuntamento. In tale sede scoprirà che quel giovane non era affatto uno sconosciuto, Grant al contrario di lei aveva immediatamente capito chi era e non aveva perso tempo per rincontrarla ed instaurare un rapporto.
Non vi svelo altro sulla trama perché questo romanzo sa prenderti e condurti sino alla fine in un’unica grande morsa (considerate che io l’ho iniziato ieri nella pausa pranzo e ieri notte l’ho concluso), sa accarezzarti l’anima, farti sorridere, temere, riflettere, incitare, suggerire, supportare, tifare e molto altro ancora tutto in una volta sola.
Tante sono le tematiche trattate (l’adozione, il rapporto genitore-figlio, la difficoltà di crescere ed affrontare la vita, l’incapacità di amare, il lasciarsi andare, il cercare di piantare quelle radici che mai si sono avute, il rifiuto, il trovare se stessi e il proprio posto nel mondo, il non temere di intraprendere quella strada che condurrà alla felicità, ma anche le difficoltà di chi accoglie uno di questi bambini nel calore della sua casa e del suo cuore, il grande coraggio di questa scelta) e tutte sono affrontate e descritte con grande sensibilità.
Chi è alla fine Victoria se non una creatura bisognosa oltre misura di amore tanto da temerlo perché mai nessuno glie lo ha donato né gli ha insegnato ad accettarlo per quel che è e a sua volta ad offrirlo. I suoi comportamenti, le sue reazioni per quanto possano apparire atipiche, illogiche sono in realtà perfettamente coerenti e lineari. Quando la felicità bussa alla sua porta ha paura. Ed il suo è un timore di inidoneità, di incapacità, di non essere all’altezza delle aspettative, di deludere l’altro che potrebbe avere di più, perché – non riesce proprio ad ammettere – qualcuno dovrebbe accontentarsi di lei quando merita di meglio del pulcino ferito che ella è. La sua è una sofferenza intima ma dirompente, tutte le sue scelte sono indotte dal dolore che ha dentro, dal forte senso di inadeguatezza che mai nessuno è riuscito ad estirparle dal petto.
Grant dal canto suo è l’unico che può comprenderla e che riesce a far breccia nel suo scudo. Il suo passato non è poi così diverso da quello della orfana, è empatico verso di lei in modo irripetibile. E così come forte è il legame che li unisce, autentici sono i sentimenti che nutre verso la ragazza. L’ho particolarmente apprezzato per tutto il romanzo, sia per la delicatezza con cui è riuscito ad avvicinarsi a Victoria che per la grande maturità e la forza del perdono che è stato in grado di dimostrare nella sezione conclusiva dello scritto.
Tra la prima e la seconda parte del componimento ho riscontrato qualche discrepanza poiché a mio modesto giudizio potevano esserci anche altre ulteriori interpretazioni della storia, ed al tempo stesso ipotizzavo che la stessa prendesse un’altra piega, non mi aspettavo che avrebbe seguito quella linea. Comunque a mente fredda ne comprendo il perché, ok lo ammetto, ho patito mentre leggevo, mi immedesimavo simultaneamente in Grant, in Victoria e negli altri personaggi e non vedevo l’ora che lei affrontasse i fantasmi del suo passato decidendo di non buttare via un’altra occasione di gioia.
Bella anche la scelta di caratterizzare la copertina con un fiore diverso e dunque con un differente messaggio. Stilisticamente il testo è caratterizzato da una scrittura semplice ma non scontata ed è particolarmente fluente. Si fa divorare, vuoi per le tematiche trattate, vuoi per la capacità narrativa della Diffenbaugh, vuoi perché i protagonisti ti entrano dentro per non riuscirne più, vuoi per la delicatezza ricamata in ogni pagina, in poche ore.
Devo ringraziare le mie librarie di fiducia perché se non fosse stato per il loro consiglio probabilmente non avrei mai letto questo libro, in parte perché non proprio nei miei generi, in parte perché avrei sottovalutato la forza emotiva che è capace di trasmettere. Avrei sicuramente commesso un errore imperdonabile.

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