Versetti pericolosi
Saggistica
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Il primo rivoluzionario
Gli accusatori si sono allontanati alla spicciolata, delusi, frustrati. Ma nessuno di loro ha avuto il coraggio di alzare una pietra dal terreno polveroso, e brandirla contro l'adultera. Per la Legge una come lei meriterebbe la lapidazione. Invece la donna è lì, incolume, e guarda l'unico uomo rimasto nello spiazzo.
“Neppure io ti condanno. Va' e non peccare più.” le dice lui.
“Versetti pericolosi” è la storia di una sorprendente incompatibilità: quella tra la figura di Cristo e la religione. Quantomeno la religione dell'epoca in cui il Messia viene al mondo, celebrata dagli scribi (gli eruditi maestri che stabiliscono cosa sia conforme o meno alla volontà di Dio) e dai farisei (gli inflessibili osservanti di tutte le regole e le minime prescrizioni della Legge divina).
Attraverso una straordinaria esegesi del Vangelo di Luca, Alberto Maggi – frate dell'Ordine dei Servi di Maria e appassionato studioso della Bibbia – coglie l'essenza della venuta di Cristo. E ne fa una figura che non è fuorviante (né tantomeno blasfemo) definire rivoluzionaria.
Devoti o profani, non importa: il libro è destinato a chiunque creda nel potere della parola, nel fatto che essa possa, da sola, cambiare il mondo. In un tempo che sta lasciando grandi civiltà alle spalle (la Grecia e la Roma repubblicana) e con esse il politeismo, e in un luogo fatto di dominazione subita e povertà, si materializza un Dio fattosi uomo, la cui vera sostanza non è nella “pars divina” (quella dei gesti miracolosi, per intendersi) ma in quella umana: la parola con cui egli risponde, colpo su colpo, alla guerra dichiaratagli dai seguaci di un Dio giustiziere e spietato. Un falso Dio.
Nessuna vicenda del peregrinare di Gesù, ci dice Maggi, è casuale. E nessuna sua parola. Fino alla fine... Fino a quando il peggiore tra gli uomini – nel mezzo del dileggio e del disprezzo della folla, che pure aveva pensato di poter vedere in Gesù il Messia – dimostrerà di saper parlare allo stesso modo in cui egli ha parlato lungo i suoi giorni.
“Ricordati di me quando sarai nel tuo regno” è il sussurro del malfattore crocifisso al suo fianco.
“Oggi con me sarai nel Paradiso” gli risponde il Cristo morente.