La nave dei sogni
Letteratura italiana
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Il melanconico morso della nostalgia
Romanzo dai lievi toni melanconici del tempo che passa e che l’autore, sostenitore dell’inesistenza dello stesso, cerca di spezzare, di annullare, di smitizzare. Ma il tempo passa e la fantasia impregnata di conoscenze di Federici tenta di gabbarlo e ci riesce, trascinando il lettore in una dimensione di mezzo, posta tra il passato e la realtà, il futuro e la possibilità agognata di tornare e vedere, pur senza modificare. Il finale è a mio avviso quasi struggente, non ne svelo il particolare per ovvie ragioni, ma il colpo al cuore lo dà e una lacrimuccia forse ammicca dall’occhio preso. Nostalgico, decisamente. Per chi come me ama i viaggi nel tempo (e lo dimostro con i miei romanzi) si è trattato di pane per miei denti, dalle prime pagine ho compreso dove lo scrittore voleva andare a parare (nel senso dell’argomento, si intende) e quindi inevitabilmente mi ci sono appassionata. Bello e consigliato. Lo stile di Federici resta essenziale (forse un po’ troppo in certi punti, ma è un piccolissimo neo), secco, diretto, se il primo libro che ho letto di lui mi ha azzannata, questo mi ha morsa! Piccola nota personale: se è vero che io credo nei viaggi nel tempo, è anche vero che credo ciecamente nel destino, nelle coincidenze, nel senso delle cose apparentemente senza senso. Ebbene, una data è fondamentale del romanzo, l’8 giugno… ed io sono nata l’8 giugno. E’ Federici l’esperto… ha qualche spiegazione?