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Numero undici
 
Numero undici 2016-03-21 15:11:20 annamariabalzano43
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annamariabalzano43 Opinione inserita da annamariabalzano43    21 Marzo, 2016
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Measure for measure

“Undici”, l’undicesimo e ultimo romanzo di Jonathan Coe prosegue con lo stesso caustico tono de “La famiglia Winshaw” la critica alla società britannica del nostro tempo.
L’opera è composta di cinque parti suddivise in capitoli che presentano diverse tecniche narrative, dal racconto impersonale a quello in prima persona, all’inserimento di un breve romanzo nel romanzo con l’episodio del Giardino di cristallo, fino all’uso dell’epistola che rende più immediata e realistica la descrizione degli eventi.
Numerosi sono i personaggi che ruotano intorno alla protagonista Rachel. Le loro storie si intrecciano e creano una rete di connessioni significative.
Il romanzo si apre con la descrizione della misteriosa e inquietante figura della Pazza del Gheppio: sono pagine nella più pura tradizione gotica, la stessa che si ritroverà più avanti nel corso del racconto.
Sin dai primi capitoli si capisce che la critica di Coe è soprattutto di carattere politico e sociale. L’accenno al suicidio di David Kelly, ispettore dell’ONU in Iraq, avvenuto nel 2003, è pretesto per esprimere biasimo per quello che fu l’inganno della guerra contro Saddam Hussein, necessaria, secondo quanto sostenuto ufficialmente e pubblicamente dal Primo Ministro Tony Blair, poiché il dittatore iracheno avrebbe posseduto armi nucleari in grado di distruggere la Gran Bretagna in quarantacinque minuti. E la guerra, nel corso del romanzo, appare come un grande business che si protrae anche dopo la sua fine. Coe non si limita tuttavia a denunciare gli errori di un solo partito: la sua è una critica bipartisan. I conservatori non sono portatori di ideali più puri, essi rappresentano, al contrario, l’anima più gretta di quel popolo che nel corso della storia aveva preteso di essere il più genuino divulgatore dei principi democratici. È il personaggio di Alison, ragazza di colore, disabile, povera e gay, grande amica di Rachel, che raccoglie tutte le caratteristiche dell’emarginato moderno. Sarà lei il bersaglio di una delle ultime discendenti dei Winshaw, Josephine, che pubblicherà un articolo in cui Alison apparirà come la solita speculatrice parassita della società “per bene”.
Le vicende dei personaggi sono dunque il mezzo per evidenziare la crisi della società britannica, crisi che non si limita alla finanza, ma si estende ai principi e ai valori etici sui quali si erano fondati gli Stati moderni in Europa. Sul mondo della finanza Coe ha scritto pagine spietate, creando il personaggio di Frederick Francis, un ex ispettore fiscale che utilizza le conoscenze acquisite lavorando per il governo, al fine di fare evadere le tasse ai ricchi magnati del paese.
Non solo il mondo della finanza è sotto accusa: lo è altresì l’ambiente della Sanità che non garantisce una equa distribuzione dei farmaci, trascurando le fasce più deboli e più povere che non possono permettersi cure dispendiose. In questo mondo fatto di inganni e di illusioni ha la sua giusta collocazione una televisione che crea falsi miti, che distrugge l’immagine dei cittadini più ingenui con la truffa dei reality show. Non a caso Coe si sofferma sui disvalori diffusi dai programmi della Stercus Television.
La satira è pungente, ma è lo scopo principale dell’opera, al punto che l’autore sente il bisogno di ripercorrere a grandi linee quella che è stata la storia del comico e del riso a partire da quel famoso libro della Poetica di Aristotele, tanto discusso, passando attraverso Hobbes, Cartesio, fino a Bergson e Freud. Ed è la funzione demistificatrice del riso, del comico e ancor più della satira a colpire e distruggere i falsi miti, soprattutto in politica. L’inconveniente, denuncia Coe, è che lo spettatore, come il lettore, gratificato dalla satira che colpisce i suoi avversari, appagato, ricade in un’inerzia pericolosa che non porta al cambiamento. La satira aiuta a colmare una certa ingenuità politica, ma difficilmente porta all’azione.
Nella effettiva complessità di questo romanzo, ci sono, tuttavia, elementi che ritornano, come il numero undici. Ciascun personaggio ha un legame con questo numero, che poi, non a caso, fu anche il giorno dell’attacco alle torri gemelle ed è il numero di Downing Street dove risiede il Cancelliere dello Scacchiere, cioè il Ministro delle Finanze.
Per quanto riguarda l’aspetto più propriamente letterario, quest’opera risente evidentemente di tutta la tradizione letteraria britannica, dal romanzo gotico, a Conan Doyle, a Edgar Allan Poe , fino a Henry James. Ed è proprio il ritmo avvincente della storia che permette di andare piacevolmente fino in fondo e approfondire quei temi che altrimenti sarebbero risultati assai più onerosi. Ed è assolutamente eccezionale in Coe la capacità di evidenziare quanto sia fragile il confine tra ragione e follia, come la realtà possa più facilmente di quanto si creda trasformarsi in un mondo visionario e assurdo. È questa la società che abbiamo contribuito a creare. E l’ultimo capitolo ha la funzione di uno spettacolare colpo di scena che suona quasi come un monito e che ci riporta al mondo classico shakespeariano, il mondo di “ Measure for Measure.”

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Commenti

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Bel commento, complimenti, io lo sto leggendo adesso, sono circa a metà! Pe ril momento mi trovi d'accordo!
Grazie Silvia, spero che le nostre opinioni coincidano fino alla fine della lettura!
In risposta ad un precedente commento
silvia t
24 Aprile, 2016
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Purtroppo, mi è sembrato che tutto sia sgonfiato come una bolla di sapone, la critica sociale c'è è vero, ma non mi pare che alla fine ci sia poi chissà quale messaggio.
"Il giardino di cristallo" invece mi è sembrato davvero bellissimo, ma come facevi notare te un racconto nel racconto e così anche la vicenda di Val, insomma tanti piccoli racconti ottimi, ma un insieme non all'altezza.
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