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Il ministero della suprema felicità
 
Il ministero della suprema felicità 2017-06-10 12:27:46 ornella donna
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ornella donna Opinione inserita da ornella donna    10 Giugno, 2017
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il mondo invisibile dei reietti

Il nuovo libro che Arundhati Roy, dopo vent’anni, pubblica con Guanda è intitolato Il ministero della suprema felicità.
“E’ un libro-mondo, meraviglioso, selvaggio ed incredibile, contradditorio come il subcontinente che racconta. Una fiaba magica e crudele, originale e sconcertante, dove tutto si tiene e tutto si perde, dove le identità di genere e le religioni si confondono, e dove gli unici a salvarsi sono i reietti, una manciata di personaggi che entrano sotto la pelle del lettore”.
Infatti è una storia corale, che tiene insieme una bambina comparsa all’improvviso su di un marciapiede, una donna forte amata da tre uomini, e un personaggio che ha eletto il cimitero cittadino a propria dimora. Il romanzo
“ci accompagna in un lungo viaggio nel vasto mondo dell’India: dagli angusti quartieri della vecchia Deli agli scintillanti centri commerciali della nuova metropoli, fino alle valli e alle cime innevate del Kasmir dove la guerra è pace, e la pace è guerra e occasionalmente viene dichiarato lo stato di normalità.”
Infatti i personaggi principali di questo romanzo sono: Anjum che srotola un tappeto liso nel cimitero, che considera la sua casa. Poi una bambina che appare all’improvviso, di notte, in una culla di rifiuti. Ed infine il personaggio più enigmatico: S. Tilottama, che è stata amata da tre uomini, vista da loro più che come una donna, come una Musa, cui ciascuno di loro è legato indissolubilmente e che non può farne a meno.
E’ una storia di sentimenti e di protesta, che si muove piano, tra sussurri e lacrime, tra sorrisi e violenze. I suoi eroi, immersi in una realtà particolare e a tratti assurda, si salvano tramite una cura che altro non è che un connubio di amore e di speranza. Proprio per questa ragione non si arrendono mai e continuano a lottare.
Una lettura meravigliosa, per una scrittura che in ogni luogo afferma con forza le doti narrative dell’autrice. Straordinaria qualità di scrittura, come del resto per i personaggi- gli invisibili che normalmente nessuno vede ed ascolta, perché le loro storie non sembrano avere voce, o meritare di essere ascoltate, ed eccole, invece, nel libro, che rende possibile ed attuabile solo ciò che i grandi autori possono.
Due decenni dopo il celebrato Dio delle piccole cose, il secondo romanzo di Arundhati Roy, ambizioso ed originale, fonde brutalità e tenerezza, risonanza mitica e materia da prima pagina di giornale.

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Consigliato a chi ha letto...
Consigliato a chi ha letto il precedente della Roy , Il dio delle piccole cose.
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Non ho letto il libro precedente, ora mi sono fatta un'idea leggendo le recensioni degli altri utenti, grazie per la dritta, sembra interessante.
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